DI ULRIKE MAST-KIRSCHINING
dw-world.de
Due super-incidenti atomici: 25
anni fa Chernobyl e adesso Fukushima. Chi si assume la responsabilità
sul diritto alla salute dell’umanità?
Gli attivisti di Greenpeace hanno rilevato
fino a 48 Microsievert per ora a 60 chilometri dalla centrale atomica
di Fukushima. Questo vuol dire che gli abitanti della zona ricevono
in un giorno la quantità di radiazioni permessa in Germania in un anno.
“Perché,” dice la radiobiologia giapponese Katsumi Furitsu,
“le persone nelle zone altamente contaminate non vengono evacuate.”
Questo viene fatto solo nel raggio di 20 chilometri; vivere tra i 20
e i 30 chilometri praticamente vuol dire rimanere chiusi in casa.
Katsumi Furitsu ha fatto delle ricerche
sulla salute delle vittime di Hiroshima e si è occupata anche delle
vittime di Chernobyl. Così come pronunciato da alcuni esperti americani, lei ritiene
che, per le possibili conseguenze sulla salute, la zona di evacuazione
dovrebbe estendersi a 80 chilometri. Ma sembra che in Giappone non spetti
ai radiobiologi, ma ai sindaci, la decisione sul possibile ampliamento
della zona di evacuazione oltre i 20 chilometri.
Conflitto d’interessi con la lobby
atomica
Gli esperti dell’Agenzia Internazionale
dell’Energia Atomica (IAEA) non danno nessun’altra raccomandazione.
Dopo il disastro di Chernobyl, i suoi critici parlarono di una catastrofe
dell’informazione. Le stesse considerazioni dovrebbero essere fatte
oggi, sostiene Sebastian Pflugbeil, esperto berlinese di radiazioni,
se l’AIEA non avesse in verità altri interessi. “L’AIEA ha dichiarato
formalmente nello statuto che la sua missione è l’ulteriore diffusione
dell’uso pacifico dell’energia nucleare.” Chiunque osasse gettare
un’ombra su questo aspetto sarà represso con tutti i mezzi, sottolinea
Pflugbeil.
All’inizio dell’anno, nonostante i
dati e le informazioni dettagliate, il comitato scientifico delle Nazioni
Unite si è espresso, dicendo che “per la stragrande maggioranza della popolazione
non c’è motivo di temere conseguenze gravi per la salute causate
dalla catastrofe di Chernobyl”. “Ciò è in netto contrasto con
numerose esperienze dei medici che curano i tanti malati e gli studi
che, nel frattempo, hanno prodotto risultati del tutto differenti”,
sono le parole di Pflugbeil. Per lui questa situazione “è semplicemente
disumana ed è solo in funzione degli interessi delle lobby
dell’industria nucleare, di quelli dei gestori delle centrali e, tra
ovviamente, anche degl’interessi delle nazioni che costruiscono armi
nucleari.”
Le conseguenze per la salute non
sono un tema per l’OMS
Anche il ricercatore tedesco Hagen
Scherb, dell’istituto Helmholtz di Monaco di Baviera, ha recentemente
pubblicato uno studio che indica la mancanza di quasi un milione di nascite
in Europa. Per lui si tratta di una conseguenza della ricaduta della
nube di Chernobyl in Europa 25 anni fa.
Quindi, Un buon motivo per affrontare
gli effetti delle radiazioni atomiche sul corpo umano da parte dell’OMS?
“No”, dice Keith Baverstock, che, poco dopo il disastro di
Chernobyl, ne è diventato membro a Ginevra dove vi ha lavorato per
13 anni. “Loro non vedono che problema ci sia. E soprattutto non capiscono che questo è il loro problema.” L’energia nucleare, dal punto
di vista dell’OMS, non rappresenta alcun rischio per la salute. È classificata nello stesso modo delle centrali a carbone o di quelle a petrolio, mentre invece rappresentano
anche un reale rischio per la salute e possono causare elevata mortalità. Ovviamente un
incidente è tutta un’altra faccenda, dice Baverstock, ma gli incidenti non
sono sempre previsti nello scenario. Pertanto è ormai un po’ di tempo
che non vi sono più esperti su questo tema presso l’OMS.
Manca l’interesse sulla ricerca
Secondo l’Organizzazione Internazionale
Medici Contro la Guerra Nucleare (IPPNW), oggi non esistono delle ricerche
sistematiche da parte dell’OMS sulle conseguenze del disastro di Chernobyl.
Inoltre, l’OMS non potrebbe fare queste ricerche e pubblicarle senza
il consenso della AIEA. Secondo un accordo con l’AIEA del 1950, l’OMS
dovrebbe prima ottenere l’approvazione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia
Atomica per tutte le indagini e le ricerche in questo contesto. In Germania,
nel frattempo, è iniziata una discussione circa una richiesta di recesso
dal presente contratto per la prossima conferenza dell’OMS a maggio.
Nonostante l’obbligo internazionale
di garantire il diritto umano alla salute, la comunità internazionale
non ha ovviamente alcun interesse nel sollevare il problema del cosiddetto
‘rischio residuale’ dell’energia nucleare. Anche l’Europa ha molte
difficoltà in quest’ambito, dice Baverstock. Dopo tutto, abbiamo
realizzato che, dopo Chernobyl, c’è il problema di come informare e
consigliare in modo adeguato le nazioni europee e le sue popolazioni.
Il diritto umano alla salute richiede
competenza
In seguito alla pressione dei paesi
europei, l’OMS creò il cosiddetto “Ufficio-progetto per gli
eventi atomici” con sede a Helsinki. L’ufficio, diretto dalla Baverstock
dal 1998, venne chiuso nel 2000. “La chiusura fu una decisione
del direttore regionale – e l’ufficio non fu ricostituito altrove”,
continua Baverstock “così, quando arrivò il disastro di Fukushima,
l’OMS semplicemente non aveva più nessuna competenza per affrontare
la situazione”.
Queste competenze dovrebbero essere
al più presto ripristinate con degli standard professionali, si
auspica Baverstock. Infine, è giunto il momento, almeno a livello europeo,
di mettere in atto ricerche accurate e sistematiche sulle conseguenze
per la salute del disastro di Chernobyl.
Ulrike Mast-Kirschning
http:// www.dw-world.de
Link: http://www.dw-world.de/dw/article/0,,15021136,00.html
23.04.2011
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICOLA LONGONI