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La Redazione

 

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L'INTIFADA DEGLI SMARTPHONE

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A cura di Davide
Il 14 Ottobre 2015
69 Views

DI DAOUD KUTTAB

al-monitor.com

Ogni rivoluzione sembra aver perfezionato o reso particolare l’uso dell’avanzamento tecnologico di questi ultimi anni. Le attuali serie di proteste iniziate dai palestinesi il 13 settembre non fanno eccezione. I social media attraverso l’uso degli smartphone sembrano essere il nuovo modo di comunicare, a causa della facilità che offrono per l’upload istantaneo di foto e video.

Ogg i social media stanno giocando un ruolo fondamentale nell’attuale rivolta palestinese.

Danny Qumsieh, proprietario della stazione radio FM mawwal a Betlemme, afferma che l’uso di videocamere mobili di alta qualità, ha fatto una differenza enorme. “Ora tutti sono coinvolti nel fare video, postarli e condividerli con il maggior numero possibile di persone “, ha detto Qumsieh Al-Monitor.

Mamoun Matar, ingegnere palestinese ed esperto di media e comunicazione ha sottolineato come la tecnologia ha permesso a molte più persone di partecipare alla lotta nazionale palestinese in corso, affermando che: “Ognuno ha un cellulare o un computer portatile, e coloro che possono fare foto e video, poi, queste potenti immagini, le diffondono in tutto il mondo “. Matar ha sottolineato che i giovani attivisti di oggi stanno facendo gran parte del lavoro che i media tradizionali dovrebbero fare al posto loro . “Questa volta è diverso la seconda intifada, iniziata nell’ottobre 2000, quando Al Jazeera e altre emittenti satellitari arabe e regionali hanno coperto attivamente le proteste palestinesi, non lo stanno facendo questa volta però “, ha detto Matar. “Si sono concentrati sullo Yemen, Siria, Iraq e Libia, in modo che non stanno dando alla Palestina più attenzione di prima.”

Khaled Abu Aker, direttore di Amin, uno dei primi siti di informazione palestinesi, ha detto ad Al-Monitor che per la prima volta, i palestinesi hanno bisogno di più mezzi di comunicazione tradizionali. Abu Aker ha dichiarato : “Durante la prima e la seconda intifada, eravamo noi a chiamare i media per fare informazione. Oggi, i giovani la stanno facendo loro l’informazione.” Uno dei media mainstream, tuttavia, ha fornito la copertura televisiva in diretta che molti palestinesi e i loro sostenitori vogliono. I tecnici della Palestina News Network hanno piazzato una telecamera nei pressi della zona principale delle proteste di Betlemme ed erano in grado di mandare in streaming le immagini delle proteste.

Ahmad Buderi, giornalista esperto palestinese , ha osservato che mentre la maggior parte di persone in tutto il mondo utilizzano i social media per condividere foto di famiglia e video, i palestinesi ne fanno un uso completamente diverso. “In Palestina, soprattutto nei momenti di tensione, i social media diventano una piattaforma politica, spesso raggiungendo lo stato di mobilitazione politica”, ha detto ad Al-Monitor.

Buderi, che ha lavorato per la BBC e in vari network regionali, ha commentato come i leader e i politici utilizzano anche i social media per i propri scopi. “Quello che è insolito è che i leader politici pubblicano diversi video potenti e poi scrivono un loro commento che riflette il proprio punto di vista ideologico”, ha detto Buderi. Egli sostiene che i leader ideologici e politici usano questo metodo a causa della debolezza e della natura limitata dei media locali, e perché vogliono raggiungere i giovani in prima linea con le proteste.

Durante la prima Intifada, iniziata nel 1987, i principali strumenti di comunicazione erano fax e stampa. Questa volta, non viene usato da nessuna delle due parti.

“Nelle precedenti proteste, gli israeliani hanno cercato di tracciare le comunicazioni dei fax e bloccare le macchine da stampa su cui i volantini venivano stampati di nascosto prima di essere diffusi. Ora è tutta tecnologia da entrambe le parti “, ha spiegato Buderi. Egli ha anche sottolineato che l’uso della tecnologia non è limitato ai palestinesi, naturalmente. I servizi di intelligence militare israeliani oggi utilizzano anche strumenti ad alta potenza per monitorare e identificare i leader della protesta.

I video virali delle proteste possono essere inseriti in una di queste tre categorie. Alcuni di loro registrano gli scontri tra israeliani e palestinesi. Un video che riprende i momenti poco dopo un accoltellamento nella Città Vecchia di Gerusalemme il 3 di ottobre è stato messo on line il giorno stesso e ha avuto più di 142.000 visite su YouTube. Altri video documentano l’uso eccessivo della forza degli israeliani contro i palestinesi. Le riprese di una telecamera a circuito chiuso registrata il 7 ottobre in un supermercato nel quartiere di Gerusalemme di Abu Tor mostrano le forze di sicurezza israeliane che seguono un ragazzo palestinese nel negozio, malmenano un bambino e il proprietario del negozio. Più di 624.000 persone hanno cliccato questo video della durata di due minuti.

Forse i video visti di più sono quelli che documentano semplici atti di coraggio da parte dei palestinesi. Un video registrato il 10 ottobre mostra un inerme anziano uomo Hebron che affronta a parole dei soldati israeliani e cerca di costringerrli con la sua determinazione ad andarsene. Più di un milione di persone ha cliccato questo video, girato da Bilal H. Altaweel, un giovane fotografo palestinese di Hebron. I video e le foto hanno anche evidenziato il forte aumento del numero di giovani donne palestinesi che partecipano alle proteste, un fenomeno nuovo.

Nel 1979 la rivoluzione iraniana fu caratterizzata dall’uso diffuso di audiocassett
e per diffondere informazioni, anche la prima Intifada usò il potere del fax per diffondere notizie tra la gente. I palestinesi oggi utilizzano i social media per diffondere il sostegno per la loro causa e per comunicare tra di loro. Ovviamente però, la tecnologia da sola non fa la rivolta. E’ La gente che la fa, con il supporto della tecnologia che serve a informare e incoraggiare fuori e dentro il movimento.

Daoud Kuttab è un giornalista palestinese, un attivista dei media e editorialista per la Palestina Pulse. Lui è un ex Ferris professore di giornalismo all’Università di Princeton ed è attualmente il direttore generale della Comunità Media Network, un’organizzazione non-profit dedicata alla promozione dei media indipendenti nella regione araba. Su Twitter: daoudkuttab

Fonte: http://www.al-monitor.com/pulse

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13.10.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura della Redazione

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