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La Redazione

 

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L'ARTE DELLA GUERRA, CON UN BICCHIERE DI VINO

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A cura di Davide
Il 15 Giugno 2012
52 Views

DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com

PARIGI – Eccolo là, magicamente vuoto, in un angolo seminascosto, ignorato dai turisti: il mio tavolino preferito fin dagli anni ’80 al Cafè de Flore a St. Germain. Prendo possesso, ordino un Walsh Rarebit (pane tostato con formaggio fuso) e un bicchiere di Chablis ed eccomi di nuovo operativo, leggo e osservo il mondo per la prima volta dopo la caduta di Re Sarko.

Prima osservazione: dove diavolo è finita la mia libreria? La mitica La Hune, proprio di fronte al posto in cui sono seduto: che sia stata incenerita da un fulmine dell’Olimpo? Grazie a Zeus è stata solo spostata di qualche metro più in là. Seconda osservazione, questa più propizia: al Flore non c’è più BHL (il filosofo francese Bernard Henry – Levy): pare sia occupato altrove a promuovere la sua prossima guerra.

BHL non è solo un filosofo sceneggiatore e produttore di film, è prima di tutto il CEO di una gigantesca operazione di pubbliche relazioni messa su per la gloria imperitura di BHL. In pratica, domina l’arena culturale francese, proprio come Christopher Hitchens pensò bene di dominare quella statunitense e quella inglese.

Forse viviamo tempi volgari; se solo Sartre fosse vivo! Sbatterebbe BHL di nuovo nel suo “asilo d’infanzia” intellettuale.

Recentemente, BHL è arrivato al Festival di Cannes portandosi appresso un seguito ammaestrato di ribelli libici NATO – compagni della sua avventura di “liberazione”: Mustapha El-Zagizli da Benghazi, orgogliosamente definito “il principe della Shabab” e il Generale Ramadan Zarmouth da Misrata.

Il Colonnello Gheddafi a Roma piantava sfacciatamente le sue tende e si faceva baciare i lembi del suo splendido mantello dagli occidentali potenti. I ribelli Libici NATO, dal canto loro, sembravano invece smarriti e confusi dalla sfolgorante esperienza del tappeto rosso di Cannes.

Oltre ai suoi “cuccioli” libici che farfugliavano di “unità per la rivoluzione”, BHL si è strategicamente fatto accompagnare anche da – indovina un po’? – altri “cuccioli” Siriani; due Curdi e due tenebrosi personaggi in occhiali scuri e la testa coperta da bandiere siriane, definiti “combattenti che avevano lasciato la Siria di nascosto solo poche ore prima della presentazione del film “The Oath of Tobruk” (Il Giuramento di Tobruk)”.

Quindi abbiamo qui un Sionista autentico che porta come omaggio a Cannes dei “cuccioli” Arabi in occasione della prima mondiale del suo film; decisamente, tutto questo non è altro che un’ennesima impresa di marketing auto celebrativo di BHL.

Dopo aver virtualmente vinto da solo la guerra in Libia – secondo la sua narrativa – BHL era lì a sottolineare che “ciò che era stato fatto a Bengasi non era più facile di ciò che andava fatto ad Homs”. Cameriere, per favore, insieme al mio Chablis mi porti anche un cambio di regime…

La guerra sono io

Per quanto riguarda il film, ora sugli schermi in Francia e già in corso di vendita sul mercato americano, potrebbe aspirare ad essere definita un’opera surreale degna di Alfred Jarry. Ma da bravo pavone iperattivo, BHL manca totalmente di autocritica; e il risultato è il regista BHL che filma se stesso come regista del film in corso d’opera. Ecco cosa rimane della centenaria tradizione filosofico-letteraria francese: l’Intellettuale come Guerrafondaio.

Tutta la storia viene accompagnata dalla (incredibile!?!) voce di BHL in sottofondo; un monologo a cascata neo-Proustiano che fa l’occhietto a Sun Tzu.

BHL perlustra le strade di Bengasi in cerca di un eroe ribelle post-moderno; e lo trova personificato in Abdul NATO Jalil.
Ecco che si prepara il set per BHL d’Arabia per la rappresentazione della sua epica di liberazione, sempre in giacca nera, con camicia Charvet (francese) accuratamente sbottonata per mostrare la pelle chiara, e telefono satellitare incollato a un orecchio, dal deserto alle montagne, fino ai saloni dell’Eliseo e – ovviamente – al Café de Flore, che si rivela per la prima volta agli occhi di un’ abbagliata delegazione libica.
Tutti, da Re Sarko alla Regina Hillary: “Siamo venuti, abbiamo visto che è morto”: Clinton e David d’Arabia Cameron, sapientemente manipolati nella guerra di liberazione messa su a dovere da BHL. A chi importa cosa è realmente accaduto in Libia, come viene riportato da mesi da Asia Times Online?

Immancabilmente, ecco che BHL passa a “recitare” quell’infame telefonata che si dice abbia convertito Re Sarko al cambio di regime. Lo stesso Sarko ha alimentato il mito, spiegando alla TV francese nel Marzo 2011 in che modo quella telefonata lo aveva convinto ad incontrare i ribelli NATO e a iniziare un’offensiva franco-britannica. E’ tutto falso. Il cambio di regime era già stato deciso a Parigi a Ottobre 2012, quando il Capo del Protocollo di Gheddafi era fuggito in Francia.
Ora BHL si affanna a sollecitare il nuovo Presidente Francese Hollande affinché “si faccia per Houla quello che si è fatto per Bengasi e Misurata”. Ebbene: la volenterosa coalizione è già pronta: Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia e Lega Araba controllata dal Gulf Cooperation Council.

Si definiscono “Amici della Siria” e stabiliranno i passi del nuovo cambio di regime a Parigi nei primi giorni di Luglio 2012.

BHL ammette: “Salvare l’euro è un obbligo imperativo”, ma la tragedia greca non deve impedire a Hollande di fare una semplice telefonata” proprio come quella del suo predecessore Re Sarko, per convincere Russia e Cina che il regime del terrore in Siria è storia ormai.
E’ chiaro che BHL non ammetterà mai l’esistenza di un regime del terrore in Israele contro i Palestinesi, neanche se fosse sul punto di essere schiacciato da un carro armato IDF. In ogni caso, se Hollande fa il prezioso, BHL punterà su David d’Arabia Cameron.

BHL insiste nell’affermare che ha realizzato “Il Giuramento di Tobruk” per la Siria. In Libia, dice, c’era una vera coalizione di paesi arabi alleati con le forze degli Emirati e del Qatar.

Dev’essere una bella sensazione da “Tutti insieme appassionatamente” per l’Emiro del Qatar. D’altra parte il Qatar si è già comprato metà di Place Vendome, una bella fetta degli Champs Elysées e quasi tutto tra Madeleine e l’Opéra.

BHL potrebbe arrivare a prendere il telefono e chiamare lui stesso il francofilo Emiro e chiedergli di finanziare la sua prossima guerra.

Ma…aspetta un attimo: il Qatar sta già armando i ribelli siriani! Prossimo passo di BHL? Iran.

Pepe Escobar è l’autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e di Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo nuovo libro, appena pubblicato, è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). 

E’ raggiungibile a questo indirizzo: [email protected]

Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/NF14Ak02.html
13.06.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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