LE CRESCENTI TENSIONI CON L'ARABIA SAUDITA MINACCIANO IL PETRODOLLARO

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DI MICHAEL SNYDER
theeconomiccollapseblog.com

[il petrodollaro non è solamente l’espressione che si riferisce agli ingenti profitti (in dollari) realizzati dai paesi produttori di petrolio: le sue conseguenze hanno una portata mondiale. La divisa americana è infatti adottata come valuta per gli scambi commerciali internazionali, Ndt]

Il principale prodotto esportato dall’America è il dollaro. Se ci si riflette stiamo parlando di semplice carta, non vi è nessuna contropartita a garantirla [p.e. una certa quantità di oro per ogni certa quantità di moneta emessa, Ndt] se non il fatto che tutto il mondo ne fa continuamente richiesta. La divisa americana è utilizzata come valuta negli scambi commerciali internazionali. Il fulcro su cui si basa il meccanismo è il petrodollaro. Sino ad oggi qualsiasi acquisto di uno fra i beni più importanti per l’economia, il petrolio, non poteva che essere effettuato in dollari. La questione cambia completamente se uno fra i principali esportatori di petrolio comincia ad accettare anche altre valute: il regime del petrodollaro collasserebbe rapidamente. Nulla ancora è successo in tal senso se non un avvertimento dell’Arabia Saudita all’amministrazione Obama a risolvere le tensioni fra i due paesi.
La principale ragione del nostro interesse nell’avere buoni rapporti con i sauditi è che senza di loro per il regime del petrodollaro sarebbe la fine [considerata la rilevante quota del mercato mondiale di petrolio detenuta dall’Arabia Saudita, Ndt]. Per decenni, gli Stati Uniti hanno compiuto ogni sforzo per sostenere ed assecondare le loro strategie militari: oggi i sauditi non ne sono più soddisfatti. [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/is-the-united-states-going-to-go-to-war-with-syria-over-a-natural-gas-pipeline]. Il Daily Mirror [http://www.dailymail.co.uk/news/article-2472680/Saudi-Arabia-severs-diplomatic-ties-US-response-conflict-Syria.html] riferisce: “La famiglia reale saudita non nasconde che le relazioni diplomatiche con Washington non sono mai state così fredde: secondo una fonte vicina alla polizia saudita sembrerebbe che il capo dell’intelligence minacci un radicale cambiamento nelle relazioni con gli Stati Uniti a causa della loro inazione nella guerra civile in Siria e nei confronti dell’Iran. Il principe Bandar bin Sultan ha comunicato al personale diplomatico europeo che gli americani hanno fallito nel rispondere al presidente siriano Bashar al-Assad e nel prendere parte nel conflitto israelo-palestinese. Viene rimproverato il tentativo di distensione con l’Iran ed il mancato sostegno ai sauditi contro il governo del Bahrain durante le rivolte del 2011. L’Arabia Saudita vuole che ad ogni costo gli Stati Uniti si schierino dalla parte dei “ribelli” nel conflitto civile siriano. Tutto questo non è ancora avvenuto ed i sauditi non nascondono la propria amarezza.

Secondo l’agenzia di stampa Reuters [http://www.reuters.com/article/2013/10/23/saudi-usa-idUSL5N0IC2CP20131023] i sauditi ribadiscono che stanno valutando tutte le opzioni. L’Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio al mondo, reinveste una parte rilevante dei profitti in titoli finanziari americani: la maggioranza dei 690 miliardi di dollari di riserve valutarie estere della banca centrale saudita sono in dollari, spesso utilizzati per acquistare debito pubblico statunitense. “Stiamo valutando tutte le possibile reazioni, potete giurarci che avranno delle conseguenze” assicura una fonte saudita.

Sfortunatamente, moltissimi americani non hanno la minima consapevolezza di tutto ciò. Per comprendere l’impatto di un abbandono del dollaro da parte dei sauditi vi consiglio la lettura dell’articolo di Christopher Doran [http://www.newleftproject.org/index.php/site/article_comments/iran_and_the_petrodollar_threat_to_u.s._empire]

“In parole povere, quasi tutti i Paesi [tranne i pochissimi che sono autosufficienti, Ndt] del mondo necessitano di petrolio che è scambiato solo in dollari, secondo il tradizionale accordo dell’OPEC, l’organizzazione che riunisce i paesi esportatori di petrolio. Tutti i paesi, quindi, domandano dollari per comprare il petrolio di cui necessitano, (tranne qualche paese come l’Iran che è autosufficiente) ed i profitti della vendita di petrolio, in dollari ovviamente, sono reinvestiti dai paesi esportatori innanzitutto in titoli americani, in primis in quelli del debito pubblico che trova sempre acquirenti. Ed il circuito si chiude. Questo è il motivo dell’assoluta importanza per gli Stati Uniti che continui il monopolio del petrodollaro. Per noi americani il meccanismo funziona perfettamente: possiamo spudoratamente stampare moneta e permetterci un debito pubblico enorme, sicuramente sarà immediatamente acquistato da altri Paesi.”

Nel 2012 il deficit della bilancia commerciale americana con il resto del mondo è giunto a 540.000.000.000 dollari. In altre parole una quantità pari quasi metà trilione di dollari in più è uscita dal paese di quanta non ne sia entrata. Questi dollari rappresentano il più importante “prodotto” che esportiamo. Stampiamo moneta con la quale acquistiamo i beni di cui necessitiamo. I principali paesi esportatori (come l’Arabia Saudita) “reinvestono” i dollari guadagnati comprando titoli del debito pubblico americano che fruttano bassissimi interessi. E’ il monopolio del petrodollaro che rende possibile finanziare il nostro stile di vita. Se ciò venisse meno non riusciremmo più a comprare tutti i beni di cui godiamo emettendo debito con tassi per noi così convenienti: sarebbe davvero dura rinunciare all’agiatezza cui siamo abituati.

Senza dubbio la situazione sta cambiando velocemente: oggi la Russia è il primo esportatore mondiale di petrolio mentre la Cina, primo importatore [http://www.cnbc.com/id/101102770], già adesso acquista dai sauditi più petrolio degli Stati Uniti [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/saudi-arabia-and-china-team-up-to-build-a-gigantic-new-oil-refinery-is-this-the-beginning-of-the-end-for-the-petrodollar]. Perché Russia, Cina e teoricamente qualsiasi altro paese dovrebbero continuare a commerciare in dollari?

La Cina, infatti, ha ribadito in più occasioni la necessità di ridurre la sua dipendenza dal dollaro. Come nota Michael Pento di CNBC: [http://www.cnbc.com/id/101133131 ] “La dipendenza di noi americani dal debito ha spinto i nostri maggiori creditori internazionali a riflettere sul superamento dell’egemonia del dollaro, spingendo verso una de-americanizzazione del mondo. Oggi la Cina è il principale creditore estero del debito pubblico statunitense, con titoli in portafoglio pari a 1,28 trilioni di dollari”. “Non è più ammissibile che i destini di altri paesi siano nelle mani di una nazione così ipocrita” il commento dell’agenzia di stampa governativa cinese.

Per maggiori dettagli vi suggerisco la lettura di un mio precedente articolo “9 indizi circa le mosse della Cina contro il dollaro” [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/9-signs-that-china-is-making-a-move-against-the-u-s-dollar]: difficilmente sentirete parlare di questi argomenti nei telegiornali della sera così che la maggioranza degli americani continuerà a non venirne a conoscenza.
John Mauldin [http://news.goldseek.com/MillenniumWaveAdvisors/1382364000.php] spiega quale straordinario vantaggio sia il monopolio del dollaro per gli americani: “teoricamente dovrebbe esserci un equilibrio fra il valore delle merci che un paese esporta e quelle che importa [c.d. saldo della bilancia commerciale, Ndt]. Il paese che può vantare la propria valuta come quella adottata negli scambi internazionali può permettersi di importare molti più beni di quelli che esporta riuscendo a finanziarsi con un prodotto particolare, la sua moneta. Se un peruviano vuole acquistare un prodotto tailandese dovrà convertire la divisa locale in dollari e con essi acquistare un prodotto tailandese. In Tailandia il venditore cambierà i dollari guadagnati presso la banca centrale tailandese ottenendo la valuta locale. I dollari potranno essere a loro volta utilizzati per comprare altri beni esteri perché saranno accettati da qualsiasi altro paese.” Buona parte di questa ricchezza è probabile che torni negli Stati Uniti sotto forma di investimenti finanziari.

Mauldin continua spiegandoci che: ” Questo privilegio [del monopolio del dollaro, Ndt] permette ai cittadini americani di importare prodotti ad un costo inferiore rispetto a quello che è costretto a pagare il resto del mondo. Noi americani possiamo creare dal nulla i dollari di cui necessitano gli altri paesi per commerciare tra loro. Lo fanno perché hanno fiducia nel dollaro più che in qualsiasi altra valuta. Con i dollari si può venire in America, comprare ogni genere di cosa, compresi titoli finanziari ed immobili. La settimana scorsa, per esempio, una azienda cinese ha acquistato un edificio a New York per la cifra di 600 milioni di dollari: affari di questa entità sono conclusi in continuazione. Per quanto riguarda il nostro deficit commerciale più cresce più vuol dire che abbiamo acquistato merci dall’estero. Maggiori sono i profitti realizzati dagli altri paesi maggiori gli investimenti che essi faranno, anche investendo nel nostro debito pubblico: il paradosso è che i tassi di interesse che paghiamo diminuiscono al crescere del nostro debito pubblico. Considerato che ha superato i 16 trilioni di dollari, ogni decimo di punto percentuale [cioè 0,01%, Ndt] in meno sui nostri tassi ci garantisce il risparmio di ben 16 miliardi di dollari, quindi ogni mezzo punto [0,5%, Ndt] 80! “. Sfortunatamente, tutto questo può durare solo se il resto del mondo continua ad avere fiducia nel regime del dollaro e nel suo indispensabile uso nel commercio internazionale. Il problema è che noi stessi ci stiamo adoperando in ogni maniera per distruggere il sistema, accrescendo in modo irresponsabile il debito pubblico.

Il nostro debito pubblico è ormai 37 volte superiore [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/another-one-trillion-dollars-1000000000000-in-debt] a quello di 40 anni fa, stiamo quasi rischiando di accumularne più negli ultimi 8 anni, sotto la presidenza di Obama, che non in tutto il resto della nostra storia. Gli altri paesi sono consapevoli di questo e cominciano a chiedersi se saremo in grado di onorare i prestiti da loro concessi.

La politica del quantitative easing è un altro fattore che ha fortemente incrinato la fiducia nel dollaro: il resto del mondo vede la nostra banca centrale stampare impunemente moneta per monetizzare il debito e comincia a pensare se non stiamo cominciando a somigliare alla repubblica di Weimar [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/quantitative-easing-worked-for-the-weimar-republic-for-a-little-while-too].

I danni di lungo termine che stiamo arrecando al marchio “Stati Uniti” superano senza dubbio i benefici momentanei. Come ben spiegato da Richard Koo [http://www.businessinsider.com/koo-says-no-one-can-refute-the-qe-trap-2013-10], la politica monetaria del quantitative easing, alla fine, causerà tassi di interessi di lungo periodo molto più elevati di quelli che avremmo avuto se non fosse stata attuata. Tutto questo semplicemente significa che il governo americano e la banca centrale stanno minando le fondamenta del sistema finanziario che ci ha permesso di godere del benessere nei decenni scorsi.

Sebbene la nostra economia non brilli al momento, non abbiamo ancora visto niente. Se terminasse il monopolio del dollaro sarebbe devastante. Come ho scritto l’altro ieri ce ne accorgeremo quando si verificherà [http://theeconomiccollapseblog.com/archives/12-shocking-clues-about-what-america-will-look-like-when-the-next-great-economic-crisis-strikes] la prossima crisi economica.

Per averne un’idea si pensi a cosa è successo qualche tempo fa nella città di Detroit. [http://motorcitymuckraker.com/2013/10/22/new-detroit-police-chief-escapes-carjacking/]. Il nuovo capo della polizia ha quasi rischiato di essere buttato fuori dall’auto di servizio. In carica da soli 4 mesi, ha avuto un assaggio del clima che si respira nelle strade di una città sprofondata in una crisi economica gravissima. Mentre si trovava nell’auto di servizio all’altezza di Jefferson, il capo della polizia, James Craig, è stato assalito e quasi buttato fuori dalla macchina, secondo quanto confermato oggi dalla portavoce Kelly Mineri.

Craig, nominato capo in giugno, ha nuovamente raccontato l’episodio lunedì scorso nel corso della presentazione di un programma per contrastare questo tipo di reato. Non è assurdo?

Al giorno d’oggi i criminali non hanno nemmeno più paura di aggredire le forze dell’ordine sedute nelle loro auto di servizio. E questo è solo l’inizio. Le cose non potranno che peggiorare. Speriamo solo che la tranquillità nella quale comunque ancora viviamo duri il più a lungo possibile. Nel futuro ci attendono sfide durissime, speriamo solamente di essere in grado di affrontarle.

Michael Snyder
Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com
Link: http://theeconomiccollapseblog.com/archives/the-growing-rift-with-saudi-arabia-threatens-to-severely-damage-the-petrodollar
23.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTIANO ROSA

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