DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
greekcrisisnow.blogspot.it
Questa domenica, a quanto pare, abbiamo celebrato la Pasqua ortodossa. Ieri, all’uscita dalla messa di mezzanotte, il banchiere Papademos (nella foto) e alcuni politici burattini sono stati fischiati da fedeli e passanti: «Andate via, traditori.». È successo a Kolonaki, un quartiere storicamente borghese della capitale (il servizio sul sito del settimanale satirico topontiki.gr). Intanto ieri, intorno alle 20, «la Luce Santa è arrivata da Gerusalemme, a bordo di un aereo del governo; è stata poi accolta all’aeroporto di Atene secondo il protocollo d’accoglienza riservato ai capi di Stato. Successivamente, è stata portata ai quattro angoli della Grecia con dei voli speciali dell’aviazione civile e militare» (servizio sul sito del settimanale epikaira.gr).
Preferisco non commentare. Sotto i “Troikani”, certe abitudini non cambiano molto. Attraverso il paese già si mormora che questa Res publica dello Stato e della Chiesa è da rivedere. Per il resto la gente può sempre credere o no, è una questione di coscienza, come la politica.
Tranne che in politica ci capita ancora di votare. Così le discussioni, che fanno da cornice al tradizionale arrosto d’agnello della domenica di Pasqua, hanno ruotato attorno alle elezioni, oltre che alle rimpatriate. Già sabato i giovani al bar del paese sembravano davvero infervorati per lo scrutinio.
Costas, sessant’anni, disoccupato, è tornato dalla Germania appunto per festeggiare la Pasqua a casa. Era partito verso Natale per ritrovarsi con suo figlio Manolis. Quest’ultimo, era emigrato sei mesi dopo il Memorandum, «ne aveva abbastanza di questa sopravvivenza permanente e della disoccupazione – spiega Costas –ora lavora per un ristoratore greco, anch’egli originario della nostra regione. Anch’io ho deciso di partire, in attesa di un’ipotetica pensione. Non ho un vero lavoro, aiuto mio figlio e sua moglie. Mia moglie ed io ci occupiamo dei loro bambini, uno dei due è neonato, e questo permette alla coppia di fare carriera, se così si può dire, nel campo della restaurazione. Allo stesso tempo non dobbiamo più pagare le spese della casa, del riscaldamento e dell’automobile in Grecia. Ci tornerò, credo, durante l’estate. In Germania si sta bene, la gente è educata, calma … è una vita un po’ chiusa, ma ad ogni modo, neanche in Grecia uscivamo più come prima. Sono stato licenziato dal mio lavoro nel settembre del 2010, poi mia moglie, che mandava avanti un piccolo negozio di alimentari qui nel paese, ha dichiarato fallimento a luglio del 2011». Per una pura coincidenza da calendario giornalistico, abbiamo appena saputo che Ernst Elitz ha lanciato un appello ai greci, in un articolo, attraverso le colonne del Bild: «[Greci] venite a guadagnare tanti soldi in Germania», («Kommt! Verdient hier gutes Geld!», vedi bild.de/news/standards/bild-kommentar/bild-kommentar-23631392.bild.html).
Questo breve commento è stato molto mediatizzato dalla stampa greca, ma in ogni caso, Costas e soprattutto suo figlio non hanno aspettato questa presa di posizione per partire. «Non credo di tornare per le elezioni, so che è importate, ma le nostre vite ormai non dipendono più da questo, purtroppo … andiamo dai, adesso occupiamoci del nostro arrosto di Pasqua», ha aggiunto Costas, con l’aria un po’ rattristata.
Uno strano universo politico e festivo, che scricchiola da tutte le parti. Già nelle rappresentazioni collettive c’è una certa oscillazione; un’oscillazione che ci ricorda che una società non è mai una macchina ben oliata, soprattutto per i tempi che corrono. Nella Grecia centrale e rurale, una primissima constatazione sembra essere unanime: «noi non crediamo ai sondaggi, vogliono farci paura, vogliono strumentalizzarci, questi imbroglioni, questi ladri, tutti questi stronzi», (parole pronunciate tra giovani, in un bar, sabato 14 aprile). Stando, infatti, all’ultimo sondaggio, la destra (partito della «Nuova Democrazia») sarebbe in testa nelle intenzioni di voto con il 21%, segue il PASOK con il 15,5%, il partito SYRIZA (destra anti-Memorandum) con l’11,5%, il KKE (partito comunista, chiaramente schierato a favore dell’uscita del paese dall’Unione Europea) con l’11,5%, il nuovo partito di destra dei «Greci Indipendenti» (anti-Memorandum) con il 9%, l’estrema destra di «Alba d’oro» con il 5% e il LAOS con il 3%, (sondaggio di Pulse, dell’11 aprile 2012).
Sembra tutto così contraddittorio! Ma dimentichiamo che la storia è forgiata proprio dalle contraddizioni. «Mi vergogno, è stata la più grande idiozia della mia vita, nel 2009 avevo votato per il PASOK, non voterò mai più, che vadano tutti a farsi fottere, ormai mi astengo, perché siamo tutti dei c…, è per questo che abbiamo avuto dei politici così … Male che vada … voterò per i “Greci Indipendenti” o per la “Sinistra Democratica”, Tsipras (a capo del partito SYRIZA) è un venduto, e i comunisti del KKE non guardano mai oltre il loro naso, sono su un altro pianeta», spiega un uomo, appena cinquantenne. Recentemente ha intrapreso la rimessa in coltura di un appezzamento di terreno: «Mio fratello ed io produrremo dei legumi secchi di qualità. Li venderemo qui nella provincia, o nel paese stesso, tra i nostri paesani, adottando il prezzo più basso possibile, giusto per vivere, poiché il vecchio sistema è morto. Vedete, tutti quelli che vendevano i prodotti nostrani a prezzi esagerati non ce la faranno. I loro clienti glieli comprano una volta, ma non torneranno da loro una seconda volta. Più che a favore della partitocrazia io voterò … per i miei legumi secchi; me ne frego di Papademos».
Tuttavia, questo stesso uomo, rispondendo alla domanda di un altro paesano a proposito dei rispettabili politici locali e delle elezioni di maggio, ha sottolineato che: «Georges M., amico molto vicino a Samaras (a capo della Nuova Democrazia), nell’eventualità di un gabinetto di destra, potrebbe diventare il prossimo ministro dell’ambiente. Georges M. ed io siamo parenti acquisiti. L’altro ieri, mentre era di passaggio, gli ho sussurrato due parole all’orecchio. Lui farà in modo di procurarmi l’autorizzazione e, se possibile, delle sovvenzioni per l’installazione di pannelli fotovoltaici su altri miei terreni». Provare, dunque, vergogna o rassegnazione non è necessariamente segno di rinnovamento radicale nelle azioni e nelle rappresentazioni della questione politica, incluso sotto il Memorandum. «Neanche io andrò più a votare, ma non sono d’accordo sulla questione dei pannelli fotovoltaici, perché è una fregatura», ha subito risposto il fratello di quest’uomo.
In questo paesino di mille abitanti, colpito dalla crisi e dalla disoccupazione, altri abitanti si dicono pronti per un’altra scelta politica: «Io ho sempre votato a destra e sono stato tradito. Col mio ultimo lavoro, a quaranta chilometri da qui, guadagnavo settecento euro al mese, e per di più senza contratto. Solo le spese per la benzina, a quasi due euro al litro, rendevano questo lavoro un affare davvero poco redditizio. Adesso aiuto i miei genitori nell’allevamento del nostro gregge, abbiamo un centinaio di montoni e qualche pecora. Ecco, questi due agnelli che sto cuocendo in questo giorno di Pasqua provengono dal nostro allevamento. Sopravviviamo qui nelle nostre campagne, è chiaro. Io andrò a votare. Voterò per il candidato del KKE (partito comunista), so che è povero come me, almeno lui non ha rubato», testimonia Dimitri.
Anche altrove ci sono degli strani cambiamenti in corso. Maria, molto religiosa, frequenta la chiesa, è anche una grande affezionata del turismo religioso a livello locale, a febbraio scorso giurava: «non appoggiare più i due grandi partiti, quelli dei bugiardi e dei ladri». Ma oggi torna sui suoi passi: «Voterò PASOK, Venizelos è un capo responsabile, non come l’altro (Georges Papandreou) che ha venduto l’anima al diavolo. Ad ogni modo, PASOK o no, Troika o no, seguendo il cammino di Cristo, noi non temiamo più niente poiché possiamo vincere la morte».
Giorgos, il veterano del paese, nato nel 1918, anziano partigiano comunista, poi ex-soldato in seno all’esercito regolare durante la Guerra Civile (1946-1949, nell’opposizione comunista allo Stato ufficiale semi-fascista), ha preso la parola rispondendo a Maria: «Tutto questo, la morte, i pope, il PASOK, sono solo chiacchiere. La nostra storia ha semplicemente preso una brutta piega, come ai tempi dei miei vent’anni. Guardate le Meteore (raggruppamenti di monasteri a nord della Grecia N.d.T.) di fronte, queste rocce erano lì ben prima dei monaci, mi sembra. In una svolta o si resta in piedi o si cade, è così. In ogni caso io vi lascerò prima, ma nel frattempo sono sempre felice di vivere e andrò a votare».
Panagiotis Gregoriou
Fonte: www.greekcrisisnow.blogspot.it
Link: http://www.greekcrisisnow.blogspot.it/2012/04/les-urnes-de-la-resurrection.html#more
16.04.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SILVIA SOCCIO