Questa composizione è nata, dopo diverse meditazioni sulla situazione, il primo maggio del 2020 che, credo ricorderete, fu vissuto in forma esclusivamente virtuale.
Era del resto successivo a un 25 aprile soppresso, per la prima volta nella storia del nostro dopoguerra. Azzerato, andato completamente deserto per la paura della pandemia.
La situazione mi turbò parecchio e diede sfogo a questi versi, che immaginavano un futuro in cui gli adulti di adesso si ritrovavano nonni, e dovevano spiegare ai nipoti cose che quei piccoli, per l’ignavia di venti anni prima di fronte alla soppressione dei diritti Costituzionali, potrebbero trovarsi a non conoscere.
Patrizia Varnier
Libertà. Un giorno di aprile, forse il 25, del 2040
Io non credevo
saremmo arrivati
a tutto questo,
rispose il nonno
aprendo gli occhi acquosi.
Lo disse piano
e senza voltar la faccia,
perché il bimbo
non vi cogliesse
vile smarrimento.
Erano sempre liquidi
quegli occhi grigi e vecchi
e anche si fossero voltati
il bimbo non vi avrebbe distinto
trasparenti lacrime.
Il piccolo allora
ripeté la domanda
che da qualche giorno
gli ronzava intermittente
mischiata ai giochi virtuali.
E gli occhi grigi e vecchi
divennero più liquidi
rivedendo inganni
mai potuti sopire
mai voluti scoprire.
Ora quella domanda
li allagava di tristezza
per non aver fatto nulla
perché si potesse evitarla
nulla per evitare il dramma.
Nonno, dimmelo tu,
papà non mi ha risposto
dice che non lo sa.
Cos’è la libertà?
Patrizia Varnier, 1° Maggio 2020
Questa poesia ha partecipato al Festival Internazionale della Poesia di Milano 2020 ed a “l’Antologia e La poesia ai tempi della paura”.
Articolo di Patrizia Ligabo’, pubblicato per ComeDonChisciotte.org da Giulio Bona.