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blankC’è la CIA dietro gli “insorti” iracheni — e il terrorismo globale?

DI FRANK MORALES

La necessità di un sempre maggiore livello di violenza sociale per sostenere i bisogni politici ed economici dell’insaziabile “complesso anti-terrorista” è l’essenza del nuovo militarismo americano.

Quella che viene ora programmata apertamente come “guerra permanente” ha come fine ultimo il controllo sociale geopolitico nell’interesse della dominazione delle multinazionali americane, più di quanto fece l’ormai esaurita crociata contro il comunismo della Guerra Fredda.

Nel 2002, in seguito al trauma dell’11 settembre, il segretario della Difesa Donald H. Rumsfeld predisse che ci sarebbero stati più attacchi terroristici contro gli americani e la civiltà in generale. Come poteva esserne certo? Forse perché questi attacchi sarebbero stati istigati su ordine dell’Onorabile Mr. Rumsfeld. Secondo l’analista del Los Angeles Times, William Arkin, in un articolo del 27 ottobre 2002, Rumsfeld si avviò a creare un esercito segreto, “un’attività di supporto di superinformazione”, un rete che avrebbe “messo insieme le azioni sotto copertura di CIA ed esercito, la guerra delle informazioni, i servizi segreti, coperture varie e raggiri”, per rimestare il calderone nella spirale della violenza globale.

Secondo un documento riservato preparato per Rumsfeld dalla sua Commissione per la Scienza della Difesa [Defense Science Board], la nuova organizzazione — il “Gruppo per Operazioni pro-attive e preventive [Proactive, Preemptive Operations Group] (P2OG)” — attualmente eseguirebbe missioni segrete progettate per provocare gruppi terroristici al fine di istigarli a commettere atti violenti. La P2OG, una organizzazione cosiddetta “antiterrorista” di 100 membri con un budget di 100 milioni di dollari l’anno, mirerebbe apparentemente a “capi terroristi”, ma secondo i documenti P2OG procurati da Arkin, eseguirebbe di fatto missioni progettate per “stimolare reazioni” tra i “gruppi terroristici” — le quali, secondo la logica del segretario della difesa, li esporrebbero successivamente a un “contrattacco” da parte dei bravi ragazzi. In altre parole, il piano è di eseguire operazioni militari segrete (assassinii, sabotaggi, raggiri) le quali porterebbero ad attacchi terroristici verso persone innocenti, inclusi americani – in sintesi “combattere il terrorismo” causandolo!

Questa nozione è correntemente applicata al problema dell’”insurrezione” irachena, o così sembra. Secondo il rapporto del 1° maggio 2005 di Peter Maass del New York Times Magazine, due dei principali consulenti dei commando paramilitari iracheni che combattono gli insorti sono veterani delle operazioni anti-insurrezionaliste americane nell’America latina. Dando credito alle recenti congetture dei media riguardo la “salvadorizzazione” dell’Iraq, il rapporto osserva che un consulente attualmente in Iraq è James Steele, che guidò una squadra di 55 consulenti delle Special Forces dell’esercito statunitense a El Salvador negli anni ’80. Maass scrive che questi consulenti “prepararono i battaglioni di prima linea che furono accusati di gravi abusi sui diritti umani”.


Jim Steele

L’attuale consulente anziano americano al Ministero degli Interni iracheno, del quale Maass scrive che “ha il controllo operativo dei commando”, è l’ex ufficiale della DEA (Drug Enforcement Administration) Steve Casteel, che lavorò “presso le forze locali” nella “guerra della droga” sponsorizzata dagli americani in Bolivia, Perù e Colombia, “dove venne coinvolto nella caccia a Pablo Escobar, il capo del cartello della cocaina di Medellin”.

La “guerra della droga” statunitense serve anche come copertura per il ripetuto anti-insurrezionalismo, che sfrutta metodi terroristici per conseguire due obiettivi: primo, combattere la reale insurrezione; secondo, organizzare una “strategia della tensione”, una sublimata violenza sociale progettata per imporre la paura tra i cittadini e di conseguenza avere richieste di maggior “sicurezza”.

Questa era l’essenza, per esempio, dell’operazione Gladio, un’operazione di copertura durata decenni di stampo terrorista – provocatore e di truffa. L’apparente obiettivo di Gladio, ufficialmente lanciata come un programma NATO di copertura nel 1952, nacque per stabilire una rete clandestina di squadre “stay-behind”* che avrebbero organizzato resistenza armata e sabotaggi in caso di invasione sovietica nell’Europa occidentale. Ma la rete prese subito un ruolo molto più attivo. Diretta dai servizi segreti di USA e Nato contro le loro stesse popolazioni, l’Operazione Gladio condusse alla morte o alla menomazione di centinaia di innocenti in “attacchi terroristici”, che vennero poi scaricati su “sovversivi di sinistra” o altri oppositori politici. Il più famoso di questi attacchi fu quello del 1980, in cui venne fatta esplodere una bomba alla stazione di Bologna, che lasciò 85 morti. Inizialmente fatta ricadere su radicali di sinistra, l’esplosione si rivelò dopo le investigazioni come il lavoro di una rete di estrema destra collegata al gruppo Gladio in Italia; quattro neofascisti italiani vennero condannati per quel crimine.

L’obiettivo era ancora una volta duplice: demonizzare i nemici designati (i “comunisti”) ed impaurire l’opinione pubblica al fine di supportare un sempre maggior potere per lo stato di sicurezza nazionale. Sembra che il Pentagono abbia perfezionato operazioni in stile Gladio per un bel pezzo — probabilmente è incluso l’11 settembre. Una forzatura della realtà? Probabilmente no.

Ne è una prova la discussione dei capi riuniti delle forze armate USA riguardo l’”Operazione Northwoods” nel 1962, un piano per far esplodere le “proprietà” USA — inclusi cittadini americani — al fine di giustificare l’invasione di Cuba. Più tardi il Manuale di Campo dell’esercito Americano 30-31B, intitolato “Intelligence delle Operazioni di Stabilità – Campi Speciali”, datato 18 marzo 1970 e firmato dal generale William C. Westmoreland, promuoveva attacchi terroristici (e il piazzamento di finte prove) in luoghi pubblici i quali sarebbero poi stati scaricati su “comunisti” e “socialisti”. Proponeva l’esecuzione di attacchi terroristici in tutta l’Europa dell’ovest, portati attraverso una rete di armate USA/NATO sotto copertura, al fine di convincere i governi europei della “minaccia comunista”.

Quello che colpisce è che durante questo periodo la fonte primaria di informazioni sulla “minaccia” russa per gli USA proveniva dall’Organizzazione Gehlen, l’apparato di servizi segreti sul fronte orientale di Hitler, che, come conseguenza alla seconda guerra mondiale, strinse un accordo con Allen Dulles della CIA e lavorò fuori Fort Hunt, appena all’esterno di Washington DC, prima di essere nuovamente localizzata a Monaco. Guidata dalla super-spia, generale nazista Reinhard Gehlen, l’abilità delle “Operazioni Speciali” venne seguita, finanziata e ben protetta dai dollari delle tasse americane fino agli anni 70. L’Organizzazione Gehlen avrebbe potuto influenzare la produzione dell’FM 30-31B?

Secondo l’FM 30-31B,

“[…]ci potrebbero essere tempi in cui governi di paesi ospiti mostrano passività o indecisione nei confronti della sovversione comunista e secondo l’interpretazione dei servizi segreti statunitensi non reagiscono con sufficiente efficacia. Più spesso queste situazioni avvengono quando i rivoluzionari rinunciano temporaneamente all’uso della forza sperando di ricavarne un vantaggio, perché i capi dello stato ospite erroneamente pensano che la situazione sia sicura. I servizi segreti dell’esercito americano devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali che convincano i governi dei paesi ospiti e la pubblica opinione della realtà del pericolo di insurrezione.”

L’esercito americano ora afferma che il documento era una contraffazione russa. Il giornalista Allan Frankovich, nel suo documentario BBC sulla Gladio e il terrorismo delle “Operazioni Speciali” di USA e NATO, chiese a Ray Cline, vicedirettore della CIA dal 1962 al 1966, se credeva che l’FM 30-31B fosse un documento reale e questi rispose: “Bé, sospetto che sia un documento autentico. Non ne dubito. Non l’ho mai visto ma è il tipo di operazioni delle Forze Speciali dell’esercito che vengono descritte” che va implementata alla discrezione del presidente e del dipartimento della Difesa sull’”occasione appropriata”.

Potrebbe essere che in Iraq — e altrove nel mondo — l’”occasione appropriata” sia giunta. La guerra di Bush contro il terrorismo potrebbe essere l’ultima manifestazione dello stato provocatore; portare a termine “azioni esecutive” e “operazioni speciali” dirette contro le popolazioni, inclusa la loro, che ignorano veramente il reale “nemico” nascosto dietro la facciata del sempre presente nemico prefabbricato, traumatizzati dal terrore strategico progettato per generare paura e quiescenza a maggiori “misure di sicurezza” — in tal modo arricchendo l’esercito, le agenzie di polizia, e le multinazionali delle munizioni e del nucleare.

*squadre poste dietro le linee nemiche

Fonte:http://globalresearch.ca
Link: http://globalresearch.ca/articles/MOR505A.html
12.05.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELWOOD

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