DI AMIR TAHERI
Sembra incredibile, anche se pare che ci siano segnali secondo i quali
Teheran si starebbe preparando per un confronto militare con gli Stati
Uniti, e che si sarebbe convinta che potrebbe vincere.
Il primo segnale è giunto lo scorso giugno con l’elezione di Mahmoud
Ahmadinejad a presidente della Repubblica Islamica, evento che ha
completato la presa ad ogni livello del potere da parte degli elementi più
radicali della classe dirigente.
A partire da allora le fazioni rivoluzionarie hanno condotto
un’epurazione
poco reclamizzata del servizio militare, di sicurezza, civile, e di
corporazioni di proprietà dello Stato e media.
Le epurazioni più significative hanno riguardato principalmente gli
alti
comandi militari.Tra coloro che sono stati rimpiazzati ci sono il Ministro della Difesa,
il
comandante in capo dell’esercito regolare e i suoi quattro vice, undici
comandanti anziani dei “Corpi della Guardia Rivoluzionaria Islamica”
(Islamic Revolutionary Guard Corps, IRGC), e cinque comandanti della
paramilitare Mobilitazione degli Spodestati. Alcuni degli ufficiali
epurati
sono stati “parcheggiati” in un nuovo misterioso organo chiamato
“Commissione di Difesa della Guida” assegnato all’ufficio della “Guida
Suprema” l’Ayatollah Ali Khamenehi.
Il Ministro dell’Intelligence e della Sicurezza ed il Ministro
dell’Interno,
che controllano polizia e gendarmeria, sono pure stati rimpiazzati.
Un altro segnale che indica che Teheran si starebbe preparando alla
guerra è
la designazione di ufficiali militari a cariche normalmente occupate da
civili, ad esempio governatori, sindaci e direttori dei maggiori enti
pubblici.
Ma, forse, il segnale più concreto ancora è il rafforzamento militare
in
corso nelle cinque province al confine con l’Iraq: la regione, con una
popolazione di 20 milioni di abitanti, è stata posta sotto il controllo
dell’IRGC, che ha anche assunto la direzione di varie unità
dell’esercito
regolare, compresa l’88a Divisione, e la polizia di frontiera. Si stima
che
l’Iran disponga di 250.000 soldati nella zona, il suo spiegamento di
forze
più massiccio dalla fine della guerra con l’Iraq nel 1988.
Uno dei primi passi del nuovo Governo di Ahmadinejad è stato
l’approvazione
di un fondo “di emergenza” di 700 milioni di dollari che possono essere
messi a disposizione a discrezione della “Guida Suprema” per “sacri
motivi
di difesa”.
La nuova amministrazione ha inoltre deciso di accelerare le spese per
la
difesa secondo un piano quinquennale approvato l’anno scorso da
Khamenehi.
Il piano mira a raddoppiare il budget militare entro il 2010. Ma ora
pare
che, grazie agli introiti in aumento sul petrolio, buona parte del
piano
potrebbe essere attuata entro il 2008.
Nelle recenti settimane figure di massimo spicco del regime, inclusi
Khamenehi e Ahmadinejad, hanno fatto una serie di visite fuori
programma a
Mash’had, seconda città dell’Iran. Una cosa curiosa rivelata durante
queste
visite è che una struttura tipo bunker atta ad ospitare la “Guida
Suprema”
sta venendo ultimata vicino al “santuario sacro” di Reza, ottavo Imam.
Il
complesso potrebbe anche alloggiare i più alti gradi del Governo,
compresi
il Presidente, il Consiglio dei Ministri e membri del “Majlis”
(Parlamento)
Islamico.
La scelta di Mash’had non è casuale: la città si trova a 1.000 km da
Teheran
e perciò ben lontana nel territorio nazionale dalla potenza di fuoco
USA in
Iraq e nel Golfo. Ci si aspetta anche che gli USA desistano
dall’attaccare
il bunker di Mash’had per timore di danni collaterali al santuario
sacro
dell’Imam, distante poche centinaia di metri.
I ripetuti andi-rivieni a Mash’had hanno alimentato voci secondo le
quali
Khamenehi progetta di nominare Abbas Va’ez Tabasi, il mullah che dirige
l’istituzione dell’ottavo Imam, “Vice Guida Suprema”. Non si sa mai!
La convinzione che gli USA non attaccherebbero luoghi vicini ai
santuari
sacri ha anche portato alla creazione di una nuova imponente base
militare a
Fadak, sobborgo della “città santa” di Qom dove è sepolta la sorella
dell’ottavo Imam, a sud di Tehran. I lavori per la base, che ricopre
una
superficie di 7.2 km quadrati, sono cominciati in agosto.
Mettendo insieme i pezzi del puzzle si potrebbero immaginare i profili
di
uno scenario di Teheran per quello che crede essere un inevitabile
scontro
con gli USA:
• Il tafferuglio diplomatico sui piani nucleari iraniani porta al
Consiglio
di Sicurezza che mancherebbe di prendere una decisione grazie ai veti
di
Russia e Cina.
• Gli Stati Uniti, dopo molti sbuffi e risentimenti, lanciano
incursioni
aeree contro le installazioni nucleari iraniane. (Teheran apprezzerebbe
parecchio una partecipazione di Israele perché ciò infonderebbe nella
Repubblica Islamica un maggiore diritto di combattere a nome dell’Islam
intero).
• L’Iran ripaga con la stessa moneta ordinando alle forze che controlla
all’interno dell’Iraq di attaccare le truppe USA e Britanniche.
Contemporaneamente la frangia Libanese degli Hezbollah lancia massicci
attacchi missilistici contro Israele, mentre Hamas e la Jihad Islamica,
i
cui leader hanno passato gli ultimi mesi a Teheran incontrando
Khamenehi e i
suoi collaboratori, organizzano un’ondata di operazioni suicide contro
Israele da Gerusalemme e la West Bank.
• Gli alleati USA e Britannici, stanziati nell’Iraq meridionale,
lanciano un
attacco deciso, da Shalamcheh, Hamroun e lo Shatt Al-Arab per prendere
il
controllo del Khuzestan, la provincia che produce il 70% del petrolio
iraniano.
• Le Forze Speciali Iraniane attaccano l’Iraq dalle fortificazioni di
Zaynalkosh, a sud delle province curde, a circa 80 km dalle prime
difese di
Baghdad a Ba’aqubah.
• Gli Sciiti di Hazara colpiscono Kabul, la capitale dell’Afganistan,
da
Maydanshahr mentre il signore Pashtun della guerra Guldubbin Hekmatyar
e ciò
che resta dei Talebani, alcuni dei quali sotto protezione iraniana,
attaccano l’Afganistan da un lato all’altro.
• Gli Statunitensi ed i loro alleati attaccano il Khuzestan.
• L’Iran chiude lo Stretto di Hormuz.
• Gli USA attaccano le province Iraniane di Kermanshahan e Kurdistan.
• Le forze guidate dagli USA attaccano lungo l’asse Mandali-Ilam. Gli
Iraniani retrocedono fino alla catena dei monti Zagross, prima linea
delle
difese naturali Iraniane (Per combattere lungo gli Zagross l’IRGC sta
costruendo nuove basi a Khorrambad, Pessyan, Borujerd, Zagheh e Malayer
nella provincia del Luristan. Queste basi si integrerebbero ad altre
precedenti più a ovest, in Sahneh e Kangavar).
• Il prezzo del petrolio supera i 100 dollari e l’economia globale
precipita
in una crisi.
• Gli USA lanciano missili cruise contro “obiettivi di regime” a
Tehran. Ma
il regime si è invece già trasferito a Mash’had.
• Dai network televisivi internazionali immagini di “carneficina
indiscriminata” e “distruzione smodata” nelle città Iraniane.
• Il consiglio di sicurezza si riunisce in stato di emergenza e ordina
il
cessate il fuoco, mentre la stampa USA e il Congresso insorgono contro
il
Presidente Gorge W. Bush e la sua strategia dell’”attacco preventivo”.
• Marce contro Bush a Washington e decine di altre città insieme a
personaggi di Hollywood ed altre celebrità invocano la destituzione di
Bush.
• Bush accetta un cessate il fuoco mediato dall’ONU e ritira le sue
forze
armate.
• La Repubblica Islamica emerge vittoriosa da quella che Ahmadinekad
vede
come “uno scontro tra civiltà”.
• Gli USA abbandonano Iraq e Afganistan mentre Bush diventa un’anatra
zoppa
per il resto della sua presidenza.
• La Repubblica Islamica guadagna nuova legittimità interna e procede a
schiacciare i suoi oppositori come “nemici della Nazione e dell’Islam”.
• L’Iran può aumentare il passo costruendo le sue armi nucleari e
missili a
lungo raggio senza essere tormentata da Washington.
• L’Iran diventa la “potenza centrale” di un nuovo “polo islamico”
all’interno di un sistema multipolare con Cina, Unione Europea e
America
Latina, sotto la leadership bolivarista del Presidente venezuelano Hugo
Chavez, che emergono come altri “poli”.
• Il successore di Bush riconosce il nuovo status dell’Iran e invia
Bill
Clinton, che si è scusato con l’Iran per “i nostri passati misfatti”
nel
2000, a Tehran per offrire ulteriori scuse formali per conto del
successore
di Bush ed offrire ad Ahmadinejad “un buon accordo”.
• La Repubblica Islamica è ora libera di procedere ad indirizzare
quella che
Khamenehi ha descritto come la sua “più grande missione storica”, che è
la
distruzione di Israele.
Tutto questo sembra stravagante? Be’, lo è. La Repubblica Islamica è
una
struttura fragile in una zona di terremoti politici. Naturalmente
l’ultima
cosa che dovrebbe volere è la guerra. Ciononostante, il precedente
Presidente Muhammad Khatami ha avvisato che Tehran potrebbe battersi in
una
posizione nella quale ci sarebbe comunque da arrendersi o da
combattere.
Amir Taheri
Fonte: http://www.khilafah.com/home/index.php
Link:www.khilafah.com/home/category.php?DocumentID=11785&TagID=2
17.09.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ORIENTE