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La Redazione

 

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LASCIAMO STARE GANDHI – RISPOSTA ALLA PROPOSTA DI SUICIDIO COLLETTIVO DI PAOLO BARNARD

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A cura di Davide
Il 15 Giugno 2015
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DI EUGENIO ORSO

Riportiamo per dovere di cronaca la risposta dai toni discutibili di Eugenio Orso all’articolo di Paolo Barnard – La redazione di comedonchisciotte.org

Sabato 13 giugno Paolo Barnard, con un post pubblicato da ComeDonChisciotte, ha accolto un vecchio appello di Gandhi in cui per lottare contro un nemico soverchiante (che non si può sconfiggere sul campo) è necessario votarsi al martirio, cioè farsi macellare dal nemico stesso, felici di sacrificare la propria vita. Il giornalista d’inchiesta che fu di Report, vuole organizzare gruppi suicidi, vestiti di bianco, disposti a tagliarsi le vene davanti all’ambasciata israeliana di Parigi!

In simili vicoli ciechi possono condurre la totale impotenza politica che affligge i dominati, la certezza di non avere alcuna forza e alcuna rappresentanza, in questo sistema, e di essere abbandonati a se stessi, covando una rabbia sempre più inestinguibile. Lo sfogo storico, politico e sociale della Rivoluzione sembra che oggi sia più che mai interdetto. I rapporti sociali presumibilmente non cambieranno, nei prossimi anni, e saranno sempre più sfavorevoli alle classi dominate. Ecco allora che la disperazione, mista a un senso d’impotenza e a una rabbia crescente che non trova sbocchi, può portare a proposte come quelle di Barnard. Proposte letteralmente suicide, che esaltano il lato simbolico dell’estremo sacrificio di sé.

Posso comprendere la disperazione di chi si scontra con muri invalicabili e non può opporsi a che un sistema onnipotente, socialmente criminale, faccia a pezzi la sua vita, per creare valore finanziario astratto a vantaggio di pochissimi. Posso capire il senso di sconforto davanti a un nemico che soverchia i popoli da ogni punto di vista, dalla comunicazione alla conoscenza scientifica, dalla comprensione dei meccanismi di funzionamento sistemico alla disponibilità di armi, armati e mercenari (alleanza atlantica, euronazisti ucraini e baltici, stato islamico e vari fronti di tagliagole sunniti, come al-nusra, eccetera eccetera). Posso capire, infine, uno come Barnard, che ha ricevuto molti colpi dal nemico e non è riuscito nel suo ambizioso piano di “educare” la popolazione italiana alla comprensione dell’arma economica, usata ampiamente dall’élite neocapitalista (almeno in apparenza) invincibile.

Tuttavia, non è questa la strada per affrontare, oggi, il nemico principale neocapitalista e i suoi servi, mediatici e subpolitici, accademici e militari. Lasciamo stare Gandhi, che non è riuscito nel suo intento, chiaramente pacifista, di modificare i rapporti fra gli uomini e di eliminare i conflitti. Le successive guerre e le schermaglie di confine fra India e Pakistan, nonché le frequenti violenze interne alla Federazione Indiana (contro Sikh, cristiani, maoisti), sono lì a dimostrarlo.

Ho persino il sospetto (non da solo!) che le élite neocapitaliste prive di ogni scrupolo – la situazione della popolazione greca, ma molto di più di quella siriana sono lì a dimostrarlo – gradiscono arrivare a un punto di svolta demografico, nel pianeta, con conseguente diminuzione della popolazione, evitando anche gli innalzamenti “eccessivi” della vita media dei dominati, nei prossimi decenni.

I suicidi di massa davanti ad ambasciate-simbolo in capitali importanti, o in qualsiasi altro luogo, in ultima analisi porterebbero acqua al loro mulino, senza che il loro blindatissimo e articolato sistema di potere corra rischi eccessivi. Darebbero, questi sacrifici simbolici, il chiaro segnale che la popolazione esasperata non è pronta per una diffusa controviolenza, organizzata, rivoluzionaria e addirittura catartica. Andrebbero nel senso della riduzione, in termini demografici, di popoli che loro giudicano inutili (italiano, greco, portoghese, ad esempio), quanto alla creazione del valore finanziario di cui si alimentano. Infatti, i sacrificati andrebbero a sommarsi ai suicidi per fallimento “individuale” ed economico, sempre più diffusi, e a una denatalità alimentata dalla crisi economica strutturale, che loro stessi hanno provocato e abilmente gestito (almeno finora).

Del resto l’esito è scontato fin d’ora: se Barnard si toglierà la vita a Parigi, davanti all’ambasciata israeliana, assieme ad altri mille volontari, usando un taglierino per incidere ambedue i polsi, non per questo scoppieranno disordini in Francia, o in Italia crollerà il castello di carte del partito collaborazionista piddino. Dal cappello a cilindro della disinformazione e della propaganda – che contiene cose in grado di surclassare la realtà – estrarranno la tesi della setta. Una setta fanatica, nel nostro caso fuorviata dal povero Barnard, che ricorderebbe, nell’immaginario dei più, quella del Tempio del Popolo guidata dal predicatore Jones, suicidatasi in massa – più di novecento morti fra adulti e bambini – nel 1978 in Guyana.

Qui in Italia, come sottolinea il titolo del presente post (Il titolo originale dell’ articolo era “Italiani, romani, non suicidatevi, ma sparate a vista sul piddì!”, ndr), è necessario sparare a vista, con determinazione e continuità, contro i principali servi delle élite neocapitaliste, non potendo efficacemente raggiungere queste ultime. L’alternativa al suicidio simbolico e collettivo potrebbe essere questa, che comporta, però, una buona identificazione del nemico. Sparare non vuol dire sempre e comunque usare la pistola o i fucili-mitragliatori. Si può sparare con la contropropaganda, con il controproselitismo, con il rifiuto di partecipare a manifestazioni pilotate, con l’accortezza a non cadere nelle trappole mediatiche, con l’adozione di stili di vita contrari a quelli imposti dal sistema e in molti altri modi. Si può sparare organizzando comitati di quartiere, come nella Roma dissestata e in pugno alla mafia, impermeabili ai politici e al piddì. Si può sparare, a livello di comunità locali, opponendosi con decisione, in massa, all’”accoglienza” piddino-neocapitalista, che implica l’arrivo nelle comunità di nuovi schiavi, per ridurre ancor più a mal partito i lavoratori autoctoni e le comunità. Ogni giorno ci si deve convincere – italiani, romani! – che l’imperativo categorico è sparare contro il piddì collaborazionista e il suo sistema di subpotere.

Perciò io affermo senza tentennamenti: Italiani, romani, non suicidatevi dandogliela vinta, ma sparate a vista sul piddì!

Quasi dimenticavo … Ecco il link al post di Paolo Barnard su CDC:
http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=15177

Eugenio Orso
15.06.2015

Eugenio Orso
14.06.2015

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