DI SHIR EVER
uruknet.org.uk
Wikileaks: motivazioni economiche dietro l’assedio di Gaza
Gli effetti a catena causati dai documenti di Wikileaks continuano a sentirsi, ma fino a poco tempo fa i funzionari israeliani si gloriavano del fatto che questi documenti risultassero “positivi per Israele”.
Al contrario del modo in cui l’Autorità Palestinese (AP) è stata ritratta nei rapporti ufficiali trapelati, causando rivelazioni scandalose, Israele per un pò non è stata colpita da alcuno scandalo riguardante la sua condotta. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si era schierato a favore della pubblicazione dei documenti, indicando che questi non avrebbero potuto danneggiare la politica estera di Israele.
Ha parlato troppo presto. Alcuni rapporti recenti hanno fornito rivelazioni poco lusinghiere circa la politica di Israele nella Striscia di Gaza, riportando chiaramente i tentativi degli ufficiali israeliani che tentano di mantenere la Striscia di Gaza sull’orlo della catastrofe umanitaria. É stato inoltre descritto come sia diffusa la corruzione ai posti di blocco attraverso i quali passano le merci dirette a Gaza.
E quest’informazione continua a sconvolgere, anche se già risaputa e riferita dagli organismi dell’Unione Europea, dalle organizzazioni non governative, dagli studiosi e dai giornalisti.
Ad ogni modo, c’è un rapporto che contiene nuove informazioni e che finora non è stato diffuso.
Il rapporto, intitolato “Lo Shin Bet parla dell’economia di Gaza” e scritto dal consulente economico dell’ambasciata americana a Tel Aviv David R. Burnett, descrive un briefing rivolto ai funzionari dell’ambasciata e tenuto dai membri più anziani dello Shin Bet israeliano*. Esso riguarda il metodo con cui Israele utilizza il sistema bancario a Gaza al fine di incrementare l’influenza politica dell’Autorità Palestinese (PA) e di lasciare senza soldi il governo di Hamas.
Lo Shin Bet ha informato l’ambasciata degli Stati Uniti che le banche di Gaza sono al corrente del divieto ai membri di Hamas di aprire conti bancari e di depositare stipendi sui conti esistenti. Se le banche disobbediranno, esse perderanno l’approvazione dell’Autorità Monetaria Palestinese (AMP), un ramo dell’Autorità Palestinese che, per evitare qualsiasi rapporto con i membri di Hamas, si trova sotto la costante pressione di Israele e degli Stati Uniti. Lo Shin Bet si è mostrato soddisfatto del fatto che il sistema bancario di Gaza sia stato davvero intimorito da ciò.
Allo stesso tempo però, l’Autorità Palestinese è autorizzata a continuare il pagamento degli stipendi ai suoi impiegati nella Striscia di Gaza, creando di conseguenza una classe privilegiata che riceve un’entrata sicura, almeno finchè essi non coopereranno col governo di fatto di Hamas.
Sebbene i funzionari dello Shin Bet non possano dimostrare che Hamas usi il suo bilancio per il terrorismo, essi hanno sottolineato il dissesto del saldo globale di Hamas. Comunque, considerando che si tratta di una stima dello Shin Bet, bisognerebbe prendere questi dati con le pinze.
Stando ai rapporti ufficiali trapelati, il governo attuale di Hamas spende annualmente un capitale stimato in 290 milioni di dollari americani per una popolazione di circa 1.5 milioni di residenti.
Il bilancio dell’Autorità Palestinese è quattro volte più grande, con circa 1.24 miliardi di dollari americani nel 2010. L’AP fornisce servizi a circa 2.4 milioni di residenti in Cisgiordania e allo stesso tempo copre i costi di diversi servizi a favore dei residenti di Gaza.
Lo Shin Bet stima che Hamas usi 40 milioni di dollari (il 13.8% del suo capitale) per spese militari e di sicurezza e che investa la cifra restante in spese di amministrazione e progetti civili.
In confronto, Israele ha gestito un bilancio di 96 miliardi di dollari nel 2010 (per una popolazione di 7.6 milioni), e ha speso il 18.6% di esso per scopi militari e di sicurezza – cosicchè, ironicamente, stando anche alle stime dello Shin Bet, Israele spende proporzionalmente per il suo esercito più di Hamas.
Il rapporto inoltre mostra che la circolazione dello shekel israeliano (NIS) a Gaza sta aumentando, mentre l’offerta delle monete estere sta diminuendo. Questa è chiaramente una conseguenza del pressochè totale divieto di esportazione da Gaza (benchè i mercanti possano ancora importare alcuni prodotti) – ma lo Shin Bet ancora non si pronuncia sui motivi della carenza della valuta estera.
Ci si potrebbe chiedere perchè i funzionari israeliani si sentano più minacciati, diciamo, dall’esportazione di ortaggi dalla Striscia di Gaza che non dall’importazione di materiali verso Gaza. Quale possibile motivo di sicurezza ci può essere per impedire agli abitanti di Gaza di guadagnarsi da vivere esportando prodotti?
La tesi dello Shin Bet – e del governo israeliano – sembra essere quella che Israele deve mantenere bassi gli standard di vita a Gaza, perchè in qualche modo, Hamas guadagna popolarità quando i palestinesi riescono a condurre una vita accettabile.
Ad ogni modo, lo Shin Bet nel briefing ha convenuto che la politica di Israele è quella di mantenere il predominio della valuta israeliana nel Territorio Palestinese Occupato (TPO). Questa ammissione può forse far luce su un’altra ragione nascosta del divieto sulle esportazioni.
Il documento dimostra che il governo israeliano sta effettivamente soffocando l’economia di Gaza, per poterla convertire in un mercato vincolato ai prodotti israeliani e per tenere costante la domanda dello shekel israeliano – tutto ciò in nome della “lotta al terrorismo.” Il rapporto inoltre dimostra che la comunità internazionale – e in particolare gli Stati Uniti – ha permesso la continuazione di questa politica.
Shir Hever è un economista e cronista israeliano che studia gli aspetti economici relativi all’occupazione israeliana nei territori palestinesi.
Fonte: www.uruknet.org.uk
Link: http://www.uruknet.org.uk/?p=m74848&hd=&size=1&l=e
10.02.2011
Traduzione per Comedonchisciotte.org di MARZIA MIGLIORINI
* Lo Shin Bet o Shabak, chiamato ufficialmente Agenzia di Sicurezza Israeliana (in precedenza Servizio di Sicurezza Generale) è la polizia segreta israeliana, la quale dipende direttamente dal Primo Ministro.