DI PAUL KRUGMAN
nytimes.com
Per l’America la Grecia non è un problema economico, ma geopolitico. I liberisti hanno sbagliato tutte le loro previsioni economiche, ma si rifiutano d’imparare dai loro errori. La formula greca per il disastro è la combinazione tossica fra austerità e denaro “difficile”. I liberisti hanno nostalgia della loro gioventù, e vogliono un ritorno al “gold standard” per mettere gli americani in una camicia di forza, in pieno “stile euro”.
La Grecia è un paese lontano, con un’economia che non raggiunge finanche le dimensioni della “grande Miami”. L’America, conseguentemente, non ha un grande interesse diretto nella catastrofe in corso. Per noi è soprattutto un problema geopolitico: avvelenando le relazioni tra le democrazie europee, la crisi greca rischia di privare gli Stati Uniti di alcuni alleati cruciali.
Ma la Grecia sta comunque giocando un ruolo notevole nel dibatto politico in corso negli Stati Uniti, perché è diventata il simbolo delle terribili cose che si suppone debbano accaderci da un giorno all’altro, se non la smettiamo di aiutare i meno fortunati e di stampare denaro nella lotta contro la disoccupazione.
E la Grecia offre, in effetti, delle importanti lezioni a tutti noi. Ma non sono quelle che voi pensate. Le persone che più di tutti hanno la possibilità di generare un disastro economico in stile greco, qui in America, sono le stesse che amano usare la Grecia come una specie di “uomo nero”.
Per capire la lezione reale che ci è stata impartita dalla Grecia, è necessario conoscere due punti cruciali.
La prima è che la folla che grida “siamo noi la Grecia!” ha un record davvero notevole, quando si parla di previsioni economiche: le ha sbagliate tutte, anno dopo anno, ma si rifiuta tuttavia d’imparare dai propri errori. Le persone che se ne vanno in giro sostenendo che la Grecia è la dimostrazione pratica dei pericoli connessi al debito pubblico, e che l’America è diretta lungo la stessa strada, sono le stesse che, nel 2010, avevano previsto l’impennata dei tassi d’interesse e l’inflazione galoppante. Poi, quando queste cose non si sono verificate, hanno previsto per il 2011 un’impennata dei prezzi ed un’inflazione galoppante e poi ..… beh, vi siete già fatti un’idea.
La seconda è che la storie di cui avete sentito parlare riguardo la Grecia – che ha preso troppi soldi in prestito e che è stato questo a portare alla crisi attuale – sono veramente incomplete. La Grecia si era effettivamente indebitata troppo, con l’aiuto decisivo degli irresponsabili Istituti di Credito. Ma il suo debito, seppure alto, non lo era poi così tanto rispetto ai suoi standards storici. Quello che ha trasformato il problema in una catastrofe è stata l’impossibilità della Grecia, grazie all’euro, di fare quello che di solito fanno i paesi molto indebitati: imposizione sì dell’austerità fiscale, ma compensata dal denaro “facile”.
Si consideri la situazione della Grecia alla fine del 2009, quando venne allo scoperto la crisi del debito. In quel momento era vicino al 130% del Pil, che è senz’altro un valore elevato. Ma non era affatto senza precedenti. Si dà il caso che il rapporto debito/Pil della Grecia, nel 2009, fosse più o meno come quello dell’America nel 1946, subito dopo la guerra. E quello della Gran Bretagna, nel 1946, era il doppio.
Oggi, tuttavia, il debito greco è ad oltre il 170% del Pil, ed è ancora in aumento. Questo perché la Grecia ha continuato a prendere soldi in prestito? In realtà no, il debito greco è cresciuto solo del 6%, dal 2009 – in parte perché, nel 2012, le è stata concessa una piccola riduzione del debito.
La verità, invece, è che il rapporto debito/Pil è cresciuto conseguentemente alla diminuzione del Pil [il denominatore] di oltre il 20%. E perché il Pil è andato giù? A causa soprattutto delle misure di austerità imposte alla Grecia dai creditori.
Questo significa che l’austerità è sempre controproducente? Non sempre, ci sono stati dei casi – ad esempio quello del Canada nel 1990 – in cui i paesi coinvolti sono stati capaci di ridurre il debito pur mantenendo la crescita e riducendo la disoccupazione.
Ma se guardiamo a come hanno fatto, dobbiamo rilevare che hanno combinato l’austerità fiscale con i soldi “facili”: il Canada, negli anni ’90, ha drasticamente ridotto i tassi d’interesse, incoraggiando in questo modo la spesa privata, ma al contempo ha consentito alla sua moneta di deprezzarsi, favorendo in questo modo le esportazioni.
La Grecia, purtroppo, non aveva più la propria valuta quando fu costretta a drastiche restrizioni di bilancio. Il risultato è stato l’implosione dell’economia, che ha finito con il rendere finanche peggiore il problema del debito. La formula greca per il disastro, in altre parole, comporta non solo l’austerità, ma coinvolge anche la combinazione tossica fra la stessa austerità ed il denaro “difficile”.
Da una lato quasi tutti i membri del G.O.P. [Great Old Party, il Partito Repubblicano] chiedono di ridurre la spesa pubblica, in particolare gli aiuti alle famiglie a basso reddito – inutile aggiungere, naturalmente, che vogliono ridurre le tasse ai ricchi. Ma questo non servirebbe a molto per stimolare la domanda di prodotti statunitensi.
Dall’altro, i leaders repubblicani, come ad esempio Paul Ryan, attaccano incessantemente la Federal Reserve per i suoi sforzi di rilanciare l’economia, offrendo lezioni solenni sui quanto sia male “svilire” il dollaro – quando la differenza principale tra gli effetti dell’austerità, in Canada e in Grecia, è tutta nel fatto che il Canada ha potuto “svilire” la propria moneta, mentre la Grecia no.
Oh, dimenticavo, molti repubblicani hanno anche un po’ di nostalgia per la loro gioventù, ovvero per un ritorno al “gold standard”, che ci metterebbe, effettivamente, in una camicia di forza in pieno stile euro.
Il punto è che, se davvero siete preoccupati per il fatto che gli Stati Uniti possano trasformarsi in una specie di Grecia, dovreste concentrare la vostra preoccupazione sulla destra americana. Perché se la destra fosse in grado di applicare la propria politica economica – tagliando la spesa e bloccando qualsiasi compensazione monetaria [i Quantitative Easings] – questa porterebbe, in effetti, ad un disastro in pieno stile greco, qui in America.
Paul Krugman
Fonte: www.nytimes.com
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO
Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore
Perfectum est! Il Canada CONSENTIVA ALLA SUA MONETA DI DEPREZZARSI FAVORENDO, IN QUESTO MODO, LE ESPORTAZIONI! Quello che facevamo noi, in Italia, in particolari contingenze economiche negative! Per questo siamo condotti a forza nella fognatura europea, allo scopo di impedirci di deprezzare e rilanciare le esportazioni! Una squallida banda di neri porci malsani, italiani e non, ha scientificamente, proditoriamente, criminalmente, lucidamente realizzato tutto ciò al solo scopo di ”terminare” una nazione che dava e da fastidio! Quei mascalzoni andrebbero perseguiti ed abbattuti! Non è lecito consentire a simili iene di imbrattare la faccia della terra! Delinquenti svergognati!
《vogliono un ritorno al “gold standard” per mettere gli americani in una camicia di forza, in pieno “stile euro”.》
A proposito di GOLD, ufficialmente risultano 8.100 tonnellate del prezioso metallo presso i loro forzieri, ma qualcuno ha mai controllato che esistano veramente? Che non siano fittizi? Ho la sensazione che ne sia rimasto ben poco di oro fisico
Ecco perché quando a suo tempo alcuni paese, tra cui guarda caso la Germania, hanno richiesto di avere indietro parte del loro oro fisico, gli Usa hanno inventato mille scuse per non farlo
Condivido in pieno la tua analisi: alla Germania non andava giù che l’Italia potesse sempre salvarsi svalutando la lira, e rilanciando le proprie esportazioni anche a danno della Germania.
Per questo è stato escogitato l’euro, e l’Italia è stata debitamente fermata.
Dobbiamo ringraziare di questo bel affare i nostri politici incoscienti, cito soprattutto Prodi, Amato e Ciampi, i quali comunque si sono salvati con laute pensioni personali.
Vedi questo articolo, dove i suddetti eroi (nelle pensioni) fanno la parte del leone:
http://www.ilfazioso.com/pensioni-scandalo-prodi-amato-ciampi.html
Rispetto le opinioni di tutti,
anche quella degli “austriaci”, ci mancherebbe altro. Ma un conto è rispettare,
un altro è approvare. Lo stesso Krugman, qualche giorno fa, ha pubblicato un
articolo dove dimostra che l’avvento di Hitler coincise con un periodo di
deflazione, generato dal tentativo di agganciare la parità con l’oro [La deflazione e voi sapete chi: https://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15287].
Facciamo così, proponga lei un
articolo alla redazione, in cui illustra in dettaglio le sue opinioni sull’oro
(converrà che battagliare attraverso i commenti non sia una cosa molto
costruttiva). Risponderle sarà un autentico piacere.
Nel frattempo pensi a quanti
hanno comprato l’oro a oltre 1.800 dollari l’oncia, ed ora se lo trovano a
quota 1.200, nonostante dicevano che sarebbe arrivato anche al doppio, a 4.000
dollari.
Non doveva essere un bene
rifugio? Ma se il prezzo è manipolabile (ed in effetti è stato manipolato), che
bene rifugio è? E questo a prescindere da tutto il resto. Ed ancora, ricorda Quintino Sella e la tassa sul macinato? Sa
perché fu imposta? Esatto! Proprio per lo stesso motivo, l’aggancio all’oro.
Non trascuri la proposta
iniziale. Buona Domenica.
Prodi, Amato e Ciampi arrivano buoni secondi.
Andreotti/Andreatta (divorzio fra stato e bankitalia) hanno concordato e dato il via all’operazione.
All’epoca spargevano sottobanco la nozione che chiudendo i rubinetti della ricchezza che scorreva nella penisola avrebbero lasciato meno danaro per la corruzione dilagante, prosciugandola. La corruzione era spacciato per il "vero" problema dell’Italia.
Un’esca che le sinistre (cristiane e marxiste) hanno ingoiato con tutto il galleggiante.
La camicia di forza per l’Italia è un’idea più antica dell’euro: già con lo SME si era tentato il colpaccio, ma era fallito.
Comunque l’Italia non era l’obiettivo originario dell’euro. Nei sogni drogati di Mitterrand, l’euro avrebbe dovuto essere la contropartita alla riunificazione della Germania e la gabbia che avrebbe impedito al potentissimo marco di farne la potenza egemone in Europa. La Germania accettò la sfida ma chiese una SUA contropartita: rinnovare il tentativo di mettere in ginocchio l’Italia, che aveva dribblato la catastrofe dello SME, si era ripresa e continuava (imperterrita e a dispetto dei traditori che la governavano) ad essere un concorrente formidabile.
@ makkia
Probabilmente le cose andarono come dici tu, ma rimango dell’opinione che il colpo mortale alla valuta nazionale e la nefasta introduzione dell’euro furono opera dei tre personaggi da me citati.
Ti ringrazio per la segnalazione! Leggerò il tutto con grande interesse ed attenzione! Ciao e buona domenica!
«Lo stesso Krugman, qualche giorno fa, ha pubblicato un articolo dove dimostra che»
E’ sempre bello il confronto. Però,
con la sua risposta, siamo proprio a quello che avrei voluto evitare. Uno
scambio di battute che a loro volta ne tirano altre. Tutto questo non serve
proprio a niente.
Lo scopo del mio commento era di
sollecitare una discussione sull’oro ed anche in generale sulla moneta, senza alcuna
intenzione, mi creda, di fare delle trite polemiche o una gara a chi è più
bravo. Lo è senz’altro lei, senza discussioni.
Però, se vogliamo capire la
materia al di fuori degli slogans, cosa c’è di meglio che scrivere un articolo,
lasciando agli altri una replica? Può anche chiedere aiuto all’Istituto Von
Mises che lei frequenta, se crede. Magari a qualcuno che già conosco.
Lei, infatti, è un austriaco,
ed io il mondo degli austriaci l’ho frequentato per un po’. Anzi, a suo tempo
sono stato il traduttore di un imponente
saggio di Paul Brodsky e Quaintance Lee di http://www.qbamco.com riguardo proprio l’oro,
intitolato Another Perspective.
Conosco l’argomento, quindi, direi
anche discretamente, però, se lei comincia a scrivere “l’oro di qua e l’oro di
là”, bè, credo che stia a lei fare la prima mossa. Scriva, o si faccia dare dal
Von Mises, un articolo a supporto delle sue tesi.
Dal confronto fra queste
ultime e quelle contrarie credo che il lettore di CdC possa farsi un’idea
migliore.
La mia non è una vuota e
sterile polemica, ma solo desiderio di chiarezza. Mi permetta di non rispondere
in dettaglio al suo contro-commento, per le ragioni di cui sopra.
L’idea era.. "scegli un articolo a piacere tra i tanti" cmq, prendiamone uno non a caso di Alan Greenspan del 1966
Perfetto. Proponga a Davide la pubblicazione dell’articolo che lei propone. Non devo rifletterci molto, perché già lo conoscevo, e ci ho già riso sopra a sufficienza.