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di Valeria Casolaro
La Commissione europea si rifiuta di rendere pubblici i contratti siglati con le Big Pharma per l’accesso ai vaccini e i nomi dei negoziatori che conducono le trattative. Una ristrettissima dose di informazioni è garantita ad appena il 3% degli eurodeputati, cui è concesso un tempo di circa tre minuti di consultazione per ciascun contratto. I contratti stessi sono in larga parte oscurati ed è negata l’autorizzazione a divulgare le informazioni contenute. Gli ultimi contratti, oltre a prevedere un’impennata nei prezzi delle dosi, aumenterebbero di molto il potere di Bruxelles, in quanto conterrebbero i termini di acquisto delle “pillole anti-Covid”. Si tratta di procedimenti potenzialmente antidemocratici, durante i quali si dispone in modo poco trasparente dei miliardi di euro versati dai contribuenti.
I contratti sono visionabili all’interno di una dark room, cui gli eurodeputati ammessi accedono solo dopo aver firmato una clausola di segretezza che impedisce la divulgazione di quanto letto. La stessa procedura era utilizzata a gennaio, quando gli eurodeputati potevano visionare il contratto con CureVac, ma avevano 50 minuti di tempo a disposizione, contro i 30 di adesso per visionare la decina di contratti recentemente siglati.
Sono molti i punti oscuri che sollevano delle questioni, come quelli riguardanti l’aumento dei prezzi e le condizioni di accesso globale alle dosi. Secondo quanto riportato dall’inchiesta di Eu Observer infatti il “Team Europe” avrebbe assicurato fino ad oggi 4,6 miliardi di dosi per la popolazione dell’Unione Europea, di 448 milioni di persone. Si tratta di una sovrabbondanza che facilmente può condurre allo spreco, ma i fornitori hanno imposto clausole stringenti sulle donazioni. Un nuovo contratto con BioNTech-Pfizer, inoltre, prevede la consegna di altre 1,8 miliardi di dosi per il 2023 a un prezzo rincarato del 25%, nonostante uno studio dell’Imperial College di Londra mostri che il costo delle dosi dovrebbe aggirarsi intorno a poco più di un dollaro. Inoltre, in caso di difetti non immediatamente riscontrabili, il rischio finanziario e gli indennizzi ricadono sugli Stati acquirenti.
Numerosi deputati e ONG sono scesi in campo per combattere la clausola sulla segretezza, misura considerata altamente antidemocratica e pregiudicante per la trasparenza delle procedure, ma senza successo. Il 22 ottobre cinque deputati Verdi hanno depositato un ricorso presso la Corte di giustizia europea contro la Commissione, che non rivela nemmeno i nomi dei negoziatori. Stella Kyriakides, commissaria europea per la salute, avrebbe infatti dichiarato durante un’interrogazione parlamentare che “Tale pressione potrebbe effettivamente influenzare negativamente o mettere in pericolo il processo di negoziazione in corso e il suo obiettivo di ottenere un accesso a un vaccino Covid-19 sicuro e conveniente”. La trasparenza è invece “un prerequisito per stimolare e mantenere la fiducia del pubblico nei vaccini, per porre fine al nazionalismo dei vaccini e garantire la legittimità degli appalti comuni dell’UE” ha dichiarato Montserrat, europarlamentare spagnola.
Nonostante ciò, ancora non è possibile conoscere l’ammontare della cifra che è andata a ciascuna azienda né i nomi di coloro che hanno condotto i negoziati. Olivier Hoedeman, del comitato di controllo Corporate Europe Observatory, ha affermato: “Il pubblico ha diritto di sapere chi sta negoziando per conto dell’Ue”, in quanto si tratta di una “condizione preliminare per valutare i potenziali conflitti d’interesse“.
Il rischio è che, in futuro, tale pratica finisca per l’essere generalizzata.
Pubblicato il 08.11.2021