di Manuela Valenzuela (traduzione sintetica dall’originale inglese di Andrea Cesanelli).
Riepilogo:
Il cervello umano, così come il corpo, non è altro che una fragile meraviglia dell’evoluzione, iniziata con la comparsa della vita sulla terra e sviluppatasi nel corso di ere di continua mutazione.
Nei millenni la sua crescita ci ha consentito di arrivare nell’era attuale al dominio incontrastato su tutto il pianeta. E’ di gran lunga il più potente strumento adattativo umano che gli ha consentito un inserimento prima nell’ambiente naturale poi in quello artificiale da lui stesso creato: la civiltà.
Ma congenito con la sua magnifica capacità deduttiva il cervello umano è anche costituito dai resti della nostra evoluzione, così in esso sono ancora presenti anche istinti di rettile, sentimenti di mammifero e umane fragilità. Questo strumento insuperato, creatore di pensieri e soluzioni, mezzo adattativo potentissimo conserva in sé il ricordo tangibile dei tempi in cui ci appendevamo a tre zampe sugli alberi africani e la seguente diaspora che ci ha dispersi per tutto il globo, ‘poche’ centinaia di migliaia di anni fa.
Il cervello umano non è sostanzialmente cambiato negli ultimi 200.000 anni, rimanendo delle stesse dimensioni e potenzialità che aveva tra i nostri antenati primati. L’evoluzione è un lavoro lentissimo, fa sentire i suoi effetti ben oltre i limiti storici che siamo abituati a concepire; in effetti tutta la storia registrata della civiltà umana non è che un singhiozzo paragonata alla durata della vita sulla terra. Così, noi siamo, fondamentalmente, gli stessi animali che si arrampicavano là sugli alberi a mangiare o ripararsi dalle belve della pianura. Il nostro Ego, il nostro io, è fatto da quegli elementi che ci consentirono la sopravvivenza in quelle situazioni: paura, insicurezza, ecc.
Probabilmente furono loro a spronare la nascita della curiosità che poi fece sbocciare l’intelligenza, e noi ancora oggi giorno siamo guidati da questa curiosità per tutto: il mondo che ci circonda, le nostre origini, il nostro posto nell’universo e nell’ambiente che abitiamo, ecc.
All’inizio:
All’inizio quando l’umanità cominciò a pensare al suo posto nel mondo, quando ancora non ne era che una parte piccola e passiva che errava insicura alla ricerca di cibo e casa, un sentimento di solitudine deve aver prevalso nella visione che ne scaturì. E oltre a ciò un’insaziabile paura dell’incomprensibilità di tutto ciò che si vedeva: terre sconosciute, altre genti e animali estranei, territori ostili e minacciosi, apparivano tanto stupefacenti quanto misteriosi.
Senza una scienza collettiva o una cultura creata da secoli di studi, i nostri antenati si trovarono spersi, spaventati, stupiti dal mondo che si presentava di fronte alla loro nascente coscienza. E insieme con la paura, lo stupore impose la creazione di spiegazioni fantasiose che dessero una motivazione, un senso al mondo così come era visto. Le spiegazioni avevano l’obiettivo di chiarire i primi misteri e le domande cui lo spirito umano doveva rispondere in qualche modo e sedare altresì la paura che un mondo sconosciuto creava nelle coscienze. Così nacquero i miti, i miti sulla creazione del mondo, i miti sul modo in cui il mondo funzionava e così via, e accanto a Dei, più o meno benevoli, anche l’uomo trovava un suo posto nel creato che ne giustificasse l’esistenza e ne sottolineasse la superiorità su tutti gli altri esseri terrestri.
Così il sole, la luna, il temporale, la morte, i sogni, le stagioni e tutte le altre caratteristiche del mondo che spaventavano e meravigliavano l’uomo furono spiegate e le angosce che esse creavano mitigate.
La stessa congenita solitudine dell’uomo fu ridimensionata con il mito di un forte legame con un’entità superiore che lo aveva creato e aveva per lui interesse, preoccupazione e, in definitiva, amore. Le domande vennero evase, l’Io ne fu rasserenato e la religione nacque.
Persino la paura più grande di tutte, quella che vince il tabù che la mente non può accettare, la morte, fu vinta. Il cervello umano rifiuta naturalmente di concepire la morte come sua cessazione, perché, nell’uomo, come in ogni altro animale, è primario l’istinto di sopravvivere, la sola idea che lo mette in questione è profondamente angosciante. Gli animali non hanno simili pensieri, ma, all’uomo in cui si affacciò la coscienza, essi si presentarono in tutta la loro drammaticità, il mito funzionò anche qui creando mondi metafisici in cui l’uomo avrebbe continuato a vivere dopo la sua scomparsa da quello terreno, per sempre.
Il mito qui è stato potentissimo perché ha cancellato in un colpo ciò che gli occhi e l’esperienza umana dicevano all’uomo stesso: che la carne e il sangue dopo la morte marciscono e dell’uomo non resta che una carcassa informe che gli elementi disperdono. Ma il mito impose che, almeno per l’uomo, ciò era differente; l’uomo era superiore agli altri esseri e come tale non era soggetto allo stesso destino. Le domande e l’angoscia dateci dalla morte volevano una risposta ansiolitica che la realtà NON poteva darci, allora il mito propose una risposta che fosse il più possibile in linea con i desideri e le aspirazioni umane, che calmasse la paura, che non ci facesse sentir soli, che ci facesse sentire superiori.
Un senso alle cose fu dato e un posto speciale per l’uomo fu accettato: i miti avevano adempiuto al loro fine. Questo avvenne in ogni cultura umana, per quanto isolata o locata in posti inaccessibili, ognuna creo il proprio pantheon e la propria serie di miti particolari, ma tutte, nessuna esclusa, si volsero alla spiegazione mitologica del mondo e di loro stessi con gli stessi propositi e gli stessi risultati.
Allucinazione e Rifiuto:
Man mano che il primate umano continuava la sua evoluzione culturale, modificando i suoi comportamenti e creando società sempre più complesse, egli si ritrovava sempre più dominatore e manipolatore del mondo in cui viveva. Così cresceva anche la sua idea della propria grandezza, della sua superiorità e specialità e aumentava sempre più la sua pretesa di essere il destinato dominatore di tutto il mondo.
Le sue capacità di interferire attivamente sulla natura coincidevano con il pregiudizio di essere stato scelto da qualche divinità (singolare o collettiva) per dominare il pianeta in quanto migliore di tutte le altre forme di vita.
L’io-primate non poteva accettare la realtà che l’uomo non è che un mammifero, uguale in essenza a ogni altra specie vivente che girovaga su questa Terra. Credersi degli scelti dagli dèi, degli eletti, appagava un narcisismo innato e giustificava la nostra aggressività nei confronti della natura e di tutte le altre forme di vita. Noi fatti per dominare, loro fatti per essere dominati.
La realtà, come sempre quando è confrontata con il mito, ebbe la peggio: il fatto che noi nasciamo, mangiamo, ci riproduciamo, defechiamo, siamo costituiti dalla stessa materia organica, ci comportiamo persino come molti altri animali, fu molto semplicemente ignorata.
Anzi, ogni tentativo fu fatto per differenziarci il più possibile dal mondo mammifero da cui provenivamo e cui appartenevamo così da dare un aiuto tangibile alla fantasia che già ci dipingeva come totalmente diversi.
Ma il negare la nostra realtà di animali è una condanna che ci ha perseguitati da allora fin oggi con pessime conseguenze, perché negare la propria natura di animali è negare se stessi, l’alienazione.
E l’autoconcessa superiorità umana fu resa ancor più possibile dall’ignoranza della reale natura del mondo, delle interazioni tra animali, dei comportamenti degli organismi.
Ignoranza, paura e compiacimento ci indirizzarono verso il mito e la fiaba, la realtà venne messa da parte; insostenibile dalle fragili coscienze umane, ad essa fu preferito un infantile racconto: gli occhi sul vero vennero chiusi.
Nel tentare di differenziarci sempre più dai nostri simili animali innescammo un circolo vizioso di ignoranza e pensieri allucinatori che avvelenarono sempre più la nostra realtà.
Questo demone allucinatorio sta divorando l’uomo nel suo insieme, facendo a pezzi la nostra psiche, noi rifiutiamo di cacciarlo ma al tempo stesso ne sentiamo inconsciamente la presenza devastante.
L’oppio narcotico per le masse:
Con lo sviluppo della civiltà, si sviluppò anche la religione. Ne nacquero di sempre più complesse, alcune si diffusero più di altre così, da diventare comuni a vari popoli ma allo stesso tempo esse si frantumarono in varie eresie che ne minavano l’unità. Le stesse tre religioni più diffuse oggigiorno: Cristianesimo, Islamismo e Giudaismo, nacquero tutte in nuce da un Credo presente nell’area mesopotamica (una delle zone in cui nacquero le prime civiltà organizzate). Le idee religiose di base delle tre religioni sono le stesse, esse sono il miglior esempio (e anche più conosciuto) di tre Fedi nate da una religione originaria comune. Un altro esempio è ben visibile nell’attuale situazione interna al Cristianesimo, spezzato in numerosissime sette, pur essendo partito da un’unica religione monolitica, circa 1.600 anni fa: la Chiesa cattolica. E con il crescere del potere degli stati la religione divenne anche lei un mezzo di competizione, una scusa per iniziare guerre, insieme alle altre scuse classiche di dominio, furto e conquiste territoriali. E all’interno gli stati iniziarono una crescente politicizzazione della religione che venne sempre più unita strettamente al governo del paese e usata come elemento in più per manipolare e dominare la popolazione.
Pochi esseri umani avevano in quei tempi qualcosa che potesse esser definito istruzione, erano molto al di sotto del saper scrivere e leggere. Semplici e confuse menti, questo era quello che la massa era, e perciò facilmente manipolabile dal fascino della religione o dal carisma del potente di turno. Così la religione conquistò importanza sociale enorme grazie ai grandi servigi che poteva dare al governo dello stato.
Fu lì che si giunse al paradosso che per molti semplici, dall’inizio della storia, la religione divenne più reale della realtà ed essi si può dire divennero dipendenti dall’idea metafisica religiosa che prometteva una vita migliore dopo morti; era la loro via di fuga da un’esistenza grigia, povera e di sfruttamento, e così erano dipendenti dall’idea stessa che li rendeva schiavi: la religione statale.
L’élite dominante sapeva bene tutto ciò e si prodigava nello sviluppare il più possibile ignoranza e fede, così da dare una base stabile al proprio potere.
Così dando loro una speranza, li rendevano servi; dando loro l’illusione di esser speciali, li rendevano obbedienti; dando risposte alle loro domande angosciose, gli mentivano su tutto; e dando loro la vita dopo la morte, approfittavano e sfruttavano la loro vita reale.
Ma le masse, per la loro ignoranza, per la loro paura, per il loro bisogno di sicurezza, credevano a tutto e si sottomettevano volontariamente, cosicché il giogo per tenerli irregimentati non doveva esser neanche tanto stretto. La nostra psiche funziona così, i governanti che ne trovarono la chiave non si fecero scrupoli per usarla a loro vantaggio. La religione organizzata è un oppiaceo per i popoli, somministratoci dalle élite al potere per tenerci buoni, sottomessi e governabili secondo i loro fini. Tutto basato su un bisogno umano che si è sviluppato nel nostro cervello quando, funzionale come il nostro moderno, era però ancora sprovvisto dei mezzi culturali per affrontare la realtà del mondo così come ci si presenta. Senza una scienza e una cultura, l’unica cosa che poteva salvare la mente dalla paura della realtà fu il mito e la religione che vi crebbe sopra.
Il potere non mancò da subito di appropriarsi dell’idea religiosa per utilizzarla per i propri fini, e gli stessi riformatori religiosi, vedasi Gesù o Maometto, furono arruolati nelle religioni ufficiali modificando il loro insegnamento quando esso contravveniva le necessità della classe dirigente al potere. Raramente gli intimi messaggi di pace e vero amore propugnati dai profeti sono ascoltati, e mai messi in pratica. Messaggi di speranza del genere, predicati per il mondo in varie epoche e da vari illuminati sono velocemente dimenticati, inascoltati o, accettati solo ipocritamente, sempre con il fine di manipolare la massa. Accettare idee come quella socialista o che Gesù non era che un uomo tra gli uomini, per esempio, che pure trovano esposizione nella bibbia, sono cose inaccettabili per le élite dominanti che basano il loro potere, la loro ricchezza, la loro posizione su teorie in profondo conflitto con queste.
Lo scettro del Controllo:
La religione serve l’interesse di una classe dominante, rendendo le masse facilmente controllabili. A tal fine, dalla nascita in poi, ogni essere umano, uomo o donna che sia, viene indottrinato per farne un altro dente degli ingranaggi di questo sistema. Bombardato fin dai primi mesi, quando non ha una mente critica formata e diffidente verso idee nuove. Instillate da varie persone (genitori, parenti, amici, scuola ecc) la mente del piccolo primate viene plagiata e soccombe a questo indottrinamento.
Le giuste domande contro l’irrazionalità evidente della religione scompaiono, non si ha più paura di chiedere: non nascono proprio più le domande, non si vedono proprio più le incoerenze; la religione scava profondo nelle menti per 20 anni diventando parte della personalità della persona. Così avviene un indottrinamento, in maniera inconscia anche per gli stessi genitori o educatori, e le nuove generazioni lo percepiscono e lo passeranno intatto alla generazione successiva, facendone la stessa squadra di operai sottomessi e soldati obbedienti che non pensano ma obbediscono e eseguono. E’ un lavaggio del cervello ereditato di generazione in generazione. Tutte arruolate nell’esercito della fede religiosa e dei suoi precetti irrazionali che tanto più si discostano dalla realtà tanto più sono forzatamente creduti veri.
Questo è il controllo, questo è il demone del narcotico dei popoli. Ripetute migliaia di volte fin dall’infanzia, in modo dolce, in modo cattivo, suggerito, raccontato; negando alternative, zittendo le domande che la mettono in crisi, manipolando e ricattando la mente razionale, alla fine, la favola religiosa è un leitmotiv che permea la mente del giovane adulto. Il cittadino è così sufficientemente indottrinato per essere una parte sottomessa di questo sistema.
Il nemico della religione:
L”istruzione è il nemico della religione, perché catalizza nel cervello le capacità di fare a meno dei demoni narcotici che la religione gli offre. Il cervello acculturato è in grado di confrontare fantasie con realtà, fatti con immaginazione, analizzando e pensando da solo, senza bisogno di controlli o evadendo tentativi di controlli esterni, consigli di preti, profeti e mistici che papalizzino su cosa è il mondo irrazionalmente.
La mente acculturata si fa campione del buon senso, non vede il mondo solo in bianco e nero, sa cogliere le sfumature e rifiuta le favole e i miti perché fondamentalmente inutili oggigiorno. Per queste ragioni la religione ha sempre aspramente combattuto la cultura e la sua diffusione o cercando sempre di avvelenarla con elementi irrazionali e fantastici. L’istruzione fornisce risposte che fronteggiano la realtà e si dimostrano valevoli nel tempo, basate sul metodo dell’indagine scientifica sperimentale, sull’osservazione e sul dialogo. Non si basa sulle farneticazioni di qualche Rasputin contemporaneo o su favole di uomini di 2.000 anni fa o più. L’istruzione e la cultura, quando non vengono avvelenate dal lavaggio del cervello di famiglia e istituzioni religiose, tende a creare una mente aperta e un comportamento tollerante. Ci libera dalle nostre ancestrali paure, mostrandocene la vera natura, e ci apre un mondo pieno di curiosità e magnificenze, problemi e soluzioni.
Istruzione significa libertà, perciò la religione la detesta. La mente liberata dalla cultura sperimenta la vita come una gioia, senza inutili paure, minacce, necessità di sacrifici o odi inutili; spariscono i sensi di colpa e così anche la necessità di farsi comandare. Per la classe dominante tutto questo sarebbe ovviamente un male, perciò, non potendo eliminare del tutto l’istruzione occorre far sì che l’istruzione vada concordemente alle idee religiose. Ecco perché le religioni e i governi sono così interessati all’educazione dei fanciulli. Così da esser sempre messo un seme di controllo nelle menti che si formano. In pratica quel che viene offerto non è vera istruzione ma una sua forma censurata unita ad un continuo indottrinamento. Uno squallido connubio tra stupida istruzione e indottrinamento teologico non fa che creare menti confuse e sempre e comunque plagiabili: il controllo continua. Resta comunque nonostante ciò che, per le élite e per la religione, meno istruzione una persona riceve, migliore è quella persona perché è comunque più controllabile.
Minore istruzione significa minori risorse, ovvero situazioni socio-economiche peggiori, in queste classi la gente ha poco tempo e energia per pensare, la loro unica preoccupazione è il lavoro, non hanno tempo di cercare le motivazioni filosofiche della vita o meravigliarsi per la sua bellezza. Sono così delle macchine da lavoro e basta, gli schiavi ideali del sistema. A ciò si aggiunga che, maggiore è l’indigenza di una coppia, maggiore è la sua tendenza a fare figli e così si vede che il sistema sa farsi produrre sempre nuovi eserciti di servitori incoscienti.
Nessuno stupore che il cristianesimo si sia spostato dall’Europa, dove i veri credenti sono ormai pochissimi mentre la maggior parte della popolazione è cresciuta culturalmente ed ha abbandonato quasi del tutto i pregiudizi religiosi, verso i paesi poveri e miseri quali Africa, America Latina e Asia, dove la gente non ha nulla per vivere?
Nella miseria la religione trova la miniera d’oro delle anime da convertire perché dà loro speranza e non trova la resistenza della cultura che rifiuterebbe le sue promesse come mere menzogne. Ma laggiù nella miseria e nella abiezione sono uomini che si dibattono, uomini come noi, esseri fragili e paurosi che cercano di sfuggire alla sofferenza fisica e psichica della loro condizione. La religione offre loro qualcosa, sia pur metafisico ed inesistente, ed essi la abbracciano con tanta più forza quanto maggiore è il loro abbruttimento.
Cacciare il demone che ci narcotizza:
La religione moderna è uno strumento creato per il mondo di ieri, quando tutto ci era sconosciuto e misterioso. Essa ha svolto un compito prezioso e utile nel passato, dando risposte e quietando l’ansia che crebbero nell’homo sapiens al crescere della sua consapevolezza. Oggi però essa non è che la reliquia, lo scarto, il rimasuglio di un meccanismo di pensiero arcaico e superato, adatto forse agli antichi, ma non certo adatto a noi moderni.
Era adatta a quelli che si fermarono, che non continuarono il progresso della civiltà, che restarono indietro nella tecnica e nelle scienze, una spiegazione inesatta e infantile che oggi non ha più utilità.
Questa religione sopravvive ancora, cercando di riportarci indietro perché questa è la sua unica salvezza. Oggi infatti le religioni rimaste sono continuamente attaccate ed erose dal pensiero scientifico moderno che guadagna sempre più peso nella società. Ma la religione non si è ancora arresa e continua la sua funzione avvelenatrice delle coscienze cercando di mantenere ignoranza e menzogne tra i suoi soggetti.
Di più, tende a mantenere divisi gli esseri umani causando pretesti per conflitti e violenze. Inoltre persegue tutti coloro che ne mettono in discussioni i dogmi (si pensi ai grandi pensatori che fecero progredire l’umanità come: Galileo, Copernico, Darwin, Freud). Non importa se i dogmi nascono da favole scritte migliaia di anni fa da uomini neanche poi molto intelligenti, sono dogmi, non devono esser giusti: vanno creduti e basta.
E così nascono su di essi intolleranze, bigottismo idiota, xenofobìa, omofobìa, antisemitismo e altri comportamenti tanto irrazionali quanto devastanti per la serena convivenza umana.
Come hanno fatto per millenni, queste religioni continuano a manipolare la realtà (si pensi alla donazione di Costantino) mentendo ai loro adepti, e indottrinandoli sempre per poterli indirizzare a realizzare il fine della classe sacerdotale. Rifiutano di accettare le conquiste del pensiero moderno con tutte le migliorie che esso a creato per la specie umana, pur di conservare i loro dogmi, sono ben disposte a lasciare/causare la morte di miliardi di esseri umani. La difesa del dogma non l’uomo è il fine di ogni religione.
Il moderno pragmatismo e le allucinazioni primitive sono legati, sembrerebbe, questo spiega perché l’Europa moderna è ben inserita nel razionalismo positivista mentre gli Stati Uniti affondano nel più gretto fondamentalismo scivolando pian piano verso un secondo medioevo. Gli europei sono sempre più laici e razionali e si liberano sempre più dal lavaggio del cervello della organizzazioni religiose o governative, accettando una serenità e felicità possibili qui ed ora invece che in un ipotetico futuro dopo la morte. L’Europa si sta dimostrando la punta di diamante della liberazione umana dal pregiudizio religioso anche se in essa sono presenti numerosi strascichi e incongruenze.
La religione, insieme con il nazionalismo e il patriottismo, ha causato più morti, distruzioni e sofferenze che qualunque altra ideologia umana fin dal suo inizio. Convertire altri popoli, eseguire comandi religiosi o altre sciocchezze hanno portato milioni di persone a massacrarne milioni di altre. Realismo al posto di fondamentalismo, umanismo al posto di primitive visioni mitiche, modernità al posto di arcaici pregiudizi, un miglior sistema di idee in cui credere esiste, se proprio si vuol scegliersi una Fede. L’umanità ha bisogno di un Credo adattato alle esigenze dell’uomo moderno, che lo descriva e lo aiuti, non che lo schiavizzi e lo renda irrazionale. Le religioni hanno fatto il loro tempo, contraddette tra di loro e dalla storia lasciamole morire per l’ultima volta!
E’ finito il loro tempo, è solo questione di tempo perché si sviluppi un nuovo sistema di idee che abbracci la moderna scienza e la necessità di creare un mondo migliore e attuale, in una nuova fede umanistica e razionale cui si volverà tutta l’umanità libera e onesta.
I magnifici insegnamenti delle grandi personalità spirituali quali Gandhi, Martin Luther King o Lao Tsu (e lo stesso uomo Gesù) hanno un grande valore, ma necessitano di essere incorporate nella spiritualità e umanesimo moderni, insieme con la scienza.
Abbiamo cambiato il mondo è tempo di cambiare noi stessi, di evolvere la nostra religione. Perché se non lo facciamo essa minaccerà sempre di ricacciare la nostra civiltà verso indicibili sofferenze e violenze tanto crudeli quanto inutili. Se volete credere in qualcosa, credete nella compassione, nella pace, nell’amore e nella intelligente risoluzione dei problemi. Credete nella Terra e nelle sue meraviglie, nelle enormi potenzialità per il genere umano e nel dramma che sarebbe sprecarle per assurde divisioni per questioni immaginarie. Credete nel pericolo che corriamo come specie se non riusciamo a rinnovarci presto, credete che se questo avverrà allora avremo una nuova era di crescita e benessere mai sperati qui e ora.
Noi abbiamo la chiave per sbloccare i nostri spettri mentali e uscire all’aperto della vera libertà.
Rifiutiamo l’oppio narcotico che ci viene offerto dalle religioni ufficiali al posto della realtà e facciamo sbocciare, in noi e negli altri, le nostre incredibili potenzialità per migliorare la vita nostra e dei nostri simili.
L’Evoluzione della Rivoluzione è qui che ci aspetta, perché, fino a prova contraria, c’è un unico dio, ed è l’umanità.
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Manuel Valenzuela è un sociologo e commentatore, analista di affari internazionali, opinionista internet, e autore di “Echi Nel Vento” (Echoes in the Wind), un racconto pubblicato da Authorhouse.com. Una serie di saggi, “Oltre Lo Specchio Che Fuma” (Beyond the Smoking Mirror): riflessioni sull’America e sull’umanità, sarà pubblicato presto nel 2005. I suoi articoli appaiono regolarmente su www.informationclearinghouse.info. Il suo stile unico e pregevole è seguito in molti paesi e cerca di esporre le verità e le realtà confrontandole con il mondo di oggi. Mr Valenzuela apprezza molto i commenti e può essere raggiunto su: [email protected].
Una serie di suoi lavori può essere trovata visitando il suo archivio o cercando su Internet.
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Manuel Valenzuela.
L’Evoluzione della Rivoluzione. Parte II: Dove Non Sventolano Bandiere
L’EVOLUZIONE DELLA RIVOLUZIONE PARTE I: L’ANIMALE UMANO
traduzione dall’originale inglese per Comedonchisciotte di Andrea Cesanelli.