L'OBIETTIVO DI PUTIN IN SIRIA

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DI MIKE WHITNEY

counterpunch.org

La Russia non vuole la guerra con la Turchia, ecco perché i generali russi hanno progettato un piano tanto semplice quanto efficace per scoraggiare l‘intraprendere di azioni che potrebbe portare ad uno scontro tra i due paesi.

La scorsa settimana, alcuni aerei militari russi avevano sconfinato per due volte nello spazio aereo turco. I due incidenti hanno provocato la costernazione di Ankara, e mandato i dirigenti turchi su tutte le furie. In entrambe le occasioni, a Mosca, alcuni ufficiali si sono formalmente scusati per le incursioni, ed hanno affermato che non sono state per nulla intenzionali (errori di navigazione) e che in futuro avrebbero cercato di evitarne il ripetersi.

Tempo dopo ha avuto luogo un altro incidente, più grave, non dovuto ad errori. Esso avevo chiaramente lo scopo di inviare un messaggio al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ecco un breve sunto di ciò che è successo, partendo da un articolo del World Socialist Web Site:

“Gli ufficiali turchi hanno dato notizia di un terzo incidente, lunedì, quando un aereo da caccia MiG-29 non identificato ha agganciato per quattro minuti e mezzo otto F-16 turchi che pattugliavano dal loro lato la frontiera, preparandosi apparentemente ad aprire il fuoco.” (“US, NATO step up threats to Russia over Syria“, World Socialist Web Site)

Non si è trattato di un errore. Il solo caso in cui un pilota di caccia adotta questo protocollo è quando egli ha intenzione di abbattere un aereo nemico. Si è trattato di un messaggio, e anche se è potuto passare inosservato all’attenzione dei politici e dei media, vi assicuro che i generali dell’alto comando turco sanno cosa sisgnifica. Si tratta di un avviso. Mosca fa capire che vi è un nuovo sceriffo in città e che la Turchia farebbe meglio e comportarsi bene, altrimenti avrà dei problemi. Non ci sarà alcuna no-fly zone americano-turca al nord della Siria, non ci saranno attacchi aerei sulle città siriane a partire dal lato turco della frontiera, non ci sarà certamente un’invasione terreste di truppe turche in Siria. L’aviazione russa ora controlla i cieli della Siria ed è determinata a difenderne le frontiere sovrane. Ecco il messaggio. E questo è tutto!

E’ un buon esempio di come la prelazione può effettivamente prevenire dei conflitti e non generarli. Lanciando un colpo di avvertimento alla Turchia, Mosca ha frenato il piano di Erdogan che riguardava l’annessione di una parte della Siria del Nord e la dichiarazione di una zona di sicurezza. La Turchia dovrà, d’ora in poi, abbandonare quel piano e realizzare che ogni tentativo di impadronirsi di un territorio siriano provocherà una reazione russa, immediata e temibile. Vista da questa prospettiva, l’incursione della Russia è apparsa come un modo estremamente efficace di prevenire un più vasto conflitto, comunicando alle potenze avversarie quello che possono e non possono fare. In parole povere: Putin ha riscritto le regole del gioco in Siria ed Erdogan ha dovuto rispettarle, altrimenti…

Di seguito, per saperne di più sulla Turchia, da Patrick Cockburn del The Independent:

Un’occupazione turca della Siria, sebbene resti solo una possibilità, sarebbe più rischiosa del solito, vista e considerata la presenza dell’aviazione russa nell’area dove i Turchi avrebbero intenzione di attaccare.

L’attuale pericolo dei i Turchi è che essi hanno ora due semi Stati Curdi, uno in Siria e l’altro in Iraq, esattamente a sud. Ma la cosa peggiore è che lo Stato Curdo siriano… è governato dal Partito dell’unione democratica (PYD in inglese), che è in effetti il ramo siriano del Partito dei lavoratori curdi(PKK), lo stesso che ha combattuto lo Stato turco nel 1984. Tutte le insurrezioni avallate dal PKK nell’area curda del sud-est della Turchia poggeranno sul fatto che questo partito potrà contare di fatto su di un proprio Stato.

Pare che il tentativo della Turchia, che dura da più di quattro anni, di rovesciare il presidente Bachar al-Assad sia fallito. Il presidente Recep Tayyip Erdogan nulla può a questo proposito, dal momento che l’uscita dalla Nato risulta a questo punto puramente teorica. Quanto alle relazioni della Turchia con la Russia, M. Erdogan ribadisce che qualsiasi attacco al Paese è un attacco alla Nato e che «se la Russia perde un amico come la Turchia, con il quale ha cooperato in numerose problematiche, perderà molto’’. Ma in Siria, almeno, sembra che a perdere sia proprio la Turchia.” (“Russia in Syria: Russian Radar Locks on to Turkish Fighter Jets“, The Unz Review)

Povero Erdogan. Ha lanciato i dadi ed è stato sfortunato. Credeva di poter estendere il suo potenziale impero ottomano sino alla Siria del Nord, ed ora il suo sogno è stato infranto. Dovrebbe inviare i suoi aerei nella Siria settentrionale e affrontare apertamente l’aviazione russa? No, non è così temerario. Rimarrà nel suo lato di frontiera, sbattendo il piede e arrabbiandosi contro il malvagio Putin, ma in ultima analisi, non farà niente

E Washington non ha intenzione di fare niente. Si, Hillary e McCain hanno richiesto una no fly-zone in Siria, ma tutto ciò non accadrà. Putin non lo permetterà, il Consiglio di sicurezza nemmeno. Inoltre, con quale pretesto? Obama ha veramente intenzione di chiedere una no-fly zone basandosi sul fatto che Putin sta uccidendo contemporaneamente terroristi moderati ed estremisti? Non è un argomento molto convincente. In effetti, stesso gli americani hanno dovuto ingoiare difficilmente il rospo. Se Obama vorrà qualche cosa da Putin, dovrà sedersi al tavolo dei negoziati e discutere un accordo. Finora ha rifiutato di farlo, poiché continua a pensare che il cambio di regime sia a portata di mano. Ci sono segni di quanto appena detto ovunque, come in questo articolo di giornale turco, Today’s Zaman, intitolato: İncirlik base to increase capacity by 2,250 to accommodate new personnel (la base d’Incirlik aumenta la propria capacità di 2250 posti per accogliere nuovo personale).

Un tendopoli a Incirlik è stata trasformata in una città di moderne case prefabbricate che accoglieranno 2250 membri del personale militare USA – ha riferito l’agenzia stampa Doğan venerdì. Durante la guerra del golfo del 1991, la tendopoli era stata installata per accogliere del personale militare in servizio nell’Operation Provide Comfort(OPC) (operazione militare degli USA, del regno unito, della Francia, dell’Australia, dei Paesi Bassi e della Turchia, che avevo lo scopo di fornire aiuti militari ai rifugiati curdi in fuga dall’Iraq) ed era stata dismessa con il termine di questa operazione.

Il 20 agosto, il lavoro di trasformazione del sito della tendopoli in una nuova zona denominata Patriot Town ha avuto iniziato. Quando la costruzione sarà portata a termine, la base di Incirlik diverrà la base con la più elevata capienza di rifornimenti tra le basi degli Stati Uniti in Europa.

L’aumento della capacità della base di Incirlik ha avuto luogo contemporaneamente all’avallo, in Medio Oriente, del più grande intervento Russo degli ultimi decenni (…) L’intervento di Mosca lascia intendere che il conflitto in Siria si è trasformato, passando da una guerra regionale (…) ad un conflitto internazionale, nel quale le principali potenze mondiali (…) sono direttamente coinvolte negli scontri. (“İncirlik base to increase capacity by 2,250 to accommodate new personnel“, Today’s Zaman)

Questo articolo rivela le ambizioni degli Stati Uniti in Medio Oriente. Come i lettori potranno perfettamente notare, Washington si sta preparando per un’altra guerra, esattamente come fece nel 1991. E la guerra aerea statunitense sarà avallata dopo Patriot Town, a Incirlik, esattamente come avevamo predetto a luglio, quando l’accordo è stato concluso. Di seguito, troverete qualche informazione aggiuntive ripresa da un articolo di Hurriyet:

Il comando centrale dell’armata aerea USA ha iniziato a dispiegare elicotteri di ricerca e di salvataggio nei pressi della base aerea di Diyarbakir, nel sud est delle Turchia, al fine di supportare le operazioni di recupero nella vicina Iraq e in Siria, ha annunciato (…)

Il comandante supremo delle forze alleate della Nato in Europa insieme al capo del Comando delle forze degli Stati Uniti presenti in Europa, il generale Philip Breedlove, hanno affermato che si tratterebbe di una missione temporanea. (US deploys recovery aircraft in Turkey’s southeast, Hurriyet) (“US deploys recovery aircraft in Turkey’s southeast“, Hurriyet)

Elicotteri statunitensi di ricerca e di salvataggio a pochi km dalla frontiera sud-est della Turchia?

Certo. In altre parole, se un F-16, che sta cercando d’imporre un’illegale no-fly zone, viene abbattuto da qualche parte nei cieli della Siria, gli elicotteri di ricerca e di salvataggio si troveranno solo ad una ventina di minuti dal posto.

Praticità.

Dunque, potete notare – anche se Putin ha messo i bastoni tra le ruote a questo progetto – come l’equipe di Obama continui ad andare avanti con il piano di rovesciamento di Assad. Nulla è cambiato, l’intervento russo ha reso soltanto l’avvenire più incerto, motivo per cui strateghi geopolitici frustrati come Zbigniew Brzezinski, hanno iniziato ad apparire tra le pagine di opinione dei più noti giornali, i quali non fanno altro che attaccare con violenza Putin, per il solo motivo di aver sabotati i piani di egemonia regionali statunitensi. Vale la pena notare che Brzeinski è stato il padrino spirituale dell’estremismo islamico, l’uomo che ha compreso come le follie religiose potessero essere utilizzate per indurre all’isteria, realizzando in tal modo gli obiettivi geopolitici statunitensi nel mondo. Di conseguenza, è naturale che Brezinski voglia ora offrire i suoi consigli, nel disperato tentativo di evitare un’eredità di fallimento e di vergogna. Leggete questo passo di ‘’Politico’’:

Gli Stati Uniti dovrebbero minacciare la Russia di rappresaglia se non cessa di attaccare le risorse statunitensi in Siria, – ha scritto l’ex consigliere della Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski, in un articolo pubblicato domenica al Financial Times, che richiama all’ ‘’audacia strategica’’ – la credibilità americana nel Medio Oriente e la regione stessa sono in gioco. (…) E se la Russia continua a prendere di mira obiettivi che non sono lo stato islamico, gli Stati Uniti potrebbero contrattaccare, – ha infine aggiunto.

Ha detto. (“Brzezinski: Obama should retaliate if Russia doesn’t stop attacking U.S. assets“, Politico)

Le persone che Brzezinski definisce con disinvoltura come ‘’risorse americane in Siria’’ sono i terroristi. Putin non fa distinzione tra terroristi moderati e terroristi radicali, tra buoni e cattivi terroristi. E’ una presa in giro. Sono tutti della stessa razza e bramano tutti la stessa sorte. Tutti devono essere eliminati, arrestati o uccisi. Fine della storia. Modificando a puntino il racconto della guerra al terrorismo, in modo da sostenerne alcuni e condannarne altri, l’amministrazione Obama si è ingarbugliata in un impasse ideologico che non conosce via d’uscita. ‘Ciò che fanno è riprovevole e ciò che conoscono è falso. Ed è per questo che sarà così difficile dare inizio ad un conflitto.’ In una recente ed inevitabile intervista, Putin ha richiamato Obama su questo preciso argomento. Ecco cosa ha detto:

«Il presidente Obama cita frequentemente il pericolo ISIS. Ebbene, chi li ha armati? E chi ha generato il clima politico che ha favorito l’attuale situazione? Chi ha consegnato armi nella regione? Non sapete realmente chi combatte in Siria? Sono in maggioranza mercenari. Sono pagati in contanti. I mercenari lavorano per la parte che paga di più. Noi sappiamo anche quanto sono pagati. Sappiamo che combattono per un certo periodo e che poi si informano su chi può pagarli un po’ di più, e lo raggiungono. (…)

Gli Stati Uniti affermano: ‘’Noi dobbiamo sostenere l’opposizione civilizzata, democratica, in Siria’’. Quindi li sostengono, li armano, e successivamente li aggiungono all’ISIS. Non potrebbero pensare prima alle conseguenze? Noi non sosteniamo in alcun modo questo tipo di politica. Noi pensiamo che sia sbagliata.» ((Putin explains who started ISIS, you tube, 1:38 to 4:03))

Vedete? Tutti sanno cosa succede. Barack Obama non vuole dare inizio ad un confronto con la Russia per prendere le difese un programma fondamentalmente immorale della Cia, che tra l’altro è anche arenato. Egli, tuttavia, farà quello che gli Stati Uniti hanno sempre fatto ogni qual volta hanno incontrato un avversario che è realmente capace di difendersi: Terrorizzano, molestano, minacciano, umiliano, demonizzano, ridicolizzano e brutalizzano. Potrebbero avallare un altro attacco al rublo o manipolare i prezzi del petrolio o imporre ulteriori sanzioni economiche. Ma non entreranno in guerra con la Russia, semplicemente non accadrà.

Ma non abbandonate ancora le speranze, dopo tutto, vi è un lato positivo a questo fiasco, e tutti i principali giocatori lo conoscono perfettamente. Esso si chiama Ginevra. Ginevra è la meta. Ginevra è l’asso nella manica sostenuto dall’ONU per mettere fine alla guerra in Siria. Le sue disposizioni permettono ‘’l’istituzione di un organo governativo di transizione’’, ‘’ la partecipazione di tutti gruppi (…) a un dialogo nazionale significativo’’ e ‘’delle elezioni multipartitiche libere ed eque».

Il trattato è semplice e non suscita polemiche. Il solo punto di disaccordo riguarda il problema di sapere se Assad sarà autorizzato a partecipare al governo di transizione oppure no. Putin sostiene di sì.

Putin ha l’intenzione di vincere questa battaglia. Finalmente, l’amministrazione cederà e ritirerà la pretesa che Assad lasci le sue funzioni. Il piano di cambiamento di regime tramite il ricorso ai mercenari Jihadisti fallirà e Putin riunirà il Medio Oriente in una pace duratura e in una reale sicurezza. Ecco il punto positivo ed è così che la guerra in Siria avrà termine.

Bravo, Putin.

Mike Withney

Fonte: www.counterpunch.org

Link http://www.counterpunch.org/2015/10/09/putins-endgame-in-syria/

9.10.2015

Traduzione dal francese per www.comedonchiscioitte,org a cura di CHRIS BARLATI

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