L’IRAK DEI REPUBBLICANI E LA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAK

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DI JUAN COLE

Domenica scorsa la macchina propagandistica repubblicana ha attraversato l’etere saltellando in tutte le direzioni, come un grosso TIR, nel tentativo di nascondere al pubblico americano che, con il loro intervento, erano riusciti a installare in Irak una classe dirigente religiosa Shiita. Il titolo principale del New York Times era. “I responsabili USA affermano che un governo teocratico in Irak non è probabile.” Questo titolo probabilmente è sbagliato, però in ogni caso solleva la questione di che cosa si intenda per “teocrazia”.

Se significa uno stato guidato direttamente dai religiosi, allora sono d’accordo con il Vice Presidente Cheney quando afferma: a) bisogna vedere cosa vuole il Grande Ayatholla Ali Sistani, e b) Sistani non vuole uno stato guidato da religiosi come in Iran. Ma l’obiettivo principale dell’Islam politico non è mai stato, negli ultimi decenni, quello di ottenere il potere attraverso i religiosi. E’ sempre stato quello di sostituire la legge civile con la Sharia o legge islamica. Ciò è stato fatto da governi non religiosi, come nel Sudan. Ed è in questa direzione che va l’Irak. L’unica incognita è rappresentata dall’ampiezza della sostituzione. Riguarderà soltanto i diritti personali privati (matrimonio, divorzio, eredità, mantenimento?) o invaderà anche la legge commerciale e altre sfere del sociale?Anche se Cheney respingeva il concetto di teocrazia irachena, uno stretto collaboratore di Sistani, il Grande Ayatollah Muhammad Ishaq al-Fayyad, ha detto: “Mettiamo in guardia i responsabile contro una separazione di stato e religione.” Poi il portaparola di Sistani ha precisato che il Grande Ayatollah Sistani “vuole che la fonte della legge sia l’Islam”.

Molti americani credono a quello che dice Cheney, anche se, da parte mia, non riesco a spegarmelo, visto che mente ogni volta che parla. E’ stato lui a dire che Saddam e Al-Qaeida erano collegati operativamente. Una volta ha perfino affermato di conoscere esattamente dove si trovavano le armi di distruzione di massa . La maggior parte della gente ricorderà solo che Cheney ha detto che in Irak non vi sarà una teocrazia, senza preoccuparsi di controllare le notizie del lunedì sugli altri giornali.

Anche se “1984”, di George Orwell/Eric Blair, è nato come una critica anarco-sindacalista socialista dello stalinismo, sta diventando sempre più chiaro che si tratta anche di una visione profetica della società tardo-capitalistica caratterizzata dal consolidarsi dei mezzi di informazione in mano alle grandi aziende. In questa società Cheney si può sostituire a Sistani e parlare al posto suo, facendo dimenticare il vero Sistani proprio come i repubblicani hanno fatto dimenticare il vero Irak. “L’ignoranza è conoscenza.”

Un seguito poco noto è che i seguaci di Muqtada al-Sadr stanno ottenendo lusinghieri risultati in alcune elezioni provinciali. Probabilmente saranno una forza dominante nelle provincia di Maysan del sud e avranno una forte influenza in altre. I Sadristi vogliono la legge islamica e sono tutti per il puritanesimo islamico. Un responsabile inglese ha dovuto ammettere: “Ci dovremo convivere.”

A livello nazionale i partiti religiosi Shiiti hanno reso chiaro che fra le loro principali priorità vi è l’introduzione della legge islamica. I quattro gandi ayatollahs di Najaf sono chiamati “la fonte”, cioè la fonte dell’autorità a cui bisogna obbedire ciecamente per quanto riguarda le questioni religiose. Shaikh Ibrahim Ibrahimi, rappresentante del Gran Ayatollah Muhammad Ishaq al-Fayyad, ha emesso a sorpresa un comunicato, come riportato dalla AFP. Al-Fayyad è originario dell’Afghanistan, ma è arrivato a Najaf quando aveva dieci anni, alcuni decenni orsono.
Originariamente volevo citare la traduzione della AFP, ma poiché ho scoperto che conteneva degli errori di traduzione allora ho preferito fornire la mia:

“Tutti i religiosi e le fonti di autorità, e la maggior parte del popolo iracheno, richiedono con forza allo stato e al parlamento che l’Islam sia, nella costituzione permanente, la sola fonte di legislazione in Irak, e che ogni articolo o legge contraria all’Islam venga eliminata.. (questa richiesta) non è trattabile… (mettiamo in guardia) dal cambiare il volto dell’Irak o di separare la religione dallo stato, perché i pericoli di questa soluzione potrebbero condurre a risultati sfortunati, ciò viene rifiutato da tutti i religiosi e le loro alte cariche… (mettiamo in guardia) dal metter in atto azioni derisorie che possono ferire la sensibilità dei mussulmani, come l’arruolamento di ragazze mussulmane e la pubblicazione di foto con addestratori stranieri nelle riviste o nei giornali… Questo provoca un’influenza negativa sul governo, che oggi ha bisogno del più grande possibile sostegno popolare.”

I quattro grandi ayatollah di Najaf possono avere dei disaccordi interni, ma è difficile che al.Fayyad abbia potuto emettere questi avvertimenti senza il consenso degli altri tre.

AFP ha poi aggiunto fra parentesi:

“Fonti vicine a Sistani hanno annunciato poco dopo il rilascio dell’intervista che il capo spirituale sosteneva le richieste. “Il consiglio (marija) ha stabilito delle priorità riguardo alla formazione del governo e della costituzione. Si richiede che la fonte della legislazione sia l’Islam.” È stato affermato dalle fonti.

Rod Nordland a Babak Dehghanpisheh di Newsweek hanno redatto per questa settimana un bel profilo del Gran Ayatollah Sli Sistani. La presunta citazione di Hussein Shahristani, portavoce di Sistani, secondo la quale il grande ayatollah non vuole essere coinvolto nella scelta del nuovo governo, probabilmente non corrisponde al vero. Il suo punto di vista deve essere diretto su chi sarà il nuovo primo ministro.

Un altro articolo della AFP aggiunge ancora qualcosa su Sistani:

“ Mentre Sistani sta prendendo una posizione decisa sulla nuova costituzione, una fonte a lui vicina dichiara che egli non si oppone a un governo laico.” “Non crede sia un problema avere un primo ministro laico, perché nel momento attuale c’è bisogno di un politico esperto e questo non viene insegnato nelle scuole coraniche.” Ha affermato la stessa fonte, continuando: “ Sistani non è favorevole ad una repubblica islamica come l’Iran perché ‘velayat e-faqih’ non è una tradizione consolidata in questo paese.” Velayat e-faqih era la regola principale del defunto Ayatollah Ruhollah Khomeini, che ha guidato la rivoluzione islamica ed che ha posto i religiosi a capo di tutte le decisioni.

L’articolo prosegue ritenendo che Sistani si asterrà dall’intervenire nella composizione della nuova costituzione. E’ lecito dubitarne.

Sentiamo piuttosto qualcuno vicino a Sistani e che ne sa qualcosa su questo problema:

“Ciò che Sistani vuole è avere influenza sulla scrittura della nuova costituzione.”- secondo Mowaffak Rubaie, politico Shiita di rilievo “Vuole assicurarsi che venga fatta bene.”

Ecco servito Cheney e la sua fantasia di un Gran Ayatollah fuori dalla politica che desidera la separazione di stato e religione. Cheney aveva ragione solo quando ha detto che Sistani non vuole governare direttamente. Tutto il resto non corrisponde a verità.
Al-Hayat riporta che Adnana al-Zurfi, il governatore di Najaf nominato dagli americani, ha emesso un decreto in base al quale i seguaci di Muqtada al-Sadr possono riprendere le loro preghiere del venerdì a Kufa. La gente della vicina Najaf teme che questo possa presagire al ritorno nella loro città dei miliziani dell’esercito di Mahdi. La lista elettorale di Al-Zurfi ha perso le elezioni e la gente crede che egli stia preparando una pillola avvelenata per il prossimo governo provinciale, composto da religiosi Shiiti.

L’introduzione della legge religiosa potrà avere effetti deleteri sulle donne irachene. A Bush piace mettere in mostra, nelle sue manifestazioni pubbliche, qualche donna irachena, per far credere di averle salvate dallo sciovinismo maschile iracheno. Ma probabilmente invece sarà il responsabile principale del più grande peggioramento dei diritti delle donne nel medio oriente, dopo la rivoluzione iraniana del 1979.

Un bel trattato sulle differenze fra Sunniti e Shiiti, e le probabili implicazioni della vittoria dei partiti Shiiti per l’Irak e per gli altri paesei, è quello di Steven Magagnino di Sacramento Bee.

Juan Cole
http://www.informationclearinghouse.info/
7.02.05

Traduzione per Comedonchisciotte.net a cura di Vichi

Dello stesso autore leggi anche:

I RELIGIOSI SHIITI PROCLAMANO VITTORIA

LE ELEZIONI IN IRAK PRIME IMPRESSIONI

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