DI JOHN GOEKLER
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La nostra concezione di cosa costituisce un “paese” si sta deteriorando. Diamo il benvenuto alle entità post-nazionali – “altri tipi” che si trovano al di fuori del sistema dominante.
Quando ero un giovane studente di filosofia, i miei compagni marxisti discutevano dell’”appassimento dello stato” quasi con un’ammirazione estatica. Saremmo tutti, mi assicuravano, cacciatori la mattina, pescatori il pomeriggio, e poeti alla sera.
Oggigiorno, lo stato nazione sta chiaramente appassendo. Ma dove Marx aveva considerato ciò come il logico risultato di un’utopia dei lavoratori e della perfezione dell’umanità, è proprio il fallimento di manifestare quell’utopia e perfezione che è insieme un primo motore, ed un primo sintomo, della morte dello stato.
Questo avvizzimento ha implicazioni profonde per la politica estera. La controrivolta e le dottrine su cui sono edificate le nazioni sono basate sull’accrescimento della legittimità dello stato. Se lo stato come struttura funzionale è con un piede nella fossa, lo sono anche queste politiche – il che ci aiuta a capire perché niente sembra funzionare in Afganistan. La ipotesi fondamentale di creare uno stato fattibile è di per sé infattibile.
Le menti delle scienze complesse non fanno – o perlomeno non credono nelle – previsioni. Il mondo è troppo fluido ed emergente. Ma noi facciamo congetture tutto il tempo e giochiamo con scenari, probabilità e traiettorie. Quindi lasciatemi arrampicare pericolosamente sul mio ramo preferito con la mia fedele motosega e suggerire che lo stato nazione, così come lo conosciamo, si estinguerà nel giro di pochi decenni.
Ci sono diverse ragioni. La più importante è che il mondo è troppo grande, troppo veloce e troppo interconnesso/interdipendente perché gli stati possano rispondere efficacemente agli eventi emergenti. Le loro linee del tempo sono troppo lunghe. Devono riconoscere il problema, considerare i benefici e le insidie politici, decidere la linea d’azione, preparare una bozza e discutere a fondo la legislazione, scontrarsi per lo stanziamento, determinare il giro, informare i protagonisti… Frattanto, il mondo è andato avanti ed è comparsa una nuova crisi, forse determinata dalle azioni o inazioni dello/degli stato/i in questione.
Gli stati sono anche terribilmente affetti da un utilizzo eccessivo della struttura. Hanno letteralmente milioni di regole, norme, controlli e bilanci, proprio come strati paralleli di amministrazione che spesso si completano e si ostacolano a vicenda. Moltiplicati insieme, inducono la paralisi.
Intanto, il mondo manifesta continuamente “butterfly effects” (“effetto farfalla” ndt) – eventi che innescano qualcosa, che poi innesca qualcos’altro, che poi scatena un’intera sequenza di effetti. E’ iterativo ed emergente, ed i burocrati non possono fare nient’altro che correre in circolo urlando e strappandosi i capelli, mentre cercano disperatamente di prendersela con qualcuno/qualcos’altro per la caduta.
Un altro fattore chiave è che gli stati non hanno più monopolio sulla violenza. Viviamo in un mondo open source, e gli stati non possono né applicare esclusivamente, né contenere efficacemente la violenza come strumento politico. La perdita di questo controllo equivale ad una perdita di prestigio, che implica anche perdita di deterrenza.
Quando le strutture statali si dissolveranno, verranno rimpiazzate da una varietà di entità post-nazionali. Nel breve termine, queste potranno essere dapprima parassitiche – come gang ibride, milizie e sindacati del crimine – approfittando del caos del vuoto governativo. Nel lungo termine, comunque, queste entità emergenti probabilmente diventeranno i nuovi centri di innovazione che definiscono, progettano, campionano ed “infettano” tramite il loro successo la futura forma di civilizzazione.
Non c’è accordo sul linguaggio per questo tipo di entità emergenti. A me piace il termine, “Other Guys” (OGs) (“Altri Tipi” ndt). Non sono governi, né ONG, e neppure partiti politici. Sono soltanto sistemi auto-organizzati di … altri tipi.
Gli OG si trovano al di fuori del sistema dominante, anche se lo navigano e lo sfruttano. Seguono il consiglio di Bucky Fuller di non combattere la realtà esistente – eccetto quando è necessario per mantenere la libertà d’azione – ma di costruire nuovi modelli che rendono i vecchi obsoleti.
John Goekler
Fonte: www.alternet.org/
Link: http://www.alternet.org/story/147660/?page=1
29.06.2010
Traduzione per www.comedonchisciottre.org a cura di DANILO BERNABEI