L'APOCALISSE SECONDO SANTA ANN

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E’ il migliore, il più esplicito, il più forbito e diremmo noi il più nerboruto attacco dei neocon contro “the Donald” [Trump – N.d.T.]. E soddisferà tutte le anime candide, che si autoproclamano critici-da-sinistra” del Sistema, e denunciano con veemenza il populista statunitense Trump, che così sapranno anche di avere al loro fianco la NATO, Gladio, la Commissione Europea e il suo libero scambio, i conservatori britannici e la City, e anche altri centri progressisti che la commentatrice che citeremo omette di nominare, tipo George Soros e Wall Street, il potere delle Corporazioni [economiche –N.d.T.] con la loro globalizzazione modello TTIP/TTP [(i trattati economici sul commercio dell’area pacifica e di quella atlantica- N.d.T.].

Le anime candide hanno per argomento una sola parola: “il Muro”, che per l’occasione potremmo scrivere maiuscolo, (un nuovo “Muro di Berlino”), quello che Trump, nella sua furia, vorrebbe erigere sul confine col Messico; ovvero in quella zona di transito degli immigrati clandestini gestita dai cartelli della droga messicani con lo spirito umanitario e il senso sociale che sappiamo. (Non per niente una delle prime minacce di morte contro Trump è venuta dal figlio di uno dei grandi capi del cartello messicano della droga.)

Veniamo all’attacco [a Trump] senza divagare troppo. Si tratta dell’articolo di Ann Applebaum comparso sul Washington Post il 4 marzo 2016. La visione del mondo secondo Trump che ella ci disegna è effettivamente apocalittico, un’apocalisse dalla quale sono esclusi la redenzione ed il rinnovamento. E’ semplice, Sorella Anna non ha visto sopraggiungere nulla, poiché non ha mai visto nulla da quando esiste il “mondo Libero” e continua più che mai a esistere: “ Negli anni ’50 del xx secolo, quando le istituzioni erano ancora nuove e vacillanti, sono certa che molti temevano che l’alleanza Occidentale non sarebbe mai decollata. Forse negli anni ’70, il periodo delle Brigate Rosse e del Viet-Nam, ancora più gente temeva che l’Occidente non sarebbe sopravvissuto. Ma nella mia vita adulta, non riesco a ricordare un momento drammatico come questo: proprio ora, ci mancano due o tre cattive scelte elettorali per [vedere] la fine della NATO, la fine dell’Unione Europea, e forse anche dell’ordine liberale del mondo come lo conosciamo.” (Qui dobbiamo correggere una piccola confusione: Applebaum ha confuso le Brigate Rosse con Gladio, naturalmente.)

Ci soffermiamo su Applebaum perché questa signora, moglie dell’ex-ministro degli Esteri polacco Sikorski, si presenta come la stella internazionale dei neocons statunitensi, per via delle sue relazioni con soggetti diversi da Israele, non guidate dagli USA, ovvero per la sua relazione con l’Europa. Dunque è una valutazione di Donald Trump che si aggiunge e si adatta bene a ciò che in Europa si pensa del Donald, dato che a questo proposito i vertici del Sistema obbediscono a bacchetta all’ideologia neocon. Ufficialmente ci si limita ai commenti tipo BHL e Libé [Bernard-Henri Lévy e Libération – N.d.T.] (“Il bestione che sale, sale…”) circa la buffoneria e l’amoralità anti-Sistema del “Donald” , ma ormai non c’è più alcun dubbio,che gli esperti del Sistema cominciano a esaminare con orrore le conseguenze di un’eventuale “Presidenza Trump “ sul dispositivo transatlantico ed antirusso del blocco BAO [ Blocco Atlantista Occidentalista]- anche se riflessioni di questo tipo restano sempre tra il non detto ed il sussurrato. (Bisogna precisare che questo orrore di un’eventuale “Presidenza Trump” nasconde in effetti la preoccupazione più generale che lo straordinario vigore delle elezioni USA potrebbe influenzare comunque , con o senza Trump, la politica estera degli Stati Uniti, per esempio proprio sul fronte dei grandi trattati di libero scambio [ne parleremo più avanti.]) l’elezione presidenziale americana, in quanto crisi interna dell’America, non è lontana dal trasformarsi in una crisi transatlantica, nel senso della sua area di estensione, una crisi interna al blocco BAO, segnata da una minaccia di destrutturazione e di dissoluzione così vivaci che la psicologia ne impone la percezione all’intelletto come se una tale crisi stesse già avvenendo.

Di conseguenza l’originalità della commentatrice, che conferma il suo sentimento di solidarietà internazionalista all’interno del BAO, è che aggiunge alla sua diatriba tendenzialmente americanista, questa dimensione europea intesa a risvegliare gli animi sonnolenti di questa sponda dell’Atlantico al terribile pericolo che li minaccia. La sua logica è vedere Trump e tutto ciò che egli rappresenta come catalizzatore e detonatore di un movimento generale. E così collega la catastrofe Trump, gli orrori Ungheresi di Orban, l’elezione apocalittica di Marine Le Pen, e lega tutto questo al demone di estrema destra Vladimir Putin, annidato nel suo Cremlino come un ragno nella sua tela. E vi aggiunge anche l’ipercatastrofica Brexit, che completerà la disintegrazione dell’Europa e -orrore degli orrori- la salita al potere di Corbyn, che completerà la dissoluzione-annichilazione della NATO.

…Trump ha sostenuto la tortura, le deportazioni di massa, la discriminazione religiosa. Si vanta che “non gliene importerebbe granchè “ se l’Ucraina fosse annessa alla NATO; non ha interesse per la NATO e le sue garanzie di sicurezza. Dell’Europa ha scritto che “le loro controversie non riguardano la vita degli Americani. Ritirarsi dall’Europa farebbe risparmiare ogni anno milioni di dollari al nostro paese.” In alcuni casi preferisce la compagnia dei dittatori a quella di altri democratici. “Si possono fare accordi con questa gente, “ ha detto della Russia. Vorrei avere un importante accordo con Putin.”[…]

…Gli Americani non sono i soli che trovano onerose le loro alleanze. Fra un anno anche in Francia ci saranno le elezioni presidenziali. Uno dei candidati, Marine Le Pen del Fronte Nazionale, ha promesso di lasciare sia la NATO, sia l’Unione Europea, di nazionalizzare alcune industrie Francesi e di limitare gli investimenti stranieri. Come Trump, preconizza un rapporto speciale con la Russia, le cui banche stanno finanziando la sua campagna elettorale. I miei amici francesi mi assicurano che se arriverà al ballottaggio, il centro sinistra ed il centro-destra si coalizzeranno, come hanno fatto vent’anni fa contro suo padre [Le Pen sr. -N.d.T.]. ma le elezioni sono cose strane e gli elettori sono volubili. Che succede se l’avversario di Le Pen finisce vittima di uno scandalo? E che dire se un altro attacco dello Stato Islamico colpisce Parigi?”

Nel prossimo futuro, la Gran Bretagna può essere per metà fuori dalla porta. In Giugno gli Inglesi votano un referendum per lasciare l’Unione Europea. Per ora il risultato del voto è ancora molto incerto – e se vincono i voti per lasciare l’UE, come ho scritto, dopo può succedere di tutto. Possono seguire anche referendum fotocopia in altri paesi UE. Viktor Orban, il Primo Ministro ungherese a volte parla di lasciare l’Occidente in favore di un’alleanza strategica con Istambul o Mosca.

Non è difficile immaginare una Gran Bretagna svincolata dall’Europa che si sfila anche dall’Alleanza atlantica. Se il disordine economico che potrebbe seguire l’uscita della Gran Bretagna dall’UE sarà sufficientemente grande, forse l’elettorato Britannico potrebbe votare contro il Governo conservatore in favore del Partito Laburista, la cui dirigenza attualmente è radicalmente anti-Americana. Tutti deprezzano Jeremy Corbyn, il leader di estrema sinistra del partito Laburista, ma avevano anche sottovalutato Trump. Corbyn è l’unica alternativa praticabile se il pubblico vuole un cambiamento. Le elezioni sono cose strane e gli elettori sono volubili…

…Su quest’ultimo punto le anime belle possono tirare un sospiro di sollievo, ma anche un singhiozzo in una rotta che aveva una così bella andatura di diabolica estrema destra. Corby, in effetti non è precisamente di questo bordo, dato che generalmente è catalogato “sinistrorso”, alla borsa dei valori conformisti, secondo l’indice Moody’s e Standard & Poor delle ideologie.

Santa Suor-Ann ci ricorda che l’ascia antisistema ha due tagli, come una bella e buona “francisque” del terribile tempo andato, una di estrema destra, e una di sinistra radicale. Gli anti-Sistema di sinistra sono meno a loro agio in questo caso, molto meno a loro agio che i loro colleghi di destra, poiché la dialettica del Sistema li coinvolge enormemente, ovviamente nella misura in cui la sinistra si è specializzata da assai tempo in un discorso di dialettica morale con dei risvolti modernisti di decostruzione e di dissoluzione che hanno delle vicinanze

stupefacenti (o no?) con certi aspetti fondanti della “eredità cristiana”.

Una constatazione che vale al momento più per l’Europa che per gli USA. Infatti negli USA la candidatura Sanders serve per esprimere e sfogare da un lato, dall’altro per accelerare, una certa liberazione delle teorie anti-Sistema di sinistra dai vincoli della dialettica dominante. Abbiamo già esaminato il gran numero , impressionante, di elettori di Sanders che in caso non venga designato Sanders preferirebbero votare Trump piuttosto che Clinton. Questo fenomeno dovrebbe rafforzarsi tanto più quanto più Sanders si ripenderà dopo il relativo passaggio a vuoto nel Super-Martedi. Alla sua terza vittoria nel Maine è seguito un dibattito tra i due candidati democratici durante il quale Sanders forse per la prima volta si è mostrato offensivo e aggressivo contro la Clinton. Per la prima volta in modo fondato si è impadronito dei temi di polemica fondamentali che hanno un vero peso anti-Sistema : i legami della Clinton con Wall Street e i catastrofici (secondo Sanders, come per Trump) trattati TPP e TTIP di libero scambio. Una presa di posizione che dovrebbe ripercuotersi a livello del suo elettorato, nel senso della polarizzazione, e cioè nel senso di accentuare la frattura all’interno del partito democratico. Il Guardian” del 7 Marzo dà alcuni dettagli sul dibattito e l’atmosfera che vi aleggiava, che contrastava significativamente con l’atmosfera educata che aveva fin’ora contraddistinto gli incontri Clinton -Sanders…

Poco dopo che [Clinton e Sanders] avevano preso posto, l’Associated Press annunciava che Sanders aveva vinto le primarie democratiche in Maine, la sua ottava vittoria nella corsa alle primarie presidenziali del 2016. In una dichiarazione il senatore progressista del Vermont ringraziò gli elettori del Maine, e chiese sostegno per le primarie di martedi in Michigan e in Mississippi. Durante la trasmissione lui e l’ex-segretario di stato ebbero uno dei loro scontri più duri quando uno dei giornalisti pose una domanda sul commercio e la creazione di posti di lavoro, un argomento sul quale Sanders aveva attaccato la Clinton in apertura di dibattito.

“Il segretario di Stato Clinton ha virtualmente appoggiato ogni disastroso accordo commerciale scritto dalle corporazioni americane, “ disse Sanders. “Ha votato contro il finanziamento che è riuscito a salvare l’industria dell’auto,” rispondeva la Clinton. “Penso che ci sia una evidente grande differenza.” Sanders cominciava a dire: “Se stai parlando dei salvataggi finanziari praticati a Wall Street, dove alcuni tuoi amici hanno distrutto questa economia…” . “Lo sai …” interveniva la Cinton, prima che Sanders la interrompesse :”Scusami, sto parlando” congedandola con la mano.

-Sanders ha attaccato più volte l’appoggio dato dalla Cinton agli accordi sul commercio internazionale, un argomento che cercherà di usare contro di lei nel Michigan, per guadagnarsi i voti dei colletti blu negli stati manifatturieri del Nord degli USA [una volta detti “manufacturing belt” stati della cintura manifatturiera – specialmente della trasformazione dell’acciaio-, dagli anni 1970 detti Stati della ruggine per il declino di quelle industrie – N.d.T.].

Son molto contento …che il Segretario Clinton abbia scoperto una specie di religione per questo argomento,” diceva Sanders, riferendosi alle sue posizioni sul commercio. “Abbiamo perso 60.000 aziende dal 2001, che se diventerò presidente,dovranno cominciare a investire in questo paese, e non in Cina o in Messico.” –

…Forse Sanders ha ammesso di avere interesse a radicalizzare non tanto la sua posizione quanto la critica alla Clinton, perché su quel terreno ha dello spazio, e possibilità di acquistare popolarità per contraccolpo tanto la Clinton si è rovesciata fuoristrada in una funzione di difesa del Sistema che la rende eccezionalmente antipatica, con effetti negativi per lei nonostante il confortevole tappeto di milioni di dollari e di sostegni forniti dall’”Establishment”, sul quale si appoggia. Il terreno su cui Sanders ha spazio, non è altro che il terreno dell’opposizione al Sistema. Vedremo ciò che ci dirà al riguardo il seguito degli avvenimenti, ma se Sanders ritorna ad essere un concorrente credibile, viene compromessa tutta la tattica anti Trump dell’”establishment” repubblicano e dei suoi alleati occasionali, -che vanno a volte fino a Ron Paul, in questo caso in disaccordo con un Justin Raimondo – perché questa è una tattica che richiede unanimità nel campo repubblicano e il proseguimento della tregua nel fronte democratico, dopo che la Clinton sembrava aver preso un vantaggio decisivo.

Questi diversi avvenimenti, queste interpretazioni, queste intuizioni, indicano che la crisi delle Presidenziali USA può crescere d’importanza prendendo principalmente due direzioni diverse:

  • colpire tanto più gli Europei quanto più possono intervenire dal 2017 in poi cambiamenti importanti nella politica estera generale degli USA. Applebaum ci da una buona parte di tutto ciò che può passare nella testa dei vertici del Sistema, ma il battibecco Sanders-Clinton ci porta su un altro terreno, ben più concreto: la considerevole ostilità che circonda i trattati TTP e TTIP negli USA, un po come quella europea. (Questo tende a mettere in evidenza ciò che gli Europei ignorano spesso quando denunciano il TTIP: che non è uno “strumento di guerra USA” ma una “macchina da guerra globalista”, -e allora potremmo chiamarla “macchina da guerra americanista”, se consideriamo il sistema dell’americanismo come la cinghia di trasmissione del Sistema.) Non è certo un caso se le consegne all’interno delle istituzioni UE attualmente raccomandano la massima discrezione circa tutto ciò che riguarda i negoziati intorno al trattato TTIP, con la speranza ben peregrina che esso arriverà in porto senza richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e del sistema delle comunicazioni. L’UE si rende conto che si tratta di una polemica esplosiva per la campagna elettorale degli Stati Uniti, e che bisogna assolutamente tenersene lontani; ma nessuno immagina la dimensione dei personaggi inattesi, – essenzialmente politici, se non politicanti, in ogni caso nella politica interna, – che possono presentarsi alla ribalta del tutto inopinatamente, a causa del dibattito che ha luogo attualmente negli USA, e mettere in primo piano la questione del TTIP, certamente negli Stati Uniti, ma anche, di necessità, nell’area transatlantica.)

Il caso Clinton-Sanders dovrebbe rilanciare o meglio accelerare la discussione sulla posizione che deve prendere la sinistra anti-Sistema per esserlo realmente (anti-Sistema). Per il momento questa specie di inibizione esiste ben meno a destra (destra anti-Sistema faccia a faccia con l’aspetto anti-Sistema della sinistra anti-Sistema) che a sinistra. Per la sinistra l’aspetto anti-Sistema della destra analoga non arriva a superare le contrapposizioni ideologiche spesso sociali e di comunicazione, le più difficili da superare o confutare. Ci troviamo nella situazione che si incontra sempre più spesso: la comprensione, l’accordo, la cooperazione necessarie si infrangono contro l’anatema, il rifiuto irragionevole di comunicare tra i diversi oppositori al Sistema. Questo non è in fondo il risultato di una macchinazione del Sistema, ma un fenomeno caratteristico e che esiste da molto tempo perché il Sistema ha sempre utilizzato a suo vantaggio le dispute ideologiche dei suoi avversari. L’attuale antagonismo tra gli oppositori al sistema deriva più semplicemente per gli uni e gli altri dalle crescenti difficoltà del Sistema, dalle sue notevoli debolezze, dalla crescente vicinanza tra la sua dinamica di superpotere e la sua tendenza all’autodistruzione; il nemico centrale, che pure rimane potentissimo, diventa vulnerabile; questo dà tempo e spazio ai suoi avversari per definire le loro fisionomie, e a ciascuno di riconoscere le sue proprie esigenze, a rischio di perdere il vantaggio acquisito nella lotta anti-Sistema.

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/lapocalypse-selon-sainte-ann

7.03.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

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