LO SCENARIO DA INCUBO DI ROUBINI

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Un circolo vizioso che porta alla dissoluzione del sistema finanziario

DI MIKE WHITNEY
Global research

“Assistiamo a una nuova fase della crisi del credito. Alcuni mercati vanno peggio che a gennaio. Si teme che possa succedere qualcosa di drammatico, e questa paura si autoalimenta”
(Jesper Fischer-Nielsen, analista dei tassi d’interesse alla Danske Bank, Copenaghen, Reuters)

L’azione di ieri della Riserva federale prova che il sistema bancario è insolvente e che la FED è pronta a intervenire direttamente sul mercato azionario per sostenere i titoli. Si tratta di una chiara violazione del suo mandato, che oltretutto infrange i principi di base del libero mercato. Gl’investitori che ieri hanno venduto allo scoperto sono stati colpiti dalla mano non proprio invisibile del boss della FED.

Nella sua dichiarazione, Bernanke ha annunciato che la FED avrebbe iniettato 200 miliardi di dollari nel sistema finanziario per puntellare le banche scosse dalle perdite sui crediti ipotecari. La notizia è stata accolta con entusiasmo a Wall Street, e gli operatori di borsa hanno fatto salire l’indice azionario di 416 punti, il maggior guadagno giornaliero degli ultimi cinque anni.

“È come se stessero usando cavi per collegare una vecchia batteria e far ripartire il mercato creditizio”, ha detto Nick Raich, un dirigente della National City Private Client Group di Cleveland. “Stanno facendo del loro meglio per cercare di far rinascere la fiducia”.

Per capire il vero significato dell’azione della FED bisogna analizzare alcuni resoconti apparsi negli ultimi giorni tra le notizie dal mondo degli affari. Ad esempio, venerdì scorso l’International Herald Tribune sosteneva:

“Si prevede che questa settimana i mercati monetari difficili, il crollo delle azioni e la situazione del dollaro faranno aumentare i timori degl’investitori man mano che monta la pressione sulle banche centrali costrette ad affrontare quella che sembra essere la “terza ondata” di una crisi mondiale del credito… I mercati monetari sono scesi a livelli che non si erano più visti da dicembre, quando i problemi di fine anno avevano fatto salire i costi del credito”.

L’Herald Tribune diceva che i sussulti dei mercati creditizi avevano depresso i mercati azionari di oltre il 3% in una settimana, e che si stavano ripresentando più forti che mai le stesse condizioni che avevano preceduto le ultime due crisi (ad agosto e a dicembre). In altri termini, la liquidità stava sparendo dal sistema e il mercato era pronto per un crollo.
Un rapporto Reuters ripeteva le stesse raggelanti previsioni sulla “terza ondata” e aggiungeva:

“I rendimenti a due anni del tesoro statunitense sono scesi al livello minimo di quelli a quattro anni al di sotto dell’1,5%, dato che gl’investitori si sono precipitati sulle più sicure obbligazioni governative… Il costo delle assicurazioni obbligazionarie industriali ha toccato punte record venerdì, e sono ora colpite anche quelle parti del mercato del credito che prima erano scampate alla tempesta”.

I premi di rischio hanno avuto un’impennata e gl’investitori stanno abbandonando azioni e obbligazioni a favore dei più sicuri titoli di stato; un altro chiaro segnale che la liquidità sta scomparendo.

“La tensione finanziaria… continuerà probabilmente ad alimentare le ipotesi di immediate azioni della banca centrale, sotto forma di maggiori iniezioni di liquidità o d’imminenti tagli dei tassi”, ha sottolineato una nota della Goldman Sachs ai suoi clienti.

Ovvio. Quando i finanziatori congelano i fondi, gl’investitori corrono alle uscite il più rapidamente possibile. Ecco perché alla FED hanno cominciato a suonare i campanelli d’allarme e Bernanke ha organizzato un piano per aggiungere 200 miliardi di dollari al sistema bancario.

Anche Paul Krugman, opinionista del New York Times, ha parlato di “terza ondata” nel suo articolo “The Face-Slap Theory”. Secondo Krugman, “La FED ha tagliato i tassi d’interesse che controlla – i cosiddetti tassi di accantonamento FED – ma i tassi che interessano più direttamente l’economia, inclusi quelli sulle ipoteche e le obbligazioni industriali, sono ancora cresciuti. E questo non potrà che peggiorare la caduta economica…” (E adesso) “le banche e gli altri operatori sul mercato che hanno preso troppi rischi stanno tutti allo stesso tempo tentando di uscire dagli investimenti poco sicuri, e stanno così provocando gravi danni collaterali al funzionamento del mercato”. Quello che l’opinionista del Times sta descrivendo è il rivolgimento del sistema finanziario e il sorgere di un “panico finanziario totale”.

Il punto è che l’ultimo piano di Bernanke non è un rimedio per la marea di cattivi acquisti allo scoperto che hanno raggiunto i tre trilioni di dollari. È semplicemente una pezza per evitare che le attuali condizione dei mercati creditizi provochino un sanguinoso crollo del mercato azionario.

Bernanke ha coordinato l’azione con gli altri membri del cartello bancario mondiale (la Bank of Canada, la Bank of England, la Banca centrale europea, la FED e la Swiss National Bank) e ha messo insieme il TSLF (Term Securities Lending Facility), che “concederà fino a 200 miliardi di dollari in titoli del tesoro a operatori primari assicurati per 28 giorni (invece di un giorno, come nell’attuale programma) con una garanzia di altri titoli, inclusi titoli del debito federale, titoli MBS (mortgage-backed securities) del debito federale nel settore immobiliare, e MBS private del settore immobiliare con rating AAA. Il TSLF mira a favorire la liquidità nei mercati finanziari per il tesoro e altri collaterali, e quindi a incoraggiare il funzionamento dei mercati finanziari in genere” (dichiarazione della FED).

Il piano è ovviamente inflazionario e spingerà ancora di più al ribasso il già anemico dollaro. Non importa. Tutti gli strumenti in mano alla FED sono in ogni caso inflazionari e dovranno comunque essere usati prima di veder finire la crisi attuale.

La dichiarazione della FED continua: “Il FOMC (Federal Open Market Committee) ha autorizzato un aumento degli attuali accordi monetari temporanei (linee swap) con la Banca centrale europea (BCE) e la Banca nazionale svizzera (SNB). I nuovi accordi forniranno dollari alla BCE e alla SNB fino a, rispettivamente, 30 e 6 miliardi, con un aumento di 10 e 2 miliardi di dollari. Il FOMC ha esteso la validità di queste linee swap fino al 30 settembre 2008.

Perché la FED sta concedendo prestiti alle banche straniere? Non è forse una tacita ammissione di responsabilità nel bidone trilionario dei subprime? O si tratta forse solo di evitare conflitti con gl’investitori stranieri furibondi, che si sono resi perfettamente conto di essere stati truffati con titoli privi di valore? In ogni caso, la generosità della FED prova che il G-10 (all’incirca l’85% del PIL mondiale) opera in pratica come un cartello che determina la politica monetaria di buona parte del mondo.

Il TSLF (Term Securities Lending Facility) di Bernanke è stato intenzionalmente strutturato in modo da aggirare il mandato della FED di accettare solo garanzie ipotecarie di primo livello in cambio di prestiti. Nessuno pensa seriamente che questi titoli ipotecari AAA valgano più di 70 cents sul dollaro. In effetti, secondo un rapporto di ieri del Bloomberg News “il debito con rating AAA è precipitato a 61 cents sul dollaro dopo il record di pignoramenti mobiliari, e, secondo il gruppo Credit Suisse, il declassamento ad AA potrebbe far scendere il valore del debito a 26 cents.

‘Il fatto che abbiano mantenuto i rating al livello cui si trovavano è semplicemente ridicolo’, ha detto Kyle Bass, responsabile esecutivo della Hayman Capital Partners, un hedge fund che l’anno scorso ha guadagnato 500 milioni di dollari scommettendo sulla perdita di valore delle obbligazioni ipotecarie subprime a basso rating. Il declassamento delle obbligazioni con rating AAA e AA è imminente, e avrà ripercussioni significative. Bass stima che la maggior parte delle obbligazioni AAA negl’indici ABX scenderà in media di sei o sette punti nelle prossime sei settimane” (Bloomberg News). La FED sta accettando queste obbligazioni spazzatura quasi al loro valore facciale. Un altro regalo di San Bernanke.
La FED sta inoltre offrendo un riposizionamento di 28 giorni durante i quali, se l’asta funziona come l’altro strumento della banca (il TAF), i finanziamenti potranno essere riportati gratuitamente per altri 28 giorni. Evviva! La FED ha trovato un modo di ricapitalizzare le banche con rifinanziamenti permanenti a rotazione e il pubblico non è di certo più informato. I banchieri predatori di capitali della Citi e della Merrill penseranno di aver vinto la lotteria.
Disgraziatamente la decisione di Bernanke in realtà nazionalizza le banche e le rende completamente dipendenti dalla imprevedibile generosità della FED.

Floyd Norris, del New York Times, riassume gli sforzi di Bernanke in questi termini:

“La decisione odierna della FED e quella di venerdì scorso rappresentano uno sforzo per contrastare la mancanza di liquidità dei titoli garantiti da ipoteche, inclusi quelli garantiti da Fannie Mae e Freddie Mac [Fannie Mae è il nomignolo della Federal National Mortgage Association (FNMA), Freddie Mac quello della Federal Home Loan Mortgage Corporation (FHLMC). Si tratta di due GSE (società sponsorizzate dal governo) di proprietà privata, autorizzate a concedere finanziamenti e garanzie sui finanziamenti. NdT]. Vista la garanzia di Freddie e Fannie da parte del governo, il loro crescente rendimento è un segno premonitore che le difficoltà stanno aumentando e la fiducia degl’investitori sta sfumando. Il 30 ottobre, il giorno prima che la FED tagliasse i tassi di finanziamento dal 4,75% al 4,5%, il rendimento dei titoli Fannie Mae era al 5,75%. Oggi il tasso di finanziamento della FED è pari al 3% e quello di Fannie Mae al 5,71%, in pratica lo stesso di ottobre… I tassi indicheranno il successo o l’insuccesso, della FED. Devono scendere rapidamente, in linea con i tassi delle obbligazioni del tesoro. Oggi il tasso è salito per quasi tutto il giorno, ma è poi sceso a fine giornata. Tenetelo d’occhio per il resto della settimana per capire se l’intervento della FED sta veramente ricreando fiducia”.

Norris ha ragione; tutto sta a vedere se i tassi scenderanno, e se questo basterà a ridare fiato al moribondo mercato immobiliare. Naturalmente, si parte dalla falsa premessa che i consumatori siano troppo stupidi per sapere che l’immobiliare sta registrando il maggior declino dalla Grande depressione in poi. Il settore non riprenderà fiato nel prossimo futuro, indipendentemente dalle condizioni; e ci potete scommettere. L’ultima volta che Bernanke ha tagliato i tassi d’interesse di 75 punti base, i tassi ipotecari a 30 anni sono saliti di un intero punto percentuale, con un effetto negativo sul rifinanziamento e sugli acquisti di case. In termini di vendite immobiliari, il taglio è stato un totale fallimento.

Gli operatori di borsa amano le buffonate di Bernanke, e nelle prossime 24 ore lo esalteranno per aver agito con decisione. Ma non appena cominceranno ad analizzare la sua ultima manovra la vedranno per quello che realmente è: un segno di panico. Ed ancora più allarmante è il fatto che Bernanke stia usando in rapida successione tutte le frecce al suo arco. A dispetto dell’erronea convinzione secondo cui la FED potrebbe stampare valuta a suo piacimento, esistono limiti di bilancio: la generosità della FED non è infinita. Secondo MarketWatch:

“Tenendo conto degli swaps valutari con le banche centrali estere, la FED ha impegnato oltre la metà degli 832 miliardi di dollari che compongono il suo portafoglio complessivo di titoli e anticipazioni”, ha fatto osservare Lou Crandall, capo economista della Wrightson ICAP. “Dopo queste operazioni la FED non avrà completamente esaurito le munizioni, ma sta comunque scavando il suo bilancio più a fondo che mai”.

Nel suo ultimo articolo su interfluidity.com, Steve Waldman è giunto alle stesse conclusioni:

Dopo l’espansione della FAF, il programma di riposizionamento, e il TSLF, alla FED resterà una capacità di sterilizzazione [l’azione che tende a controbilanciare gli effetti sull’offerta di moneta interna dovuti a un intervento sui mercati dei cambi. NdT] di 300 o 400 miliardi di dollari, salvo in caso di emissione diretta di obbligazioni” (rischio calcolato).

Bernanke sta dunque esaurendo le munizioni, e la rovina della casa è appena cominciata. Brutta situazione.

Ma questo è solo un aspetto della storia. Bernanke e Co. stanno già lavorando su una nuova lista di rimedi iperinflazionari per i prossimi sconvolgimenti nel settore creditizio. Secondo il Wall Street Journal, la FED dispone di altri assi nella manica, altrettanto dannosi per l’economia:

“Mentre le tensioni sul mercato del credito minacciano di approfondirsi e prolungare un’incipiente recessione, gli analisti speculano che la FED potrebbe essere obbligata a prendere in considerazione risposte più innovative, magari comprando direttamente i titoli garantiti da ipoteche”.

“Man mano che le tensioni nel settore creditizio aumentano, si parla con sempre maggiore insistenza della possibilità di opzioni non convenzionali da parte della FED”, ha dichiarato Michael Feroli della J.P. Morgan Chase, secondo cui due possibilità stanno particolarmente attirando l’attenzione di Wall Street: il finanziamento diretto della FED a istituzioni finanziarie non bancarie e l’acquisto diretto da parte della FED del debito di Fannie Mae o dei titoli ipotecari garantiti dalle due società private sponsorizzate dal governo” (Rate Cuts may not be Enough, David Wessel, Wall Street Journal).

Meraviglioso. Cosicché adesso la FED sta pensando di ampliare il proprio mandato e salvare le banche d’investimento, gli hedge fund, le società d’intermediazione e probabilmente qualsiasi altro saputello uscito da Harvard e rimasto preso dalla trappola dei subprime. Non vi sembra magnifico il “libero mercato”?

In effetti Bernanke sta distruggendo il dollaro, ma sta tentando di ridar fiato alla bolla azionaria. E come possiamo quantificare il danno che sta infliggendo al dollaro? Secondo Bloomberg, “il rischio di perdite sui titoli del tesoro americano ha superato per la prima volta quello delle obbligazioni di Stato tedesche tra le preoccupazioni degl’investitori per la crisi delle ipoteche subprime che sta minando le riserve del governo… Il sostegno alle istituzioni finanziarie statunitensi in crisi verrà percepito come un indebolimento del diritto di credito degli USA”.

L’America sta andando in pezzi e il resto del mondo lo ha capito. Timothy Geithner, presidente della FED di New York si esprime in questi termini:
“La dinamica autorinforzantesi nei mercati finanziari ha intensificato i rischi negativi per la crescita in un’economia che già deve far fronte a un considerevole riallineamento nell’immobiliare e per la possibilità di un significativo incremento dei risparmi delle famiglie. L’intensità della crisi è in parte legata all’ampiezza del precedente boom finanziario, ma anche alla velocità con cui si deteriorano la fiducia nelle prospettive di crescita e alcuni fattori di base dei mercati finanziari. Il danno inflitto alla fiducia (nei tassi, negli strumenti di valutazione, e nella capacità degl’investitori di valutare il rischio) prolungherà il processo di riaggiustamento dei mercati, processo che comporta un rischio per l’economia in senso lato”.

Ironia della sorte, Geithner parla dell’importanza di ricostruire un clima di fiducia proprio il giorno in cui la FED ha deliberatamente distorto il mercato iniettando 200 miliardi di dollari nel sistema bancario e ha portato il mercato azionario a un’estasi indotta da steroidi. Sorprendente.

Questa settimana, il mercato azionario era sull’orlo dell’abisso, ma Bernanke ha manovrato per restare in carreggiata ed evitare il disastro. Ma non è cambiato nulla: i pignoramenti continuano ad aumentare, i mercati creditizi sono ancora congelati, e il capitale viene distrutto a una velocità superiore a quella di qualsiasi altro momento della nostra storia. La situazione economica continua a deteriorarsi, e anche aree del mercato non direttamente collegate a questa cominciano adesso ad essere colpite dal contagio dei subprime. I massicci disinvestimenti delle banche e degli hedge fund si stanno intensificando e continueranno ad accelerare fino a toccare il fondo. È una lunga strada, piena di trappole.

“Negli Stati Uniti, un nuovo rivolgimento si trasformerà in un collasso dell’economia reale, tappa socioeconomica finale delle esplosioni in serie delle bolle immobiliare e finanziaria, e dell’ininterrotta caduta del dollaro USA. Il collasso dell’economia reale statunitense significa il virtuale congelamento del sistema economico americano: bancarotte pubbliche e private a catena, e una massiccia chiusura di aziende e servizi pubblici” (Previsioni del GEAB, The Global Europe Anticipation Bulletin).
Vi sembra un quadro a tinte troppo fosche? E allora date uno sguardo a questi grafici che mostrano l’ampiezza delle operazioni di prestito della FED via TAF (Temporary Auction Facility). I prestiti hanno aiutato a far apparire floride banche in realtà insolventi, ma con un enorme costo per la salute economica del paese. http://benbittrolff.blogspot.com/2008/03/really-scary-fed-charts-march.html

La FED aveva deciso di dare la priorità al TAF, in modo da fornire un punto d’appoggio ai titoli ipotecari e alle altre spazzature subprime ed evitare che le banche dovessero tentare di venderli a prezzi da merce avariata in un mercato a corto di liquidità. Ma il piano si è dimostrato un boomerang e adesso la FED si è vista costretta a donare 200 miliardi di dollari a una causa persa. È una perdita di tempo.

L’UBS valuta nell’ordine dei 60 miliardi di dollari le perdite totali delle banche per il fiasco dei subprime. Se è vero, (e noi pensiamo che lo sia) allora la FED non ha fortuna, perché prima o poi Bernanke dovrà gettare la spugna e lasciare che qualcuna delle banche più grandi fallisca. E quando questo accadrà il mercato azionario comincerà a scivolare all’indietro con passi di 400 o 500 punti. Ma che altro si potrebbe fare? In realtà le perdite devono essere contabilizzate e le società lasciate fallire. È semplice.

Fino ad ora le azioni della FED hanno avuto un effetto marginale. Il sistema si sta fermano. I due più importanti GSE del paese, Fannie Mae e Freddie Mac, che attualmente hanno registrato nella loro contabilità finanziamenti per 4,5 trilioni di dollari, si avviano alla bancarotta. Entrambe sono estremamente sottocapitalizzate e i titoli Fannie (secondo un recente articolo di Barron) sono in buona parte fumo. Non c’è da meravigliarsi se gl’investitori stanno dando via le obbligazioni. Il costo delle assicurazioni obbligazionarie industriali ha inoltre toccato punte mai raggiunte nella nostra storia, e ciò rende quasi impossibile finanziare l’espansione delle attività o nuovi progetti. Gl’ingranaggi si stanno bloccando. I mercati creditizi sono sottosopra, la fiducia dei consumatori sta crollando, e, come afferma il Financial Times, “una palpabile atmosfera di crisi pervade gli ambienti del commercio globale”. La situazione è proprio fosca.

Le banche si trovano dinanzi a un “sistematico richiamo di margini di garanzia” [una richiesta di deposito supplementare, in liquido o titoli, da parte di un operatore ai clienti che hanno acquistato titoli a margine. NdT] e soffrono quindi di una scarsità di capitali che le rende poco propense ai finanziamenti. I mercati creditizi sono quindi in contrazione, e i grandi operatori si stanno precipitando verso le uscite. Le possibilità di Bernanke d’invertire la tendenza sono nulle. Le banche a corto di liquidi stanno ritirando i fondi dagli hedge funds, con un conseguente massiccio disinvestimento, che, a sua volta, sta originando un disordinato flusso di trilioni di dollari di swap [operazione simile al riporto. NdT] di crediti impagati e altre operazioni allo scoperto. È un vero disastro. L’economista Nouriel Roubini aveva previsto l’intera sequenza di eventi sei mesi prima dello sconvolgimento dei mercati creditizi”. Ecco qualche passo delle sue recenti dichiarazioni al Congresso:

“Aumenta adesso la concreta possibilità di sviluppi ‘catastrofici’ sul piano finanziario ed economico; un circolo vizioso in cui una profonda recessione aumenterebbe le perdite finanziarie, e queste, a loro volta, renderebbero ancora più dura la recessione. La FED è seriamente preoccupata per questo circolo vizioso e per i rischi di un crollo finanziario sistematico… Riduzione del capitale, contrazione del credito, liquidazione forzata, svendita dei beni al di sotto del valore facciale porterebbero a cicli a catena e sempre più ampi di perdite e ulteriori contrazioni del credito. In un mercato privo di liquidità, e visti i problemi creditizi, i prezzi reali sono attualmente inferiori a quelli facciali. I prezzi di mercato inglobano un ampio sconto per illiquidità che si aggiunge a quello legato al credito e ai gravi problemi dei valori soggiacenti che sostengono gli agitati titoli finanziari. Le perdite in conto capitale porteranno a richiami di margini di garanzia e una ulteriore riduzione del rischio assunto da differenti istituzioni finanziarie che sono adesso costrette a riportare ai mercati le loro posizioni. Una tale svendita forzata dei valori in mercati privi di liquidità porterà a ulteriori perdite che a loro volta contrarranno ancor più il credito e daranno luogo a ulteriori richiami di margine e disintermediazione di credito.

Per capire i rischi cui il sistema finanziario deve oggi far fronte, vi espongo lo scenario “da incubo” o “catastrofico” che oggi agita il sonno della FED e dei responsabili finanziari di tutto il mondo. Anche se estremo, un tale scenario ha crescenti e significative possibilità di trasformarsi in realtà. Non descrive quindi un evento irrealistico e improbabile, ma piuttosto uno sviluppo della situazione del tutto realistico”.

Roubini ha visto giusto sin dall’inizio, e continua a veder giusto. Bernanke può mettersi sul bordo dell’acqua e agitare le mani in segno di sfida, ma l’ondata arriverà comunque e lo trascinerà in mare. Il mercato sta correggendosi e non c’è niente che possa fermarlo.

Mike Whitney
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8328
13.03.08

Traduzione per www.comedonchisciotte.oeg a cura di CARLO PAPPALARDO

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