DI ANTONIO DE MARTINI
corrieredellacollera.com
L’intervento diretto dei commandos inglesi potrebbe cambiare l’equilibrio delle forze a favore dei rivoltosi. Ma il vescovo di Tripoli dice che la calma si rompe solo la sera
Berlusconi aveva ingenuamente creduto di acquisire i punti premio del supermercato NATO mandando qualche migliaio dei nostri giovani migliori in Afganistan a sostegno di questa palese violazione del diritto delle genti, compromettendo un secolo di amicizia coi popoli mussulmani nostri vicini. (la guerra di Libia fu contro l’impero Ottomano).
Mons Innocenzo Martinelli, francescano, Vescovo di Tripoli “la Farnesina mi ha chiesto di partire, io resto. ” Restano anche le suore. Intervistato ha detto. La situazione è calma i media ne raccontano di balle, si sentono spari solo la sera e la notte”
L’agenzia ASCA ha pubblicato la testimonianza del vescovo di Tripoli, che prima di parlare avrà certo interpellato la Santa Sede. Eccolo: “Non credo che siamo alla fine di Gheddafi. Dalle sue parole, dalla sua resistenza molto forte ha dato l’impressione di volere andare avanti fino all’ultimo”. Lo ha dichiarato mons. Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli, intervenuto a ”24 Mattino” su Radio 24.
“Quello di Gheddafi – ha aggiunto il vescovo – è stato un discorso certamente forte per cercare di riconciliare le parti. Lui ha sentito un’offesa da parte del suo popolo e ha richiamato all’unità e alla pace perchè la storia della Libia non si confonda attraverso le spinte del fondamentalismo”.
Nel definire la situazione a Tripoli in mattinata ”tranquilla, visto che i problemi sono più alla sera e di notte” mons. Martinelli ha aggiunto che questa situazione era imprevedibile alcuni giorni fa: ”E’ stata una cosa improvvisa – ha detto il vescovo. (chi vuole il testo integrale clikki su :Google-News-vescovo tripoli). Questa descrizione si attaglia più ad attacchi terroristici che a manifestazioni “democratiche”.
Fin qui il Vescovo. Berlusconi ancor più ingenuamente, deve aver pensato che tranquillizzando gli USA circa la lealtà atlantica dell’Italia, avrebbe anche potuto farsi qualche affaruccio qui e li, magari buttando anche qualche osso agli industriali per farli schierare dalla sua parte. Adesso imparerà che i rapporti di amicizia sono un’altra cosa. E forse ha già capito che lui è il prossimo amico di Putin a saltare prima dell’arrivo della primavera. Ma come mai tutti presi alla sprovvista?
Ieri, nel blog sulla situazione libica, avevamo fatto un raffronto tra la situazione “Libia” e quella “Afganistan” illustrando le modalità con cui si svolse l’invasione dell’Afganistan. Chi volesse saperne di più, può acquistare in libreria le memorie del capo della CIA dal 97 al 2004 , George Tenet,( “At the center of the storm, my years at the CIA”, HarperCollins) che illustra con dovizia di dettagli il piano di invasione – non preparato dal Pentagono ma da analisti CIA – che portò a una facile vittoria militare su un esercito impreparato, ma che sta avviando a una sconfitta strategico-politica la coalizione “democratica” di cui facciamo parte.
In effetti, le somiglianze fino a ieri si fermavano sulla soglia dell’intervento armato, di cui non c’era segno.
Oggi, dobbiamo dire che alcuni elementi intravisti ieri ( gruppi di commandos che cambiano velocemente, obbiettivo, infrastrutture che saltano in aria e, questa non è certo opera di manifestanti, la tecnica dell’”Hit & Run” e least not last, la salvaguardia delle infrastrutture petrolifere) ci hanno indotti a ipotizzare la presenza – come in Afganistan – di agenti operativi infiltratisi dall’Egitto, dalla Tunisia e dal mare per inquadrare e guidare i ribelli adeguatamente armati .
Anche dalle foto del seppellimento dei cadaveri si nota la mano di un ufficio propaganda che specula sulla ignoranza delle regole Coraniche da parte di noi europei: è prescritto infatti che i defunti vengano seppelliti subito, col volto a oriente, in tombe singole a fior di terreno.
Le tombe che abbiamo visto in foto, rispondono in pieno ai requisiti religiosi. E’ probabile che le esequie siano state fatte sulla spiaggia perché l’esercito, fedele a Gheddafi, non avrà voluto correre il rischio di uscire da quello che ormai é il campo trincerato di Tripoli, fuori dal quale sanno ormai di essere attesi da professionisti della guerra.
Infatti, siamo in grado di confermare, a seguito di informazioni raccolte in ambienti competenti e bene informati che un certo numero di commandos inglesi ( tre per la precisione. Uno entrato il 3 febbraio e gli altri due successivamente per inquadrare i contractors tunisini e di altre nazionalità vicine) e i giovani appartenenti alle tribù cirenaiche.
L’uso degli inglesi è stato probabilmente suggerito dalla necessità di non compromettere definitivamente i rapporti tra USA e mondo arabo e anche dalla maggiore esperienza inglese in materia.
L’uso dei tunisini è indirettamente provato anche dalla riduzione degli afflussi di rifugiati verso Lampedusa. Se fino a ieri ero un poliziotto di Ben Ali, adesso posso fare il democratico libico e avere un bello stipendio.
Tutti questi sforzi si giustificano alla luce della preparazione di una resa dei conti definitiva tra l’occidente e l’Islam dall’Atlantico al Golfo Persico, oppure con un colpo di sole. Speriamo sia buona la seconda.
Russia e Cina stanno a guardare.
Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com
Link: http://corrieredellacollera.com/2011/02/24/libia-ultimo-atto-lintervento-diretto-dei-commandos-inglesi-potrebbe-cambiare-lequilibrio-delle-forze-a-favore-dei-rivoltosi-ma-il-vescovo-di-tripoli-dice-che-la-calma-si-rompe-solo-la-sera/#more-1980
24.02.2011
Nota di Giorgio Vitali
Concordiamo completamente con l’analisi dell’amico Antonio De Martini. Il quadro è esattamente come lui ci presenta. D’altronde non avevamo dubbi. La configurazione della Libia e la sua popolazione escludono rivolte di massa come ci vengono presentate dai Media italiani (diciamo “italiani” per modo di dire, perchè sappiamo perfettamente chi li governa, li controlla e li paga. Che è potere NON italiano, come ci insegna, coi suoi formidabili fondi Napolibera). Tra parentesi sarebbe veramente interessante stilare statistiche sulla coglioneria media ytalika, in alternativa a quelle giornaliere sulle propensioni all’acquisto di cianfrusaglie.
A proposito di questi racconti da “Mille e una cazzata”, occorre ricordare (lo abbiamo già fatto in un video recente pubblicato su Albamed) che quando si volle colpire il “tirannello” Cesausescu furono inventate stragi di “inermi cittadini” attuate dalla sua polizia politica. Si trattava in realtà di MENZOGNE allo stato puro, per coprire uno colpo di Stato, evidentemente programmato da ambienti “globalisti”, per eliminare dalla scena politica un uomo che di sicuro era un nazionalista e non avrebbe accettato la svendita delle proprietà del popolo romeno, sia pure mal amministrate da un sistema comunista, come avvenne poi in epoca Eltsin, l’«onesto ubriacone».
I retroscena dell’Affaire furono rivelati ampiamente in un libro rimasto classico: Sotto la notizia niente, di Claudio Fracassi, all’epoca direttore di Avvenimenti. In quel libro l’autore denunciò anche che, mentre gli europei erano distratti dalle menzogne dedicate agli avvenimenti di Romania, gli USA invadevano Panama, che si era permessa di progettare un altro canale assieme al Giappone. Lì vi furono morti a josa. Ma questi non fanno testo. Questo libro abbiamo presentato in una video intervista su Albamed.
Tornando all’argomento in questione, è interessante notare come buona parte dell’attacco alla Libia sia stata progettata dagli inglesi, con il concorso attivo di Commandos, sicuramente esperti dei luoghi per l’esperienza acquisita durante la campagna contro l’Italia ( 1940-1943). Per inciso, facciamo notare che la Libia, come tutti gli altri territori di scontro in cui agirono le nostre truppe, è zona petrolifera. Perchè il secondo conflitto mondiale fu appunto un conflitto per l’energia. Oggi inoltre possiamo constatare de visu quanto fossero infami la leggerezza ed il sottile tradimento con cui fu affrontato quel conflitto dal nostro stato maggiore (leggasi: marmaglia sabauda), poi risoltosi con la fuga ai danni di tutto il popolo (italiano questa volta, capire il distinguo!)
È l’Inghilterra la maggiore interessata al petrolio libico per il quale fece il conflitto africano. E presumibilmente è alle grandi petrolifere inglesi che andrebbe il petrolio sottratto alla nostra ENI, qualora Gheddafi dovesse “lasciare”. Cosa molto difficile da accadere. Ed in questo non sono d’accordo con l’amico Antonio, quando conclude che Cina e Russia stanno a guardare. Il mondo è ormai uno scacchiere in cui la partita è globale. Tutte le pedine sono utili. Soprattutto quelle come la Libia, che è comunque campo di battaglia, e Russia e Cina sarebbero potenze in via di estinzione (cioè il contrario di quello che in realtà sono), se stessero a guardare. Ma poi in gioco c’è anche l’Iran e l’asse Turco-Iranico…Tanto più che la Cina si trova ben piazzata sul Corno d’Africa. A due passi dai luoghi di questo conflitto. Tanto che: voglio ricordare come, proprio durante il secondo conflitto mondiale, fu progettato il RAGGIUNGIMENTO DELLA LIBIA da parte delle nostre truppe stanziate in Etiopia. Invece, per eccesso di prudenza, si decise di desistere e di resistere in loco. I risultati sono conosciuti. Evidentemente, per vincere, bisogna avere il coraggio di rischiare.
Giorgio Vitali
25.02.2011
via http://civiumlibertas.blogspot.com