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L’IMPERO ECONOMICO DEI MILITARI EGIZIANI

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A cura di Bosque Primario
Il 18 Agosto 2013
70 Views

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DI SHERINE TADROS
aljazeera.com/

Un articolo del 15 Feb. 2012 che analizza uno dei motivi meno trattati dai tanti commenti sulla crisi sociale che sta vivendo oggi l’Egitto

Appelli alla responsabilità e alla trasparenza stanno crescendo in un momento ( febbraio 2012) in cui i militari sono caduti in disgrazia presso il pubblico.

Gli enormi interessi economici dei gruppi militari egiziani sono uno di quei segreti che conoscono tutti. I loro social club, i circoli privati, le residenze e tanti altri vantaggi di cui godono, sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha mai potuto stimare il loro vero peso sull’economia del paese.
Qualche analista ha valutato che il controllo militare dell’Egitto incida dal 15 al 40 % sull’economia. Ma sono stime approssimative.

Khaled Fahmy, Preside della Facoltà di Storia all’Università Americana del Cairo, la definisce una “economia grigia”, nel senso che se ne conosce ben poco, perché i militari non sono soggetti a nessun controllo da parte del parlamento e nemmeno del governo egiziano che su di loro non hanno potere di controllo “.

I militari, nel corso dei decenni, hanno dato vita ad un complesso industriale ben oliato e ben finanziato. Controllano più di 35 fabbriche e aziende che producono di tutto, da televisori a schermo piatto, a ricambi per frigoriferi e automobili.

Possiedono ristoranti e campi di calcio. Gran parte dei loro dipendenti sono soldati di leva pagati meno del salario medio. I militari non producono solo merci ma anche servizi, ad esempio gestiscono stazioni di servizio e il loro spazio di ingerenza va ben al di fuori del Cairo. Sono enormi proprietari terrieri in tutto l’Egitto.

L’Impero immobiliare

Non sappiamo esattamente quanti terreni possiedano i militari, ma se facciamo un giro veloce in macchina e passiamo per Nasr City, al Cairo, possiamo vedere il più grande complesso immobiliare posseduto dall’esercito.

Ma l’esercito specula anche sul valore dei terreni, cosa che si è dimostrata finora molto redditizia e si è spinto anche in joint venture con imprese di costruzione edili per costruire villaggi e zone residenziali.

I soldati vivono nei loro mini villaggi. L’esercito è diventato un’entità separata intoccabile dallo Stato con una propria economia-non-sindacabile.

L’esercito egiziano è formato da quasi mezzo milione di soldati di leva e anche se nessuno ha combattuto una guerra dal 1973, sono tutti ben pagati ma devono essere tenuti tranquilli e sotto controllo.

Fahmy spiega che, sotto Mubarak, c’era un ristretto corpo di ufficiali che vigilava sul governo per allontanare quella profonda ansia, evocata dal passato, di un colpo di stato [dopo che nel 1952 fu proprio un colpo di stato a portare l’esercito al potere].

“Mubarak fece in modo che i generali gli fossero fedeli e si assicurò la fedeltà anche degli ufficiali di medio rango tenendoli sotto stretto controllo e, un modo per farlo , era quello di costringerli ad andare in pensione a 50 anni.
Quindi la domanda era : ” Che cosa fare con tutti questi ufficiali in pensione? “

Si stima che durante i 30 anni di presidenza Mubarak siano andati in pensione 250.000 militari – un numero enorme di uomini e di famiglie che avevano bisogno di essere tenuti tranquilli e un buon modo per rabbonirli era di dare loro delle prospettive di impiego anche dopo il pensionamento.

Le Ricompense agli ufficiali

Sotto Nasser, gli ex ufficiali dell’esercito furono premiati con incarichi ministeriali o posizioni nei governo delle province.

Sotto Sadat e Mubarak – ci dice Fahmy – si scelsero altre opzioni per accontentare gli ufficiali e così Sadat, e ancor più Mubarak, premiarono gli ufficiali dell’esercito inserendoli nel loro impero immobiliare e nelle loro industrie terziarie, mentre agli agenti di polizia erano riservate posizioni politiche.

L’economia militare, come i suoi rapporti con la politica adesso è sotto i riflettori più di quanto non lo sia mai stata, infatti ci sono dei gruppi, come il 6 aprile, che hanno iniziato una campagna di boicottaggio dei prodotti dell’esercito.

O per dirla come Salem Mahmoud, mem bro di uno di questi gruppi: “Proprio come stiamo cercando di abbatterli politicamente, ora stiamo anche cercando di farlo toccndoli negli affari, per ridistribuire la ricchezza del popolo.”

Ma il boicottaggio è ancora in una fase iniziale ed è improbabile che abbia seguito tra la maggioranza della popolazione.

Quello che però preoccupa di più i generali è la possibilità che il parlamento cominci a vigilare sul loro bilancio. A novembre ( 2011) il governo [e, quindi, l’esercito] hanno cercato di far approvare una dichiarazione costituzionale che [tra l’altro] avrebbe garantito che il bilancio dell’esercito sarebbe rimasto autonomo e sotto il suo diretto controllo.

La Questione Critica

Il popolo si è ribellato e la dichiarazione non stata approvata, ma questa è stata un’indicazione di quanto sia critica la questione economica dell’esercito e di tutto l’establishment militare, e la loro preoccupazione che un’autorità eletta dal popolo possa chiedere di controllare i bilanci.

Finora ( Feb. 2012) non sembra che il parlamento, dominato dagli islamisti, voglia scegliere di entrare in conflitto con l’esercito che, con le sue imprese , sovvenziona il governo stesso.

Ma se l’Egitto, prima o poi, deciderà di diventare una vera democrazia completa e trasparente nelle sue istituzioni, a un certo punto i militari dovranno riconoscere che certi loro rapporti d’affari e certi loro privilegi [sussidi, agevolazioni fiscali ecc.] dovranno essere messi in discussione.

In molti paesi del mondo, l’esercito gode di benefici speciali e spesso certe loro operazioni restano segrete, in Egitto, dove l’esercito già naviga in acque agitate, la popolazione sta aumentando le sue richieste di maggior responsabilità e di trasparenza.

Sherine Tadros
Fonte: http://www.aljazeera.com/

Link: http://www.aljazeera.com/indepth/features/2012/02/2012215195912519142.html 15.2.2012

12.08.2012

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