LONGEVITÀ. LA SCIENZA PUÒ SCONFIGGERE LA MALATTIA?

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Di Mystes per ComeDonChisciotte.org

In un recente programma televisivo di Canale Italia intitolato “Longevità. La scienza può sconfiggere la vecchiaia?” gli intervistati hanno discusso con un alto grado di preparazione e di buona volontà un argomento che a mio avviso è stato collocato di maniera errata.

Personalmente, se fossi stato io il programmatore, avrei consigliato l’intervistatore, il bravo Vito Monaco, di formulare la domanda in maniera diversa.

Avrei domandato: “La scienza può sconfiggere la malattia?”

Il motivo è molto semplice: nessuno vorrebbe diventare centenario, se sapesse che gli ultimi dieci o venti anni della sua vita potrebbe passarli entrando o uscendo da un ospedale, o dallo studio del medico di famiglia, o peggio ancora su una sedia a rotelle.

Ecco perché sostengo che il problema é stato posto di maniera errata e che la domanda corretta avrebbe dovuto essere: “La scienza può sconfiggere la malattia?” e quindi mantenere la discussione sulla “longevità” ma concentrandola sulla malattia che ci impedisce di essere sani e longevi, nel migliore dei casi perché ci costringe di stare a casa o a letto e nel peggiore a entrare e ad uscire da un ospedale.

Ora, tutti sappiamo fin dall’antichità, da Alcmeone di Crotone, per giungere al nostro buon Paracelso, passando dalle cure magiche e “miracolose” di un Cagliostro, che la cura e la guarigione dalle malattie è stato sempre la priorità assoluta della scienza sacra e profana.

Ecco come la pensava Paracelso, considerato uno dei padri della moderna medicina. Paracelso in uno dei suoi primi Trattati affermava esplicitamente:Poiché dunque il fondamento della medicina sta nella filosofia, dobbiamo soprattutto sapere come questo fondamento può essere ricavato dalla filosofia. Ma prima che sia data notizia di ciò, è necessario spiegare la falsa filosofia che mi potrebbe a questo punto opporre resistenza”.

L’intera opera di Paracelso deriva da questa premessa, cioè dalla necessità di un corretto modo di pensare al quale deve seguire un corretto modo di operare. Non è mia intenzione fare critiche alla medicina moderna, ma tutti noi siamo a conoscenza delle difficoltà che i medici incontrano per esercitare la loro arte e professione conosciuta col nome di “medicina” con fondamento e sapienza.

La medicina ha registrato grandi progressi negli ultimi tempi per la cura di “alcune” malattie, mentre peró ne curava alcune, se ne diffondevano rapidamente altre e tanto per fare un esempio, se nel secolo scorso si poteva morire facilmente di una febbre malarica (fino a che non fu scoperto il chinino che veniva fornito gratis alle famiglie dai “Monopoli” col nome di “Chinino di Stato”) era raro morire di cancro, mentre oggi ci si ammala facilmente e frequentemente di cancro e si muore raramente di malaria. Alcuni dicono che il motivo principale va cercato nel benessere e nell’alimentazione…Mah!

A parte altre considerazioni che farò in seguito, in via preliminare voglio affermare che la vita detiene nelle sue mani una sorta di bilancia: da una parte la vita e dall’altra la cessazione della vita che tutti noi chiamiamo morte.

L’Italia, nella medicina e nella terapeutica in generale, vanta una tradizione antichissima ed una cultura che all’estero ci hanno sempre invidiato e se non fosse per l’insulsaggine e l’intromissione della politica la nostra cultura medica potrebbe proseguire anche oggi sulla scia di un passato illustre ed essere di esempio al mondo. A questo proposito voglio ricordare un semplice nome, un personaggio legato a un gruppo terapeutico misterioso che si distinse a Napoli per le ricerche sulle cure del colera.

Parlo di Giustiniano Lebano il quale scrisse nel raro libretto “Del morbo oscuro” (Napoli, 1884) le seguenti parole: “L’attuale medicina empirica non è ancora scienza perché fondata sopra sistemi. Quanti sono i medici in Europa, tutti hanno un particolare sistema, o scuola. Chi è Bruniano, chi è Felicettiano, chi è Omiopatista, chi Controstimolista Rosario, o Brussuista, chi Boeravio, chi Galenico… chi di qua, chi di la; per modo che gli infiniti sistemi non sono altro che tante opinioni che si distruggono a vicenda. E la scienza attuale della medicina? È un argine rotto dal torrente devastatore delle opinioni e degli interessi. Se dunque non vi ha scienza, ed i farmaci che si apprestano agl´infermi essendo veleni, poiché la voce Farmacon in greco corrisponde alla nostra voce Tossico, e Veleno, la medicina che gli dispensa nella insipienza dell’Arte Medica è più nociva alla vita umana che tutt´i morbi riuniti insieme, perché non ha basi scientifiche – teoriche – matematiche”.

Ripeto: era l´anno 1884 e non il 2022 quando in Europa imperversava la pandemia da Covid 19 con tutte le conseguenze che conosciamo e che C.d.C ha ben documentato e denunciato in questo sito.

La vita non ha paura della morte e alla vita non importa molto di sapere in che modo il regno animale cessa di respirare ed entrare così nel regno dei morti (l’antico Ade), perché l’equilibrio generale dell’essere e del cosmo si conserva mantenendo equilibrati i due pesi e lo fa seguendo un’intelligenza che è quella generale della natura.

I problemi metafisici sono soltanto umani, ed è solo l’uomo che si pone mille perché ai quali pretende dare mille risposte sensate ed intelligenti, dimenticando molto spesso che le risposte ai suoi grandi quesiti sulla vita, sulla morte e sulla malattia sono già insite e presenti nelle domande ed è solo la sua ignoranza a non vederle e a non tenerle in conto.

Chi può rispondere alla domanda: perché l’uomo vive mediamente 80-90 anni e non 200 anni? La risposta può essere di carattere filosofico o scientifico: se filosoficamente rispondiamo con Platone che visse fino ad 81 anni, scientificamente siamo obbligati a continuare con una domanda senza risposta perché le risposte vengono date dai numerosi scienziati e dai numerosi laboratori di ricerche che trattano la questione: ossia nessuno di loro ha una risposta univoca sicura e incontrovertibile. Voi mi direte: è qui che sta la bellezza della scienza, sono d’accordo, ma l’uomo la bellezza la cerca in Donatello, dalla scienza vorrebbe risposte soddisfacenti e positive che ancora non ha avuto.

Alcuni scienziati sono convinti che la medicina sia in grado di sconfiggere la vecchiaia. Non dico che sia impossibile, (ognuno è libero di studiare, sognare o di fantasticare come vuole) ma col passar del tempo rischia di diventare da esercizio di ricerca una utopia.

Sul tema della longevità inoltre, e concludo, non tutti la pensano allo stesso modo: faccio un esempio: a che serve essere longevi quando si è pieni di affanni, di acciacchi, senza il minimo necessario per vivere (la pensione INPS, per esempio) o con lo spettro della povertà davanti agli occhi? Il problema pertanto dal campo sanitario si sposta a quello sociale e politico e su questo terreno la società e soprattutto la politica stentano a trovare risposte e soluzioni che permettano a “tutti” gli anziani, soprattutto ai poveri, o con poche risorse, di vivere una vita serena senza affanni e possibilmente senza malattie.

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