DI ETTORE LIVINI
repubblica.it
L’icona di Syriza Manolis Glezos (nella foto), il partigiano che nel ’41 ammainò la bandiera nazista dal Partenone dando il via alla rivolta contro Hitler, attacca il premier: “Un errore l’intesa all’Eurogruppo, reagiamo, nessun compromesso con chi ci opprime”. E la rabbia monta nel partito.
Manolis Glezos, il primo partigiano greco e un’icona (oltre che un membro del comitato centrale) per Syriza, si scaglia a testa basta contro Alexis Tsipras.
“L’accordo all’Eurogruppo è una vergogna – ha scritto il 91enne politico ellenico -. Avevamo fatto delle promesse e non le abbiamo mantenute. Chiedo scusa al popolo greco. Dobbiamo reagire e subito. E tra la libertà e l’oppressione, io scelgo la libertà”.
Può darsi che le sue parole riflettano la delusione per la mancata elezione a presidente della Repubblica (“ci sperava molto” dicono diverse fonti), carica per cui il premier ha scelto Pakis Pavlopoulos, uomo di centrodestra, in nome della realpolitik dell’unità nazionale. Lo schiaffo di Glezos però è destinato a fare malissimo a Tsipras impegnato in queste ore a contenere la rabbia che monta nel suo partito per l’intesa raggiunta a Bruxelles.
Il decano di Syriza è un pezzo di storia della Grecia. La sua vicenda politica inizia nel 1941 quando, appena diciottenne, ha scalato all’alba l’Acropoli per ammainare la bandiera nazista alzata dagli invasori del Terzo reich. Un gesto che ha dato il via alla Resistenza ellenica contro i tedeschi. Da allora il suo carattere sanguigno e il suo carisma sono un punto di riferimento per la sinistra radicale. Ultimi episodi in ordine di tempo, 70 anni dopo l’impresa del Partenone, i diversi tafferugli con la polizia in cui è rimasto coinvolto tra il 2010 e il 2014 durante le manifestazioni contro l’austerity. La lettera scritta oggi da Glezos ai militanti non tradisce chi ammira la sua sincerità e il suo stile diretto: “Chiedo ai militanti di Syriza di reagire prima che sia troppo tardi. Troviamoci in assemblea straordinaria e discutiamo. So che quando si tratta bisogna fare pure delle concessioni. Ma questo per me è troppo. Non ci può essere compromesso tra schiavo e padrone, né tra oppressore e oppresso”.
L’alzata di scudi di Glezos è un segnale chiarissimo delle difficoltà che sta affrontando in queste ore Tsipras. Gli osservatori più pragmatici invitano alla calma, sottolineando che l’ex partigiano è sì uno dei simboli del partito, ma che le sue opinioni spesso originali non fanno più tanto presa sulla base. Il problema per il premier è che la sua non è una voce isolata. Panagiotis Lafazanis, ministro allo sviluppo economico e leader della Piattaforma di sinistra, l’ala più radicale di Syriza, ha detto che “le linee rosse tracciate prima delle trattative non possono essere superate, se no non si chiamerebbero rosse”. Un sottosegretario all’economia ha fatto sapere di essere pronto a dare le dimissioni se le proposte di riforma che andranno domani a Bruxelles non conterranno le misure umanitarie proposte agli elettori. Per il presidente del Consiglio, ormai è chiaro, si è aperto anche il fronte interno, che rischia quasi di essere più complicato dei problemi che dovrà affrontare ancora a Bruxelles.
Ettore Livini
Fonte: www.repubblica.it
22.02.2015