L’ESPERIMENTO GRECO, L’USCITA DALL’EURO E LA CRISI ITALIANA

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DI EUGENIO ORSO

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Discussione con Costanzo Preve

Telefono al filosofo Costanzo Preve verso le 17.00 di martedì 1° novembre, giorno festivo di ognissanti, così possiamo parlare con una certa tranquillità per qualche decina di minuti dei “massimi sistemi”, ma soprattutto della crisi del debito che ha funestato la Grecia ed ora sta investendo in pieno anche l’Italia. Io vivo nei pressi di Trieste e lui a Torino, perciò, a parte qualche mia rara puntata nel capoluogo piemontese, possiamo sentirci soltanto grazie alla cornetta (Costanzo non possiede il cellulare). I temi discussi sono quelli “caldi” della situazione greca, della situazione italiana e dell’uscita dall’euro. Il grande filosofo hegeliano e marxiano conosce bene la situazione greca ed è favorevole, almeno quanto lo sono io, all’uscita dell’Italia dalla prigione della moneta unica.
In relazione alla “fuga dall’euro”, faccio presente a Costanzo che nessun politico interno ad uno dei regimi liberaldemocratici europei – caratterizzati, nel concreto, dalla coercizione della popolazione e dalla sottomissione alla classe globale, avrà mai il coraggio e la volontà di portar fuori dell’euro il suo paese e di denunciare i trattati europei, andandosene dall’Europa unionista e globalista sbattendo la porta alle spalle, e questo anche se la maggioranza assoluta della popolazione lo vuole. Del resto, la semplice uscita dall’euro e del cerchio più interno dell’Unione Europea, quello monetario (UEM), può non bastare, se si vuole arrestare l’attacco globalista alle frontiere, ed è necessario voltare le spalle per sempre alla caricatura dell’Europa che ci sta trascinando verso il baratro sociale, uscendo totalmente da lei e dalle sue istituzioni.

Costanzo controbatte dicendo che il referendum greco sull’accordo per il debito, proposto proprio da George Papandreou, nel caso che la maggioranza dei votanti respingesse l’accordo, potrebbe avere una grande importanza non soltanto per la piccola Grecia sotto ricatto, ma per tutta l’Europa. La Grecia, in conseguenza di ciò (il rifiuto da parte della maggioranza dell’accordo sul debito), potrebbe uscire dall’euro e così potrebbe innescarsi un processo di riorganizzazione politica e sociale complessiva della società di quel paese. Costanzo non lo dice in modo esplicito, ma io ho compreso che sta pensando ad un passo successivo, e cioè ad un possibile “effetto domino” oltre i confini dell’Ellade, in paesi come la Spagna, il Portogallo, o forse anche l’Italia, che avrebbero, a quel punto, un esempio da seguire e una possibile “via di fuga” già tracciata.

Il referendum, istituto residuale della democrazia diretta, potrebbe avere effetti dirompenti sulla stabilità dell’euro e sulla stessa sopravvivenza dell’Unione europide, secondo Costanzo Preve, in caso di sconfessione dell’accordo sul debito da parte della maggioranza della popolazione greca. Però, come ammette il filosofo marxiano che è grande conoscitore della società ellenica, che legge e scrive in greco moderno ed è costantemente in contatto con gli ambienti intellettuali di quel paese, se un proconsole al servizio dei globalisti come Papandreou ha voluto il referendum, è perchè il suddetto è abbastanza sicuro di vincerlo (facendo digerire definitivamente l’accordo, a quel punto legittimato dalla “volontà popolare”, a tutto il popolo greco), e per vincerlo i greci saranno ricattati e terrorizzati, attraverso la minaccia di un ulteriore e drastico impoverimento, se non addirittura la fosca prospettiva della fame e della sete, la minaccia di un nuovo pericolo turco, che potrebbe investire una Grecia isolata e non più ben agganciata all’Europa unionista monetaria, eccetera, eccetera.

Osservazione mia che non ho fatto a Costanzo durante la conversazione telefonica: curiosamente, si utilizza l’istituto referendario, che dovrebbe voler dire democrazia diretta e partecipazione popolare, per far passare – minacciando e terrorizzando la popolazione con prospettive apocalittiche, controriforme rivolte contro la grande maggioranza del popolo greco, ivi compresi i ceti medi impoveriti (medici, avvocati ed altri). La situazione greca è spaventosa, molto di più di quanto la fanno apparire i media da noi, mi dice Costanzo, perché ormai negli ospedali le famiglie portano da casa il cibo ai malati, cominciano a mancare le stesse medicine e i materiali sanitari, e si può rischiare anche di morire. E’ una situazione che un tempo si diceva da “terzo mondo”, e perciò nuova per un paese che in passato aveva conosciuto al più una dignitosa povertà, ma non la miseria nera. Da noi, invece, gli faccio presente (ma lui lo sa bene), è un po’ meno grave, anche se i genitori sono costretti a portare in edifici scolastici non di rado fatiscenti la carta per le fotocopiatrici e la carta per i cessi, che mancano a causa i tagli dei fondi destinati all’istruzione pubblica. Ma fra non molto anche in Italia (e in Spagna) la situazione potrebbe degenerare, approssimando quella di un paese del “terzo mondo”.

Tornando al caso greco, lunghi mesi di manifestazioni partecipate, violente e non violente, di disordini di piazza, di occupazioni (come quella della simbolica Acropoli che sovrasta Atene), nonché di scioperi generali paralizzanti – dei quali sembra che non sia importato quasi nulla alla classe globale detentrice del capitale finanziario, hanno però indotto il Papandreou di terza generazione a fare questo “azzardo”, per chiudere la questione sperando che l’accordo passi, sia legittimato una volta e per tutte e cessino le proteste, altrimenti destinate a cronicizzarsi e forse a diventare tutte violente, cioè più incisive. Se il referendum si farà, dunque, è perchè il proconsole locale Papandreou e i dominanti che lo manovrano sanno che avranno buone possibilità di vittoria, pur con una maggioranza risicata. C’è da credere che Costanzo, in proposito, ha ragione, e i risultati della consultazione referendaria potrebbero confermarcelo.

Ciò non toglie che l’annuncio del referendum greco ha dato l’occasione alla speculazione finanziaria globalista per provocare un’altra ondata di ribassi borsistici, a partire da Wall Street fino ad arrivare a Milano, e per rastrellare altre risorse finanziarie (con i put, le scommesse a ribasso, attraverso la finanza strutturata, acquistando azioni a prezzo stracciato che potranno rivalutarsi in futuro, fin dai cosiddetti rimbalzi tecnici, eccetera), e lo spread con il Bund tedesco del BTP nostrano è volato fin oltre i 450 punti, provocando un ulteriore aumento del tasso di interesse sui titoli del debito pubblico italiano (che ha ormai superato il 6%). I governanti liberaldemocratici, in particolare quelli di Francia e Germania, nonché i notabili che gestiscono le istituzioni europidi per conto della classe globale si sono infastiditi per l’annuncio del referendum greco, che ha permesso a Mercati e Investitori di “punire”, oltre all’Italia, anche le banche e le borse del vecchio continente con l’orgia speculativa a ribasso. Nel meccanismo infernale neocapitalistico in atto, alimentato dal ricatto del debito, dalle ondate di crisi e dalla speculazione finanziaria (quale fonte di Creazione del Valore), la prima vittima europea, che è la Grecia pronta al referendum, danneggia indirettamente la seconda, l’Italia già condannata, e avvantaggia comunque la classe globale, unica a beneficiare dei risultati della speculazione, non importa se a rialzo o a ribasso.

A parere di Costanzo la Grecia è stata oggetto di un esperimento neocapitalistico destinato, se coronato da successo (come sembra, visti i risultati che ha già ottenuto), a diventare prassi di dominazione e di esproprio in Europa. La Grecia è stata perciò usata dai globalisti come una vera e propria cavia da laboratorio, posta sotto costante osservazione per studiarne le reazioni, prima di risolversi ad aggredire con maggior decisione i bocconi più grossi, cioè l’Italia e la Spagna. Ora c’è il “fastidio” del referendum, inscenato per dare l’illusione che la democrazia funziona, che il popolo è consultato e si esprime, ma la sostanza del discorso non cambia, e sull’evanescenza di quella che molti si ostinano a chiamare democrazia, difendendola e illudendosi di poterla riformare, Costanzo è sostanzialmente d’accordo con me. Del resto è lui stesso che ha scritto, introducendo il concetto del Nemico Principale capitalistico, che sul piano politico il nostro primo nemico assume il volto della liberaldemocrazia. E’ lecito, a questo punto, a giochi scoperti, parlare di regime liberaldemocratico e di uso abbondante della coercizione e dell’inganno, sotto la patina del suffragio universale e della libertà di pensiero, esattamente come faccio io da un po’ di tempo.

Ma per quale motivo, tornando al discorso dell’esperimento neocapitalistico in Europa che ha la Grecia come cavia e l’Italia come prossima vittima designata, la classe globale sta facendo tutto questo? Come risposta, il grande filosofo marxiano espone brevemente, con semplicità, ma con estrema chiarezza una sua teoria: ci sono al mondo tre modelli di capitalismo, quello liberista anglosassone e americano, quello cinese – in una Cina che da lunga pezza non è più socialista (sciocchezza alla quale ancora qualcuno crede), caratterizzato dal controllo diretto sullo stato, sulla moneta, sulla popolazione e sul suolo da parte dell’oligarchia (ex)comunista, ed infine il modello europeo occidentale che non è mai stato socialista, ma che è (o meglio era) caratterizzato dallo stato sociale, da una significativa presenza dello stato nell’economia, dalla ridistribuzione dei redditi a vantaggio delle classi più povere ed esposte. L’obbiettivo globalista, secondo Costanzo, è di ridurre a due questi modelli, eliminando attraverso il ricatto, la paura ed uno shock sociale senza precedenti il modello europeo, nel tentativo – fino ad ora riuscito, di uniformare l’Europa agli Stati Uniti d’America, cioè imponendo a tutto il vecchio continente l’adozione del modello liberalcapitalistico, il che giustificherebbe, in particolare per quanto riguarda l’Italia, le future ondate di liberalizzazioni e privatizzazioni, nonché la probabile sostituzione dello storico ed “elefantiaco” welfare con la meno costosa e più ridotta flex security (di cui oggi non a caso si parla molto).

Faccio presente a Costanzo che il cosiddetto modello capitalistico europeo non è unico, ma vi sono storicamente modelli differenti, come, ad esempio, le economie miste italiana e francese, il capitalismo renano tedesco, la socialdemocrazia nordica, però la cosa ha ben poca importanza, ed è soltanto una sottigliezza, nel momento in cui l’attacco è generale, distruttivo e l’imposizione del capitalismo ultraliberista avviene su vasta scala, dal nord al sud del vecchio continente, anche se gli attacchi per ora si concentrano a sud, ed in particolare nell’area mediterranea individuata da tempo dai globalisti come “l’anello debole della catena”. Ha ragione Costanzo, che pur schematizza al massimo al telefono, perchè lo shock sociale violentissimo e senza precedenti oggi lo stiamo vivendo anche noi, qui, in Italia, con diminuzioni continue di reddito e aumenti della disoccupazione (il trenta per cento o quasi di giovani “a spasso”), si sente in tutta la sua virulenza nella Spagna degli Indignados travolta dallo sboom immobiliare (venti per cento di disoccupati e oltre), e soprattutto in Grecia, la cavia dell’esperimento “normalizzatore” capitalistico.

Aggiungo soltanto una considerazione a ciò che ha detto Costanzo Preve: se alla fine resteranno solo due “modelli” di capitalismo nel mondo – quello liberista anglo-americano nel nord e nell’occidente del pianeta e quello cinese che si diffonderà fra i cosiddetti paesi in via di sviluppo, è pur vero che siamo davanti ad un nuovo modo storico di produzione, e che vi è la convergenza a velocità diverse di questi “modelli capitalistici” verso un solo idealtipo di capitalismo postborghese e postproletario, il Nuovo Capitalismo finanziarizzato che dominerà il ventunesimo secolo (se non si verificheranno, nel corso della prima metà del secolo, gradite “sorprese” rivoluzionarie). In Cina, infatti, i miliardari entrano nel comitato centrale del partito comunista, il sistema bancario tende alla privatizzazione, le cooperative sono scomparse, i capitali occidentali sono in joint venture (leggi in comunella, “culo e camicia”) con lo stato del dragone ultracapitalista, il fondo sovrano acquista intere aree del mondo, e la classe globale orientale emergente difende i processi di globalizzazione in atto almeno quanto i globalisti occidentali. Anzi, fra qualche anno, vista la crisi in Europa e l’indebolimento degli USA, i cinesi potrebbero diventare i principali difensori della globalizzazione. Concorrenza sleale e protezionismo caratterizzano ancora il capitalismo cinese? Forse fra un decennio non sarà più così, nella tendenza generale ad una completa ed irreversibile “apertura al mercato”, volontaria o più spesso imposta, come accade oggi in Europa, che si accompagna alla nuova omologazione capitalistica (anche per quel che riguarda i modelli adottati).

Saluto Costanzo dopo che siamo stati per oltre mezz’ora al telefono, con l’intenzione di risentirci alla prossima … brutta sorpresa che la storia e i globalisti sicuramente ci riserveranno!

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/
Link:
http://pauperclass.myblog.it/archive/2011/11/02/discussione-con-costanzo-preve-l-esperimento-greco-l-uscita.html
2.11.2011

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