LE SEI ZONE CALDE DEL CONFLITTO CLIMATICO CHE POTREBBERO AVERE IMPATTO SU TUTTI

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FONTE: NEA-POLIS.NET

Pochi giorni fa, John Light di Moyers & company ha intervistato Francesco Femia (1), co-fondatore del Center for climate and security (Centro sul clima e la sicurezza) riguardo al ruolo giocato dal cambiamento climatico nell’inarrestabile guerra civile in Siria. Ma anche se la Siria è attualmente in prima linea nel conflitto climatico, non è l’unica.

Mentre il clima cambia, le carenze di urbanizzazione, acqua e energia diventano più acute, ci sono molti posti nel globo dove l’instabilità climatica e la scarsità d’acqua minacciano di scatenare un conflitto che avrà implicazioni geopolitiche ed economiche globali. Qui ce ne sono sei.1. SIRIA

Per anni gli esperti hanno avvertito che in Siria la carenza d’acqua avrebbe portato al conflitto. Come ha scritto Katie Horner nel 2010 per lo State of the Planet (2), fra il 2002 e il 2008 in Siria la fornitura di acqua a livello nazionale è scesa drasticamente, in buona parte come risultato di politiche di cattiva gestione dell’acqua e inefficienza agricola durate decenni. Questa tendenza è stata inasprita acutamente dal 2006 al 2010 da ciò che Femia ha chiamato “la peggiore siccità a lungo termine e il più grave insieme di fallimenti agricoli da quando cominciarono le civiltà agricole nella Mezzaluna Fertile”. In tempi molto recenti come nel 2010 circa 800.000 persone hanno lasciato la Siria rurale a causa di mancanza d’acqua.

Tutto ciò era visibile prima dello scoppio della violenza durante la primavera araba, ed è difficile immaginare che non abbia avuto un impatto. Ma la probabilità di un conflitto si estende anche oltre i confini della Siria, dato che i siriani potrebbero dare la colpa della loro carenza d’acqua alla Turchia per aver costruito un’ampia rete di dighe sull’Eufrate senza consultare i suoi vicini a valle.
Cos’ha a che vedere questo con il cambiamento climatico? Femia fa riferimento a uno studio della NOAA (Amministrazione Nazionale Oceanica ed Atmosferica) di Ottobre 2011 (3), che suggeriva che la recente e prolungata siccità dell’Est Mediterraneo fosse correlata al cambiamento climatico.

2. ARABIA SAUDITA

In Arabia Saudita la situazione dell’acqua (4) è un po’ migliore di quella del suo vicino nel nordovest. Per molti decenni l’Arabia Saudita ha usato il suo benessere dato dal petrolio e la sua facile disponibilità di energia per fare l’impensabile e far crescere il grano nel deserto, pompando l’acqua per l’irrigazione dal profondo sottosuolo. Quel piano è vacillato pochi anni fa quando la falda acquifera si è prosciugata. Dal 2016 l’Arabia Saudita sarà probabilmente dipendente al 100% dalle importazioni di grano ; è già uno dei 5 maggiori importatori di riso mondiali. La probabilità di eventi estremi legati al cambiamento climatico può solo rendere peggiori i rischi della nazione riguardo l’acqua.

Ad oggi l’Arabia Saudita è stata meno colpita rispetto a tante altre nazioni arabe dai vasti cambiamenti della primavera araba che sono iniziati nel 2010. Ma bisogna ancora vedere per quanto tempo questa nazione può mantenere la stabilità politica alla luce delle sfide ambientali e per le risorse. Tutto ciò importa al mondo per ovvi motivi. Dato il ruolo dell’Arabia Saudita come produttore di petrolio, disordini politici dovuti al clima e all’acqua potrebbero gettare scompiglio sull’economia globale.

3. AFRICA

Dato che la loro capacità di far crescere colture è minacciata dall’esaurimento e dalla siccità, le nazioni relativamente ricche come l’Arabia Saudita e la Cina stanno guardando sempre più altrove per la sicurezza degli approvigionamenti, in particolare all’Africa. Secondo Oxfam International, le nazioni asiatiche e del medio oriente hanno comprato circa 560 milioni di acri di terra dalle nazioni africane negli ultimi anni, con buona pace delle associazioni per i diritti umani (5), che temono che i nativi africani vengano mandati via dalla loro terra in una sorta di neo-colonialismo causato dal clima. Non c’è bisogno di dire che questa dinamica è la ricetta per un conflitto.

4. CINA-INDIA

Sia la Cina che l’India affrontano da sole serie crisi idriche, con popolazioni affamate, raccolti asciutti e livelli freatici in caduta. Inoltre, l’energia richiesta per pompare e muovere l’acqua è normalmente fornita da impianti potenti che per funzionare richiedono grandi quantità d’acqua.

Se ciò non è abbastanza grave, il fatto che la Cina controlla la più grande fonte di acque fluviali che va oltre il confine crea il potenziale per un conflitto con il suo vicino al sud. Brahma Chellaney (6), professore di studi strategici al Centre For Policy Research a Nuova Delhi, e autore di Water: Asia’s New Battleground (7), sottolinea che nessuna nazione nella storia ha costruito più dighe della Cina, e la Cina ora ha più dighe che il resto del mondo messo insieme. Un numero crescente di queste dighe dirotta l’acqua dai fiumi che fluiscono nelle nazioni vicine, inclusa l’India, sostiene Chellaney.

Dato che il loro affidamento decennale su acqua sotterranea per l’irrigazione giunge al termine, sia la Cina che l’India saranno costrette a fare maggiore affidamento sulle piogge annuali per far crescere i prodotti – anche se la pioggia stessa sta diventando più variabile.
Dovendo affrontare la prospettiva di nutrire la loro gente, non è difficile immaginare tensioni in ebollizione che esplodono sul confine fra India e Cina.

5. ASIA CENTRALE

Dopo la caduta dell’unione sovietica, la gestione coerente nell’Asia Centrale è collassata, specialmente lungo il bacino del Syr Darya. Il Syr Darya attraversa parti del Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan e Kazakistan prima di svuotarsi nel lago d’Aral.

In uno studio pubblicato lo scorso anno nel Journal of Peace (8), Thomas Bernauer e Tobias Siegfried hanno descritto la storia del conflitto per l’acqua su questo fiume, spiegando come Stalin e Kruscev hanno costruito dighe sul fiume a metà anni ’50 per sviluppare agricolture imponenti irrigate per cotone e grano nelle steppe in basso alle valli del fiume. Questa politica alla fine ha portato al prosciugamento del lago d’Aral.

Con il collasso dell’Unione Sovietica, il Kirghizistan ha perso l’accesso ai combustibili fossili a buon mercato che usava per la produzione di energia e ha visto la sua produzione elettrica cadere a picco -più del 75% in un anno. Per compensare, il Kirghizistan ha convertito il lago artificiale di Toktogul dall’irrigazione alla produzione idro elettrica; oggi il 90% dell’energia del Kirghizistan è idroelettrica.

Sfortunatamente, i bisogni di energia idroelettrica a monte si scontrano con la domanda di irrigazione a valle. Il Kirghizistan ora immagazzina acqua dalla primavera all’autunno e la rilascia per produrre energia in inverno, quando la domanda è molto alta. Uzbekistan e Kazakistan, dall’altro lato, hanno bisogno di acqua durante la stagione della crescita da aprile a settembre. Finora gli accordi internazionali non hanno portato soluzione al problema.

I modelli di Bernauer e Siegfried suggeriscono che il cambiamento climatico può inasprire questa tensione, dato che il picco di erogazione dell’acqua si sposta dall’inizio dell’estate a inverno inoltrato-prima primavera, rendendo meno acqua direttamente disponibile nel momento in cui avviene oltre il 90% dell’irrigazione.

Sorprendentemente, Bernauer e Siegfried rimangono ottimisti sul fatto che ci sia tempo per risolvere i conflitti oltre confine prima che esplodano in una guerra aperta. Il solo fatto che nessun conflitto armato sia scoppiato nonostante la gestione dell’acqua altamente disfunzionale e le tensioni che si scaldano è un buon segno, dicono.

6. STATI UNITI CENTRALI

A prima vista, gli USA sembrerebbero un posto improbabile per un conflitto climatico. Ne faccio menzione qui non perchè dovremmo aspettarci una guerra in Iowa, ma perchè ciò che accade qui colpisce profondamente il resto del mondo.

Mentre scrivo, il Midwest è ancora una volta (9) intrappolato nella secca morsa della siccità, che arriva dopo un Maggio e un Giugno eccezionalmente umidi. La combinazione di questi cambiamenti sta avendo un impatto sui raccolti di mais e soia, e recentemente ha portato il USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti) a tagliare le sue previsioni per il raccolto per il terzo mese consecutivo. Cos’ha a che vedere ciò con il resto del mondo? Perchè i raccolti più bassi nel paniere americano influenzano i prezzi del cibo globale, e i prezzi del cibo alti nel mondo (10) quasi inevitabilmente creano conflitto nei paesi in via di sviluppo. Di fatto, basandosi su dati storici, il New England Complex Systems Institute (11) ha mostrato che oltre una certa soglia i prezzi alti del cibo causano quasi certamente rivolte. La primavera araba da sola è stata causata inizialmente da proteste contro l’aumento del costo del cibo.

In altre parole, tutto è collegato.

Fonte: http://nea-polis.net
Link: http://nea-polis.net/?p=542&preview=true
17.09.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ILARIA GROPPI

NOTE

1) http://billmoyers.com/2013/09/06/drought-helped-spark-syrias-civil-war-is-it-the-first-of-many-climate-wars-to-come/
2)http://blogs.ei.columbia.edu/2010/12/07/parched-for-peace-the-fertile-crescent-might-be-barren/
3)http://governmentshutdown.noaa.gov/
4) http://blogs.ei.columbia.edu/2011/09/14/water-oil-and-food-%E2%80%93-a-crisis-for-saudi-arabia-and-the-world/
5)http://www.stopafricalandgrab.com/
6) http://carnegieendowment.org/2011/09/13/crisis-to-come-china-india-and-water-rivalry/54wg
7) http://www.amazon.com/Water-Asias-Battleground-Brahma-Chellaney/dp/1589017714
8) http://water.columbia.edu
9) http://www.cnbc.com/id/100372886
10) http://blogs.ei.columbia.edu/2012/03/16/finding-the-link-between-water-stress-and-food-prices/
11) http://necsi.edu/research/social/foodprices/update/

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