Localizzato l’agente CIA sfuggito alla giustizia italiana

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blankPerché non Cindy Sheehan? La Cia crede di utilizzare la rendition* per chiunque, in qualunque luogo. Un agente della CIA, raggiunto da un mandato d’arresto, è latitante. Noi possiamo rivelare per la prima volta dove si trova, ed inoltre altri dettagli. Possiamo definire questa storia come “Teoria di tutto un pò”, riferendoci alla Guerra al Terrore e all’affare Iran-Contra, se ci piace, ma è fondamentalmente una storia criminale. Una volta arrestato, Robert Seldon Lady [nella foto] potrebbe rivelare cosa sta dietro il falso nucleare nigeriano per il quale migliaia di militari americani hanno perso la vita.

Egli è ricercato insieme ad altri 18 per il sequestro-per-tortura operato dalla CIA nei confronti di un religioso musulmano in Italia. Quando queste persone saranno arrestate, ci troveremo di fronte ad un incidente internazionale che contrapporrà l’Italia agli Stati Uniti, ed anche ad un nuovo scandalo – Imam Rapito-gate – che si accompagnerà al Nigergate, Plamegate, Rovegate, e allo spionaggio Franklin-Israeliano. Potrebbe essere la fine della festa.
La disputa sul metodo del sequestro minaccia la cooperazione internazionale sul terrorismo e potrebbe far esplodere il Nigergate, etc., ancora apertissimi. Mentre il capobanda della CIA, Robert Seldon Lady, si è dato alla macchia in Honduras e negli USA (noi crediamo di sapere dove), l’Italia “potrebbe” combattere per la sua estradizione. Inoltre la madre arrabbiata contro la guerra in Iraq, Cindy Sheehan, accampata fuori del ranch di Bush, potrebbe avere una risposta alla sua domanda al presidente Bush: “Perché hai ucciso mio figlio?”. Ma anche decine di migliaia di genitori iracheni gli fanno la stessa domanda: “Perché hai ucciso il nostro piccolo?”. Egli lo ha fatto sulla base delle invenzioni ottenute dai suoi soci, probabilmente con il coinvolgimento di Robert Lady.

La storia è un pò complicata, ma può essere semplificata trattandola per ciò che fondamentalmente è: una storia criminale. E quello è il modo con cui finirà – con il sistema giudiziario italiano e americano.

ROBERT SELDON LADY E’ IN FUGA IN HONDURAS E NEGLI USA — RAPITO-GATE, o BTK-GATE

Robert S. Lady si è congedato dalla CIA intorno al settembre 2004 ed è partito dall’Italia nel gennaio 2005 dopo aver ricevuto la soffiata che gli italiani volevano arrestarlo. I mezzi d’informazione sostengono che è ignoto il luogo dove si trovi (sebbene abbiano riferito che la polizia italiana ha intercettato due sue telefonate dall’Honduras). Se io sono venuto a sapere dove ha passato la maggior parte del suo tempo in Honduras, vicino alla capitale Tegucigalpa, allora posso desumere che anche gli italiani lo hanno precisamente localizzato. Un problema è che le autorità italiane diano inizio alle procedure d’estradizione. Se questo avverrà, sarà necessario che l’Honduras o gli USA lo arrestino e lo estradino. A quel punto sorgeranno grossi problemi per le relazioni italo-americane – e per l’amministrazione Bush e il Sen. Pat Roberts che hanno nascosto le pietre su cui abbiamo costruito la distruzione di vite americane in Iraq, pietre che comprenderanno Plamegate, Nigergate, Rovegate, e lo spionaggio Larry Franklin-Israele.

Bob Lady non è solo ricercato per il rapimento ed altri crimini in Italia, egli ha connessioni con la truffa dell’uranio in Nigeria, creata in Italia per la guerra in Iraq, e con il vecchio (anni 80) affare Iran-Contra-Nicaragua. Il legame di Lady sia alla truffa Nigeria-Italia che all’Iran-Contra passa attraverso la stessa persona: la spia iraniana, che in realtà lavora per Israele, Manuchar Ghorbanifar.

ESTRADARE ROBERT SELDON LADY

Potrebbe non risultare facile indurre l’Honduras all’estradizione di Lady. Sia lui che il padre hanno una lunga storia in Honduras e nell’America Centrale, come spiegherò più avanti.

Gli Stati Uniti vogliono far cadere il problema per molte ragioni. In primo luogo perché hanno usato l’Honduras, il suo più stretto alleato nell’America Centrale, come base per la costruzione-di-una-nazione-fantoccio in America Latina da più di 25 anni e non hanno interesse che vengano allo scoperto le loro macchinazioni. (L’amministrazione Reagan ha aiutato i Contras, i “contro” in Nicaraqua e gli “a favore” negli stati con regimi repressivi di destra come Guatemala e El Salvador.) Inoltre, se sottoposto a pressioni, Lady potrebbe spifferare tutto quello che sa riguardo il Nigergate, l’impiego di documenti falsificati, ottenuti tramite l’Italia e la Francia, per spingere in guerra gli USA.

ROBERT LADY DELL’HONDURAS – NON UN ISPANICO

In Honduras, dagli anni 50 e 60, il padre americano di Lady divenne un noto ingegnere minerario e cercatore d’oro, un ambientalista, un agricoltore, un giardiniere, un marinaio e un esperto radioamatore. Bill Lady era un uomo brillante pieno di talento. Egli appariva essere gentile, generoso e signorile. Suo figlio Robert si dice che abbia ereditato la sua disposizione affabile, se non tutti i suoi buoni propositi. Mr. Lady, a quanto sembra, ha allevato tre figli e una figlia in Honduras. Robert è il secondo dei suoi figli.

Lady fu cresciuto come un Americano in America Centrale, sebbene sua madre Maria, si dice, fosse ispanica. Il suo aspetto fisico è piuttosto ispanico.

Robert Seldon Lady nacque nel 1954 nella capitale dell’Honduras, Tegucigalpa (egli ha 51 anni). Le sue foto dimostrano la sua ascendenza ispanica. Si crede che abbia vissuto in Honduras fino agli anni 70, quando entrò a far parte del Dipartimento di Polizia di New York dove si adoperò ad indurre in reato gruppi di sinistra al fine di ottenerne l’incriminazione. Negli anni 80 divenne un agente della CIA. Dal 1981 al 1985 gli USA infuriarono nelle loro attività militari e di intelligence in Honduras, quando Lady si avvicinava ai trent’anni.

All’inizio del 1980, l’Iran-Contra era uno scandalo nel quale personaggi del Partito Repubblicano avevano usato la CIA per vendere segretamente missili, ecc., all’Iran in cambio del “tempestivo rilascio” di ostaggi americani, tempestivo tanto da mettere in imbarazzo l’allora presidente Carter. I proventi della vendita di armi andarono ai ribelli, o Contras, in Nicaragua. Si suppone che questo traffico terminò nel 1986 quando un giornale libanese – non i massmedia di ampia diffusione – rivelò lo scandalo. Secondo alcune segnalazioni (anche al di fuori della stampa), la CIA importava anche cocaina negli USA, attraverso l’America Centrale, e usava il denaro per comprare armi per l’Iran e i Contras. Le operazioni clandestine statunitensi – designate ad evadere precisi ordini dei rappresentanti del popolo, il Congresso – hanno continuato a rappresentare un legame tra America Centrale e Medio Oriente tramite la CIA, spie straniere come Ghorbanifar, e Bob Lady.

Riguardo l’Honduras, intorno al 1990, l’esercito USA e i Contras del Nicaragua condividevano la stessa base di Ojo de Agua, circa 33 miglia a nord-ovest di Tegus, la capitale. Il padre di Robert Lady sosteneva di essere proprietario di un’azienda agricola 60 miglia a est di Tegucigalpa, che la localizzerebbe molto vicino al confine del Nicaragua con i suoi Contras. Egli possedeva inoltre una casa a circa 15 miglia a est di Tegucigalpa.

Il padre di Robert Lady – con i suoi vasti contatti in Honduras, il possedimento agricolo sul quale “poter far nascere tutto”, la conoscenza del territorio dell’Honduras, l’insolita familiarità per le aviorimesse dell’aeroporto di Tegucigalpa e i sistemi radio a onde corte – sarebbe stato un ideale agente della CIA. Non esiste alcuna prova che lo fosse, e quando morì nel 2004, si dice che non fosse ricco.

Suo figlio, Robert Seldon Lady, è un altro problema e può aver benissimo ottenuto vantaggi dal patrimonio in Honduras del padre e dalle sue possibili capacità di condurre azioni della CIA. Bob Lady ha condotto azioni nell’America Centrale, durante e dopo l’Iran-Contra, finché venne trasferito a Milano, in Italia, all’incirca all’inizio del 2001. Si ritiene che Aldrich Ames, spia della CIA – arrestato per spionaggio in Russia — “bruciò” (rilevando e accusando) agenti in America Latina. Robert Lady venne però assegnato all’ambasciata statunitense a Panama finché la CIA lo trasferì a Milano all’inizio del 2001. Suo figlio si era diplomato alla scuola secondaria a Panama nel 2000. Per alcuni anni fino alla sua partenza per Milano, Robert Lady aveva praticamente due residenze, in quanto proprietario anche di una casa ad Abita Springs, LA (vicino New Orleans).

BOB LADY A MILANO, ITALIA, AMBASCIATA – SOTTO COPERTURA

Così, un paio d’anni prima dell’attuale ignobile atto di sequestro del religioso egiziano Abu Omar (Hassan Mustafa Osama Nasr), la CIA trasferì Lady a Milano nominandolo “capo base” ed ottenne per lui un secondo impiego, un impiego di copertura al consolato del Dipartimento di Stato: dirigente politico/militare. Lady è stato il solo ad ottenere questo titolo nell’intero ‘apparato esteri’ americano nel mondo. Ha iniziato la sua attività all’incirca all’inizio del 2001.

LA CIA NON HA ALCUN POTERE DI ARRESTARE NEGLI USA, MA LO FA IN ITALIA – VIOLAZIONE DELLA SOVRANITA’ DELL’ITALIA E “INCIDENTE” INTERNAZIONALE

BTK: Bind, Torture, and Kill [lega, tortura e uccidi] (nello stile di Dennis Rader)

La stampa italiana definisce l’operato di Lady con le parole “Imam Rapito,” per “kidnapped cleric.” Io lo chiamo BTK Grab [cattura], a imitazione del serial killer del Kansas, Dennis Rader, che legava, torturava e uccideva le sue vittime e che si soprannominò BTK. Abu Omar era un religioso musulmano di Milano, Italia. Si ritiene avesse 42 anni al momento del rapimento. Egli era fuggito dalla sua madrepatria, l’Egitto, negli anni 80 dopo un anno di prigione in quanto membro della Jammat, organizzazione anti-governativa. Ha due mogli e due figli dalla prima moglie. Si era separato dalla prima moglie e dai figli, che si trovano in Albania, per ragioni politiche. Al tempo del rapimento da parte della CIA, era imam al Centro Islamico di Milano, ritenuto l’avamposto musulmano più militante di Milano.

BTK: BIND-TORTURE-KILL

BIND

Alla fine del 2002, la gang CIA di Robert Seldon Lady usò le proprie carte di credito e gli sconti del governo statunitense per iniziare un lungo soggiorno in lussuosi alberghi a Milano. Dopo circa 3 mesi in cui venne pianificato il rapimento di Abu Omar per trasportarlo nel suo nativo Egitto al fine di essere sottoposto ad interrogatori e con poche attenzioni per nascondere le proprie identità, la banda dei 19 entrò in azione. Sei uomini della banda seguirono il religioso per circa una settimana. Poi si tirarono indietro e un’altra banda di 13 persone entrò in azione per compiere il sequestro. (E’ tipico delle indagini su persone prescelte la separazione tra chi sorveglia e chi viene “a contatto”). I sei “scouts” [esploratori] aspettavano nelle vicinanze come eventuali rincalzi.

Il 17 febbraio 2003, mentre Abu Omar si recava a piedi verso la sua moschea, due truffatori si finsero agenti di polizia italiana, lo fermarono e gli spruzzarono uno spray urticante per renderlo inoffensivo. Poi insieme ad altri spinsero il 42enne religioso, padre di due figli, in un furgone bianco. Abu Omar è stato da allora incriminato dallo stesso pubblico ministero che ha incriminato gli agenti della CIA, ma al momento del rapimento non era accusato di niente e in nessun luogo. (L’Italia lo ha recentemente accusato di attività terroristica, soprattutto al fine di estradarlo, con la speranza di salvargli la vita). Mentre Abu Omar urlava chiamando aiuto, una passante udì le sue grida. Questo fu ciò che la banda non aveva messo in preventivo.

Si deve sottolineare che la CIA non ha negli USA alcun compito di polizia, tanto meno dunque in Italia. Questa faccenda è pertanto un affronto non solo alla sovranità italiana ma anche alla giustizia degli Stati Uniti. Non esiste alcuna ragione perché gli Stati Uniti debbano proteggere persone che fanno questo genere di cose, le quali, dopo tutto, sono criminali comuni. Sequestro e tortura sono naturalmente illegali sotto la giurisdizione statunitense. Abu Omar non era incriminato di alcunché in quel periodo, ma venne ugualmente sequestrato dalla CIA.

La testimone raccontò ai parenti e agli amici del rapimento di Abu Omar, e uno di loro chiamò la polizia. La polizia iniziò un’indagine su ‘persone scomparse’ ma senza ulteriori progressi. Per altro mantenne l’intercettazione telefonica dell’abitazione dell’imam.

LT. COL. JOE ROMANO – IL SERVIZIO DI TORTURA DELLE FORZE AEREE MILITARI

Il furgone in fuga trasportò Abu Omar alla base dell’Air Force USA di Aviano, 125 miglia a est di Milano. I documenti del tribunale italiano dimostrano che un funzionario della sicurezza dell’USAF [forze aeree statunitensi], il tenente colonnello Joseph L. Romano III, presumibilmente fornì una security clearance [dichiarazione ufficiale che una persona non è un rischio per la sicurezza dello stato] alla base di Aviano. Egli è attualmente sotto inchiesta per il suo probabile ruolo nel sequestro. I magistrati italiani – guidati dal procuratore capo di Milano, Armando Spataro, famoso per le indagini sulla mafia – dicono di volerlo interrogare e potrebbero prendere in considerazione il suo arresto. Romano era il responsabile della sicurezza alla base aerea come comandante del 31° squadrone della Security Police. Romano può aver aiutato ad uscire gli agenti e Abu Omar nel loro viaggio di restituzione (tortura). I sequestratori chiamarono Romano per tre volte durante il viaggio ad Aviano, probabilmente per aggiornarlo sui loro progressi. Romano prestava allora servizio sotto il il Generale di Brigata R. Michael Worden, comandante del 31° Stormo di Caccia, che doveva essere a conoscenza dei piani di rendition e che pertanto dovrebbe essere interrogato.

TORTURE

Da Aviano, un Learjet noleggiato portò Omar alla base aerea di Ramstein in Germania, la stessa base di destinazione di decine di migliaia di militari statunitensi feriti in Iraq. (Il proprietario dell’aereo è Phillip H. Morse di Jupiter, FL, ex fabbricante di cateteri e socio-proprietario della Boston Red Sox). Da lì, un Gulfstream con numero di registrazione US FAA N85VM (ora N227SV) portò Abu Omar in Egitto per un “intensivo” interrogatorio. L’uso della tortura è proibito dalla Costituzione statunitense, su cui gli ufficiali e i funzionari americani prestano giuramento. Gli USA hanno condannato la tortura dei dissidenti in Egitto. Ma contemporaneamente la CIA ha fatto ripetuto uso dello stesso Egitto come luogo per interrogare persone che non avevano compiuto alcunché contro le leggi egiziane. Forse è per il costo della vita in quel paese?

Il rapitore Lady evidentemente è stato la guida turistica di Abu Omar in Egitto, accompagnando l’imam. Guido Olimpio del Corriere della Sera ha scritto estesamente sullo scandalo dell’Imam Rapito. Ha scritto che un altro imam di Milano ha riferito alle autorità italiane che Omar è stato torturato in Egitto dopo essersi rifiutato di lavorare in Italia come informatore. Secondo questa testimonianza, Omar è stato tenuto appeso a testa in giù, mantenuto nudo e soggetto a temperature gelanti, ha subito elettroshock e rumori assordanti che ne hanno lesionato l’udito. Le autorità italiane comunque negano di essere state a conoscenza o coinvolti in qualche modo in questo reato.

Si ritiene che Robert Lady si sia trattenuto in Egitto per 2 settimane ad osservare il trattamento fornito ad Abu Omar: appeso, congelato, percosso e drogato. Nel suo resoconto, il Giudice Chiara Nobili afferma che la ricerca delle tracce telefoniche dimostrano che Lady era in Egitto dal 22 febbraio al 15 marzo, e questi furono i primi giorni di interrogatorio sotto tortura.

KILL?

La vittima del sequestro è stata rilasciata dal carcere egiziano il 20 aprile 2004. Questo si sa dalle sue chiamate telefoniche alla seconda moglie, in Italia, e ad altre persone, compreso l’altro imam Mohammed Reda. Nelle telefonate ha fornito qualche dettaglio del rapimento e delle torture.

Abu Omar fu nuovamente arrestato dalle autorità egiziane il 9 maggio 2004 — probabilmente perché le sue telefonate avevano dato inizio alle indagini della polizia italiana e ad un crescente putiferio intorno al suo sequestro.

L’ultima volta di cui si è avuto sue notizie è nel maggio 2005. La sua prima moglie, in Albania, ha ricevuto una sua lettera (lei stessa ne ha verificato l’autenticità) nella quale affermava: “”Adesso sono ad Alessandria”. E’ difficile dire se è ancora ad Alessandria, o è incarcerato o perfino morto – completando così il disegno BTK. Si è sostenuto anche che egli in passato fosse una fonte per i servizi segreti italiani, che attualmente lamentano che quelli americani non abbiamo condiviso le informazioni da loro ottenute con la tortura di Abu Omar. Il caso è molto imbarazzante per il governo Berlusconi, che deve affrontare la rielezione il prossimo anno, e per quello di Bush, che sta collassando. Tutto questo non promette nulla di buono per la sopravvivenza del’imam. Ad ogni buon conto, il procuratore Spataro sta tentando di far estradare Abu Omar in Italia, la qual cosa potrebbe salvargli la vita.

LA DANZA E’ PER LA CIA

E’ una storia apparsa nelle prime pagine e sui teleschermi, sotto forma di notizia flash, il 23 giugno 2005: il procuratore di Milano, Armando Spataro, ha annunciato che un giudice aveva emesso mandati di arresto per i 13 membri della banda di sequestratori. Il giudice ha inoltre affermato che al momento non vi sono mandati per gli altri 6 uomini addetti al pedinamento e ad un eventuale appoggio.

ROBERT S. LADY E LA “SPORCA DOZZINA” (SiLENZIOSI DISONESTI)

Per qualche motivo, le autorità italiane hanno rilasciato solo nomi, alcuni dei quali potrebbero essere pseudonimi. Non hanno rilasciato foto, almeno non alla stampa. Uno potrebbe pensare che lo hanno fatto in quanto sinceri nel voler arrestare i fuggitivi, poiché il rilascio dei nomi di copertura è già un modo per bruciare gli agenti.

Gli investigatori hanno affermato che i sequestratori hanno usato passaporto e documenti con le loro foto nel presentarsi agli hotel di lusso e organizzare il sequestro. Così come nello spettacolo TV “Dumb Crooks [silenziosi disonesti]”, i criminali hanno usato i telefoni cellulari dell’ambasciata Americana senza preoccuparsi di cambiare i chip di identificazione. Più tardi, un Americano ha iniziato ad usare nuovamente uno dei cellulari nell’ambasciata di Roma!! In ogni modo, gli investigatori hanno ottenuto dagli hotel le fotocopie delle loro foto che apparivano scure e sbavate. Hanno poi affermato di essere in attesa del lavoro di esperti di grafica digitale per migliorare la qualità delle foto prima di pubblicarle. E noi stiamo ancora aspettando.

Prima di ritornare sul leader della Lady Gang, ecco la lista degli altri 12 nella prima infornata di mandati di arresto:

Alcuni di questi nomi sono pseudonimi. Una persona, probabilmente Harty o Harbaugh, si ritiene che abbia 63 anni e che stia usando il proprio nome all’ambasciata Americana in Tanzania.

Monica (Courtney) Adler, 32 anni, nata a Seattle, residente in Virginia. [Monica Courtney, secondo il Corriere, Guido Olimpio]

Gregory Asherleigh, 50 anni, nato in Maryland, residente a Washington, DC.

Lorenzo Carrera, 34 anni, nato in Texas, parla bene italiano e spagnolo. [Carrera Gabriel Lorenzo, secondo il Corriere]

(Carlyle) Drew Channing, 40 anni, nato a NY. [Chamming Drew Carlyle, secondo il Corriere]

John (Kevin) Duffin, 53 anni, nato nell’Illinois, residente in Pennsylvania.

Raymond Harbaugh, 66 anni, nato in Alaska, Virginia PO Box [Reston, VA, è il quartier generale della CIA]

Ben Amar Harty, 61 anni, di discendenza araba, parla arabo, nato in Iowa. [Harty Benamar, secondo il Corriere]

Cynthia (Dame) Logan, 45 anni, nata in Maryland, indirizzo sconosciuto.

George L. Purvis, 46 anni, nato in Cina, residente in Virginia.

Pilar Rueda, 44 anni, nato in California, indirizzo sconosciuto.

Joseph Sofin, 52 anni, nato in Moldavia, residente in Virginia.

Michalis Vasiliou, 43 anni, nato in Grecia, indirizzo sconosciuto.

ROBERT S. LADY — “VOLARE PER EVITARE IL PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO”

Bob Lady si ritirò a vivere vicino ad Asti in Piemonte con la moglie Martha nel settembre 2003. La polizia italiana iniziò di nuovo ad indagare sul rapimento di Abu Omar nell’aprile 2004 quando un’intercettazione catturò una telefonata tra Abu Omar e la moglie. Con la polizia alle costole, circa all’inizio del 2005, Lady e il resto della banda si dettero alla latitanza, raggiungendo altri luoghi, probabilmente con l’aiuto della CIA.

La polizia aveva messo sotto controllo il telefono nella villa di Lady quando, alla fine del maggio 2005, egli chiamò Martha dall’Honduras. Poco dopo, dicono i vicini, Martha partì per un lungo viaggio in Honduras. Speriamo che non abbia portato con sé i dischi fissi del computer, come ha fatto Robert Lady alla morte del padre lo scorso anno. Martha Lady ritornò a casa appena in tempo per trovare il mandato d’arresto del marito.

Quando la polizia italiana andò ad arrestarlo alla sua casa di Asti, il 23 giugno 2005, giorno in cui furono emessi i 13 mandati di arresto, Lady aveva già preso il volo per evitare il carcere. Nel garage venne rinvenuto quello che gli inquirenti hanno chiamato “una scatola usata come contenitore dei rifiuti”. In essa fu trovata una lista di hotel di Milano, che la banda aveva usato nel pianificare il rapimento, “confermando il ruolo di Lady Seldon [sic] come organizzatore dell’operazione” ha detto il procuratore. La polizia sequestrò documenti e hard disk (meno tutto quello che Lady e la moglie erano riusciti a far sparire).

Qualche tempo dopo, Lady chiamò la moglie da un cellulare dell’Honduras, e lei gli disse che stava cercando di distruggere la roba proprio nel momento in cui arrivava la polizia.

ANCORA SEI MANDATI PER LE VEDETTE

Il competente tribunale italiano si è rifiutato di emettere mandati contro le persone che avevano effettuato pedinamenti e offerto assistenza. Il procuratore aggiunto Spataro ha insistito sul fatto che vi erano “gravi indizi di responsabilità” per i sei, e un tribunale d’appello gli ha dato ragione. Il 25 luglio 2005 il tribunale ha ordinato l’arresto delle seguenti persone (età e indirizzi sconosciuti):

Eliana Castaldo

Victor Castellano

John Thomas Gurley

Brenda Liliana Ibanez o Liliana Brenda Ibanez

Anne Lidia Jenkins

RECERCATO PER ESSERE INTERROGATO — LT. COL JOSEPH L. ROMANO, USAF

Anche il Col. Joseph L. Romano ha lasciato l’Italia; ma il 25 giugno 2005 gli inquirenti hanno dichiarato di volerlo interrogare e stanno prendendo in considerazione l’eventualità di un ordine di arresto. Al momento sta lavorando alla sezione 31P del Pentagono.

ROBERT LADY E NIGERGATE E GHORBANIFAR

Si ritiene che Robert Lady sia stata coinvolto nel Nigergate – procurando documenti falsi che Bush e Blair hanno usato come pretesto per iniziare la guerra in Iraq. I Telex e le lettere false davano ad intendere l’esistenza di un accordo di vendita di ossido d’uranio (yellowcake) dalla Nigeria all’Iraq. Quei documenti furono la base delle affermazioni di Bush nel suo discorso indirizzato all’unione degli Stati nel 2003, poco prima della guerra all’Iraq, e cioè che il governo britannico aveva le prove “che Saddam Hussein ha richiesto significative quantità di uranio all’Africa”. ” Bush ha poi ritirato quest’accusa – ma dopo che aveva ottenuto la sua guerra.

MEETING DEL DICEMBRE 2001 RIPORTATO DA NEWSWEEK – PESCARE CAMPI DI BATTAGLIA

Bush aveva piani segreti di guerra quando corse per la presidenza nel 2000. Tutto quello di cui aveva bisogno era un pretesto. La rivista Newsweek riportò che, alla fine del suo primo anno di presidenza, nel dicembre 2001, ci fu un incontro a Roma, organizzato da Michael Ledeen, consigliere di Karl Rove e Bush per la politica estera. Erano presenti anche Nicolo Pollari, capo della CIA in Italia; il ministro della difesa Antonio Martino; l’analista del Pentagono Larry Franklin, ora sotto accusa per spionaggio a favore di un gruppo israeliano; Harold Rhode, dell’ufficio per i piani speciali di Cheney e Manuchar Ghorbanifar, un iraniano come nazionalità ma fondamentalmente un libero agente segreto.

Gli Americani erano in spedizione di pesca di campi di battaglia.

Pollari, capo spia in Italia, molto probabilmente conosceva Lady, capo delle spie americane a Milano. C’è stata una stretta cooperazione tra i servizi segreti italiani e statunitensi dopo l’11 settembre.

Gharbanifar, la spia iraniana a pari opportunità, è stato un intermediario nell’affare Iran-Contra negli anni 80, combinando vendite di armi dal Col. Oliver North nella Casa Bianca di Reagan all’Iran. Lady, nella CIA, è stato coinvolto nell’Iran-Contra a scopo Contra in America Latina. Il denaro ottenuto dalla vendita di armi in Iran, piazzate da Ghorbanifar, era usato per comprare armi che Lady aiutava a far giungere ai Contras del Nicaragua. Lady e Gharbanifar, quindi, avevano già lavorato in operazioni sporche prima della guerra in Iraq.

ALLA FINE DEL 2001: DOCUMENTI DA UNA “LADY [signora]” ALL’AMBASCIATA NIGERIANA A ROMA

Intanto, Rocco Martino (nessuna apparente relazione con Antonio), un altro soldato-di-fortuna nel mondo delle spie, era al lavoro nel servizio segreto francese (e chi sa per chi altro), secondo la sua versione. Era addetto a fornire informazioni segrete alla Francia dall’Africa e dal Medio Oriente. Una delle spie di Pollari (CIA italiana) gli disse che una “lady” all’ambasciata nigeriana di Roma aveva alcuni documenti interessanti di cui poteva entrare in possesso.

Nella mia opinione, la “lady” non era né una lady né un signore, ma Robert Seldon Lady. Lady era molto vicino ai servizi italiani dal suo arrivo in Italia, all’incirca nel periodo dell’inaugurazione della presidenza Bush, all’inizio del 2001. E divenne ancor più intimo ai suoi colleghi italiani dopo l’11 settembre, appena tre mesi prima del tentativo americano di ottenere informazioni e del colpo di fortuna di Martino. Io credo che egli prese a cuore il motto dell’industriale Henry J. Kaiser: “Trova un bisogno e sazialo.” Le persone all’incontro avevano bisogno di qualcosa da attribuire a Saddam Hussein, e Lady con le sue coorti italiane e francesi lo saziarono.

Credo che Lady fece questo con l’aiuto del suo compagno-lavoratore nell’Iran-Contra, Manuchar Ghorbanifar.

Sembra che l’Italia, la Francia, l’Iran, e probabilmente Israele (per il quale Ghorbanifar ha qualche volta lavorato) – o quanto meno persone che lavoravano per questi governi –hanno influenzato la politica americana per spingere alla guerra. Questo è un fatto altamente illegale e rappresenta una violazione della sovranità americana. Anche il rapimento di Abu Omar rappresenta una grave illegalità e una violazione della sovranità *italiana*.

Fonte: http://www.phxnews.com/fullstory.php?article=24136

Traduzione per comedonchisciotte.org

* Rendition, chiamata anche “tortura per procura”, si riferisce ad una procedura messa in atto dal governo americano (con l’eventuale aiuto di altri paesi occidentali) che consiste nel sequestrare illegalmente in un paese e trasportare in paesi terzi (ove è consentita anche la tortura) cittadini sospettati di “attività terroristica” per essere “interrogati”.

VEDI ANCHE:
LA CIA INDAGATA IN ITALIA

”ISLAMICI RAPITI, L’ORDINE DELLA CASA BIANCA”

L’IMAM RAPITO A MILANO: UNA PISTA PORTA IN GERMANIA

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