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La Redazione

 

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Lo Stato tedesco continua a reprimere la solidarietà con la Palestina

Gli attivisti hanno parlato con Peoples Dispatch della repressione dei gruppi di solidarietà con la Palestina e di come i recenti divieti possano costituire un pericoloso precedente.
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A cura di Redazione CDC
Il 8 Luglio 2024
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peoplesdispatch.org


Nel maggio 2024, il Ministero degli Interni dello Stato tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia ha messo al bando l’organizzazione Palästina Solidarität Duisburg (PSDU). Il caso ha comportato un’ampia operazione di intelligence da parte delle autorità statali e infine incursioni nelle case di quattro attivisti. Le persone colpite hanno ora fondato il “Comitato contro il divieto di PSDU”, al fine di combattere la repressione statale nei tribunali.
La messa al bando del PSDU è avvenuta appena un mese dopo che centinaia di poliziotti tedeschi hanno chiuso il “Palestine Congress” a Berlino il 12 aprile, arrestando diversi partecipanti e ordinando ai delegati di andarsene immediatamente. La polizia ha anche represso pesantemente le massicce mobilitazioni nelle città di tutta la Germania per chiedere la fine del genocidio e ha condotto retate mirate contro gli attivisti.Peoples Dispatch ha parlato con due membri del Comitato contro il divieto del PSDU, Leon Wystrychowski * e Sylvia Brennemann **, del loro caso e del più ampio spostamento a destra dello Stato tedesco oggi.

Peoples Dispatch: A metà maggio di quest’anno, il Ministero degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia ha bandito Palestine Solidarity Duisburg (PSDU). Qual è stata la ragione ufficiale del divieto? E come sono stati coinvolti i servizi segreti?

Sylvia: Il PSDU era un gruppo di attivisti con base locale fondato nell’estate del 2023 per organizzare la solidarietà con la Palestina. Pur essendo una piccola organizzazione, era molto attiva e ben collegata sia nella regione che in tutta la Germania. Attraverso le sue manifestazioni, la sua coerente difesa del diritto alla resistenza dei palestinesi e il suo lavoro molto attivo sui social media, il gruppo si è rafforzato nell’autunno del 2023 e ha raccolto molta attenzione. Naturalmente, ha attratto anche l’attenzione delle autorità statali tedesche, in particolare del dipartimento di “sicurezza statale” della polizia cittadina, del Ministero degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia e dell’agenzia federale di intelligence (il “Verfassungschutz”). Quest’ultima ha lanciato l’idea di vietare il PSDU e l’ha portata avanti, tra l’altro, co-progettando il decreto di divieto e infiltrando il PSDU con informatori.

Le ragioni del divieto sono ridicole: non sono di natura legale, ma apertamente politica. Il gruppo è accusato di essere antisemita, di violare la Völkerverständigung (“comprensione tra i popoli del mondo”) e di aver “sostenuto intellettualmente” Hamas, qualunque cosa significhi. Sono state prodotte più di 60 pagine di testo e circa 180 pagine di “prove”, utilizzate per nascondere il fatto che il PSDU non può essere accusato di alcun crimine specifico. Sono state prodotte molte insinuazioni, distorsioni e, in alcuni casi, vere e proprie bugie.

PD : Nell’ambito del divieto, la polizia ha fatto irruzione nelle case di quattro attivisti. Per quale motivo e come si è svolta l’operazione?

Leon Wystrychowski: In tutti e quattro i casi, l’obiettivo iniziale era confiscare i beni del gruppo per smantellare il PSDU come organizzazione. Di quali “beni” si trattasse, ovviamente, era deciso dalla polizia stessa: a me è stata confiscata una busta con del denaro contante, con la motivazione che il mio nome sulla busta indicava che si trattava di un trasferimento di denaro per il PSDU. Sono stati sequestrati anche oggetti privati come vestiti, un gazebo, un impianto audio e così via.

A tutti noi sono stati confiscati computer portatili e telefoni cellulari, anche ad alcuni coniugi. In un caso, la polizia ha informato l’interessato per lettera che la confisca era stata revocata in quanto illegale. Ma quando la persona in questione ha chiamato la polizia per chiedere quando i dispositivi sarebbero stati restituiti, le è stato risposto che i dispositivi erano ancora in fase di analisi.

Nel mio caso, la polizia si è presentata con due mandati di perquisizione perché aveva anche presentato una denuncia penale contro di me. Ancora una volta, si è trattato di un tentativo di criminalizzare una posizione politica. Vedete, quando ci si riferisce ai crimini di Israele in Gaza, termini come “genocidio” o affermazioni come “Israele sta uccidendo i bambini” o slogan come “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera” hanno tutti portato a procedimenti penali in Germania oggi. Quindi, la polizia voleva trovare sui miei dispositivi elettronici informazioni che potessero incriminarmi. Ma molto probabilmente questa operazione aveva come scopo principale quello di intimidire, ostacolare e danneggiare finanziariamente tutti noi, perché, come ho detto, hanno preso i dispositivi di tutti.

PD :Come si oppone a questo divieto? Che impatto avrebbe un annullamento del divieto sul più ampio movimento di solidarietà con la Palestina in Germania?

Leon: Quelli di noi che sono stati presi di mira dalle autorità hanno intentato una causa contro il divieto. Probabilmente ci vorranno diversi anni prima che si arrivi a un verdetto. Abbiamo quindi avviato un procedimento accelerato per ottenere la sospensione del divieto fino a quando la questione non sarà chiarita dai tribunali. Probabilmente ci vorranno alcune settimane o addirittura mesi. Abbiamo anche presentato denunce e azioni legali contro le incursioni della polizia.

Credo che il bando del PSDU sia stato un modello per il bando di altre organizzazioni. Il nostro caso è diverso dalla messa al bando dell’organizzazione Samidoun, decretata dal governo federale nel novembre 2023. Samidoun è accusata ingiustamente di essere una propaggine del PFLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina), che è classificato come “organizzazione terroristica” nell’UE. Le autorità non sono state in grado di costruire un simile legame con il PSDU. Con le giustificazioni addotte contro di noi, anche molte altre organizzazioni potrebbero essere messe al bando – e questo è esattamente ciò che viene ora richiesto: Il giorno della nostra messa al bando, il ministro degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia, Herbert Reul, ha invitato il governo federale a mettere al bando altre organizzazioni attive a livello nazionale. Si riferisce a organizzazioni come la campagna BDS, Palestine Speaks e Jewish Voice for a Just Peace. Ci sono anche gruppi locali in varie città, alcuni dei quali sono già stati oggetto di richieste di divieto.

Credo quindi che la nostra messa al bando sia attentamente monitorata dalle autorità di tutta la Germania. Se avessimo lasciato passare il termine di un mese senza intentare una causa, sarebbe stato un invito per le autorità repressive a colpire i nostri compagni in altre regioni della Germania. Ora probabilmente aspetteranno e osserveranno gli sviluppi della nostra lotta. Se vincessimo il procedimento accelerato e la nostra legalità venisse ripristinata in poche settimane, sarebbe una grande vittoria per l’intero movimento. In caso contrario, ci abbiamo almeno provato – e continueremo naturalmente a lottare contro il divieto! Ma è anche possibile che la nostra causa abbia solo dato fiato al movimento e che presto seguiranno altri divieti.

PD :In che modo la messa al bando del PSDU può essere vista come un ulteriore passo verso un più ampio spostamento a destra dello Stato tedesco? La Germania, ad esempio, ha appena aggiornato le sue regole di naturalizzazione, rendendo l’accettazione del “diritto all’esistenza” di Israele un prerequisito per la cittadinanza tedesca. La Repubblica Federale Tedesca ha sempre avuto un approccio così duro nei confronti della solidarietà palestinese o c’è stato un cambiamento qualitativo dopo il 7 ottobre dello scorso anno?

Sylvia: Forse non è così chiaro a chi non è in Germania, ma il discorso politico sulla Palestina è diventato del tutto isterico e avulso dalla realtà nel nostro Paese. Solo un esempio: la menzogna sfatata dei 40 bambini decapitati viene ancora oggi diffusa da quelli che sono considerati mass media “seri” e persino dalle emittenti statali.

Questo metodo di propagare costantemente un’unica narrazione, vietando qualsiasi alternativa, viene applicato anche ad altre questioni politiche, come la guerra in Ucraina. Ma la Palestina è stata un campo di battaglia centrale per molti anni. Qui, diritti fondamentali come la libertà di espressione e di riunione vengono attaccati dallo Stato. E, dal 7 ottobre, il tutto ha assunto dimensioni che sarebbero state inimmaginabili fino a pochi anni fa: il divieto di Samidoun e del PSDU nel giro di pochi mesi, la censura e le persecuzioni di massa, il divieto di manifestare in Palestina in varie parti della Germania, in alcuni casi per settimane e mesi, ecc. E questi sono solo gli atti esecutivi, che possono almeno essere esaminati nei tribunali e in alcuni casi ancora controllati.

Poi ci sono le iniziative legislative che, una volta passate in Parlamento, sono molto difficili da contrastare. La legge sulla naturalizzazione che lei ha citato è solo una delle tante iniziative razziste e antidemocratiche in questa direzione. Quando l’attuale campagna d’odio e l’isteria anti-palestinese si saranno finalmente placate e avremo tutti il tempo di respirare, ci renderemo davvero conto di quali vittime ha mietuto in pochi mesi la furia politica attualmente in corso.

01.07.2024

NOTE

*) Leon Wystrychowski, ex membro della Palästina Solidarität Duisburg (Solidarietà Palestinese Duisburg, PSDU) e uno dei ricorrenti contro il divieto.
**) Sylvia Brennemann è la portavoce del Comitato contro il divieto di PSDU.

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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