Di Alessandro Fanetti, opiniojuris.it
Violente proteste sono scoppiate nell’ex repubblica sovietica a causa dell’aumento del costo del gas e al grido “Old Man Out”. Il 2 gennaio, la folla è scesa in piazza nelle città di Zhanaozen e Aktau nella regione di Mangistau (una delle zone più ricche di petrolio e gas dell’intero paese), per manifestare contro gli alti prezzi del carburante. Il costo per litro di gas liquefatto è aumentato a 120 tenge ($ 0,27) dal 1 gennaio, quindi i manifestanti hanno chiesto di dimezzarlo, a 50-60 tenge ($ 0,11 – $ 0,13). Il presidente, dopo che aveva spiegato in precedenza che l’aumento del prezzo del gas era dovuto al passaggio dal “mercato calmierato” a quello deciso in base a “domanda – offerta” (tipo mercato libero di stampo occidentale), è passato ai ripari incaricando il governo di valutare con urgenza la situazione nella regione, tenendo conto della fattibilità economica e delle questioni legali.
La commissione governativa è arrivata ad Aktau e ha iniziato i lavori. Martedì, dopo i colloqui con i manifestanti, la commissione ha annunciato che il prezzo del gas liquefatto sarebbe stato ridotto a 50 tenge. Ma le proteste non si sono calmate, dimostrando che nei fatti il malessere è ben più profondo e non dovuto solamente a questo specifico fatto. Sostanzialmente come accaduto in Cile a fine 2019, dove un singolo aumento del prezzo del biglietto della metropolitana della capitale scatenò proteste di ben più ampia portata.
Di seguito alcune delle “altre” motivazioni principali:
- Alta disoccupazione, soprattutto nelle campagne e fra i giovani (fortemente colpiti dagli aumenti di prezzo di questi giorni).
- L’approvazione, qualche mese fa, di una legge inerente la privatizzazione delle terre (poi posticipata nella sua attuazione per il diffuso malessere creatosi).
- Un certo degrado nelle regioni dove si estraggono le materie prime, con le ricchezze che ne derivano che vengono utilizzate soprattutto per le grandi città.
- L’aumento dei prezzi delle materie prime di vari anni fa aveva permesso un aumento sostanziale del benessere collettivo, con molte persone che avevano deciso di prendere prestiti per comprare casa in valuta forte (dollaro) per vantaggi sugli interessi. Dal 2015, però, il valore dei loro stipendi è drasticamente diminuito e da allora hanno sempre maggiore difficoltà a ripagare i loro debiti.
Le dimissioni del governo
Per provare a calmare le proteste e guadagnare tempo, il presidente Tokayev ha accettato (promosso?) le dimissioni del governo del Paese, che continuerà a svolgere le sue funzioni fino alla formazione di un nuovo gabinetto dei ministri. Mossa conseguente ad una sua dichiarazione con la quale da un lato ha scaricato la colpa dell’aumento dei prezzi del carburante al Ministero dell’energia e alle compagnie petrolifere, mentre dall’altro ha già richiesto al prossimo governo di regolare i prezzi del petrolio per almeno 180 giorni, di posticipare il programma di “liberalizzazione” dei prezzi delle materie prime al prossimo anno e di “tenere a bada” i prezzi delle bollette domestiche [1].
Un decreto presidenziale, pubblicato nella giornata di oggi 5 gennaio, afferma che “ai sensi dell’articolo 70 della Costituzione, con la presente decido di accettare le dimissioni del governo della Repubblica del Kazakistan”. Proseguendo poi con la seguente frase: “Smailov Alikhan Askhanovich deve essere investito delle funzioni provvisorie di Primo Ministro della Repubblica del Kazakistan”.
In conformità con il documento, i membri del governo continueranno le loro funzioni fino alla formazione di un nuovo gabinetto dei ministri.
Attualmente, Smailov ricopre la carica di primo vicepremier. Il precedente governo è stato approvato lo scorso gennaio, a seguito delle elezioni alla camera bassa del parlamento del Paese. Askar Mamin è stato riconfermato come primo ministro allora. Ricopre la carica da febbraio 2019[2].
Da sottolineare, infine, la significativa dichiarazione del Presidente Tokayev di poche ore fa in TV, con la quale cerca di assicurare stabilità anche alla comunità internazionale: “L’attuale sistema non cadrà”.
Coprifuoco & Stato di Emergenza
Per provare a contenere le proteste in Kazakistan, Tokayev ha imposto il coprifuoco (dalle 23:00 alle 7:00) nella grande regione di Almaty e nella provincia sudoccidentale di Mangistau.
Il decreto vieta tutti gli eventi pubblici ad Almaty e nella provincia di Mangistau, compresi scioperi e manifestazioni pacifiche, spettacoli pubblici, competizioni sportive e altri eventi con partecipazione di massa, vietando inoltre scioperi e altre forme di sospensione o cessazione delle attività delle persone giuridiche.
Inoltre, il documento impone restrizioni all’ingresso e all’uscita di Almaty ed è stato disposto il sequestro di armi, munizioni e ristretta la vendita di alcolici[3].
Poco fa è stato anche dichiarato lo stato di emergenza nelle principali regioni del Paese, compresa la capitale Nursultan. Tutto questo almeno fino al 19 di questo mese.
Le reazioni da Mosca
In una nota del Ministero degli Esteri, la Russia fa sapere che “Stiamo seguendo da vicino gli sviluppi delle proteste in Kazakistan. Non ci sono dati relativi a vittime da parte russa”.
Da parte sua, invece, il Vice Presidente del Comitato Parlamentare russo per le questioni internazionali, il comunista Dmitri Novikhov, è stato molto più esplicito e ha dichiarato che “i problemi socio-economici accumulati nel Paese hanno portato alle proteste di questi giorni in Kazakistan. Ci vuole però attenzione perché esse potrebbero essere utilizzate dall’occidente, in quanto il Kazakistan interessa alle Intelligence occidentali e ai loro rispettivi governi come Paese che può influenzare la Cina e la Russia (chiamate da Washington le principali minacce del XXI secolo) [4].
Di Alessandro Fanetti, opiniojuris.it
NOTE
[1] https://www.akorda.kz/ru/glava-gosudarstva-kasym-zhomart-tokaev-provel-soveshchanie-po-voprosam-socialno-ekonomicheskoy-situacii-v-strane-505729.
[2] https://tass.com/world/1383927.
[3] https://tass.com/world/1383891.
[4] https://ria.ru/20220105/zapad-1766592148.html.
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05.01.2022
link fonte principale: https://www.opiniojuris.it/le-proteste-del-gas-scuotono-il-kazakistan/
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org