Tra il 26 agosto e l’11 settembre 2001, un gruppo di speculatori, identificati dalla SEC (American Security and Exchange Commission) quali cittadini Israeliani, ha venduto “a
breve” una lista di 38 differenti azioni che, ragionevolmente, sarebbero crollate a seguito di attacchi terroristici.
Questi speculatori hanno operato sulle borse di Toronto, in Canada e di Francoforte, in Germania ed i loro profitti finali sono stati calcolati sulla base di “milioni di dollari”.
La cosiddetta “vendita a breve” permette di fare grossi profitti semplicemente passando in gestione le azioni ad una società “amica” e poi ricomprandole non appena il prezzo
crolla.
Storicamente, se questo fatto precede un qualche evento traumatico, si evince una chiara indicazione di pre-cognizione!
E’ notorio che la CIA utilizza un software denominato “Promis” per monitorare i movimenti di borsa proprio come possibile indicazione di un imminente attacco terroristico o come
pre-conoscenza di eventi economici sospetti.
Una settimana dopo gli attacchi dell’11 settembre, il TIMES di Londra riportava il fatto che la CIA aveva chiesto alle autorità finanziarie londinesi di investigare sulla “sospetta”
vendita di milioni di azioni proprio poco prima dell’evento terroristico.
Si sperava che proprio seguendo le carte economiche si potesse arrivare ad identificare i terroristi.
Gli investigatori di numerose agenzie governative oggi collaborano (anche se in maniera non ufficiale) per chiarire le manipolazioni borsistiche.
Ci sono stati molti scambi di opinioni sull’insider trading messo in atto nei confronti della borsa americana da parte di gruppi israeliani, sia in Canada che in Germania, tra il 26
agosto e l’11 settembre, giorno dell’attacco al World Trade Center ed al Pentagono.
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Lynne Howard, un portavoce del CBOE (Chicago Board Options Exchange) dichiarò che le informazioni su “chi” aveva operato in borsa sarebbero state disponibili
immediatamente: “Saremmo stati a conoscenza di qualsiasi attività inusuale all’istante. Sarebbe stato evidenziato qualsiasi volume di scambio improprio. C’è un sistema
automatico che si chiama “blue sheeting”, o anche sistema di sorveglianza del CBOE, che tutti gli addetti ai lavori conoscono bene. Questo sistema permette di avere
informazioni sulle transazioni (finanche il nome ed il numero della tessera sanitaria riconducibile ad un preciso conto) ed è stato studiato appositamente per scoprire ogni
azione di “insider trading”. Il sistema controlla genericamente il volume di azioni, e poi c’è una persona “reale” che si fa carico dei controlli più approfonditi, con la possibilità di
andare indietro nel tempo (sic!) e verificare qualsiasi attività inusuale”
Howard continua dicendo “il sistema è così smaliziato che se c’è un fatto che condiziona il mercato, tale “condizionamento” può essere esaminato andando indietro nel tempo,
anche perché i parametri della ricerca possono essere continuamente cambiati in base a cosa si intende esaminare. E’ un sistema molto intelligente ed istantaneo. Inoltre, ad
operare con questo sistema abbiamo personale esperto capace di riconoscere qualsiasi anomalia. Persone che sono state abituate a mettere insieme i pezzi del puzzle.
Anche se si tratta di conti “offshore” può essere necessario un po’ più di tempo, ma tutti i conti “offoshore” devono comunque avere un qualche referente negli USA – che deve
essere un membro del CBOE (Chicago Board Options Exchange) – e quindi permette sempre di identificare CHI ha realmente operato in borsa. L’operatore americano, a sua
volta, è tenuto a trasmettere i dati del suo cliente secondo le regole del “Know Your Customer (conosci il tuo cliente), e noi possiamo così far arrivare le informazioni all’ente di
controllo borsistico SEC (American Security and Exchange Commission)”.
Sulla base di quanto sopra, come minimo sia il CBOE che gli investigatori che hanno fatto i debiti controlli devono essere a conoscenza, da tempo, sull’identità di chi operò su
quelle 38 specifiche azioni che, ragionevolmente, sarebbero crollate solo a seguito di un attacco simile a quello poi verificatosi l’11 settembre. Il silenzio degli investigatori può
avere solo due diverse chiavi di lettura: ci sono dei terroristi responsabili delle operazioni in borsa oppure ci sono altre persone che erano comunque a conoscenza degli
imminenti attacchi ed hanno utilizzato questa loro “conoscenza” per ottenere, da una tragedia, un notevole beneficio economico.
Adam Hamilton della Zeal LLC, una società di consulenza privata che pubblica ricerche sull’andamento dei mercati su scala globale, ha dichiarato: “ho avuto sentore del fatto
che il guadagno realizzato con queste speculazioni è stato di 22 milioni di dollari”.
Gli investigatori federali continuano a mantenere il massimo riserbo su questa questione, ma appare chiaro come dietro tutta l’operazione ci debba essere qualcosa di
veramente importante, per cui probabilmente gli investigatori sono ancora alla ricerca di quei “pesci grossi” che hanno mosso le acque, operando in maniera almeno dubbia.
Appena un mese dopo l’attacco dell’11 settembre, la SEC ha comunicato, ad alcune società di sorveglianza, l’elenco delle società quotate in borsa per le quali erano richieste
maggiori informazioni sull’andamento.
L’elenco include: American, United, Continental, Northwest, Southwest and US Airways airlines, as well as Martin, Boeing, Lockheed Martin Corp., AIG, American Express Corp,
American International Group, AMR Corporation, Axa SA, Bank of America Corp, Bank of New York Corp, Bank One Corp, Cigna Group, CNA Financial, Carnival Corp, Chubb
Group, John Hancock Financial Services, Hercules Inc, L-3 Communications Holdings, Inc., LTV Corporation, Marsh & McLennan Cos. Inc., MetLife, Progressive Corp., General
Motors, Raytheon, W.R. Grace, Royal Caribbean Cruises, Ltd., Lone Star Technologies, American Express, the Citigroup Inc. ,Royal & Sun Alliance, Lehman Brothers Holdings,
Inc., Vornado Reality Trust, Morgan Stanley, Dean Witter & Co., XL Capital Ltd., and Bear Stearns.
Il TIMES sostiene che gli enti di controllo di Canada, Giappone e Stati Uniti sono stati informati in merito alle operazioni di vendita a breve relative alle azioni di compagnie
assicurative, compagnie aeree e produttori di armi, tutte azioni drasticamente crollate subito dopo gli attacchi.
Il broker e analista londinese Richard Crossley ha notato che la massiccia vendita è iniziata addirittura tre settimane prima dell’assalto al WTC ed al Pentagono.
Ha detto che questa era una prova certa che qualcuno avesse conoscenza preventiva degli attacchi.
“Che cosa c’è di più terribile che piantare un colpo di pugnale al cuore dei mercati finanziari occidentali?” ha aggiunto. “Ma addiritture specularci sopra? Le parole mi vengono
a mancare.”
Il governo degli Stati Uniti ha ammesso che stava studiando le vendite a breve, che rivelavano una conoscenza preventiva dell’attacco arabo.
C’era stato un inusuale e pesante movimento relativamente alle azioni delle compagnie aeree e delle compagnie assicurative già diversi giorni prima del fatidico 11 settembre,
cosa che aveva causato comunque una discesa del valore di quei titoli azionari.
Un rapporto dell’Interdisciplinary Centre (una task force per l’anti-terrorismo alla quale prendono parte ex agenti dei servizi israeliani) indica che grazie all’insider trading
qualcuno ha racimolato profitti per 16 milioni di dollari con la vendita a breve di azioni delle due compagnie aeree vittime dei dirottamenti (American Airlines e United Airlines)
nonchè della società di investimenti Morgan Stanley che occupava il 22mo piano del World Trade Center.
All’apparenza nessun sospetto sulle transazioni può essere fatto arrivare a Bin Laden, anche perché queste notizie sono state silenziosamente nascoste al pubblico, lasciando
però che in molti si chiedessero se le indagini portassero, allora, a qualche società americana oppure a qualche agenzia dei servizi segreti.
La maggior parte delle transazioni, comunque, vennero gestite dalla Deutsche Bank-A.B.Brown, una società che, fino al 1998, aveva a capo A.B. “Buzzy” Krongard, cioè colui
che, in seguito, è diventato direttore esecutivo all’interno della CIA.
Maggior attenzione va data ad un articolo del 28 settembre 2001, apparso sul Washington Post, nel quale si sostiene che, come confermato da rappresentanti ufficiali del
sistema di posta elettronica “Odigo” di New York, due impiegati di una società, in Israele, ricevettero un messaggio di allarme per un attacco al World Trade Center ben due ore
prima che gli aeroplani cozzassero contro i due edifici.
Il vice presidente del settore commerciale, Alex Diamandis, dichiarò che era possibile che anche altri utenti di “Odigo” avessero ricevuto simili messaggi, ma non c’era stata
ancora alcuna conferma.
Il giorno dopo sul “Jerusalem Post” si indicavano due Israeliani morti sugli aerei a seguito del dirottamento e ben 4.000 dispersi nel World Trade Center.
Una settimana dopo invece, una televisione di Beirut segnalava il fatto che 4.000 impiegati israeliani erano “assenti” dal lavoro nel giorno del’attacco.
Questa informazione si riversò nel mondo di internet, ma fu subito catalogata come una “bufala”.
Il 19 settembre il Washington Post indicava in 113 il numero di Israeliani dispersi al World Trade Center ed il giorno dopo il Presidente Bush ricordava che c’erano oltre 130
israeliani tra le vittime.
Finalmente, il 22 settembre, il New York Times dava questa indicazione: “Ci sono stati, in effetti, solo tre israeliani risultati morti: due che si trovavano sugli aerei ed uno che era
in visita al WTC per affari e che è stato identificato e sepolto”
Ci sono moltissimi investigatori governativi che stanno lavorando per scoprire la verità sulle manipolazioni borsistiche.
Ci sono stati molti riscontri sulle operazioni di borsa riconducibili a gruppi israeliani, sia per le operazioni effettuate in Canada che per quelle in Germania, nel periodo tra il 26
agosto e la fatidica data dell’11 settembre, giorno dell’attacco al WTC ed al Pentagono.
Gli investigatori governativi hanno comunque mantenuto un silenzio diplomatico in merito alle prove fin qui acquisite.
Sta di fatto che il 6 settembre 2001, il giovedì prima della tragedia, qualcuno ha opzionato 2.075 azioni della United Airlines ed il 10 settembre, il giorno prima dell’attacco,
qualcuno ne ha opzionate 2.282 della American Airlines. Sulla base dei prezzi esistenti all’epoca, questa operazione potrebbe avere generato, per gli speculatori, guadagni tra
i 2 ed i 4 milioni di dollari.
La questione risulta tuttora sotto investigazione da parte di varie agenzie governative – incluso l’FBI, la SEC ed il DOJ – ma nessuno degli investigatori parla mai di “insider
trading”.
Nonostante questo silenzio, il sospetto di “insider trading” c’è ed è pesante.
E non si limita agli Stati Uniti.
Azioni investigative sono in corso in un numero considerevole di Paesi, tra i quali figurano il Giappone, la Germania, l’Inghilterra, la Francia, il Lussemburgo, Hong Kong, la
Svizzera e la Spagna.
Ma tutte queste inchieste sono e rimangono segrete!
Fonte:http://tbrnews.org/
Link:http://tbrnews.org/Archives/a048.htm
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLO FEDERICI