DI FABRIZIO TRINGALI
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Ringrazio Gisella che mi ha mandato la notizia che leggete cliccando qui.
Quelle poche righe ci dicono moltissime cose.
In primo luogo, esse sono l’ennesima prova che la presunta “guerra” dollaro-euro semplicemente non ha senso.
Con buona pace di quanti difendono l’Euro perché si illudono che prima o poi possa svolgere un ruolo di contrasto al dollaro, il mondo semplicemente guarda da altre parti, e si libera dell’uno e dell’altro.
In secondo luogo l’articolo mostra l’irritazione dei Paesi BRICS nei confronti di un occidente che inonda le banche con denaro a costo bassissimo.Grazie alla libera circolazione di capitali, ovviamente le banche dirigeranno questi denari laddove vi sono maggiori prospettive di crescita, cioè proprio nei BRICS, eppure loro non sembrano affatto contenti di attrarre questi investimenti stranieri. E il motivo è semplice: sanno che tutto ciò creerà bolle speculative favorendo forme di indebitamento destinato a risultare difficilmente solvibile. E’ il meccanismo che ha portato alle crisi dei mutui subprime. E le bolle prima o poi scoppiano, come appunto quella dei mutui subprime.
Ma non è tutto. Se i BRICS si lamentano è perché gli investimenti arrivano da loro. Cioè buona parte dei soldi che, per esempio, la BCE ha elargito con le due recenti operazioni di LTRO (mille miliardi di euro) arrivano in asia o in sudamerica.
Il che vuol dire che quegli investimenti non vengono effettuati qui. Dunque la BCE sta creando fiumi di denaro per foraggiare le banche, al fine di risollevare le economie europee che sono alla canna del gas. Ma quei soldi finiscono in investimenti in asia. Non tutti, ovviamente, ma buona parte. Un’altra parte va in titoli di stato per abbassare un po’, momentaneamente, gli spread (così le banche lucrano sui differenziali).
E i soldi che restano qui, almeno servono a qualcosa di buono? C’è da dubitarne.
Il fatto è che se la BCE mette a disposizione denari liquidi, finisce per favorire l’indebitamento privato nei paesi dell’eurozona con più alta inflazione (cioè dove indebitarsi “costa meno” perché quando si dovranno restituire i soldi presi a prestito, l’inflazione ne avrà eroso il valore).
Il risultato è che chi è già indebitato continua ad indebitarsi. E lo fa, prevalentemente, nei confronti dei Paesi con inflazione più bassa, perché più competitivi (si compra lì). A questo punto dovrebbe agire il riequilibrio classico della legge della domanda e dell’offerta, cioè l’aumento dei prezzi (e dei salari) nei Paesi con inflazione bassa.
Ma sappiamo che ciò non avviene a causa delle politiche tedesche di contenimento dell’inflazione e di moderazione salariale, che lo impediscono.
Così non avviene nessun riequilibrio, e i soldi della BCE si trasformano in benzina sul fuoco degli squilibri di inflazione che sono alla base della crisi dell’eurozona.
L’unica speranza che possiamo avere è che quanto prima saltino l’Euro e l’Unione Europea. Altrimenti, quando tutti questi nodi arriveranno al pettine, lo tsunami che ne conseguirà sarà davvero devastante.
Fabrizio Tringali
Fonte: http://www.main-stream.it/
30.03.2012