DI RALPH NADER
Presidente George W. Bush
The White House
Washington, DC 20500
Caro Presidente Bush,
Il 30 giugno 2004, vi ho scritto una lettera aperta che sollecitava la sua amministrazione ad includere, nel conto ufficiale degli incidenti degli Stati Uniti in Iraq: (1) le ferite riportate in situazioni di non-combattimento; (2)
il personale militare che ha sviluppato malattie disabilitanti; e (3) i casi di trauma mentale che richiedono l’evacuazione dall’Iraq. Lei non mi ha risposto, né lo ha fatto il senatore John Kerry, che ha ricevuto una copia della lettera.
Avrei dovuto aggiungere altre tre categorie supplementari che non fanno parte del conto ufficiale degli incidenti — (4) i decessi che hanno luogo dopo che personale militare ferito è stato fatto rientrare negli Stati Uniti; (5) i soldati che commettono suicidio in Iraq; e (6) le lesioni e i decessi a cui vanno incontro gli appaltatori rappresentanti delle multinazionali che operano
nel teatro di guerra Iracheno.Il 21 novembre 2004, 60 Minutes‚ della CBS ha condotto il suo programma con un segmento dedicato alla questione di quegli incidenti che non vengono conteggiati e che risultano da situazioni di “non-combattimento”. Hanno
intervistato soldati che erano stati feriti gravemente e che erano arrabbiati di essere stati esclusi dal conto ufficiale, anche se si trovavano, nelle parole di un soldato, “in territorio ostile”. Il Pentagono ha rifiutato di
rilasciare interviste, e ha invece inviato una lettera che conteneva informazioni non incluse nei rapporti pubblicati sugli incidenti. “Più di 15.000 soldati con cosiddette ‘ferite e malattie non da battaglia’ sono state evacuati
dall’Iraq,” ha scritto il Dipartimento della Difesa. John Pike, direttore di GlobalSecurity.org ha detto a 60 Minutes che questo numero di incidenti non conteggiati “dovrebbe aggirarsi approssimativamente da qualche parte oltre i
20.000 forse i 30.000”.
Ma qual’è il suo problema? Il popolo americano deve poter conoscere nella sua totalità
il conto degli incidenti in cui è incorso il personale degli Stati Uniti in Iraq ed esserne informato con regolarità ed in maniera tempestiva. Il non farlo è una grave mancanza di rispetto, in particolare nei confronti delle famiglie
dei militari, ma sono poi i soldati stessi quelli a cui lei manca più di rispetto. Come ha detto il gravemente ferito Chris Schneider alla CBS: “Ognuno di noi è andato in Iraq sapendo che sarebbe potuto morire. E allora quelli ci dicono che siete stati feriti — o il vostro sacrificio non merita di essere riconosciuto o non meritiamo di essere sulla loro lista — non è giusto. È quasi vergognoso.”
Soldati come Chris Schneider, Joel Gomez e Graham Alstrom vogliono sapere se lei continuerà a eludere il loro desiderio del rispetto ufficiale. Che cosa dovremmo dire loro e agli altri che cercano quel semplice, decente riconoscimento ufficiale? Per favore non pensi che sapendo di essere abituato a non rispondere alle domande critiche, allora questo le consentirà all’infinito di non rispondere a questa crescente domanda. Le sue foto
opportunistiche da toccata e fuga con le truppe non sono capaci neppure di tagliare la senape. Si alzi in piedi e affronti la situazione. È la cosa giusta da fare per loro.
Sinceramente,
Ralph Nader
8 dicembre 2004
Fonte: www.commondreams.org
Traduzione a cura di Melektro