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L'OLIGARCHIA FINANZIARIA ATTACCA BEPPE GRILLO E LO DEFINISCE PERICOLOSO PER IL SISTEMA”

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A cura di Davide
Il 10 Ottobre 2012
65 Views

DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

La necessità primaria (da parte dell’oligarchia finanziaria) di
eliminare quanto prima Beppe Grillo dall’orizzonte elettorale.
Sul numero on line de “Il Fatto Quotidiano” di oggi, compare un
articolo dal titolo “Grillo e il patto segreto di Francia e Germania” a firma
di Michele Boldrin, economista liberista italiano, che è tra i fondatori del
sito/gruppo/movimento (partito?) “fermare il declino”, il cui capo riconosciuto
è l’altro economista liberista Oscar Giannino.
L’articolo di Boldrin inaugura
una nuova tappa nell’attuale campagna elettorale, ed è utile parlarne perchè
riguarda tutti noi. Ed è anche un interessante termometro della sicumera della
destra neo-liberista conservatrice italiana, ormai rassicurata dal fatto di
aver preso possesso dell’intero territorio mediatico nazionale. Non a caso, i
grandi difensori dello status quo sono ospiti di rigore in talk show televisivi
“apparentemente di opposizione” come Piazza Pulita, oppure scrivono anche su Il
Fatto Quotidiano.
L’esistenza di un Vuoto Culturale Perenne comporta ormai la totale
latitanza di necessari distinguo, per
cui i codici si sono mescolati e tutto è diventato lecito. Il Fatto combatte
per la salvaguardia dei Diritti Civili –
è il suo cavallo di battaglia- però non appena la magistratura condanna
Sallusti per diffamazione e falso, affida al proprio vice-direttore, Marco
Travaglio, la sua difesa. Nel corso della trasmissione “in onda”, qualche
giorno fa, Sallusti è stato intervistato
ed è stato definito più volte “ vittima di questa sentenza……ecc” mistificando
la realtà e facendo un davvero pessimo lavoro nel campo della democrazia di
pensiero, perché è stata presa una verità oggettiva, è stata
falsificata e poi capovolta. Sallusti, approfittando di tutto questo ben di Dio
è montato in groppa al cavallo e ha fatto un comizio spiegando che “il vero
cancro del paese è la magistratura”.
E invece la vittima (come
la sentenza ha spiegato) è il giudice diffamato e attaccato da un agente dei
servizi segreti. Il giornalista denunciato, processato e condannato nel corso
di un regolare processo in uno Stato di Diritto, risulta quindi “imputato
trovato colpevole in seguito a inoppugnabile prova documentale”. Forse si è trattato
di uno scivolone, forse è stato ingenuo, forse è stato ingannato. Io non lo so.
Così funziona lo Stato di Diritto che tutti sostengono di volere.
Com’è possibile che soltanto in Italia, a conclusione di un
regolare processo, il condannato –colpa ammessa- risulti vittima? Vittima, di
che? Se non di se stesso?
Sono delle precisazioni semantiche che vanno fatte, perché si
rischia un pericoloso contagio. Allargando il concetto ed estendendolo a
diversi ambiti, se passa il principio tale per cui un imputato condannato reo
confesso viene “trasformato in vittima” dalla propria corporazione di
appartenenza (che quindi trasforma subdolamente il giudice diffamato in un
persecutore, abolendo in tal modo l’essenza stessa dello Stato di Diritto) si
può anche arrivare al punto di sostenere che Totò Riina sia un cittadino
perseguitato dalla cattiveria e dall’invidia sociale, perché si abbatte e si
elide il concetto cardine della società civile, colonna della democrazia: chi commette un reato, e tale reato viene
documentato, provato e quindi sancito attraverso una sentenza nel corso di un
regolare dibattimento dove sono state salvaguardate tutte le garanzie
dell’imputato, ebbene, allora l’attore del reato deve pagare la sua colpa
sociale; a seconda del tipo di reato si tratterà di multa pecuniaria, sanzione,
servizi sociali, il carcere.
Questa confusione totale consente a persone come Fiorito di
identificare se stesso come “vittima”. Anche Lusi si considera “vittima”.
Non capisco perché Sallusti debba essere considerato una vittima e
Fiorito invece no.
E’ arrivato il momento di denunciare questo stato di cose per
entrare nella necessità utopistica di “pretendere” l’applicazione del concetto
elementare per cui “chi commette un reato paga le conseguenze del fatto di aver
violato la Legge”: punto e basta.
Altra cosa è discutere se
quella legge sia una legge giusta, moderna, oppure no
O uno lo Stato di Diritto lo vuole. Oppure non lo vuole.
Urge immediata chiarezza per tutti noi, implumi cittadini allo
sbando.
Veniamo all’articolo del prof. Michele Boldrin, il quale
identifica Beppe Grillo in un “pericoloso nemico” spiegandone anche i motivi:
il leader del M5S pretende che in Italia –e in Europa- paghino quelli che hanno
affossato il paese e il continente, ovverossia i colossi finanziari, le
multinazionali dell’energia e dell’alimentazione francesi e tedesche, l’intera
classe politica dirigente attiva negli ultimi 30 anni. Boldrin, invece, pretenderebbe che l’elite
venga salvaguardata e a pagare siano i ceti sociali più fragili.
Dice l’economista nel suo articolo: “Durante la trasmissione “Piazza Pulita” di giovedì scorso ho affermato che Beppe
Grillo
, il leader del Movimento 5 Stelle (M5S) dice spesso
“cretinate” quando parla di questioni economiche……Io sostengo che la “teoria”
sia una “cretinata” inventata di sana pianta per dare agli italiani che si
identificano con il M5S – e sono giustissimamente incazzati per le misere
condizioni in cui questa classe politica ha ridotto il paese – un facile nemico
da odiare e contro cui scaricare la propria rabbia impotente. Con questa assurda teoria, Grillo assolve più
o meno interamente i politici italiani
….. E non propone alcuna soluzione se
non quella del default, ossia lo stupro di milioni di cittadini italiani che
detengono tutt’ora debito nazionale o ben direttamente o ben attraverso i loro
depositi bancari. Assurdità pericolosissime proprio per quegli umili cittadini
che Grillo teoricamente difende e pretende rappresentare.
E qui sta il punto: il malessere,
lo sdegno, l’incazzatura per la situazione economica e le mille truffe che
questa classe dirigente (politica e non) ha fatto subire agli italiani da 40
anni a questa parte e che il M5S esprime sono, nella maggior parte,
giustificate. Totalmente giustificate……….
Ma ingiustificate, assurde,
“cretine” insomma, sono sia l’analisi delle cause di questi problemi sia i
rimedi che il leader di quel movimento ed i suoi collaboratori più stretti
propongono e propagandano, urlandole ai quattro venti…. Il fatto è che, da un
lato, in Italia l’informazione
economica è quasi uniformemente un disastro
, ragione per cui
anche i cittadini più volenterosi fanno fatica a capire se non sono degli
addetti ai lavori. Dall’altro, le analisi e proposte avanzate dai partiti
politici tradizionali sono altrettanto improbabili ed ugualmente dannose, nella
misura in cui si limitano a far pagare ai cittadini comuni i costi dei disastri
che questa classe politica ha causato senza offrire alcuna prospettiva per
uscire dal declino e tornare a crescere. Diventa quindi comprensibile che molte
persone vogliano illudersi che le semplicistiche ricette di Grillo funzionino.
Però è anche pericoloso, proprio per quelle medesime persone oltre che per il
resto del paese.
Detto altrimenti: Grillo è pericoloso non per quello che il M5S
denuncia ma per l’analisi che fa e le politiche che propone.
È per questa ragione che vorrei
sfidare Beppe Grillo (o chi per lui) ad uno, due, dieci, cento dibattiti
pubblici sui temi di politica economica oggi sul tappeto. Dibattiti pubblici,
con ugual tempo per ognuno dei due, con una parterre di giornalisti stranieri,
prestigiosi e neutrali, che pongano le domande e controllino la veridicità dei
fatti riportati. Dibattiti senza urla, senza insulti, senza parlarsi sulla
voce. Dibattiti in cui si affrontano le questioni reali per ciò che sono, le si
documenta e si propongono delle soluzioni verificandone la fattibilità. Io son qua pronto a farlo ogni volta che Beppe
Grillo sia disposto
.
avete presente il trio Berlusconi,
Bossi e Tremonti? Ricordatevi che al peggio non c’è mai limite. Per questo
occorre discutere con Grillo ed i vari dirigenti del M5S: per sbugiardarli
davanti agli elettori. Io son qui, pronto a discutere, signor Grillo. Mi faccia
sapere se le interessa, la palla è davanti ai suoi piedi, ora.”.
Se vi interessa, potete andare a leggervelo per intero sul blog de
Il Fatto.
Un economista non è tenuto a saper scrivere ma in quest’articolo esistono delle storture
logiche che vanno chiarite. La prima, la più lampante, consiste nel fatto che
l’articolista dimentica che sta parlando a un leader politico di una
formazione, in piena campagna elettorale, che rappresenta – stando ai sondaggi-
il secondo partito più votato dagli italiani. Mentre Boldrin (almeno per il momento)
è ancora un professore economista. Sarebbe come se il prof. Bagnai domani
sfidasse Angiolino Alfano, che Senso mai avrebbe? Perché mai un leader politico
dovrebbe accettare una specie di duello con un docente universitario? In un
mondo “dove vige il Senso” vanno rispettati dei criteri: i generali vengono
sfidati da altri generali, i deputati da altri deputati, i segretari di partito
da altri segretari di partito, e così via dicendo.
La seconda argomentazione consiste nel fatto che un economista sfida un
leader politico usando elementi
pertinenti alla competenza tecnica degli economisti. Anche in questo caso si
tratta di una trappola retorica. Perché Boldrin non si rivolge alla sua collega
Loretta Napoleoni che insegna alla London School of Economics, ha accettato la
consulenza tecnica per Pizzarotti a Parma e
non sfida lei? Perché non sfida Alberto Bagnai? O Brancaccio? O De
Cecco? O Cesarotti?
Perché “Grillo è molto pericoloso” sostiene Boldrin. E quindi va
sfidato.
Si tratta, quindi, di un atto politico e di campagna elettorale.
Voi direte “ma guarda che il prof. Michele Boldrin è un noto
economista, lui mica si occupa di politica, neanche se ne rende conto di queste
cose”.
A me risulta il contrario.
Soprattutto agli
americani. In Usa Boldrin è considerato un componente molto attivo della più
oltranzista destra conservatrice americana, quella che sostiene Mitt Romney,
quella che ha lanciato i tea-party, e il suo nemico giurato e dichiarato è
Barack Obama. Tant’è vero che Boldrin, non appena Obama è stato eletto nel novembre del 2008,
immediatamente è stato cooptato (lui è attivo in Usa dove a metà degli anni’80
si è formato nella scuola di Milton Friedman a Chicago e poi insegna a St.Louis,
Missouri) dalla destra repubblicana, mettendosi subito a disposizione per
andare all’attacco delle riforme economiche promesse da Obama in campagna
elettorale, e ha aderito al Cato Institute , think tank ultra conservatore. Il
9 Gennaio 2009 (Obama non era ancora insediato, entrò alla Casa Bianca il 14
gennaio) insieme agli economisti Vernon Smith, James M. Buchanan ed Edward
Prescott firmò un manifesto/documento/appello –finanziato, promosso e
sponsorizzato dal Cato Institute-
rivolto a Obama, denunciando l’idea economica keynesiana, protestando
contro la politica di sviluppo economico neo-keynesiana promessa da Obama in
campagna elettorale. Tale protesta venne pubblicata (a pagamento, costò diversi
milioni di euro) su tutti i più importanti quotidiani americani, dal New York
Times al Washington Post, dal Miami Herald al Chicago Tribune che vendono a chi
paga le pagine destinate alla pubblicità. Da quel momento, Boldrin è in prima
fila nella gestione dell’ala più radicale della destra ultra-liberista
repubblicana statunitense (il suo collega Buchanan si compiace di
auto-definirsi un fascista) oltre che al servizio di Rajoy in Spagna.
Ne conseguono tre
considerazioni.
1). Un’ottima notizia
maoista per Beppe Grillo: grillini militanti, tirate in aria il cappello! Come
sosteneva il presidente Mao “so di stare sulla via giusta quando il nemico mi
vede e si mette paura perché capisce che, per lui, io sono pericoloso”. Se la
destra revanscista repubblicana statunitense ha scelto e deciso di far scendere
in campo in piena campagna elettorale (sulle due sponde dell’Oceano Atlantico)
le proprie truppe di esperti in economia per denunciare “quanto sia pericoloso
Beppe Grillo”, allora vuol dire che gli avete messo davvero paura. Buona
fortuna. Una logica elementare, la mia. Ma si basa sul Senso.
2). Questo punto è
lievemente auto-referenziale. Devo ammettere di essere davvero una persona
ingenua. Per me, tutto ciò appartiene al
“Regno del Mistero”. Siccome il mio cavallo di battaglia è l’assoluta necessità di
ripristinare la logica del Senso,
mi chiedo (e chiedo a voi, nel caso
qualcuno abbia la risposta giusta) come sia possibile che su Il Fatto
Quotidiano, dal 2011, sia presente la peggiore destra repubblicana
statunitense. Come è possibile che una persona davvero meritevole di grande
rispetto, sia civile che professionale, come Antonio Padellaro (35 anni di
impeccabile curriculum alle spalle) il quale, ogni giorno, sulla sua testata,
denuncia le nefandezze di Mario Monti, la necessità di una politica di equità,
la salvaguardia dello stato welfare, poi ci fa spiegare le questioni economiche
da un esponente di tal fatta? Qual è la logica, il cui Senso a me sfugge?
Da cui si arriva al punto 3, che è il
seguente:
3). La bulimia orgiastica
della tecnocrazia economicista ha sommerso l’intera nazione sotto una cappa di
delirio collettivo, consapevole o meno che sia. A farne le spese sono la
Cultura e la Politica. Sotto le bandiere di supposte o presupposte teorie
economiche si è spinto il dibattito (e la gente innocente che non se ne rende
conto) verso l’angolo buio dove tutte le vacche sono nere, dove, approfittando
della mancanza di strumenti culturali, si vocifera a proposito di monete,
numeri, grafici, aliquote, percentuali, leggi immaginarie, teorie
sull’economia, prospettive economiche, basate per lo più su sentito dire,
slogan, parole d’ordine ad effetto, senza che dietro si vada a operare dei
chiarimenti, dei distinguo, delle necessarie precisazioni per comprendere quale
sia il progetto politico, quale sia la strategia politica, quale sia la tattica
culturale; in utlima analisi: quale sia il Senso.
Michele Boldrin (ed
è una proposta-sfida che qui sottopongo all’attenzione dell’intelligente
Padellaro) farebbe bene ad organizzare
davvero un bel duello, ma non con Beppe Grillo, bensì con una delle migliori
menti economiche di eccellenza italiana in giro per il paese –non a caso poco conosciuta-
che, legittimamente, può essere considerata a pieno titolo “la Grande Mamma del
neo-keynesismo europeo”. Si chiama Elena Granaglia.
Costei è
professore ordinario di Scienza delle Finanze presso la Facoltà di
Giurisprudenza

dell’Università di Roma Tre. E’ considerata la migliore esperta italiana
nello specifico segmento di “ragioni di giustizia retributiva
a favore delle politiche sociali”. Certo la
prof. Granaglia ha un difetto: insegna in una università statale e non in una
università privata. La Granaglia, in
tempi non sospetti, e cioè nel 2007, tentava di spiegare alla sinistra al
governo che cosa non stava facendo e che cosa avrebbe dovuto fare per evitare
la catastrofe nella quale ci troviamo. Tutte le sue analisi negli ultimi dieci
anni e tutte le sue previsioni sono risultate azzeccate al millesimo. Ha un suo
blog che si chiama “nel merito.com” molto specifico e dedicato a questioni di
economia, di lavoro, di sviluppo in Italia. Ecco che cosa scriveva la prof.
Elena Granaglia sul suo blog in data 9 ottobre 2008; in quella stessa data
Boldrin se ne stava in Usa a mestare con la destra repubblicana finanziata da
Goldman Sachs, quella che oggi considera Beppe Grillo davvero pericoloso.
Analizzate da esperti di economia (parlo di gente del calibro di Stiglitz,
Krugman, Roubini) queste sue proposte sono state considerate fattibili,
sostenibili, eseguibili, efficienti, ma soprattutto efficaci. In grado di
poterle far ingoiare perfino alla Merkel e Sarkozy.
NEL MERITO.COM
5 PROPOSTE PER USCIRE DALLA CRISI FINANZIARIA E LENIRE
(L’ORMAI PROSSIMA) CRISI DELL’ECONOMIA REALE
09 ottobre 2008
La gravità della crisi finanziaria in
corso richiede un intervento immediato, coordinato tra i paesi europei e
fondato su cinque misure principali che tengono insieme aspetti finanziari e
aspetti reali e che richiedono modificazioni dell’assetto istituzionale in
vigore.
i) Ripatrimonializzazione delle
istituzioni finanziarie
Intervento degli Stati con soldi pubblici
nel capitale delle istituzioni finanziarie in difficoltà. Questa strada è
preferibile a quella di acquistare i titoli ‘‘cattivi’’ intrapresa negli
Stati Uniti in quanto ‘‘punisce’’ i colpevoli (azionisti e managers) e
permette ai contribuenti di appropriarsi di un eventuale recupero nella
redditività delle società. Il piano, che deve essere adeguato
quantitativamente, per contribuire a tranquillizzare i mercati deve essere
dichiarato ex ante (prima che il dissesto sia conclamato come è invece
successo per Northern Rock, Dexia, Fortis) e deve essere preso di concerto da
parte di tutti i membri della UE stabilendo regole comuni per l’intervento.
Il contributo deve comunque essere in capo ai singoli governi che debbono
rispondere delle scelte ai contribuenti: la scelta è politica in quanto
comporterà forti ripercussioni distributive (tasse, inflazione). Alcuni
accorgimenti importanti: a) le deroghe al principio della tutela della
concorrenza e alla normativa su aiuti di Stato debbono essere limitate e
stabilite in sede UE, b) l’eventuale immissione di capitali deve essere
guidata dalle autorità monetarie visto che i recenti interventi dei governi
in Germania, Regno Unito e Benelux sono stati alquanto maldestri, c) la
partecipazione dello Stato deve essere finanziaria (azioni privilegiate), non
deve entrare nella gestione e deve essere a termine, d) regole certe per
l’intervento su banche transfrontaliere. La certezza delle regole
dell’intervento è un punto chiave per restituire fiducia.
ii) Politica monetaria
La riduzione dei tassi di interesse da
parte della BCE, tanto più perché coordinata con le altre Banche Centrali, è
un segnale nella giusta direzione ma non basta. Occorre che l’ECOFIN fornisca
esplicitamente alla BCE l’appoggio politico che faciliti per la Banca
Centrale la gestione temporanea dell’emergenza allentando, ove necessario, la
priorità assegnata all’obiettivo di inflazione e accompagnandola con
l’obiettivo della stabilità del sistema finanziario. In questo modo, la BCE
sarebbe agevolata a immettere tutta la liquidità ritenuta necessaria e
potrebbe eventualmente fornire forme di garanzie sulle passività delle
banche.
iii) Leva fiscale
Visto che, comunque, l’indebolimento
ormai acquisito del sistema bancario produrrà un credit curnch con rarefazione dell’offerta di
prestiti e ulteriore abbattimento della domanda aggregata, occorre una forte
manovra fiscale, ben mirata e concertata a livello Europeo, a favore dei
soggetti a rischio a valle del sistema finanziario ossia, imprese,
soprattutto piccole, per le quali occorre prevedere strumenti di sostegno per
agevolarne il sempre più difficile soddisfacimento degli oneri finanziari
(es. riscadenzamento agevolato del debito), e strumenti di facilitazione
dell’accesso al credito, anche da parte delle famiglie a medio-basso reddito
le quali necessitano prioritariamente: a) di provvedimenti volti alla
riduzione netta ed effettiva degli oneri finanziari a loro carico per i mutui
prima casa in essere, sgravi fiscali su tutte le operazioni connesse,
supporto alla copertura delle garanzie collaterali, b) un intervento di
riduzione delle imposte delle persone fisiche.
iv) Allentare il patto di stabilità UE
Anche per favorire la possibilità da
parte degli stati membri di entrare nel capitale delle banche, allentare
immediatamente il Patto di Stabilità e crescita, o almeno ammettere che le
attività acquisite nelle banche possano andare a detrazione del fabbisogno e
del debito pubblico. Ciò che importa è che la disponibilità dei Governi di
acquisire titoli delle banche venga considerata irrilevante ai fini del
calcolo del fabbisogno e del debito pubblico.

v) Sviluppo
BEI e ad altre istituzioni, pubbliche o
con forte garanzia pubblica ma comunque a livello comunitario, debbono
emettere titoli destinati a finanziare un programma di investimenti nelle
infrastrutture europee con titoli che godono della garanzia degli Stati
europei. L’operazione mira a contrastare l’avvitamento verso il basso della
domanda aggregata privata alimentato dalla crisi finanziaria e dalla connessa
crisi di fiducia.
Questo mix di misure, coordinato a
livello UE, permetterebbe di ridare fiducia al mercato, di stabilire regole
certe per affrontare l’emergenza e di limitare gli effetti sull’economia
reale.

* Alla proposta ha contribuito anche Claudio Gnesutta.

Un duello tra Elena Granaglia (nel caso lei accettasse) e Michele
Boldrin sarebbe davvero esaltante, utile, formativo per tutti. E’ciò di cui
abbiamo bisogno. Di persone preparate, alimentate da una profonda e solida
Cultura, in grado di usare la propria competenza tecnica acquisita per spiegare
come stanno le cose. In tal modo, uscire dall’asfissiante moda del web e di
facebook basata su parole d’ordine e su deliri settari messi in piedi da
persone che (quando va bene) non sanno ciò che dicono perché prive di
qualsivoglia prospettiva politica dietro.
Ed ora leggete con attenzione le righe seguenti, vediamo chi indovina:
La medicina per salvare la Nazione rimane
l’inedulibilità della riappropriazione integrale della Sovranità, a partire
dall’emissione della moneta di Popolo, capace di rompere le catene dei lavori
forzati e della schiavitù che ci vuole essere imposta per “dogma di fede” dalla
religione del profitto liberalcapitalista
Chi sostiene
queste cose? C’è un programma politico dietro? Chi sono costoro?
E’ il
manifesto programmatico del nuovo partito nazista italiano, è il glorioso
ingresso di Alba Dorata sul territorio nazionale. Il sito dove potete andare a
controllare è

http://socialismonazionale.wordpress.com/2012/10/10/gabellieri-e-ricattatori/
I loro simboli sono i fasci
da combattimento. E poi c’è la consueta sbobba retorica che va di moda oggi. I
Bilderberg, gli ebrei, i massoni, e tra un po’ immagino entreranno anche gli zingari, i
suonatori di banjo e perchè no, già che ci siamo anche gli acquarellisti
paesaggisti e i produttori di bibite analcoliche.
Il Vuoto Culturale di oggi comporta queste atroci confusioni.
E’ necessario, quindi, riflettere.
Il linguaggio usato da questi nazisti (consapevoli, nel senso che loro
sono nazi con il sostantivo) è diverso da quello usato da Boldrin che,
comunque, viene dall’esperienza sul campo dei tea-party che vogliono: abolire
la legge sull’aborto, liberalizzare completamente il mercato della finanza,
detassare le banche, le fondazioni e ogni istituto di credito, abbassare del
18% le tasse sui grandi patrimoni e aumentare del 20% quelle sui ceti più
disagiati, abolire le pensioni passandole alle assicurazioni private, eliminare
la riforma sanitaria di Obama e privatizzare tutta la sanità, aumentare subito
del 22% il budget della difesa e istituire una legge marziale che consenta
l’applicazione di speciali misure di sicurezza per eliminare fisicamente
“occupy wall street”.
Come diceva un tale di cui adesso
mi sfugge il nome: “devono andare tutti alle isole Barbados”
Questa non è propaganda, intendiamoci. E’ la speranza nei cuori di ogni
italiano per bene, animato da buona volontà, da onestà interiore, da spessore
spirituale.
Ma soprattutto dotato di Buon Senso.

Ciò che più manca, oggi, a questo bellissimo paese.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/10/loligarchia-finanziaria-attacca-beppe.html
10.10.2012

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