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La Redazione

 

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Lo Stato dichiara che “Non c’è nessun morto ‘per’ Coronavirus”

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Il 16 Marzo 2020
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borrelli protezione civile - conferenza

Riccardo Donat-Cattin

Comedonchisciotte.org

Mentre il contatore ufficiale dei morti per Coronavirus continua ad aumentare giorno dopo giorno, Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, dichiara: “Abbiamo avuto 250 decessi, voglio sempre ricordare che sono persone decedute ‘con’ coronavirus e non ‘per’ il coronavirus, l’Iss sta facendo tutta una serie di indagini epidemiologiche e cliniche”.

La massima autorità italiana per la gestione della crisi coronavirus dichiara quindi che nessun italiano è morto per gli effetti diretti del Covid19.

Durante la stessa conferenza stampa del 13 Marzo sui dati riguardanti l’emergenza Coronavirus, il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro, ha commentato il report sulle caratteristiche dei deceduti positivi al Coronavirus fornito dallo stesso ISS: “I pazienti morti con il coronavirus hanno una media di oltre 80 anni, 80,3, il picco di mortalità c’è nella fascia tra gli 80 e gli 89 anni. La letalità, ossia il numero di morti tra gli ammalati, è più elevata tra gli over 80. L’età media dei deceduti è molto più alta degli altri positivi.”.

Finisce la prima settimana di Italia zona rossa e i dati aggiornati confermano l’aggressività del contagio e gli effetti potenzialmente letali per le persone con fisici debilitati e patologie pre-esistenti. Mentre il governo e i media italiani cercano di tenere tutti uniti con l’hashtag #iorestoacasa, sotto il cielo d’Europa c’è una gran confusione. In Spagna seguono il nostro esempio, e calcano ancora di più la mano schierando l’esercito. In Francia chiudono tutto ma nel frattempo invitano i francesi a votare nei 36mila comuni francesi, e a portarsi la matita da casa. In Polonia c’è l’assalto alla carta igienica ma non vogliono più comprare prodotti agroalimentari italiani, fino ad arrivare a chiedere una certificazione virus free. Non è accaduto, ma è un momento difficile per fidarsi tra compagni d’Unione. La Germania cerca fino all’ultimo di non fare nulla, ma alla fine la decisione è presa: scuole chiuse. Alcune regioni del paese chiudono i locali, altre no, mantenendo così una sorta di strategia ibrida e poco chiara. Il ministro della salute Spahn a inizio settimana ha parlato della possibilità di vietare manifestazioni con più di 1000 partecipanti, ma le scelte vanno prese dalle singole regioni della federazione. A berlino pub e locali hanno chiuso, mentre altre regioni aspettano.

Nella lotta al virus l’Italia sta viaggiando con una o due settimane d’anticipo nei confronti degli altri stati dell’Unione Europea, che volenti o nolenti sembrano virare verso la strategia italiana, che poi è la strategia con cui la Cina ha affrontato il virus su larghissima scala, e che oggi offre supporto all’Italia. La notizia della settimana è sicuramente la strategia del Regno Unito, questa sì, in via ufficiale: “non fare nulla”. Si aspetta che i cittadini sviluppino gli anticorpi, almeno coloro che sopravviveranno. Un pragmatismo a metà tra una ipotetica consapevolezza di non potersi permettere economicamente di fermare la produzione e una scelta da evoluzione della specie, dove solo i più forti sopravviveranno. L’impero tornerà, guidato da super uomini, mentre il resto del mondo sarà ancora intento a prendersi cura degli anziani. Scherzi a parte, sarebbe bello che loro avessero fatto la scelta che conterà meno morti con coronavirus. La dichiarazione del primo ministro Boris Johnson, “Molte famiglie perderanno i loro cari”, di certo ghiaccia il sangue. Ma la speranza resta. La strada alternativa della Gran Bretagna, già criticata pesantemente da molti commentatori italiani, farà puntare i riflettori sul confronto tra il numero dei ‘sacrificati’ britannici e gli ammalati italiani che non riusciremo a salvare.

In Cina qualche provincia comincia ad allentare la pressione, ma la gran parte del paese resta ancora bloccata. Nel frattempo, dall’altro lato del Pacifico, Trump passa in meno di una settimana dal dichiarare “è meno di pericolosa di una normale influenza” a “emergenza nazionale“. Tampone eseguito, negativo, 50 miliardi di dollari pronti all’uso, nuovo quantitative easing, tassi azzerati, eccetera. La capitale dell’Impero può permetterselo, le colonie devono chiedere alla sig.ra Lagarde.

 

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