DI CAROLYN BAKER E MELISSA TAYLOR
Truth the power
[Truth To Power vi offre questo articolo esclusivo dalla California settentrionale sull’odissea di una famiglia colpita dall’esplosione della bolla immobiliare, sulla corruzione delle aziende che ne è stata la causa e sulle penose conseguenze per la loro esistenza — CB].
Sonoma County, California. – Circa tre anni or sono la famiglia Taylor trovò una casa che giudicò perfetta: una villetta singola con quattro camere da letto e una piscina riscaldata nel giardino posteriore, in un’area abitata da famiglie della classe media e posta tra due parchi. Un quartiere sicuro e che sembrava soddisfare i loro bisogni familiari.
Il prezzo era esorbitante, 747.500 dollari, ma la coppia aveva già posseduto due case: aveva venduto la prima dopo aver acquistato la seconda, perché il tentativo di affittarla si era rivelato estremamente frustrante. In effetti si trovava in un quartiere in cui riuscire ad avere inquilini era una vera sfida. E siccome mantenerla era diventato un peso, avevano preferito venderla con un piccolo guadagno.
Ed ecco quindi che i Taylor si erano spostati da un’area infestata dalla piccola delinquenza in un quartiere che speravano meno violento e con migliori scuole per i figli. Erano andati a vivere in una casa più gradevole, sapendo che non era perfetta ma che un giorno o l’altro avrebbero potuto eventualmente traslocare. Nell’arco di dodici anni avevano adottato tre fratelli, molto legati tra di loro e in cerca di una famiglia. Era quindi stato deciso che avevano bisogno di una famiglia stabile che li amasse e li curasse. I Taylor avevano rifinanziato la loro casa per poter coprire le forti spese di adozione e le riparazioni necessarie, ma quando era diventata troppo piccola avevano cominciato a studiare la possibilità di ampliarla o di traslocare in una più grande.
Per oltre due anni erano stati in contatto con vari agenti immobiliari, alla ricerca di una casa su un solo piano e un poco più grande, adatta ad ospitare la famiglia. Ma quando ne trovavano una era spesso fuori portata, con un valore di solito determinato solo da quanto uno era disposto a pagare. Gli immobili sembravano fuori delle loro possibilità; il mercato era chiaramente nelle mani dei venditori. Alla fine avevano deciso che quando i ragazzi avessero finito le elementari avrebbero cercato una casa adatta e alla portata delle loro tasche in un uno stato meno caro della California.
Non molto tempo dopo, la banca aveva chiamato per informarli che la casa adiacente era in vendita e che erano già fallite due aste. Il funzionario che gestiva la loro ipoteca la presentava come un’opportunità che capita una sola volta nella vita e si diceva sicuro che se si fossero affrettati avrebbero avuto qualche possibilità. In base alle spiegazioni ottenute, i Taylor pensarono di potersi lanciare nell’avventura e di poter ottenere il prestito necessario: avevano tutte le condizioni richieste, la casa era attraente, e avrebbero potuto investire nel futuro dei loro figli.
Seduti attorno al tavolo di cucina, i Taylor ne avevano discusso con i due figli maggiori, cercando di confrontare le differenze tra le due case. Le ragazze volevano una stanza ciascuna; anche se erano sorellastre il loro percorso di adozione era stato molto differente e disporre di una stanza propria sembrava loro importante e necessario. Il più giovane aveva avuto due famiglie ed era desideroso di avere una stanza separata. I Taylor decisero di diventare ancora una volta proprietari e di affittare la casa in cui stavano vivendo per essere sicuri di non lasciarsi scappare l’occasione. Pensarono che il gioco valesse la candela, anche se spostarsi voleva dire ricalibrare il proprio bilancio e farsi carico delle spese supplementari per la nuova casa. Il funzionario di banca sottopose però un nuovo piano di finanziamento, nel quale il costo delle due case sarebbe stato fondamentalmente lo stesso.
I Taylor decisero di pagare 100.000 dollari in contanti per la nuova casa e di chiedere un finanziamento per gli altri 647.500 dollari. Dopo aver rifinanziato l’altra casa si trovarono con un debito di 488.000 dollari e con una rata di rimborso mensile che, secondo la banca e la società immobiliare, avrebbero potuto facilmente coprire affittando la vecchia casa. I Taylor posero un sacco di domande sul nuovo prodotto finanziario proposto, dato che in passato avevano sempre usato un prestito trentennale a tasso fisso. I tassi erano bassi e l’impiegato della banca assicurò che si trattava della migliore scelta, molto valida dal punto di vista finanziario: sembrava la giusta decisione e il rischio appariva minimo. L’ex capo della FED, Alan Greenspan, e molti altri dirigenti avevano sollecitato il popolo americano a investire i propri risparmi nel mercato immobiliare, affermando che si trattava di un investimento solido. Il rischio maggiore sembrava essere quello di un calo del mercato, ma dato che stava continuando a volare sembrava un rischio davvero ridotto.
I Taylor s’insediarono nella loro nuova casa e cominciarono a sistemarsi. Ed ecco arrivare la prima rata del rimborso, ben differente da quella che avevano creduto di doversi aspettare. Che diavolo era quella voce di ammortizzazione negativa da cui erano esentati per il primo anno? Come tutta risposta si sentirono dire che erano esentati dal pagare ma che appariva comunque nell’estratto conto. La famiglia avrebbe voluto rinegoziare l’ipoteca, ma il funzionario affermò che era assurdo non voler capire che il valore della casa avrebbe superato di molto qualsiasi ammortamento negativo, e che la loro reazione era sproporzionata. Più tardi saltò fuori che avrebbero dovuto aspettare un anno per rifinanziare le case; purtroppo nel frattempo il valore degl’immobili era sceso talmente da rendere l’opzione irrealistica. I Taylor dibatterono il problema per vari mesi e quando il mercato cominciò a scendere, oramai convinti di dover vendere l’abitazione per ridurre le perdite, si rivolsero ripetutamente alla banca facendosi ridere in faccia. A un certo punto il funzionario sostenne con fermezza che la coppia era stata ben felice di acquistare quella casa, anche se l’incaricato che aveva messo a punto l’ipoteca aveva consigliato loro di non farlo; affermò poi che i due sapevano di pagare un prezzo troppo alto e che erano al corrente dei rischi che correvano. Man mano che i dettagli venivano alla luce, i Taylor consultarono la documentazione in loro possesso e si resero conto di essere stati raggirati. Tra l’altro, il funzionario aveva scelto un periziatore che era stato ben felice di accettare per buono il prezzo indicato dalla banca. La coppia lo aveva sempre considerato un amico ed era quindi scioccata e delusa, soprattutto dopo essersi resi conto di aver fatto un errore che poteva costar loro la sicurezza finanziaria; non restava altra scelta che far tesoro della lezione e aspettare.
Fu loro detto che erano giovani, inesperti e non in grado di capire le fluttuazioni dei mercati. Il mercato azionario non era forse crollato per poi risalire? Il messaggio era chiaro: tranquilli. I Taylor ci provarono quando si resero conto che il valore di una casa era sceso di 100.000 dollari e che il patrimonio di tutte e due si riduceva. Presto si sarebbe ridotto a zero.
Consultarono allora un altro funzionario e si rivolsero ad altre banche e altri finanziatori, nella speranza di riequilibrare la situazione debitoria in cui si erano invischiati. Tutti dissero che la loro famiglia aveva un ottimo rating creditizio, buone entrate e un curriculum professionale impeccabile, e che non avrebbero quindi mai dovuto essere sollecitati ad assumersi il tipo d’ipoteca che avevano sottoscritto. Fu anche consigliato loro di aspettare: il mercato avrebbe smesso di scendere, e gli iinvestimenti nel settore immobiliare sono sul lungo termine. Vero? Falso? In ogni caso dovevano pur vivere da qualche parte, e sul piano finanziario se la stavano cavando meglio di molti altri grazie al loro impiego. Nel frattempo potevano chiedere in prestito soldi se necessario e tener duro; il trend negativo non poteva durare in eterno. E così, mentre continuavano a sentirsi ripetere le stesse cose, videro le case dei vicini pignorate l’una dopo l’altra. Ben presto molti cominciarono a vendere le loro proprietà allo scoperto. Vendere allo scoperto significa che
un proprietario accetta di cedere il proprio bene per meno del debito residuo.
Ad esempio, dice Melissa Taylor, “I nostri vicini avevano venduto la loro vecchia casa, avevano investito circa 200.000 dollari sulla nuova proprietà, e quando il mercato è crollato hanno perso tutto il patrimonio, e la casa è stata ‘sotto’ per circa 75.000 dollari”. Il termine ‘stare sotto’ significa che il beneficiario del prestito deve per la casa più di quanto la casa valga.
I vicini avevano mantenuto in vendita l’immobile per otto mesi; per finire una coppia aveva fatto un’offerta che la banca tardò tre mesi ad accettare. La famiglia, cui era stato chiesto di accollarsi un prestito non garantito di 75.000 dollari a copertura della transazione, fece una controfferta, ma la banca rifiutò di prendere in considerazione qualsiasi somma inferiore a quella dovuta. La casa era stata pignorata e da allora il prato era cresciuto incolto, anche se due vicini si erano poi accollati il compito di curarlo per mantenere il valore della proprietà. Ultimamente, dopo un anno, la banca ha chiamato la famiglia, sollecitandola a tentare di vendere la proprietà allo scoperto. Era troppo tardi, e il valore era sceso di oltre 150.000 dollari. A quanto pare, dunque, nonostante tutte le assicurazioni sulla possibilità di svendere la proprietà o modificare l’ipoteca, seguire questa strada è molto difficile, e solo pochi casi vanno a buon fine.
I Taylor e i loro vicini avevano tutti un prestito ARM (Adjustable Rate Mortgage) e stavano tentando di uscirne fuori. L’ipoteca anomala, che secondo quanto detto loro era “difficile ottenere”, balzò improvvisamente alla ribalta di tutti i giornali. Adesso sappiamo che venivano vendute sui mercati mondiali degli hedge fund, che le perdite dei mutuatari hanno danneggiato l’intera economia, che gl’intermediari hanno intascato sostanziosi bonus per promuoverli, che hanno lucrato vendendo ipoteche di questo tipo invece di quelle tradizionali. I Taylor si resero conto di essere nei guai, in un mare di guai.
Si trovavano nella stessa situazione di molta gente che negli ultimi anni si era affacciata sul sempre crescente mercato immobiliare, con la sola differenza di dover rimborsare una somma mensile accettabile, di avere un impiego fisso, un credito eccellente, e, a prima vista, abbastanza soldi da poter coprire le rate di entrambe le case anche in mancanza di affittuari. Non avevano debiti, ad eccezione di un prestito di studio. Avevano quindi scelto un prestito corrispondente ai rimborsi mensili per il primo anno e che sarebbe poi stato “riaggiustato” a un tasso del 7% annuo; in ogni caso non intendevano prolungarlo per più di un anno. Il funzionario di banca li riassicurò: sarebbero stati in grado di rifinanziare dopo un anno e mantenere così i pagamenti a un livello accettabile. E ancora una volta li invitò a godersi la nuova casa e a smetterla di preoccuparsi.
Assieme a milioni di altre famiglie nel paese, anche i Taylor erano finiti nella rete del “sogno americano”: erano vecchi proprietari, risparmiavano ciascuno oltre 70.000 dollari all’anno, e avevano la loro casa come patrimonio.
In sintesi, i Taylor avevano un buon lavoro, un’assicurazione malattia ed erano in relativamente buona salute. Nell’arco di cinque anni, tuttavia, i due avevano dovuto subire in tempi diversi un’operazione. Il figlio più giovane stava finendo le elementari, e i due più grandi stavano per passare alla scuola secondaria. I Taylor speravano di poter ridurre qualche spesa extrascolastica, ma al momento di ricominciare a lavorare uno dei due era stato destinato a un lavoro senza la minima flessibilità, con un sacco di problemi per il fatto di aver creato difficoltà al datore di lavoro sollecitando la disabilità. Il sindacato, di cui era membro, gli aveva spiegato che si trattava di una procedura ingiusta, ma che la maggior parte di quelli che si erano ritrovati in una situazione simile avevano subito lo stesso trattamento. Il loro consiglio era semplice: mantenere un profilo basso e fingersi contento, così magari l’amministrazione se ne sarebbe stata tranquilla. Il datore di lavoro affermò che c’era sempre la possibilità si spostarsi altrove (cioè di licenziarsi), come altri avevano fatto in passato.
Il primario del servizio medico, le cui raccomandazioni sul reintegro del dipendente nel suo lavoro abituale erano state ignorate, disse: “Basta una persona per modificare il corso degli avvenimenti”, ma, dato che l’azienda continuava a non tenere conto delle raccomandazioni, finì col firmare controvoglia una liberatoria che autorizzava l’impiegato a tornare al lavoro. Vista la situazione, era chiaro che mancava ogni spazio di manovra per cercare un altro impiego, soprattutto uno così ben pagato e con la copertura medica. Non era facile far fronte agl’impegni finanziari, e uno dei Taylor decise di accettare lo stipendio e mantenere il profilo basso suggeritogli; c’è sempre la possibilità di ricorrere al sindacato per opporsi al comportamento del datore di lavoro, ma le conseguenze possono essere complesse se non si dispone di anni di tempo per lottare in tribunale. Alcuni sono riusciti a vedere riconosciute le proprie ragioni, ma a un costo emotivo e finanziario pesantissimo. Per rendere le cose ancora più difficili, l’assicurazione del datore di lavoro spesso non vede di buon occhio ricorsi per oltre due mesi. I Taylor non avevano alternative, soldi, credito.
Tutte le richieste dei Taylor avanzate in un’interminabile serie di colloqui con la banca per un rifinanziamento, o una modifica dell’ipoteca, o per qualsiasi altra soluzione che potesse aiutarli, furono inspiegabilmente respinte, nonostante esistessero tutte le garanzie per giustificare una modifica dell’ipoteca. Le banche non volevano rispondere fino a quando il prestito non fosse stato in sofferenza, i media annunciavano aiuti federali che non esistevano, il mercato immobiliare continuava a scivolare, le fatture aumentavano, e i conti della casa si erano sostanzialmente appesantiti. Ogni volta che si arrivava a mettere a punto un piano per uscire dalla situazione succedeva qualcosa di nuovo: l’aumento del costo dell’energia, il prezzo del carburante oltre i 4 dollari al gallone, il deprezzamento del dollaro, tutte cose che non potevano essere controbilanciate lavorando ancora di più. Non serviva ridurre i costi della famiglia; il bilancio continuava a peggiorare.
I Taylor ne parlarono con esperti fallimentari, funzionari degli uffici prestiti e moltissimi agenti immobiliari. E ognuno aveva un’opinione diversa. Le informazioni sono piene di errori, e quindi il meglio è “Tener duro; le cose andranno meglio”.
I Taylor non sono ancora venuti meno ai loro pagamenti, ma nei prossimi mesi si troveranno in una situazione di insolvenza. Le operazioni di cui parlavamo prima hanno richiesto un intervento all’anca e il sacrificio di ore di lavoro, e la coppia ha dovuto usare le carte di credito per pagare le spese di gestione della casa, l’assistenza ai ragazzi, e le spese mediche. Anche se hanno fatto tutto il possibile per evitare pignoramenti e bancarotta, ad ogni passo i Taylor hanno incontrato l’opposizione delle istituzioni finanziarie. In effetti, cercare soluzioni alternative è diventato un lavoro a tempo pieno.
Lo stress familiare è alle stelle. Ci sono molte difficili decisioni da adottare: è meglio andar via o restare e resistere? Quando, proprio ieri, hanno chiamato il funzionario immobiliare, hanno scoperto che le banche stanno facendo prestiti a tassi più bassi, ma nel quartiere ci sono tante case pignorate che svenderle sarà molto difficile, se non impossibile. È stato anche loro detto di controllare le sanzioni fiscali per il pignoramento. Ancora una volta la famiglia ha trovato il coraggio di continuare e ancora una volta gli è stato risposto di no.
I Taylor stanno tagliando tutte le spese, liberandosi di tutto il possibile, vendendo tutto ciò che non è indispensabile. Ora alla famiglia non resta che tentare di uscire dalla situazione usando i propri averi, indecisi se mantenere una casa o passare in affitto. Stanno cercando di conservare le cose di cui hanno bisogno: una casa, buone scuole per i ragazzi, cibo, cure mediche. E al tempo stesso stanno cercando di spiegare ai figli perché la casa in cui vivono non è più la loro e che non sono responsabili del crollo economico, oramai diventato universale. E stranamente i ragazzi sembrano accettare la situazione meglio degli adulti con cui vivono.
Un tempo la famiglia aveva pensato di vivere il sogno americano di possedere una casa. Ora questo sogno si è rivelato nulla più di un posto in cui far crescere i figli e comprare cibo e benzina. Quello di cui i Taylor si sono resi conto con pena e dolore è che il sogno americano non è mai esistito; oggi più che mai è un incubo.
I Taylor non sono soli. L’altro mese centinaia di famiglie della Sonoma County sono finite in bancarotta o quasi. Il 65% delle case dell’area di San Francisco acquistate dal 2005 in poi valgono meno di quanto i proprietari devono rimborsare. Sembra che i mutuatari di subprime siano state le vittime, ma che dirà l’America quando il bagno di sangue delle ipoteche mobiliari ARM supererà il numero di confische? Chi accuseranno?
Carolyn Baker e Melissa Taylor
Fonte: http://carolynbaker.net
Link : http://carolynbaker.net/site/content/view/541/1/
16.06.0’8
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di CARLO PAPPALARDO