DI MIGUEL MARTINEZ
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Vedo che in diversi blog, inizia già a scatenarsi il complottismo automatico: digitando su Google, Massimo Tartaglia complotto, vengono fuori già quasi 5.000 voci.
A Destra, si desidera il complotto per snidare i “comunisti che odiano il premier”, altrimenti non c’è trama.
A Sinistra, è dai tempi di Stalin che qualunque cosa avvenga in contrasto con la Linea del Partito deve essere per forza opera di un Agente del Nemico; una forma mentale sopravvissuta miracolosamente alla putrefazione della stessa Sinistra.
Nell’episodio di Milano è facile trovare il famigerato cui prodest, sottolineando come Berlusconi ne esca vittima (e le vittime purché mediatizzate trionfano sempre) e come il governo stia cercando di approfittare del fatto per stroncare ulteriormente la libertà di parola. Con il solito linguaggio insinuante e con i soliti ammiccamenti furbeschi, i complottisti sottolineano piccole stranezze e discordanze tra le testimonianze, come se in un momento come quello, e con due protagonisti come quelli, tutto avrebbe dovuto essere chiaro e semplice.
I cui prodest sono sempre a senso unico: si potrebbe anche dire che Berlusconi abbia subito un colpo devastante alla sua preziosa faccia e alla sua preziosissima immagine di ridanciano bambolotto benvoluto da tutti. Però il complottismo funziona proprio grazie all’abilità con cui i filtri paranoici fanno passare solo i dati che servono alle tesi complottistiche.
Detto questo, separiamo le questioni: Uno, il colpo di Duomo in faccia a Berlusconi. Due, la maniera preoccupante in cui il governo intende approfittarne.
Come probabilmente saprete, il Ministro degli Interni ha annunciato che il governo prenderà da domani misure urgenti per controllare la rete – combinando “provvedimenti cautelari” e “filtri”, nonché “rogatorie internazionali” – e cercherà di applicare alle manifestazioni di piazza le stesse norme che valgono negli stadi. Provvedimenti che non avrebbero certamente salvato la faccia del premier: Tartaglia non era pregiudicato e non aveva tirato un sito in testa a Berlusconi.
Su tali questioni, abbiamo sempre sostenuto che la libertà di opinione va difesa a 360 gradi. In termini semplici, io messicano antimperialista, difendo il diritto di qualunque neocon di dire che i messicani antimperialisti puzzano e andrebbero presi a calci. Come difendo il mio diritto di rispondergli con altrettanta durezza.
Si inizia sempre a minacciare la libertà ai suoi estremi: se io dico, sono contrario alla pena di morte tranne per i serial killer, ho già reintrodotto la pena di morte, e si finirà per applicarla in maniera sempre più indiscriminata. Questo vuol dire che, se si è contrari alla pena di morte, bisogna partire proprio difendendo il diritto alla vita dei serial killer.
Le opinioni forti, sgrammaticate e viscerali, espresse poi su media minori e deboli, sono le più difficili da difendere, e le più facili da attaccare. Non cominceranno mai chiedendo la chiusura di un grande quotidiano, ma di qualche sovreccitato foglietto “anarco-insurrezionalista” (le virgolette sono volute, per una serie di motivi lunghi da spiegare) o qualche sciocca esternazione di skinhead. E siate certi, i primi saranno subito scaricati dalla Sinistra, i secondi dalla Destra.
Proprio per questo va difeso tanto chi disegna vignette sguaiate sul profeta dell’Islam, come chi predica il jihad.
Vanno difesi i revisionisti che negano la storiografia generalmente accettata, che ciò riguardi il nazismo, le foibe, la schiavitù o i gulag. Vanno difesi coloro che promuovono ciò che la legge chiamava “l’odio di classe” e coloro che dicono che i gay sono “contro natura”. Vanno difesi coloro che sostengono che il 4 novembre sia la festa dei macellai, come coloro che sostengono che la Dalmazia dovrebbe essere italiana.
Difesi nel loro diritto legale di parola, semplicemente.
Poi attaccati con tutta la veemenza o l’intelligenza del caso sul piano dei contenuti, smontati, ridicolizzati e se si vuole anche, insultati e fischiati in piazza, perché no?
Nella mentalità da stadio che domina in Italia – dove si applaude a qualunque sgambetto commesso a danno della nostra squadra, e si grida al fallo quando lo sgambetto lo fanno gli altri – un ragionamento del genere è quasi incomprensibile. Gli stessi esponenti di centrodestra che hanno sostenuto (in maniera piuttosto dubbia) che la legge sull’omofobia avrebbe privato i cattolici del diritto di dire che l’omosessualità era moralmente discutibile, oggi chiedono il controllo della rete. E gli stessi di centrosinistra che si lamenteranno dei provvedimenti di Maroni, sono quelli che chiedono ogni giorno che la magistratura punisca le idee di qualcuno.
Ma così andrà a finire che non potrà più parlare nessuno.
Miguel Martinez
Fonte: http://kelebek.splinder.com
Link: http://kelebek.splinder.com/post/21887096/Libert%C3%A0+di+parola%2C+sempre
16.12.2009
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