Di PEPE ESCOBAR
counterpunch.org
Il progetto del Partito Comunista Cinese
L’obiettivo della ristrutturazione del sistema economico è consentire alle forze del mercato di svolgere un “ruolo decisivo” nella distribuzione delle risorse.
Tutto qui? Tutti trattenevano il fiato aspettando qualcosa di nuovo in economia – e questo è tutto quello che hanno tirato fuori : un enigma dentro un altro enigma dentro una scatola cinese, sotto forma di un comunicato criptico rilasciato dal tanto atteso Terzo Plenum del 18° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.
Per capire chi si è inventato questo rebus – il primo serio programma politico presentato dalla nuova leadership cinese del presidente Xi Jinping e Li Keqiang – basta guardare questa foto: Ecco i sette membri del Comitato permanente del Politburo, quelli che governano veramente la Cina.
E che ci potrebbe essere di più serio se non le scelte strategiche che dovranno portare la Cina alla sua inevitabile ascensione al rango di numero uno dell’economia mondiale?
Si deve sempre ricordare come funziona il PCC . Il Plenum doveva “creare il consenso ” tra le elite del PCC e preparare il terreno per la prossima fase di un vertiginoso sviluppo della Cina .
Eppure la frustrazione sembra aver preso il sopravvento . La frenesia dei media cinesi, prima che cominciasse il Plenum, si sentiva nell’aria per l’attesa di un “cambiamento in cui possiamo credere ” (anche se il clima era molto lontano dalle campagne politiche miliardarie americane). Dopo tutto, il numero Quattro del Comitato permanente del Politburo , Yu Zhengsheng , aveva pubblicamente promesso “riforme senza precedenti per una profonda trasformazione dell’economia , della società e delle altre sfere” .
La frenesia era stata alimentata principalmente da una road map riformista pubblicata dal Centro di ricerca per lo sviluppo del Consiglio di Stato – il cosiddetto
” piano 383 ” . Nella numerologia cinese , la road map rappresenta “tre pensieri in uno – otto aree chiave – tre progetti di riforma”. Il segreto di una riforma efficace doveva essere “la corretta gestione del rapporto governo- mercato “ .
Uno degli autori del rapporto , Liu He , Direttore Generale per gli Affari Economici e Finanziari e Vice Direttore della Commissione di Riforma per lo sviluppo nazionale , è diventato una superstar e poco prima del Plenum , il Presidente – e il Segretario Generale del PCC – Xi Jinping ha sottolineato , “la riforma e le aperture sono un processo senza fine “.
Per me, una glasnost con molto ghiaccio, per favore.
Allora come sarà questa glasnost alla cinese ?
L’opinione pubblica cinese non sa ancora niente dei dettagli dell’ enigma dentro l’enigma- o viceversa – del Dragone, anche se queste riforme impattano direttamente sulla vita di 1,3 miliardi di persone . Veramente la scatola che contiene l’enigma è nascosta dentro una piramide – che riflette un processo decisionale monopolizzato da una élite sapiente e benigna del partito. “Trasparenza ” in quest’ambiente non riesce nemmeno a vedersi allo specchio.
Tutti si aspettavano che il partito prendesse l’impegno di far aumentare l’indipendenza del sistema giudiziario cinese e per continuare a combattere la corruzione e l’ingiustizia sociale .
Tutti si aspettavano un ammorbidimento della politica del figlio unico – che va avanti da 33 anni – per consentire di avere un secondo figlio , cosa che sarebbe naturale , considerando il PCC si propone per una economia di consumo – e visto che la popolazione cinese sta invecchiando .
Tutti si aspettavano che fosse affrontata la riforma agraria, che è direttamente legata al nuovo piano di urbanizzazione .
Per la cronaca , questa è la prima volta che il PCC ha riconosciuto che “I settori pubblico e privato sono entrambi componenti importanti di una economia socialista di mercato e sono le basi dello sviluppo economico e sociale della nostra nazione ” .
In pratica , questo significa che il PCC vuole rompere i suoi monopoli di stato in alcuni settori strategici . Gli investimenti privati sarebbero permessi , per esempio , nel settore bancario, nell’energia, nelle infrastrutture e nelle telecomunicazioni. Questo significa anche che molte imprese statali cesseranno di funzionare come strumenti della burocrazia governativa . In questo caso ci si aspetta una forte opposizione da parte dei proverbiali interessi più radicati – come nelle gerarchie politiche regionali che si combattono a Pechino.
Il Piano del PCC vuole espandere la classe media cinese a più del 50% della popolazione entro il 2050 (attualmente è al 12%) – aumentando il livello dei consumi con l’aumento della stabilità sociale . Per il momento , il settore pubblico rappresenta il 25% del PIL della Cina . La maggior parte delle imprese sono già imprese pubbliche /private – ma il 25% di tutte le imprese private sono società controllate dallo Stato . Solo 1,3% dei lavoratori cinesi sono imprenditori privati . Due terzi di loro prima lavoravano nel sistema partito-stato ed il 20% di loro ha mantenuto una posizione di leadership all’interno del sistema di partito al governo o locale .
Il ruolo centrale dello Stato non deve essere modificato dalle prossime riforme . Dopo tutto, il 40% degli imprenditori sono membri del PCC e hanno guadagnato proprio bene dalle privatizzazioni fatte dallo stato, non fanno nessuna opposizione politica al PCC – e certamente avranno altri vantaggi dalle riforme . Quello che vogliono più di tutto è un sistema più efficiente e più giustizia sociale ma non hanno nessuna idea di cambiare il regime.
Guardare questi compagni … che svoltano
Alla fine, la chiave di volta del prossimo esecutivo cinese avrà un sottotitolo scritto in stile cinese – Come cambiare l’economia senza fare nessuna riforma politica – . Anche Deng Xiaoping , il Piccolo Timoniere – probabilmente il più grande statista della seconda parte del 20° secolo – aveva più volte sottolineato che la riforma economica in Cina non sarebbe andata molto lontano senza una vera riforma del sistema politico .
Nel breve e medio periodo , è difficile credere che il PCC permetterà ai capricci della Dea del Mercato di suonare il suo campanello e far tremare e sussultare l’economia cinese a sua volontà. Più “mercato” , come si intende in occidente , può inevitabilmente accentuare le disuguaglianze regionali fino a livelli proibitivi – esattamente mentre il PCC sta cercando tra molte difficoltà di far decollare lo sviluppo delle province interne più povere .
Il comunicato criptico è naturalmente solo la sintesi di una road-map, ci vorranno giorni, settimane e anche mesi per poter conoscere in tutti i suoi dettagli e quello che sarà il “ruolo decisivo ” della riforma del mercato secondo il PCC che resterà al timone e monitorerà ogni fase del processo .
E’ come un ninja che sta cercando di domare un drago invulnerabile e sarà una battaglia epica per questi tempi , vedremo il PCC – una immensa struttura burocratica insita nel governo cinese – cercare questo equilibrio, cercare di combinare il suo istinto – che tenderebbe ad un maggior controllo centralizzato (es.: lasciare poca trasparenza in Internet)- con un’esplosione di darwinismo sociale spinto da queste forze “irrazionali” che non hanno assolutamente nessun interesse né per l’ occupazione né per la stabilità sociale .
I Gweilos – i barbari o gli stranieri in generale – sottovaluteranno come sempre la determinazione dei cinesi, a proprio rischio e pericolo. Quando il Piccolo Timoniere lanciò la sua riforma economica – e, a suo modo, la glasnost – nel 1978, rigirò il PCC come un calzino, lo capovolse e poi lo fece funzionare di nuovo; ruppe il collo allo sviluppo economico che era appena partito e così riuscire a trovare un margine per gestire i problemi politici, per fare quei cambiamenti politici che consentirono uno sviluppo economico ancora più vertiginoso.
E allora che importa se Xi e Li – tireranno fuori un remix della politica di Deng – come se avessero inventato un nuovo concetto di mercato alla cinese ? Il cielo – o la Cina come è sempre stato per 18 degli ultimi 20 secoli – è la frontiera .
Pepe Escobar è l’autore di “Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War” (Nimble Books, 2007) e “Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge”. Il suo ultimo libro è “Obama does Globalistan” (Nimble Books, 2009).
Fonte: http://www. counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2013/11/13/chinas-market-enigma/
13.11.2013
Traduzione per ComeDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario