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La Redazione

 

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LO STRANO RAPIMENTO DI MARGARET HASSAN PARTE SECONDA

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A cura di Davide
Il 14 Gennaio 2005
80 Views

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DI MATT BOJANOVIC

PUBBLICITA’ PER LA “SEZIONE SPECIAL-SEGRETA”

Tutti i gruppi che catturano ostaggi cercano pubblicità, soprattutto sulle reti televisive arabe. La pubblicità ottenuta quando catturano occidentali è il modo più facile di farsi conoscere nel mondo arabo e nell’occidente. Essere conosciuti porta nuove reclute e contributi finanziari. Rimanere sconosciuti non porta alcun vantaggio.

Ogni precedente video di ostaggi aveva indicato il nome o il simbolo del gruppo coinvolto, ma i rapitori di Margaret Hassan decisero di rimanere sconosciuti e senza nome. Erano la “Sezione Special-Segreta,” cosí speciale e cosí segreta che decisero di comportarsi diversamente da ogni conosciuto gruppo di insorti.

I video rilasciati dai gruppi ribelli includono di solito slogan nazionalisti o religiosi. Normalmente, uomini armati e mascherati leggono un manifesto, in cui spiegano motivi e obbiettivi. Una bandiera o un simbolo del gruppo è di solito presente.

Tawhid wal Jihad mostra la sua bandiera nera nei suoi video e la appende ai carri armati americani distrutti. Quando un tank distrutto appare alla televisione, bambini e giovani riconoscono la bandiera come un simbolo di competenza e successo. Durante i combattimenti a Bagdad, la bandiera nera di Tawhid wal Jihad sventolava dai palmizi. La bandiera è un mezzo per attrarre simpatizzanti, contribuenti, corrieri, combattenti.

I rapitori della Hassan invece non sentivano il bisogno di una bandiera, un simbolo, un motto, uno slogan. Volevano rimanere indefinibili.

 

SALMODIE E BUONI MOTIVI PER UCCIDERE I TUOI

I video di esecuzioni sono di solito accompagnati da invocazioni religiose o dal salmodiare versi del Corano. Non nel caso di Margaret Hassan. Uccidere è un incarico difficile, soprattutto per i non professionisti. Abu Yussuf, che filmò l’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, era contrario a ucciderlo, ma era un soldato, doveva obbedire.

Hala Jaber, come lei ci racconta nel Sunday Times, chiese ad Abu Yussuf come avesse potuto guardare mentre un uomo indifeso veniva ucciso. Abu Yussuf rispose: “Quest’era una cosa che non avevo mai fatto prima, ma poi mi sono unito pure io all’invocazione Allahu Akbar e le mie credenze islamiche mi hanno rammentato della mia missione.”

Nel video finale della Hassan, non spiegarono i motivi per cui credevano che lei fosse nel campo nemico. Poiché c’era stato un dispiego di amore e solidarietà a Bagdad verso Margaret Hassan, insorti che avessero aspirato a fare reclute per la jihad avrebbero certamente spiegato i motivi per uccidere un nemico dell’embargo, della guerra, e dell’occupazione.

Per lo meno si sarebbero mostrati stupidamente convinti della loro paranoica realtà, come i primitivi dell’Esercito Islamico, che si dichiarano fieri di avere giustiziato “l’agente italiano” Enzo Baldoni. Avrebbero dichiarato che la Hassan aveva fatto finta di essere musulmana, che avevano le prove che lei era una spia per Londra.

Specialmente quando gli viene offerto accesso ai mass media, i credenti non perdono mai l’opportunità di farsi sentire. Sempre spiegano, sempre cercano di giustificare le più assurde idee, le più orrende azioni.

No, questi non erano credenti. Reclutare per la jihad non era il loro obbiettivo. Non avevano un programma, una proposta, o un messaggio propagandistico. Non negarono neppure che la Hassan fosse una di loro, irachena e musulmana. Si comportarono come se volessero offendere gli iracheni e i musulmani in generale. Se quello era il piano, funzionò alla perfezione, perchè la reazione più comune nel mondo arabo fu di chiamare l’uccisione della Hassan “anti-islamica.”

 

PRONTO, AL-ZARQAWI, ABBIAMO UN REGALINO PER TE

Le chiamano “black psy-ops”, “operazioni psicologiche in nero”, il cui intento è di ingannare o influenzare l’esercito o la popolazione del nemico, oppure l’opinione pubblica internazionale, o quella del proprio paese.

Secondo una relazione della BBC in data 2 novembre, “i banditi che tengono Margaret Hassan come ostaggio hanno detto che la trasferiranno all’estremista Abu Musab al-Zarqawi se le truppe inglesi non lasciano l’Irak entro 48 ore. L’avvertimento è stato dato da una figura incappucciata su una trasmissione video su Al-Jazeera.”

Quest’era una minaccia strana, visto che nel mondo arabo credono che al-Zarqawi sia stato ucciso. La sua morte in combattimento fu annunciata da una dozzina di gruppi ribelli il 4 marzo 2004.

Quest’era la seconda volta nel corso di un mese che la presenza di al-Zarqawi si era sentita in un sequestro di pacifisti. Secondo “voci” uditesi a una seduta spiritica organizzata dai servizi per il Sunday Times, al-Zarqawi aveva offerto “molto più” di quattro milioni di dollari per le
Due Simone.

Quando dicono “al-Zarqawi”, dobbiamo rammentarci che i Cattivi dicono che è morto, e che non uno dei Buoni l’ha mai visto da anni. Quando evocano l’utile fantasma di al-Zarqawi, sappiamo che stanno parlando di Abu Rashid, l’emiro che ordinò la morte di Nick Berg.

Abu Rashid sarà un duro, ma a paragone dei ragazzi della “Sezione Special-Segreta”, Abu Rashid è un “quaquaraqua”. È lui che aveva detto a Sara Daniel: “Noi… facciamo rapimenti… per mettere la pressione sui paesi che aiutano… gli americani… Non è una bella cosa decapitare, ma è un metodo che funziona… Ho cercato di negoziare uno scambio di prigionieri per Nick Berg, ma gli americani si sono rifiutati.”

Ad Abu Rashid non gli piace tagliar teste. Ancor peggio, Abu Rashid attacca soltanto gli occupatori e quelli che li aiutano. Infatti, rilasciò Angelo de la Cruz, il camionista filippino, quando il suo governo richiamò i suoi soldati dall’ Irak. Fu rilasciato anche se il governo filippino tuttora combatte contro ribelli Islamici.

L’Irlanda non aiuta la coalizione, quindi Abu Rashid avrebbe senza dubbio liberato la Hassan. Davvero una strana minaccia, questa di trasferire la Hassan ad “al-Zarqawi.”

È pure strana l’idea di menzionare “al-Zarqawi” come un loro amico, uno a cui vogliono fare un regalino. Perchè mai dare pubblicità a un gruppo con cui erano in competizione, mentre non danno alcuna pubblicità, e neppure un nome o una bandiera, alla loro propria “Sezione Special-Segreta”?

Quale gruppo ribelle ha mai rispettosamente menzionato un altro gruppo ribelle in un suo comunicato? Quale gruppo ribelle ha mai suggerito che un altro gruppo fosse più dedicato, più combattivo, più feroce?

 

PARLANO I JIHADISTI VERI

Secondo The Independent del 25 ottobre, i comandanti di cinque diversi gruppi di guerriglieri a Fallujah annunciano che non tengono prigioniera Margaret Hassan. L’emiro di un gruppo di insorti iracheni a Fallujah disse a giornalisti della Reuters: “Questa donna lavora per un’organizzazione umanitaria. Non avrebbe dovuto essere rapita. Aveva vissuto in Irak per 30 anni ed era una persona umanitaria. La resistenza non l’ha rapita perché questo avrebbe dato al mondo una cattiva impressione della resistenza.”

I ribelli di Tawhid wal Jihad avevano recentemente cambiato il loro nome a “Gruppo di al-Qaeda nella Terra dei Due Fiumi”, che è un nome tradizionale per l’Irak. Il 7 novembre pubblicano la dichiarazione seguente:

“Domandiamo ai responsabili della sua prigionia di rilasciarla, a meno che non si dimostri che è una collaboratrice. Se ciò è dimostrato, devono mostrarlo chiaramente alla gente, cosí che la nostra religione non venga accusata falsamente.. [Se consegnata a noi] la rilasceremo immediatamente a meno che non si dimostri che ha cospirato contro i musulmani… Queste persone che usano questa prigioniera come una carta da gioco non conoscevano la nostra religione molto bene. ..Noi uccidiamo soltanto quelli che ci combattono ed uccidono la nostra gente. Nel vero Islam, non si uccidono donne e bambini.”

 

BLAIR, MA LA VOLEVA MORTA LUI?
Deirdre Fitzsimons, la sorella di Margaret, fece un appello ai suoi rapitori. “Siamo la famiglia irlandese di Margaret e vi preghiamo di lasciarla andare. Abbiamo udito la vostre richieste e abbiamo supplicato Tony Blair e il governo inglese di rilasciare le [donne irachene] prigioniere. Ma siamo irlandesi e non abbiamo alcuna influenza sul governo inglese.”

Il Primo Ministro Tony Blair subito si presentò come il protettore di Margaret Hassan: “Questo vi mostra contro che razza di gente ci battiamo, gente capace di rapire una tale persona.” Alla Camera dei Comuni disse, “Stiamo facendo ciò che possiamo per ottenere la sua libertà.” Blair fece le lodi della Hassan, fece le lodi del suo lavoro.

Un portavoce del Ministero degli Esteri decise di dar pubblicità al fatto che Margaret Hassan era pure cittadina inglese. Nel Independent del 25 ottobre troviamo le parole del portavoce del ministero: “Stiamo collaborando con le autorità irachene per ottenere la liberazione di Margaret.”

Tutto ciò che era possibile dire fu detto, per dar l’impressione ai ribelli che Margaret Hassan fosse inglese e che fosse cara al governo inglese. Giunsero al punto di chiamarla per nome, come se lei fosse stata una di loro, come se lei non avesse parlato con disprezzo del loro comportamento verso l’Irak.

Ecco la reazione di amici e colleghi di lavoro in Bagdad, come riferito dal Independent del 21 ottobre: “Qui a Care non siamo contenti di ciò che dicono a Londra. Pensiamo che tutti questi discorsi dell’interesse del governo inglese invierà segnali cattivi alle persone che la tengono prigioniera. Questo rende la cosa politica… Questo non aiuta e potrebbe invece arrecarle danno.”

Pensando che i rapitori fossero ignoranti ribelli iracheni, Tony Blair fece del suo meglio per convincerli a ucciderla.

 

PUNIRE LA FRANCIA, IGNORARE LA GERMANIA, PERDONARE LA RUSSIA

Questa fu la frase lapidaria promulgata dal Consigliere di Sicurezza Nazionale, Condoleeza Rice, per combattere la ribellione tra i suoi irrequieti partner d’affari in Europa.

I più tra i dirigenti europei volevano unirsi a quella che era prognosticata come una passeggiata militare in Irak. I governanti sapevano che, se andava bene o male, la guerra non poteva non farli ricchi. La volevano, questa guerra, anche se i loro sudditi eran contrari, e a grandi maggioranze.

Mancandogli la comprensione dei principi di democrazia gestita, Francia e Germania rimanevano impervie a minacce e lusinghe. Il Segretario alla Difesa Rumsfeld giustamente propose di chiamarle “l’Europa Vecchia,” che lui confrontava sfavorevolmente con un’ardita e prospera “Europa Nuova”–Lettonia, Estonia, Slovacchia, eccetera.

I Vecchi Europei insistevano a seguire le antiquate regole di George Washington che “un governo saggio in un paese libero mai andrà in guerra contro i sentimenti del popolo — ma rifiuterà spesso di andare in guerra per indulgere alle passioni dell’opinione pubblica.”

Fu suggerito che si sarebbe potuto risucchiare gli europei nel vortice della guerra un po’ alla volta. L’idea era che quando americani ed inglesi avessero attaccato l’Irak, gli iracheni avrebbero lanciato qualche missile contro gli invasori e le loro basi in Turchia. I missili sarebbero stati chiamati iracheni anche se venivano dal mare, questi dettagli di poco conto si possono gestire. Se aerei e missili della NATO fossero stati già lí in Turchia, il gioco era fatto: la NATO sarebbe stata sotto attacco, in combattimento, e quindi in occupazione dell’Irak.

Il Segretario di Stato Powell sembrava proprio addolorato quando insisteva che “la NATO ha l’obbligo, sotto la sua costituzione, di aiutare un paese membro che si sente minacciato.” Tre alleati avevano mosso obbiezioni. Come riferito a www.newsmax.com, il 10 febbraio, 2003, “la NATO è caduta nella sua più profonda crisi per decenni quando Francia, Germania e Belgio posero il veto a una richiesta americana di fornire assistenza militare alla Turchia nel caso di attacco dall’Irak.”

 

PUNIRE IL BELGIO…

Care International ha sede in Belgio. Il 27 ottobre un video appare su Al-Jazeera in cui Margaret Hassan chiede che la Gran Bretagna ritiri le sue truppe e che Care International chiuda le sue operazioni in Irak. Care obbedí immediatamente.

Vogliono farci credere che gli islamisti erano scontenti di un’organizzazione che aveva fornito acqua potabile a milioni di iracheni. Un’organizzazione con sede nel piccolo paese che aveva osato opporsi ai piani di Allawi e di Washington, un’organizzazione diretta dall’irlandese musulmana che aveva difeso l’Irak alle Nazioni Unite e alla Camera di Comuni. Un’irlandese che aveva accesso all stampa occidentale… una donna pericolosa, ma non per gli islamisti.

No, gli islamisti non avevano problemi nè con Care International nè col Belgio, un paese che non aveva mai colonizzato un paese arabo.

Il Primo Ministro Allawi aveva problemi col Belgio, il primo paese europeo ad accedere a quello che alcuni giornali americani avevano chiamato “the Axis of Weasels,” l’asse Parigi-Berlino. “Weasels” sono faine, che hanno pessima riputazione in America, non molto migliore che sciacalli e squali. Questo era un un gioco di parole sull’Asse del Male, in inglese “Axis of Evil”, la fantasiosa alleanza di sapore apocalittico tra Bagdad, Teheran, e PyongYang, cui il Presidente Bush aveva dichiarato guerra anni fa.

Il Primo Ministro Allawi si era già mostrato emozionalmente labile nei suoi rapporti con paesi che non approvano i suoi piani, e aveva avuto una strana confrontazione con il governo francese. La sua predizione, fatta su Le Monde del 30 agosto 2004, che vi sarebbero stati attentati a Parigi, a Cannes, e a Nizza aveva provocato Parigi a disdire la visita del presidente iracheno in Francia. Quando un esperto di autobombe quale Allawi ha presagi di attentati, ci si preoccupa.

L’espulsione di Care International dall’Irak fu un piccolo gesto di vendetta, del tipo che avrebbe dato soddisfazione a uomini di stato del taglio di Caligola o Caracalla. La pazzia di stato è comune nelle alte sfere del potere.

Come diceva l’annuncio della prima delle societá politiche a Philadelphia nel 1793, ” c’è una disposizione alla tirannia quando si giunge al potere.” Richard Barnet osserva che i Padri Fondatori dell’America credevano che “il potere assoluto è un’esperienza che scardina la mente dei comuni mortali.”

È possibile che la mente del Primo Ministro Allawi sia stata scardinata. Alla storia, lascerà l’aforisma “Punire il Belgio, ignorare San Marino, perdonare il Vaticano.”

 

TRE SCELTE

Ecco la teoria che sta dietro ai rapimenti: i ribelli catturano un poveraccio tra i Volonterosi, e richiedono che quel governo ritiri i suoi soldati o accetti uno scambio di prigionieri. I prigionieri da paesi che rifiutano di trattare, vengono uccisi.

Il calcolo è che prima o poi, le famiglie dei prigionieri e dei soldati della coalizione si volgeranno contro la guerra per paura di vedere il loro uomo in gabbia, che prega che gli si salvi la vita. Di conseguenza, i ranghi della Coalizione dei Volonterosi si stanno assottigliando.

Un’idea brutta seppur pratica, ma c’è un piccolo dettaglio che non va, in questo caso: come ce la faranno le sorelle della Hassan a far pressioni sugli inglesi, se sono irlandesi? È difficile credere che, per quanto ignoranti e primitivi questi ribelli possano essere, non sappiano la differenza tra Londra e Dublino.

È possibile che abitanti analfabeti in qualche villaggio nel deserto possano credere che se parli un buon inglese sei inglese. È possibile che non sappiano la differenza tra Inghilterra e Irlanda. Però Margaret Hassan era stata accettata nel suo paese adottivo come irachena e musulmana; parlava arabo, e avrebbe potuto spiegarsi. A quel punto, ribelli veri avrebbero capito di aver fatto un errore–cosí come lo avevano capito i rapitori delle Due Simone. Avrebbero chiamato qualcuno a Bagdad, e avrebbero offerto di rilasciarla a un alto funzionario della Croce Rossa, creandosi così un’eccellente pubblicità.

L’alternativa era di chiedere un riscatto, che sarebbe stato certamente pagato, non da Londra, ma da iracheni o da europei. Il Presidente del Consiglio Berlusconi pagò milioni per i suoi prigionieri, e la Delta Force ebbe da creare in gran fretta un “falso blitz,” per far credere al mondo che
“noi coi terroristi non trattiamo.”

La terza scelta, uccidere un ostaggio musulmano dal paese sbagliato, avrebbe garantito l’inimicizia delle altre fazioni della resistenza. Ribelli che avessero catturato Margaret Hassan rischiavano di farsi cacciare come cani rabbiosi dalle altre fazioni della resistenza.

Questa intera storia semplicemente non quadra con la realtà sul terreno in Irak.

 

IL PUZZLE È RISOLTO

Se proponiamo che i ribelli della “Sezione Special-Segreta” siano poliziotti, ogni strano dettaglio di questa vicenda, ogni tassello del puzzle cade al posto giusto.

Gli assassini si descrissero come un “gruppo armato islamico.” L’idea era di attribuire ai ribelli in generale un atto detestato da tutti gli iracheni. Non annunciarono un nome perchè speravano di danneggiare l’immagine di tutte le fazioni della resistenza.

Proposero di trasferire la Hassan ad “al-Zarqawi” perchè Tawhid wal Jihad, il gruppo che si dice ispirato da al-Zarqawi, è finora il gruppo meglio organizzato. L’idea era di associare il crimine a tutte le fazioni della resistenza, ma a Tawhid wal Jihad in particolare.

Quest’era pure una manovra diretta a spiegare al mondo intero che questa guerra è una necessaria crociata contro il male. L’idea era di creare una pessima immagine per i ribelli, persino in Irak. Margaret Hassan era uno dei pochi occidentali il cui assassinio poteva provocare gli iracheni a odiare gli assassini.

I ribelli non avevano mai ucciso una prigioniera occidentale, e cosí il Primo Ministro, per rimediare all’inazione dei ribelli, scelse uno dei suoi nemici come vittima sacrificale. Margaret Hassan aveva cercato di bloccare l’ascesa al potere per Allawi, con tutte quelle sue chiacchiere alle Nazioni Unite e alla Camera dei Comuni, e andava punita.

Quest’era un progetto che poteva soltanto avere risultati molto positivi: creare odio e disprezzo verso i ribelli se ci credevi alla storia del rapimento, o mantenere un’atmosfera di terrore, se non ci credevi.

Ci si aspettava che l’assalto su Fallujah avrebbe creato molte spiacevolezze, come pure avvenne. Ci sarebbe stato il bisogno di fuorviare l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale dagli orrori che erano inevitabili in un attacco contro una città dichiarata nemica.

In Vietnam le chiamavano zone di fuoco libero, “free fire zones”, regioni dove qualsiasi costruzione, persona, o animale erano un bersaglio legittimo. Ora le chiamano “no go zones,” “zone dove non ci vai.”

Il Primo Ministro Allawi aveva previsto il bisogno e aveva ordinato l’operazione, che venne a coincidere con la più sanguinosa battaglia della guerra, nella quale buona parte di Fallujah fu rasa al suolo.

 

UNA TRACCIA DI SANGUE FRESCA

Per il Primo Ministro, questa non era la prima “black psy op.” Abbiamo buone ragioni per credere che il regime di Allawi abbia creato un documento americano falso e che lo fece pervenire ai ribelli. Tutte e quattro le persone che avevano organizzato convogli di aiuto alle città sotto assedio furono rapite nel corso di poche settimane.

Maurizio Scelli, commissario della CRI, negoziò la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, operatrici umanitarie che non avevano parlato bene dell’occupazione e che avevano mandato troppe autobotti di acqua potabile a Fallujah e a Najaf, durante gli assedi. Scelli spiegò che loro “venivano considerate spie in quanto i loro nomi comparivano in una lista che pare provenisse da uffici dei servizi segreti americani, e che le individuavano, secondo gli iracheni, come elementi di spionaggio… In qualche modo le due ragazze si collegavano a Baldoni e Ghareeb.”

Ghareeb era un palestinese che aveva organizzato convogli d’aiuto per Fallujah e Najaf, quand’erano sotto assedio. Enzo Baldoni era un giornalista che era stato essenziale all’organizzazione di un paio di convogli d’aiuti per Najaf. Fu detenuto e ucciso.

Scelli spiegò che Ghareeb “veniva indicato come una spia palestinese che in qualche modo lavorava anche per gli israeliani. La sua morte… sembra una esecuzione,
quasi fosse un testimone scomodo.”

Come osiamo suggerire che il Primo Ministro abbia ordinato l’eliminazione dei suoi critici? È chiaro che è emozionalmente labile ed incapace di tollerare critiche. Non poteva trattenersi dal reagire in maniera minacciosa all’indifferenza che i francesi ostentavano. Per anni aveva lavorato come agente della Mukhabarat di Saddam Hussein. È una personacapace di uccidere gli innocenti, a caso, solo per potersi vantare con Washington della sua criminale abilità e competenza. Come riferito dal New York Times, era a capo di una campagna di bombe contro obbiettivi civili a Bagdad nel 1994 e nel 1995.

Bombe contro un autobus scolastico, in una moschea, in un cinema, un’autobomba di fronte agli uffici di un giornale, un centinaio di vittime, è questo sufficiente per assegnare ad Allawi la distinzione di essere un uomo senza problemi di coscienza? L’unico problema menzionato nell’articolo era che da Londra avevano promesso ai bombaroli a Bagdad di pagarli $2000 per bomba, ma invece gli avevano dato solo $1000. Nella storia originale, sulla quale l’articolo del New York Times era basata, il bombarolo capo si lagnava pure di esser stato una volta pagato con banconote false. Sembra che i ragazzi della Banda Allawi a Londra si erano intascati i dollari buoni spediti da Washington e avevano mandato dollari fasulli ai colleghi a Bagdad. Non vi è altra spiegazione accettabile, certo nessuno vorrà insinuare che Bill Clinton sia stato capace di pagare i suoi ragazzi a Londra con moneta falsa?
www.commondreams.org
www.counterpunch.org

Il Primo Ministro è un uomo molto ammirato dai suoi poliziotti. Sanno che è capace di prendere l’iniziativa a di dare il buon esempio, come quando a Bagdad uccise sei o sette prigionieri di sua mano propria. È un uomo capace, capace di tutto.

Il Primo Ministro è la persona che più poteva trarre profitto dall’uccisione di Margaret Hassan. Vi sono i motivi per il crimine. C’è evidenza che vi sono corpi sepolti nella sua cantina. Non vi sono testimoni vivi nel caso Hassan, ma c’è una traccia di sangue che ci porta alla sua soglia. Sarà questo sufficiente a insospettire il giudice istruttore?

Matt Bojanovic
([email protected])
Da: http://traprockpeace.org/
6 gennaio 2005
Fonte:www.peacelink.it

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