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La Redazione

 

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LE CRISI DEL DEBITO NON SONO LE STESSE A NORD E A SUD

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A cura di Truman
Il 19 Febbraio 2008
174 Views
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L’analogia tra le crisi del 1982 e del 2007-2008

DI ERIC TOUSSAINT

Reseau Voltaire

Alcuni commentatori tentano di analizzare l’attuale crisi delle banche private negli Stati Uniti, comparandola a quella che le banche pubbliche hanno vissuto nei Paesi in via di sviluppo (PVS) nel 1982. Questa analogia non è ragionevole, osserva Eric Toussaint, tanto sono diverse le situazioni. Soprattutto, il ladrocinio finanziario si evolve, mentre i Paesi del Sud oggi tentano di tirarsi fuori dalla globalizzazione finanziaria e di creare istituzioni separate per proteggersi.

Nel 1982, la crisi del debito pubblico estero dei PVS era esplosa sotto l’effetto congiunto dell’innalzamento dei tassi d’interesse, imposto due anni prima dagli Stati Uniti, e dal calo dei prezzi delle materie prime, a cominciare dal petrolio. L’epicentro della crisi era al Sud ed i primi ad essere stati toccati erano i poteri pubblici dei PVS: obbligati a rimborsare somme enormi. Le crisi finanziarie degli anni 90 hanno toccato quasi unicamente i PVS: crisi messicana del 1994-1995, crisi asiatica del 1997-1998, crisi russa del 1998, crisi brasiliana del 1999, crisi turca del 2000, crisi argentina del 2001-2002, crisi brasiliana di nuovo nel 2002. Ogni crisi è stata fatta scattare da bruschi movimenti di capitale e dagli attacchi speculativi contro le monete degli Stati in questione. I capitali finanziari che si erano diretti verso questi Paesi prima della crisi, se ne ripartivano, provocando la crisi. Si verificava una fuga dei capitali verso la sicurezza: tornavano verso i centri finanziari del Nord considerati più affidabili.Nell’agosto 2007, la crisi finanziaria è scoppiata al Nord nella principale economia mondiale e tocca in questo stadio principalmente le società finanziarie private dei Paesi Più Industrializzati (PPI), in particolare in America del Nord ed in Europa occidentale e centrale. Per il momento, il Giappone è relativamente a margine poiché il suo settore finanziario privato, che è stato toccato direttamente da una crisi del debito più di quindici anni fa, si sta gradatamente rimettendo. La crisi giapponese ha forse condotto i banchieri giapponesi ad essere un po’ più prudenti dei Nord-Americani e degli Europei [1]. La crisi è tale, nel sistema finanziario del Nord, che si assiste ad una fuga verso la sicurezza in senso inverso in rapporto al passato: i capitali partono e si dirigono verso le borse di Paesi come l’India, la Cina ed il Brasile [2], che appaiono come un rifugio pacifico.

L’afflusso è tale che il governo indiano, che è pertanto neoliberale, vuole prendere delle misure per scoraggiare quest’ entrata intempestiva di capitali che fanno apprezzare la moneta indiana (rupia) e minacciano di ripartire, tra qualche tempo, se opportunità finanziarie più redditizie verranno offerte altrove nel pianeta.[3]

Altri elementi della situazione mondiale cambiano la distribuzione in rapporto agli ultimi 25 anni:

1) la tendenza storica tra il 1982 ed il 2004 è stata al ribasso dei prezzi delle materie prime e ad una svalutazione dei termini di scambio tra i PPI e i PVS. Dal 2005, i prezzi delle materie prime sono ripartiti fortemente al rialzo.

2) la maggior parte dei PVS registra dei surplus commerciali, specie la Cina che inonda il mercato mondiale dei suoi prodotti manifatturieri.

3) Nel 1982 ed in seguito, le riserve di cambio dei PVS erano limitate. Dal 2002, lentamente ed ad un ritmo accelerato dal 2005, non cessano di aumentare.

4) il debito privato aumenta molto velocemente, tanto al Nord che al Sud in un contesto di mercati interconnessi e sotto forma di complesse costruzioni di prodotti derivati che, lungi dall’assicurare più stabilità, aumentano l’opacità e la speculazione. Abbiamo un vasto problema finanziario di cui un settore molto importante è costruito su un accumulo di titoli del debito che minaccia di crollare come un castello di carte.

5) Il debito pubblico interno raggiunge il massimo livello nei PVS ( tanto che il debito pubblico estero si abbassa), negli Stati Uniti aumenta ma più lentamente, mentre in Giappone si mantiene ad un livello estremamente elevato (185% del PIL secondo il FMI)

6) Il prezzo degli alimenti esplode su scala planetaria

7) La corsa agli armamenti ha ripreso un ritmo indiavolato sotto la condotta degli Stati Uniti.

8) I flussi di capitali Sud-Sud aumentano

9) La Cina pesa sulle relazioni economiche e finanziarie mondiali come mai prima

10) Un gruppo di paesi dell’America latina hanno lanciato la fondazione di nuove istituzioni multilaterali regionali, a cominciare da una Banca del Sud.

Accumulo di riserve di cambio da parte dei PVS

Dal 2004 viviamo una congiuntura economica caratterizzata da un prezzo elevato delle materie prime e di un certo numero di prodotti agricoli.

Ciò ha permesso ad una maggioranza di PVS di aumentare le loro ricette d’esportazione e di mettere da parte importanti riserve di cambio. Questa situazione concerne più particolarmente i Paesi esportatori di petrolio, di gas e di minerali. Certi Paesi esportatori di prodotti agricoli hanno ugualmente beneficiato di questa congiuntura favorevole. La Cina, esportatrice di prodotti manifatturieri, ha accumulato riserve di cambio in quantità impressionante: il suo stock ammonta a dicembre 2007 a più di 1400 miliardi di $. Tuttavia non tutti i Paesi godono della stessa condizione, alcuni Paesi dell’Africa sub-sahariana hanno visto la loro situazione deteriorarsi.
A fine 2007, i PVS detengono più di 4600 miliardi di $ [4] come riserve di cambio, mentre i PPI detengono meno di 1/3 di questa somma.

Come i PVS utilizzano le loro riserve?

1) Una parte considerevole (certamente più di 700 miliardi di $ [5]) è prestata al governo degli Stati Uniti attraverso l’acquisto di Buoni del Tesoro. La Cina presta agli Stati Uniti una parte delle proprie riserve (provenienti dal suo surplus commerciale con questo Paese) affinché l’economia nord-americana continui i propri acquisti di prodotti cinesi. Numerosi Stati latino-americani, asiatici ed africani prestano ugualmente una parte delle loro riserve agli Stati Uniti. Questa politica conservatrice ed assurda dal punto di vista degli interessi dei popoli è sempre più contestata.

2) Un numero significativo di governi ha rimborsato anticipatamente i propri debiti al FMI, alla Banca mondiale, al Club di Parigi ed alle banche private.

3) Certi governi hanno creato dei fondi di sviluppo in cui piazzano una parte delle loro riserve di cambio per finanziare specialmente i riscatti d’imprese nei PPI.

Questi fondi sono chiamati in inglese Sovereign Wealth Funds, Fondi di ricchezza sovrani, in italiano. Nell’ordine i fondi più importanti sono quelli dell’Emirato di Abou Dhabi (il volume di questo fondo non è comunicato, le stime variano tra 250 e 875 miliardi di $!), del Kuwait, della Cina, di Singapore, della Russia. La Libia ha appena creato un fondo di 40 miliardi di $. Il Venezuela ha creato il Fonden ( Fondo di sviluppo nazionale) ad inizio 2007. In tutto, i diversi fondi pubblici dei PVS dispongono di almeno 2000 miliardi di $. Alcuni di questi fondi pubblici (come il cinese China’s National Council for Social Security Fund – NCSSF) mirano ad assicurare un finanziamento del sistema di sicurezza sociale. I maggiori fondi acquistano imprese o pacchetti di azioni da imprese dei PPI, cosa che inquieta i governi di questi Paesi. Parecchi di questi fondi hanno messo a profitto la crisi in cui sono sprofondate varie grandi banche private occidentali dall’agosto 2007 per comprare azioni delle stesse ( UBS, Merryl Lynch, Citigroup…), è il caso in particolare del Fondo di Singapore (Temasek) e di vari fondi cinesi. Questa politica condotta da qualche governo dei PVS è diversa da quella perseguita negli anni successivi al boom petrolifero del 1973. A quell’epoca, i governi del PVS riciclavano i petrodollari prestandoli alle banche private del Nord e s’indebitavano in seguito con queste. La politica attuale dei governi che riacquistano imprese del Nord è più solida ma non rompe in nulla con la logica capitalista dominante. Gli investimenti non sono messi al servizio di un progetto alternativo non capitalista, mentre potenzialmente potrebbero costituire delle potenti leve per la messa a punto di politiche di rinforzo del settore pubblico, sbriciolando il controllo privato sui grandi mezzi di produzione, sviluppando l’economia solidale, ridistribuendo radicalmente la ricchezza, applicando il principio della giustizia e dell’uguaglianza.

4) La creazione di una Banca del Sud. Dal dicembre 2007, la Banca del Sud è operativa, anche se non sono state ancora fatte tutte le scelte necessarie. I suoi “genitori” ( Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay, Uruguay, Venezuela) vogliono finanziare la loro integrazione regionale e alcuni progetti a carattere sociale. I governi del Brasile e dell’Argentina difendono un progetto favorevole all’espansione regionale di imprese capitaliste, che prende a modello l’Europa, dove dominano gli interessi del grande capitale. I governi del Venezuela, dell’Ecuador e della Bolivia sono più inclini a dotarsi di uno strumento di finanziamento per le politiche economiche, sociali e culturali che rompano con la logica della ricerca del profitto, per applicare dei piani che garantiscano i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Il funzionamento futuro della banca del Sud non è ancora finalizzato, per esempio a livello dei diritti di voto dei Paesi membri o alla loro distribuzione dei compiti. Nel primo trimestre 2008 sono previste delle risposte definitive. D’altra parte, alcuni Paesi intendono comunque intraprendere la creazione di una Banca dell’ALBA (Bolivia, Cuba, Nicaragua, Venezuela).

Forte aumento del debito pubblico interno

Bisogna prendere in considerazione un’evoluzione recente: il debito pubblico interno aumenta molto. Se nel 1998 il debito pubblico interno e quello estero erano uguali, nel 2006 il debito pubblico interno rappresentava il triplo del debito estero pubblico [6]! Questo fenomeno è capitale: ormai non è più possibile misurare l’indebitamento dei PVS sulla base del solo importo del loro debito estero.

Il rimborso del debito pubblico pesa molto

Le ultime cifre pubblicate dalla Banca Mondiale indicano che l’importo rimborsato dai PVS a titolo di servizio del debito estero pubblico e privato si eleva a 540 miliardi di $ nel 2006. Se si prende in considerazione solo il servizio del debito pubblico estero, che è di responsabilità del budget dello Stato dei PVS, questo ha rappresentato circa 280 miliardi di $ nel 2006. Certamente il rapporto debito pubblico estero/PIL diminuisce ma il volume dello stock prosegue la sua progressione e gli importi rimborsati sono ancora aumentati nel 2007 in rapporto all’anno passato. Peggio ancora se si aggiunge il servizio del debito pubblico interno, anche lui a carico del budget dello Stato, poiché si raggiunge la somma astronomica di 1000 miliardi di $ rimborsati ogni anno dai poteri pubblici sia per il debito pubblico estero che per quello interno. [7]

Aumento dell’indebitamento delle imprese private

Non bisogna perdere di vista l’indebitamento crescente delle imprese private dei PVS. Il debito estero delle imprese private dei PVS è passato da 664 miliardi di $ nel 2004 a 911 miliardi nel 2006, ovvero un aumento del 37%. [8] Da quando i Paesi esportatori di materie prime conoscono una situazione finanziaria favorevole, le banche private dei PPI hanno moltiplicato i prestiti alle imprese private dei PVS. I due settori privati che s’indebitano di più nei PVS sono le banche e le imprese del settore degli idrocarburi e delle materie prime. Bisogna essere particolarmente attenti a questa evoluzione: le banche private dei PVS prestano al Nord a basso tasso d’interesse e più spesso a breve termine per poi prestare questo denaro al mercato interno ad un tasso più elevato e a lungo termine. Nel caso la situazione economica degradi (cosa probabile per gli anni che vengono), si rischia di assistere ad una serie di fallimenti di banche private dei PVS come durante le crisi finanziarie che hanno riguardato il Messico nel 1994-1995, i Paesi del Sud-Est asiatico e la Corea del Sud nel 1997-1998, l’Ecuador nel 1998-1999 e l’Argentina nel 2001. Il debito privato delle banche di oggi rischia, se non si fa attenzione, di rappresentare un debito pubblico domani. La stessa cosa vale per il settore degli idrocarburi e delle miniere. Alcune imprese private del petrolio, gas e dell’estrazione mineraria s’indebitano per sviluppare la loro capacità di produzione al fine di approfittare dei prezzi elevati delle materie prime. Se questi prezzi cadono, gli investimenti realizzati grazie al prestito rischiano di rivelarsi non redditizi ed il debito da rimborsare impagabile. E’ dunque fondamentale limitare e controllare questo indebitamento.

I “Fondi avvoltoio” attaccano i Paesi più vulnerabili

I “fondi avvoltoio” sono dei fondi d’investimento privati che riacquistano a prezzo molto basso, sul mercato secondario del debito, i crediti sui Paesi poveri, per poi perseguirli in giudizio, al fine di ottenere il rimborso di tutti i crediti nominali maggiorati degli interessi da pagare per il ritardo. Questi fondi “avvoltoio” hanno già messo mano su quasi un miliardo di $ in seguito alle decisioni della giustizia. L’ultima è stata resa in aprile scorso dall’alta Corte di Londra che ha condannato lo Zambia a pagare al fondo Donegal 17 milioni di $ per un credito riscattato nel 1999 a solo 3 milioni di $. Attualmente non meno di 40 procedure sono scattate contro 20 Paesi in Africa ma anche in America latina. La Repubblica Democratica del Congo totalizza da sola 8 azioni legali di cui 5 sono già sfociate in una condanna dello stato congolese. Altro esempio, il fondo americano Kensington reclama davanti ai tribunali statunitensi 400 milioni di $ del Congo-Brazzaville per un credito riscattato a 10 milioni di $. Nell’attuale stato di diritto e della giurisprudenza, ci sono forti possibilità che i giudici statunitensi emettano ancora una decisione favorevole a questi fondi “avvoltoi”.

Libor instabile

Il Libor (London Interbank Offered Rate) è il tasso d’interesse a cui le banche londinesi si prestano del denaro tra loro. Quasi tutti i prestiti a tasso variabile accordati ai PVS sono basati sul Libor. I contratti dei prestiti specificano che l’interesse da pagare è uguale al Libor più una certa percentuale. Per esempio: Libor + 3%. Se il Libor è al 4,5%, l’interesse da pagare ammonta a 7,5%. Da quando la crisi é scoppiata nell’Agosto 2007, il Libor è stato molto instabile. Quando le banche perdono fiducia tra loro, il Libor sale. Se la crisi aperta in agosto si prolunga, cosa non esclusa, è possibile che il Libor raggiunga un tasso nettamente più elevato di oggi. In tal caso, si potrebbe vivere la seguente situazione paradossale: un abbassamento dei tassi all’Unione Europea combinati ad un aumento dei tassi reali pagati dai PVS a causa dell’aumento del Libor. Ciò obbligherebbe i PVS ad attingere parecchio dalle loro riserve per pagare una fattura più elevata. Si tratta di una possibilità che non è da escludere e che i PVS dovrebbero considerare nelle loro scelte.

Aumento dei prestiti Sud-Sud e ruolo crescente della Cina

Alcune banche private di qualche PVS ( Cina, India, Malesia, Africa del Sud) concedono sempre più prestiti a governi o ad imprese di altri PVS. I prestiti delle banche pubbliche cinesi all’Africa aumentano fortemente. Nel 2004-2006, le banche cinesi hanno prestato due miliardi di $ ai PVS nel settore del petrolio e del gas. [9] La Cina, ma anche l’India, l’Africa del sud ed il Brasile, sono alla ricerca di materie prime, per questo le banche di questi Paesi aumentano fortemente i loro prestiti in modo da garantire il loro approvvigionamento. Questi Paesi cercano ugualmente di vendere i loro prodotti ed i loro servizi a credito agli altri PVS. I Paesi più vulnerabili rischiano di cadere in una nuova dipendenza che non sarà necessariamente migliore di quella già esistente verso i PPI. Per evitare ciò, bisogna che i prestiti Sud-Sud facciano parte di un intervento che miri al rinforzamento reciproco.

Banca del Sud come primo gradino di una nuova architettura finanziaria internazionale

Ciò rende ancora più essenziale la costruzione di una nuova architettura istituzionale internazionale che deve portare al rimpiazzo della Banca Mondiale e del FMI attraverso delle istituzioni democratiche. La crisi che attraversano il FMI e la Banca Mondiale può essere superata da queste due istituzioni se i PVS non si dotano di nuovi strumenti alternativi. In effetti, in occasione di una possibile crisi finanziaria nei PVS, si può essere sicuri che il FMI ritornerà sulla scena in ultima istanza come prestatore. Le due istituzioni, anche se indebolite, continuano nei loro obiettivi neoliberali. La costruzione di questa nuova architettura passerà attraverso la creazione ed il rinforzo di meccanismi d’integrazione regionale Sud-Sud, attraverso la costituzione di una o più Banche del Sud che dovranno coordinare i loro sforzi per mezzo della messa a punto di meccanismi di scambio compensati [10] e solidali tra PVS. Questi ultimi danno già risultati molto interessanti in particolare in America latina e nei Carabi: miglioramento della salute, della sicurezza energetica (Petrocaribe, per esempio), dell’educazione, dell’informazione(sviluppo di Telesur).
Si tratta di continuare l’azione a favore dell’annullamento di ogni debito pubblico illegittimo, che sia interno o estero, al fine di liberare nuove risorse per lo sviluppo umano che passi attraverso la soddisfazione dell’insieme dei diritti umani. In questa prospettiva, le iniziative attorno all’audit del debito giocano un ruolo fondamentale.

Viviamo in un momento inedito della storia, la continuazione della barbarie fiancheggia l’inizio della messa a punto di alternative a favore degli oppressi. Queste alternative ancora deboli e balbuzienti devono essere sostenute. La congiuntura è favorevole al rinforzo ed alla radicalizzazione di queste alternative poiché i PVS sono in una posizione di forza in rapporto ai PPI. Le classi dominanti locali vogliono approfittare della situazione a loro vantaggio per rinforzare i progetti capitalistici che possono prendere la forma dell’integrazione regionale (gli accordi di Chiang Mai in Asia dell’Est o Mercosur in America del Sud) in un quadro che favorisce il raggiungimento del massimo profitto privato. I popoli ed i governi che si augurano un reale cambiamento non possono contentarsi di questi progetti, essi hanno la possibilità di andare più lontano e di non tralasciare un’opportunità storica. Bisogna ancora salire in tempo sul treno della storia per condurlo nella direzione dell’emancipazione.

Eric Toussaint, presidente del Comitato per l’Annullamento del Debito del Terzo Mondo. Ultimo libro pubblicato: Banque mondiale : le coup d’État permanent, CADTM/Syllepse/Cetim, 2006

Fonte: voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article154349.html
15.0.1.08

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di DRACULIA

Note:

[1] La situazione economica in Giappone è particolarmente depressa: nel secondo quadrimestre del 2007 il PIL è caduto del 1,2% su base annua. Nello stesso tempo, le spese di investimento regredivano del 4,9%, il consumo interno cresceva di solo lo 0,3%. Questi due sono i principali motori di crescita. L’indice Nikkei della Borsa scende. I salari ristagnano e la disoccupazione sale. La crescita attesa per l’anno 2007 saliva all’1,7%, dipendeno dal buon comportamento delle esportazioni che hanno tirato l’economia quest’anno.

[2] Vedere il dossier realizzato su questo argomento dal Financial Times, 18 ottobre 2007.

[3] Il governo tailandese aveva già preso delle misure per il controllo dei movimenti dei capitali nel 2006 per le stesse ragioni.

[4] «
Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves (COFER)
, Fondi monetari internazionali, ultimo aggiornamento visto: 28 dicembre 2007. La quantità di riserve per lo scambio estero è calcolato in dollari, la principale moneta della riserva internazionale è il dollaro, sebbene le riserve siano anche costituite da altre monete: euro, yen, sterline, franchi svizzeri… Le riserve mondiali di cambio sono ripartite nel 2007 nella seguente maniera: 2/3 dollari, 1/4 in euro, e il resto tra le altre monete forti. Vedi Rapporto annuale 2007, Basilea, pag. 97.
Document téléchargeable.

[5] Stima dell’autore. E’ possibile che la quantità sia più alta ma è molto difficile ottenere una cifra precisa perché la maggior parte delle banche centrali non comunicano la ripartizione delle loro riserve.

[6] Banca Mondiale, Global Development Finance 2007, Washington DC, p. 46.
Documento in PDF (5,4 Mb)
.

[7] Calcolo dell’autore. Né la Banca Mondiale né altri istituti finanziari internazionali forniscono dati precisi sul rimborso del debito pubblico. La nostra base di calcolo è la seguente: secondo la Banca Mondiale, nel 2006, il debito pubblico interno è stato tre volte superiore del debito pubblico esterno. Nel 2006, i tassi di interesse sul debito pubblico interno dei PVS erano in genere più alti di quelli sul debito pubblico esterno. Sapendo che il rimborso di tale debito pubblico esterno dei PVS ammontava a circa 280 miliardi di dollari nel 2006, si può stimare che il totale dei rimborsi sul debito pubblico esterno e interno superi la somma di 1000 miliardi nel 2006. Nel 2007 i rimborsi sono stati più alti che nel 2006.

[8] World Bank, Global Development Finance 2007, Washington DC, Tables, All Developing Countries.

[9] World Bank, Global Development Finance 2007, Washington DC, p. 44.

[10] Vedi il tipo di scambio fra Bolivia, Venezuela e Cuba nel 2006-2007 specialmente nel campo degli idrocarburi, del trasferimento di tecnologie, salute e educazione.

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