LOCALIZZARE ANZICHE' GLOBALIZZARE, LA META DI UN' ECONOMIA DIVERSA

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DI MARIA MIES

Il concetto “localizzare anziché globalizzare” non significa solamente un
restringimento degli spazi economici. Implica un’ altra prospettiva, un
altro modello di economia e società rispetto a quello
capitalistico-patriarcale regnante. Io questo modello lo chiamo “economia
dell’ iceberg”. Korten/Shiva e Perlas lo chiamano “economia del suicidio”.
Questa nuova economia deve partire innanzitutto da una diversa definizione
di “buona qualità della vita”. Alcune considerazioni in campo ecologico ci
hanno dimostrato come il modello attuale di “buona qualità della vita”, non
solo non sia realizzabile per tutti gli abitanti del globo, ma non riesca
nemmeno a soddisfare coloro che fino ad ora ne sono stati i fruitori.. Una
nuova prospettiva. Che io chiamo prospettiva della sussistenza- al contrario
ci può liberare dalla logica di crescita suicida del sistema industriale.
Un denominatore comune del peraltro eterogeneo movimento di protesta contro
la globalizzazione è il riprendere il controllo delle basilari condizioni di
vita. Cibo, vestiti, acqua, trasporti, conoscenza, salute ecc..non devono
essere controllati né dai lontani piani alti delle grandi multinazionali né
da strumenti di burocrazia globale come il WTO.A mio avviso questa meta può essere raggiunta solo attraverso una strategia
della localizzazione. Il tentativo di creare dall’alto una nuova economia
dal volto umano è una contraddizione in sé e finirebbe inevitabilmente in un
nuovo totalitarismo.
Se ci chiediamo come riesca a sopravvivere quella maggioranza di persone
sulla terra che non appartiene all’aristocrazia dei lavoratori “liberi”, che
occupano la punta dell’ iceberg dell’economia, ci rendiamo conto di come
questo sia possibile ancora oggi solo grazie al collegamento con economie
locali, sia nelle campagne che nelle città. Il capitalismo globale è in
grado infatti di sfruttare il pianeta e le persone. Non è però in grado di
garantire la loro esistenza.

Localizzare si basa su altri principi
Localizzare implica un rifiuto dei basilari principi capitalisti e
patriarcali e la loro sostituzione con nuovi principi di sussistenza, ad
esempio:

Anziché crescita economica permanente ed espansiva – Costruzione di spazi
economici che rispettino i confini.
Questi limiti non sono solo di natura ecologica, ma anche economica e
sociale. Anche i nostri bisogni sono limitati. L’economia capitalista
collega il soddisfacimento di quasi tutti i nostri bisogni alla produzione e
al consumo di merce. Questo significa che non bevo acqua quando ho sete,
bensì coca cola o birra. Quello che è senza limiti, è la produzione e la
vendita di questi prodotti (vedi Mies 1988). Il risultato: rimaniamo sempre
insoddisfatti.

Anziché egoismo individuale come principale motore dell’economia –
reciprocità , orientamento al benessere comune, solidarietà .
Istituzioni globali come il WTO e il GATS elimineranno anche i resti dei
concetti di stato sociale e benessere comune.

Anziché concorrenza universale – cooperazione
Il dogma neoliberale della concorrenza è divenuto dottrina accettata in
tutte le economie. Non struttura solo l’ economia, ma anche il comportamento
dei singoli, la loro gestione del tempo, i loro programmi per il futuro, i
loro rapporti con gli altri. Una società basata su questo principio può
dimostrare la sua supremazia solo attraverso la guerra.

Anziché divisione fra economia e morale – reintroduzione di una nuova “moral
economy”
La divisione capitalista fra economia e morale ha reso necessarie
determinate istituzioni, ad esempio la religione, la famiglia, lo Stato, la
religione che in un’ amorale economia “razionale” dovevano mantenere alti
alcuni valori, senza i quali la vita sociale sarebbe finita in una guerra
tutti contro tutti. Una nuova “Moral Economy” non è moralistica. Significa
piuttosto una ri-collocazione dell’ economia nella società (Polyami, 1957).
Una “Moral Economy” si basa sul riconoscimento degli elementi essenziali per
la sopravvivenza di una società (Mies 1994)

Anziché orientamento della produzione in base alle esigenze del commercio
(per l’ Export)-orientamento del commercio in base alla produzione per i
bisogni regionali e locali.
Le risorse locale, il Know-how locale, la forza lavoro locale vengono
utilizzate, laddove possibile, per il soddisfacimento locale della domanda,
questo significa per tutte le persone e per tutti gli esseri in una
particolare regione. Solo ciò che viene prodotto in eccedenza rispetto ai
bisogni locali viene esportato. In questo modo si può evitare che i piccoli
agricoltori e i piccoli produttori soffrano la fame mentre producono
prodotti di lusso (fiori, gamberi, abbigliamento sportivo) per i ricchi nei
paesi ricchi.
La produzione e il consumo a livello locale riducono il commercio
transoceanico.
Aziende locali vengono gestite localmente. Investimenti e capitale rimangono
nella regione e producono nuovi posti di lavori in loco.
La maggior parte delle decisioni politiche ed economiche vengono prese
localmente. Per questo motivo il potere deve essere in mano agli attori
locali e a coloro che dipendono dalle loro decisioni, e non ad
organizzazioni globali.
Localizzare si basa sul principio di sussidiarietà. Se alcuni prodotti non
possono essere prodotti in una regione, l’ente immediatamente superiore
(Provincia, Stato, Ue)può procurarli. La stessa cosa vale per le decisioni
politiche.
Localizzare non significa né autarchia né provincialismo, bensì
“Self-Reliance” (indipendenza).
Un vero internazionalismo è possibile solo sulla base di collettività che
decidono autonomamente della propria economia e della propria società.
Democrazia diretta che non comprende solo gli uomini ma tutti gli esseri
viventi (democrazia di vita, Shiva 2001).
I principi finora nominati sono attuabili e controllabili sono in piccoli
spazi economici. Soprattutto in queste forme di economia locali i produttori
ed i consumatori sono in grado di costatare direttamente se la produzione,
il commercio il trasporto etc.. avvengono in modo equo, quali conseguenze
si hanno per l’ ambiente , se il patrimonio ecologico viene conservato o
distrutto, come sono strutturati i rapporti di lavoro, se i salari e i
prezzi hanno un rapporto equo, come sono regolati i rapporti fra uomini e
donne.
Principi democratici di base come: auto-organizzazione e
auto-amministrazione, auto-determinazione, indipendenza economica possono
essere realizzati e mantenuti solo in economie locali. Soprattutto i
principi di democrazia lì non rimangono limitati nelle sfere politiche,
nella democrazia rappresentativa. Possono essere finalmente applicati anche
nell’ economia. Questo è secondo me anche il miglior metodo per evitare un
degenerare di tali economie locali in rapporti feudali-patriarcali.
In un’ economia capitalistica globalizzata anche la democrazia
rappresentativa si riduce comunque ad una farsa. Vengono reintrodotti
rapporti di tipo feudale e patriarcale, persino lavoro in schiavitù perché
esiste ormai un solo valore che conta: il profitto ad ogni costo.

Diverse priorità

Una tale modifica della struttura economica richiede anche altre priorità,
ad esempio:
Agricoltura prima dell’industria: poiché i generi alimentari provengono
comunque dalla terra e devono essere prodotti localmente e regionalmente, l’
agricoltura non può seguire l’attuale impostazione del modello industriale.
Quest’ ultimo è indirizzato verso le condizioni del mercato mondiale. I
piccoli agricoltori devono essere rafforzati. Molte più persone rispetto ad
oggi possono trovare lavoro nell’agricoltura
Associazioni di produttori e di consumatori possono garantire ai piccoli
produttori entrate regolari ed ai consumatori un’alimentazione sana ed altri
prodotti. Inoltro possono rigenerare un senso di responsabilità verso la
terra sia nei produttori che nei consumatori.
Eliminazione delle sovvenzioni agrarie che incoraggiano il business agrario
e liquidano i piccoli agricoltori che producono per il mercato locale.
Pretesa di cambiamento verso un’agricoltura biologica. Pretesa di ricerca
sui vecchi metodi di coltivazione riproponibili, sia nei paesi del sud che
del nord del mondo.

Diversa divisione del lavoro e diversi rapporti.
Sono necessari soprattutto un’altra definizione ed un altro metro di
valutazione del lavoro, un metro di valutazione che non sia dipendente dal
corrispettivo in denaro. Questo tipo di valutazione non potrà affermarsi nel
sistema economico se rimaniamo legati ai vecchi rapporti e divisione del
lavoro coloniali e gerarchici. Questi sono soprattutto: la divisione del
lavoro e i rapporti fra uomo e donna, la divisione del lavoro fra
intellettuali ed operai, e la divisione del lavoro fra agricoltura ed
industria
La vecchie società di sussistenza erano organizzate in base a principi
patriarcali e feudali. Tali principi venivano mantenuti e sostenuti da
ideologie come le religioni patriarcali.
Quando si parla di economie locali alcuni temono che questo debba implicare
un ritorno a tali forme di supremazia premoderne.
Il miglior metodo contro tali timori è una cosciente lotta di uomini e donne
contro i rapporti patriarcali. Un possibile inizio sarebbe l’ eliminazione
delle discriminazioni gerarchiche fra i due sessi.
In una nuova economia non solo le donne devono poter fare lo stesso lavoro
degli uomini, ma anche gli uomini devono svolgere quei lavori sociali non
pagati e di sussistenza sia in casa che nell’ ambiente e nella società.
Solo quando la metà delle persone non vedrà più questo tipo di lavoro come
un peso, indegno e squalificante potrà cambiare qualcosa nel rapporto fra i
sessi.
Un’ interruzione dell’ odierno rapporto fra agricoltura ed industria non
modificherebbe solamente l’ agricoltura nei termini di cui sopra, bensì
anche l’ industria, e questo significa anche la scienza e la tecnologia.
Esattamente come quella agricola, anche la produzione industriale e la
ricerca tecnologica dovrebbero indirizzarsi verso i bisogni e le ecologie
locali, e non più verso le prospettive di maggior guadagno sul mercato
globale. Questo sposterebbe subito l’interesse dei ricercatori verso altri
problemi.
L’eliminazione della suddivisione del lavoro coloniale e gerarchica non
significa in alcun modo una completa eliminazione della divisione del lavoro
e delle specializzazioni in generale. Al contrario, quando queste
suddivisioni sono liberate dalla logica del prodotto e dell’accumulo, ogni
lavoratore potrà indirizzare e rimarcare maggiormente le proprie
predisposizioni e talenti.
Questo è anche il miglior modo per mantenere le diversità e per evitare ogni
tipo di monocoltura, sia essa biologica o culturale.
Una modifica delle economie locali nel senso di una prospettiva di
sussistenza anticapitalistica e antipatriarcale sia nel nord che nel sud del
mondo conduce inevitabilmente ad un cambiamento delle strutture globali.
Economie regionali più o meno basate su un sistema di self-reliance, in cui
le importazioni da altre regioni assumono solo una funzione integrativa e
non la principale fonte di approvvigionamento porteranno ad una restrizione
del commercio mondiale e ridurranno drasticamente lo spreco di risorse, i
trasporti, i rifiuti da imballaggio, l’utilizzo della chimica nell’
agricoltura e nell’industria. Nessun tipo di monocoltura sarà più
redditizia, così come un economia orientata esclusivamente sull’
esportazione. La Germania ad esempio dovrà smettere di essere considerato
esclusivamente come “nazione industriale”. Quanto rimane del commercio
mondiale deve poi essere organizzato in base ai principi del commercio equo.
Questo significa che non esisteranno più i paesi con costi del personale
minimi.

Fonte:
10-111.04

Traduzione a cura di Chiara Arnolfi

http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/

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