L'INCUBO USA: LA RISURREZIONE DELLA RUSSIA

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DI ALFREDO JALIFE-RAHME
La Jornada

L’asse Russia-Cina ha reagito in modo tangibile nella scaccchiera geostrategica, ed ha approfittato gli strepitosi errori dell’unilateralismo della torturatrice teocrazia bushiana.

Il geopolitologo ed economista Frederick William Engdahl, dagli eccellenti contatti nella cupola tedesca, dopo aver enunciato la “fine dell’era del dollaro” (vedi “Bajo la Lupa”, 25/10/06), ha dedicato un’estesa analisi alla “nascita del gigante russo” (Asia Times, 25/10/06).

Cita due avvenimenti recenti, che sottolineano il “risorgimento della Russia come grande giocatore del potere globale”: il summit sui temi energetici con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e “l’indirizzamento del gas naturale dell’enorme giacimento Shtokman nel mare di Barents (progetto da 20.000 milioni di dollari); e, una settimana dopo, l’Indonesia che compra 12 moderni sottomarini russi”.

La “nuova Russia recupera la sua influenza mediante movimenti strategici, complementari alla ricchezza energetica (…) Li utilizza abilmente, avvantaggiandosi sulle pazzie strategiche e sugli enormi errori politici di Washington”.

La Cina, colosso economico, “non sarà capace di emergere come vera potenza globale indipendente nella prossima decade, se non risolverà due vulnerabilità strategiche: la crescente dipendenza dalle importazioni energetiche per la propria crescita economica e l’incapacità di stabilire una dissuasione nucleare credibile a fronte di un primo colpo degli Stati Uniti”.

“La Russia dispone di un potenziale dissuasivo nucleare per contrastare il dominio unilaterale statunitense”, ed allo stesso tempo ha costituito un asse con la Cina nel Gruppo di Shanghai.

Engdahl ricorda con ricchezza di dettagli geopolitici tutti i movimenti ostili dei gruppi petroliferi degli USA sotto l’egida del vicepresidente Dick Cheney, il vero potere, con il fine di “disgregare” la Russia ed appropriarsi delle sue vaste risorse energetiche. Però “ironicamente l’aggressiva politica estera di Washington nel periodo del vicepresidente Dick Cheney e del segretario del Pentagono, Donald Rumsfeld, a partire dal 2001 ha di fatto alimentato in Eurasia la combinazione strategica più temuta dai politici realisti, come Henry Kissinger o Zbigniew Brzezinski, e cioè la cooperazione economica e militare di lungo periodo tra due vecchi nemici della guerra fredda: Cina e Russia”.

In termini di “livello di vita, mortalità e prosperità economica, oggi la Russia non rappresenta un potere di classe mondiale. In termini di energia, è un colosso. In termini di superficie territoriale, resta il più grande del mondo. (…) Possiede le maggiori riserve di gas naturale, fonte di energia che attrae gli interessi delle principali potenze globali”.
Malgrado “il collasso dell’URSS ed il conseguente deterioramento del settore militare russo, esso è l’unico potere con capacità militare che si avvicina a quello statunitense”.

Egli ritiene che, con il prezzo del barile di petrolio a 60 dollari, (la Russia, ndt) possa iniziare ad estrarre il greggio dalle regioni remote dell’Artico, indicando inoltre, a nostro giudizio, che sia l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio sia la Russia lotteranno per conservare il prezzo a questo livello, mentre le transnazionali petrolifere anglosassoni tenteranno di svalutarlo al massimo.

Analizza le tre “corsie” geografiche di esportazione del petrolio e del gas russo che riforniscono l’Europa occidentale, la Cina, il Giappone e l’est asiatico. Evidenzia l’estesa rete di gasdotti appartenenti allo Stato: “probabilmente la più pregiata attività corrente (immobilizzazione) dopo petrolio ed gas. Qui si trova il cuore della nuova geopolitica del gas naturale di Putin ed il fuoco del conflitto con le compagnie occidentali di petrolio e gas, così come con l’Unione Europea”.

Engdahl riassume il progetto del gasdotto nordeuropeo che collega i giacimenti russi con la Germania attraverso il Mar Baltico ed evita il passaggio per la Polonia, Lettonia, e Lituania. Oggi, “la Russia è evidentemente il principale rifornitore di gas naturale della Germania”, terza potenza geoeconomica globale. I progetti sono a misura del gigantismo russo, ed il suo governo ha annunciato recentemente la costruzione del gasdotto che connette l’est della Siberia con l’Oceano Pacifico, ad un costo di 11.500 milioni di dollari, che rifornirà Cina, Giappone, la penisola coreana e l’est asiatico.

Lo Zar Putin ha messo in riga le voraci e depredatrici transnazionali petrolifere anglosassoni che hanno passato il limite, i cui contratti leonini (non equi, ndt) traballano a Sakhalin I (Exxon-Mobil, il cui avvocato è il texano James Baker III, intimo del nepotismo dinastico dei Bush) e a Sakhalin II (Shell). Putin cerca di recuperare il controllo delle risorse energetiche dilapidate da Yeltsin, e che forma parte della “emergente strategia russa”, che ha anche incorporato la Turchia mediante il gasdotto “corriente azul” (corrente blu, ndt), ad un costo di 3.200 milioni di dollari, che raggiungerà il Mar Nero per rifornire il sud Europa e l’Oriente del Mar Mediterraneo. In sintesi, “la Russia costruisce nuove alleanze economiche lungo l’Eurasia per la sua prossima collisione con gli Stati Uniti”.

Il successo di Putin si radicherà nel sua capacità di “difendere la propria strategia energetica eurasiatica” con una “dissuasione militare credibile”, di fronte ai piani di “supremazia nucleare statunitense”, eminentemente offensiva, illustrati in un articolo rivelatore di Kier Lieber e Daryl Press (Foreign Affairs, marzo-aprile/06): “gli Stati Uniti saranno capaci di distruggere prossimamente, con un solo colpo, gli arsenali di lunga gittata di Russia e Cina”. Lieber e Press sottolineano sia la “discesa precipitosa (declive precipitado) dell’arsenale russo”, sia il “passo glaciale della modernizzazione delle forze nucleari cinesi”, il quale implica un “drammatico giro nella correlazione di forze che favoriscono le notevoli migliorie di Washington”.

Nessun nega “il brusco deterioramento russo a partire dal collasso dell’URSS, però Lieber e Press abusano di fantasia e non prendono in considerazione le recenti dotazioni dell’arsenale russo. A giudizio di Frederick William Engdahl, la “guerra contro il terrore” e l’espansione democratica del “grande Medio Oriente”, che includono il progetto di installazione di missili in Polonia e la militarizzazione dello spazio siderale, coprono i veri movimenti offensivi statunitensi contro la Russia e la Cina. Non senza ammettere la precarietà dell’esercito russo, dovuto a difficoltà economiche e finanziarie, egli sostiene che gli “elementi di risurrezione in qualità di superpotenza militare sono ancora vigenti”, e realizza un inventario del suo “statuto militare di alta tecnologia”, che ha creato un “nuovo tipo di armi che rafforzano la sua dissuasione nucleare”(sua priorità), e fomentano le esportazioni ad entità “ostilizzate” dagli Stati Uniti.

La Russia ha risalito il pendio e grazie al petrolio ed al gas ha accumulato più di 270.000 milioni di dollari (quinta posizione mondiale) in riserve, che serviranno per migliorare la propria industria militare.

L’incubo che temeva il geopolitologo Mackinder si è realizzato grazie all’effetto contrario che l’unilateralismo bushiano ha provocato, il quale è riuscito ad alleare Russia e Cina nel Gruppo di Shanghai, ma soprattutto grazie alla “carta petrolifera”, in termini geopolitici, che il Cremlino ha magistralmente giocato.

Alfredi Jailfe-Rahme
Fonte: http://www.radiolaprimerisima
Link: http://www.radiolaprimerisima.com/articulos/869
29.11.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RICCARDO ROSINI

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