L'INFANTILIZZAZIONE DELLA SOCIETA' PROCEDE A PASSO SPEDITO

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DI ALAIN DE BENOIST

ariannaeditrice.it

[…] La differenza tra le generazioni si cancella. Una volta s’insegnava ai bambini a diventare adulti; oggi, s’insegna agli adulti a sentirsi “sempre giovani”. In spiaggia, le bambine di sei anni portano il reggiseno, mentre le donne mature si vestono da ragazzine. I genitori fanno gli stessi giochi dei loro figli, e nel frattempo i nonni scoprono che l’esperienza che avrebbero tanto desiderato trasmettere non significa più nulla, in un mondo trasformato da una tecnologia che, da bambini, essi non hanno conosciuto. Mentre i giovani sono coinvolti sempre più anticipatamente nelle problematiche degli adulti, l’infantilizzazione della società procede a passo spedito.

Il clima individualista circostante, il discredito della nozione di autorità, la moltiplicazione delle famiglie gestite da madri single hanno prodotto una generazione di narcisisti immaturi, di adulti tanto dispotici quanto irrisolti, rimasti immobili allo stadio pre-edipico poiché il Padre, rappresentante simbolico della Legge, non è più in grado di aiutare i figli a spezzare il legame simbiotico con la madre. Questa infantilizzazione procede di pari passo con la femminilizzazione della società. Tutto ciò non è nuovo: Platone, nella Repubblica, evocava già il momento in cui “il padre si abitua a trattare il figlio da pari e pari e a temere i figli”. Sbarazzatesi di ogni rapporto di autorità, le relazioni genitori-figli sono ormai nell’ordine della seduzione, che è l’esatto contrario dell’educazione.

Tutto ciò fa il gioco della logica del capitale, ben consapevole che più i cittadini sono infantili, più sono vulnerabili al condizionamento dettato dal marketing psicologico, quella forma di psico-potere che mantiene la dipendenza dalle merci. Le pubblicità di cui c’ingozzano mirano a un target di consumatori impulsivi di un’età mentale compresa fra gli otto e i dieci anni, e più della metà delle decisioni d’acquisto in famiglia sono oggigiorno prese dai bambini.

“Da una decina d’anni a questa parte”, notava recentemente il filosofo Bernard Stiegler, “gli specialisti del marketing e delle trasmissioni televisive si chiedono come fare perché i bambini s’identifichino nei loro programmi e noi loro spot, anziché nei progetti dei loro genitori. Certo, non lo dicono a questa maniera, parlano di programma educativo o di pubblicità creative, ma lo scopo è questo.” [..]

Intervista di Nicolas Gauthier a Alain de Benoist

Estratto da: Quando il re è un bambin, la reggenza è delle donne

30.09.2014

Traduzione a cura di Marco Zonetti

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