DI CHARLIE KIMBER
Socialist Worker Online
La recente invasione etiopica della Somalia è un prodotto diretto della “guerra al terrore” di USA e Gran Bretagna. Essa minaccia di destabilizzare ulteriormente una regione che è stata ripetutamente dilaniata dalla guerra e dalla carestia.
I governanti etiopici hanno organizzato la guerra per conto di George Bush per perseguire i loro interessi regionali, per deviare la critica occidentale al loro regime repressivo e per raccogliere il compenso per essere un alleato molto importante degli USA in un’area strategicamente cruciale. La Somalia si trova giusto dall’altra parte del golfo di Aden da Yemen ed Arabia Saudita.
Ma l’esultanza di Etiopia ed USA per la sconfitta delle milizie islamiche in Somalia si potrebbe rivelare effimera.
Certamente Bush non si sente sicuro. Si è già preparato per la prossima fase della lotta telefonando al presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, esortandolo ad inviare le sue truppe in Somalia. Le forze del Kenia già si tengono pronte.Lo sfondo dell’invasione è la presa del potere in quasi tutta la Somalia da parte delle milizie dell’Unione delle Corti Islamiche (UCI) lo scorso anno. Le milizie scacciarono i signori della guerra che avevano dominato la politica somala nei 15 anni passati.
La vittoria delle milizie era fondata sul genuino sostegno popolare. Molta gente era stanca della violenza e della brutalità del dominio dei signori della guerra. In aggiunta, diversi capi importanti dei clan somali erano preparati ad appoggiare l’UCI per stabilizzare il paese.
Il successo dell’UCI è stato un colpo ai piani degli USA per la regione. Il regime Bush si avvicinò sempre più a quei signori della guerra che erano disposti a fungere da agenti nella “guerra al terrore”.
Il curriculum sanguinoso di questi signori della guerra ed il fatto che avevano diviso aspramente la Somalia venivano dimenticati, a condizione che avessero accresciuto la presenza degli USA nella regione.
Presa del potere
La presa del potere da parte dell’UCI è stata anche una sconfitta per il “governo di transizione” della Somalia, costituito nel 2004 in Kenia dopo lunghi negoziati di pace. Questo era un governo più di nome che di fatto.
Mentre persino la BBC dice che “L’amministrazione del presidente Abdullahi Yusuf, formata da ex signori della guerra, spesso lottava per controllare i propri membri, per non parlare del paese. I suoi primi 18 mesi in carica sono stati passati a litigare su dove collocare la sua base, stabilendo alla fine la città di Baidoa come capitale; Mogadiscio era considerata troppo pericolosa”.
Gli USA ed il governo di transizione giurarono di distruggere l’UCI ed il governo etiopico di Meles Zenawi fu lo strumento scelto.
Meles è da lungo tempo un favorito dell’occidente. Nel 2005 ha fatto parte della Commissione per l’Africa di Tony Blair e sostiene la marcia del neoliberismo in tutto il continente.
L’Etiopia è stato uno dei due soli paesi africani nominati come parte della “coalizione dei volonterosi” degli USA che sostennero l’invasione dell’Iraq nel 2003.
Per tutte le condanne occidentali dei governi africani repressivi, i crimini di Meles sono stati stranamente non rilevati. Gli attacchi alle dimostrazioni di studenti e lavoratori durante le elezioni del 2005, l’abolizione di fondamentali diritti democratici e molto altro ha ricevuto soltanto il più lieve rimprovero da parte della Gran Bretagna e degli USA.
In luglio, quando gli USA e la Gran Bretagna sostenevano l’invasione israeliana del Libano, Meles si sentì in grado di inviare le sue truppe dall’altra parte del confine in Somalia. E da allora le truppe etiopiche hanno saggiato il terreno per una offensiva totale.
La scorsa settimana Meles ha ordinato un’invasione su vasta scala sostenuta da migliaia di soldati, artiglieria pesante, carri armati e bombardamenti aerei. Il 26 dicembre dei funzionari USA hanno dichiarato l’appoggio del regime Bush all’invasione, affermando che l’Etiopia aveva “genuine preoccupazioni per la sicurezza”.
Le forze etiopiche hanno incontrato qualche resistenza, incassando pesanti perdite in scontri con giovani somali a Mood Moode, Daynuuna, Idale e Bandiiradley.
Ma la grande superiorità delle armi etiopiche, fornite nei decenni da USA, Russia ed Israele, ha significato che hanno vinto facilmente in battaglie studiate. Ora hanno preso la capitale Mogadiscio e la roccaforte dell’UCI a Kismayo.
Comunque, la guerra potrebbe essere lontana dalla fine. I combattenti dell’UCI non possono affrontare apertamente carri armati ed aeroplani ma, come hanno scoperto gli USA in Iraq, la resistenza irregolare può essere molto efficace contro degli occupanti impopolari.
Il nuovo governo dipenderà pesantemente dal sostegno etiopico. I signori della guerra che ora ritorneranno al potere hanno poca base popolare e possono sopravvivere soltanto con l’appoggio esterno.
E la luce verde degli USA all’espansione etiopica potrebbe tentare Meles a rinnovare la pressione sull’Eritrea; i due paesi giunsero vicini alla guerra lo scorso anno.
Regime
Se il popolo somalo si rivolterà vigorosamente contro il nuovo regime questo sarà lasciato lottare con il suo popolo, una battaglia che può ben perdere.
Una delle prime aree di Mogadiscio prese dagli invasori etiopici è stato il sito dell’ex complesso dell’ambasciata USA. Gli USA furono scacciati dalla Somalia nel 1993. Le truppe USA, appoggiate dalle Nazioni Unite (ONU), avevano eseguito un “intervento umanitario” che si pretendeva essere relativo a porre fine alla carestia ed alla violenza.
Inizialmente molta gente in Somalia diede il benvenuto agli USA, ma si disingannò presto. Gli USA ed i loro alleati dell’ONU sparavano ai dimostranti nelle strade ed è stato ripetutamente dimostrato che hanno eseguito torture ed omicidi. La popolazione insorse contro gli USA e li scacciò.
Gli interessi della gente comune sono stati sommersi dal desiderio degli USA di rafforzare il loro controllo nel Corno d’Africa. I pianificatori militari USA hanno sottolineato come si spera che la loro base a Gibuti, attualmente casa di 1.800 truppe USA, sia il centro di uno dei “gigli d’acqua” dai quali delle forze mobili possano intervenire nei “punti caldi”.
Invece di occuparsi della terribile povertà della Somalia e dell’attuale emergenza per l’inondazione, sono state gettate risorse in armi e guerra.
La dimostrazione Stop the War del 24 febbraio non sarà soltanto su Trident ed Iraq, ma anche contro il modo nel quale l’imperialismo devasta aree come l’Africa orientale.
Versione originale
Charlie Kimber
Fonte: http://www.socialistworker.co.uk
Link: http://www.socialistworker.co.uk/article.php?article_id=10416
06.01.2007
Versione italiana
Fonte: http://freebooter.da.ru/
Link: http://freebooter.interfree.it/eicit.htm