L’AMMINISTRAZIONE OBAMA E’ STATA COINVOLTA NEL PIANO DELL ’ATTACCO DI ISRAELE

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CONTRO LA FLOTTIGLIA GAZA FREEDOOM ?

DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
globalresearch.ca

Il commando della marina militare israeliana sapeva in partenza chi c’era a bordo della nave turca , compresa la sistemazione dei passeggeri in quanto alla disposizione delle cabine. Secondo l’autore svedese Henning Mankell, che era a bordo della Marmara, “le forze israeliane hanno attaccato dei civili mentre dormivano”.

Questi sono stati assassini mirati. Sono stati presi come bersaglio specifici individui. Sono stati presi come bersaglio i giornalisti, per confiscarne le registrazioni e le strumentazioni per le registrazioni audio e video.

“Siamo stati i testimoni di omicidi premeditati”, ha detto lo storico Mattias Gardell che era sulla Mavi Marmara.


“… alla domanda sul perché gli attivisti a bordo della nave turca avessero attaccato i soldati israeliani, Gardell ha sottolineato “non è come se Israele fosse un poliziotto da cui nessun essere umano ha il legittimo diritto di difendersi”:

“se sei attaccato dalle truppe di un commando devi avere certamente il diritto di difenderti… molte persone sulla nave pensavano che avrebbero ammazzato tutti. Erano molto spaventate… È strano se la gente crede che non ci si debba difendere. Si dovrebbe forse rimanere seduti e chiedere “mi uccidi?” ha detto”. (vedere Mahdi Darius Nazemroaya, Detailed Compiled Eyewitness Accounts Confirm Cold-Blooded Murder and Executions by Israeli Military, Global Research, 1 giugno 2010).

“Hanno sparato anche a chi si arrendeva. Molti dei nostri amici hanno visto questo. Mi hanno detto che hanno sparato a delle persone in manette,” ( citazione da Press TV)

Il commando israeliano aveva il preciso ordine di uccidere.

Qual è stato il ruolo degli Stati Uniti ?

L’assalto alla flottiglia Gaza Freedom ha le tutte caratteristiche delle precedenti operazioni israeliane dirette contro i civili disarmati. È un modus operandi ben radicato delle operazioni di intelligence militari israeliane, che è tacitamente appoggiato dall’amministrazione americana.

L’uccisione di civili è mirata a provocare una risposta da parte delle forze della resistenza palestinesi, che a sua volta giustifica la vendetta di Israele (per ragioni “umanitarie”), come pure un processo di escalation militare. La logica di questo processo era contenuta nell’”Operazione Vendetta Giustificata” di Ariel Sharon (detta anche “Piano Dagan”) iniziata all’inizio del governo di Sharon nel 2001. Questa operazione era mirata a distruggere l’autorità palestinese e a trasformare Gaza in una prigione urbana. (vedere Michel Chossudovsky, “Operation Justified Vengeance”: Israeli Strike on Freedom Flotilla to Gaza is Part of a Broader Military Agenda,, Global Research, 1 giugno 2010).

L’attacco israeliano contro la flottiglia porta le impronte digitali di un’operazione militare di intelligence coordinata con l’IDF e con il Mossad, cui ora fa capo Meir Dagan. Vale la pena ricordare che quando era un giovane colonnello, Dagan ha lavorato in stretta collaborazione con l’allora ministro della difesa Ariel Sharon negli attacchi contro gli insediamenti palestinesi di Sabra e Shatilla a Beirut nel 1982.

Ci sono indicazioni che gli USA sono stati consultati ai più alti livelli in merito alla natura di questa operazione militare. Inoltre, prima degli attacchi, sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno inequivocabilmente riaffermato il loro sostegno per Israele.

Esistono relazioni militari e di intelligence di vecchia data e tuttora in essere tra gli Stati Uniti ed Israele, compresi gli stretti legami di collaborazione tra le varie agenzie del governo: il Pentagono, il National Intelligence Council, il Dipartimento di Stato, la Homeland Security e le loro rispettive controparti israeliane.

Queste varie agenzie del governo sono impegnate in relazioni e consultazioni di routine, di solito direttamente, ma anche attraverso l’ambasciata americana in Israele, che coinvolgono frequenti spostamenti di funzionari tra Washington e Tel-Aviv nonché scambi del personale. Inoltre gli USA, come pure il Canada hanno accordi di cooperazione per la sicurezza pubblica con Israele che concernono la sorveglianza dei confini internazionali, compresi quelli marittimi. (vedere Israel-USA Homelan Security Cooperation, vedere anche Michel Chossudovsky, The Canada-Israel “Public Security” Agreement, Global Research, 2 aprile 2008).

Il ruolo di Rahm Emanuel

Si sono tenuti svariati incontri ad alti livelli tra gli USA e Israele nei mesi che hanno preceduto gli attacchi del 31 maggio scorso.

Rahm Emanuel, il capo di gabinetto della Casa Bianca di Obama era a Tel-Aviv una settimana prima degli attacchi. Secondo quanto confermato dalla stampa, avrebbe avuto degli incontri a porte chiuse con il primo ministro Netanyahu (26 maggio), nonché una visita privata con il presidente Shimon Peres il 27 maggio.

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Incontro del 26 maggio di Rahm Emanuel con il primo ministro Binyamin Netanyahu

Le dichiarazioni ufficiali non indicano se durante l’incontro tra Rahm Emanuel e Netanyahu erano presenti altri funzionari, come i ministri di gabinetto o i funzionari dell’IDF e del Mossad. La stampa israeliana ha confermato che Rahm Emanuel ha avuto un incontro con il ministro della difesa Ehud Barak, il cui ministero era responsabile della supervisione dell’attacco alla flottiglia. ( Rahm Emanuel visits Israel to celebrate son’s bar mitzvah
, 23 maggio 2010). Anche la Casa Bianca ha confermato che Rahm Emanuel avrebbe dovuto incontrarsi con altri funzionari di alto rango israeliani, senza fornire altri particolari. ( Rahm Emanuel in Israel for Son’s Bar Mitzvah, May Meet With Officials)

“Il nostro uomo alla Casa Bianca”

Sebbene sia nato negli Stati Uniti, Rahm Emanuel ha anche la cittadinanza israeliana ed ha prestato servizio nell’esercito israeliano durante la prima guerra del Golfo (1991).

Rahm è anche famoso per i suoi legami con la lobby pro-israeliana negli USA. Il quotidiano israeliano Maariv lo ha definito “il nostro uomo alla Casa Bianca” (citazione del quotidiano Irish Times, 13 marzo 2010). Rahm Emanuel ha dato il suo sostegno ad Obama nelle elezioni presidenziali del 2008 a seguito del discorso di Obama di fronte alla lobby pro-israeliana AIPAC.

Al momento della conferma di Rahm Emanuel come capo di gabinetto della Casa Bianca, ci sono state notizie nei media mediorientali sulle connessioni di Rahm Emanuel con l’intelligence israeliana.

L’esatta natura dei legami di Rahm Emanuel con l’apparato israeliano militare e dell’intelligence, comunque, non è la questione principale. Qui stiamo parlando di un ampio processo decisionale e di coordinamento bilaterale tra i due governi in materia di politica estera, intelligence e piani militari, che è in essere da più di 50 anni. In quest’ottica Israele, pur esercitando un certo grado di autonomia nelle decisioni militari e strategiche, non agirà unilateralmente, senza aver prima ricevuto il “semaforo verde” da Washington. Gli incontri di Rahm Emanuel con il primo ministro e con i funzionari israeliani sono parte integrante di questo processo in corso.

Gli incontri di Rahm Emanuel a Tel-Aviv del 26 maggio sono stati il normale seguito delle visite a Washington del primo ministro Netanyahu a marzo e del ministro della difesa Ehud Barak di fine aprile. In questi vari incontri bilaterali tra USA e Israele alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato e al Pentagono, Rahm Emanuel gioca invariabilmente un ruolo chiave.

Se la lobby pro-israeliana negli USA influenza la politica del partito in America, anche Washington influenza la direzione della politica israeliana. È stato riportato che Rahm Emanuel “avrebbe diretto un potente team di operatori politici proisraeliani del partito democratico per condurre una campagna per il ministro della difesa Ehud Barak” contro Netanyahu alle prossime elezioni israeliane. (Ira Glunts, Could Rahm Emanuel Help Barak Unseat Netanyahu? Palestine Chronicle, 2 giugno 2010).

L’incontro del 27 aprile scorso tra il segretario alla difesa Robert Gates e il ministro della difesa Barak verteva su “una serie di importanti questioni di difesa”, direttamente o indirettamente collegate allo stato dei territori palestinesi sotto l’occupazione di Israele:

“Come ha affermato il presidente Obama, l’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele è categorico, e la nostra relazione di difesa è più forte che mai, per il beneficio reciproco di entrambe le nazioni. Gli Stati Uniti e il nostro alleato Israele condividono molte sfide in materia di sicurezza, dal combattere il terrorismo, all’affrontare la minaccia presentata dal programma di armi nucleari dell’Iran.

Per anni, gli Stati Uniti e Israele hanno collaborato insieme per preparare le nostre forze armate per far fronte a queste e ad altre sfide, ne è un importante esempio la recente esercitazione congiunta Juniper Cobra effettuata lo scorso ottobre. Prosegue il nostro lavoro insieme sulla tecnologia per la difesa antimissilistica, e gli Stati Uniti continueranno ad assicurare che Israele mantenga il suo vantaggio militare qualitativo”. (Conferenza stampa con il segretario Gates e il ministro della difesa israeliano Barak, aprile 2010 – Council on Foreign Relations 27 aprile 2010).

Queste consultazioni riguardavano le preparazioni militari in corso in merito all’Iran. Sia Israele che gli USA hanno recentemente annunciato che è stato contemplato un attacco preventivo contro l’Iran.

Washington vede Israele come “ ‘integrato nell’architettura militare dell’America’, specialmente nella sfera della difesa antimissilistica”. (Citazione da Emanuel to rabbis: US ‘screwed up’, Jerusalem Post, dichiarazione di Dennis Ross, che è a capo della politica iraniana dell’amministrazione americana alla Casa Bianca, 16 maggio 2010).

L’Iran preso come bersaglio

L’attacco contro la flottiglia Freedom potrebbe apparire come una questione umanitaria separata e distinta, non collegata ai programmi bellici degli USA e di Israele. Ma dal punto di vista sia di Tel Aviv che di Washington, è parte integrante di un più ampio ordine del giorno militare. È mirato a creare condizioni che favoriscano un’atmosfera di confronto e di escalation nel teatro bellico del Medioriente;

“Ci sono tutti i segnali che Israele ha accelerato le sue provocazioni per fabbricare un casus belli per una guerra contro Hamas a Gaza, e contro Hezbollah in Libano. Tel Aviv vede le sue guerre inconclusive come un lavoro ancora da portare a termine: la prima in Libano nel 2006, e la seconda a Gaza nel 2008-9”. (Jean Shaoul, Washington Come sto the Aid of Israel over Gaza Convoy Massacre, Global Research, 4 giugno 2010).

A seguito dell’attacco illegale di Israele in acque internazionali, Netanyahu ha dichiarato enfaticamente che “Israele continuerà ad esercitare il suo diritto di autodifesa. Non permetteremo che a Gaza sia creato un porto iraniano”, suggerendo che il blocco di Gaza fosse parte dell’ordine del giorno di una guerra preventiva diretta contro l’Iran, la Siria e il Libano. ( Israeli forces board Gaza aid ship the Rachel Corrie , Telegraph, 5 giugno 2010, enfasi aggiunta).

Inoltre, l’attacco contro la flottiglia ha coinciso con i giochi di guerra NATO-Israele diretti contro l’Iran. Secondo il Sunday Times, “tre sottomarini israeliani di fabbricazione tedesca ed equipaggiati con missili da crociera nucleari saranno spiegati nel Golfo vicino alla linea costiera iraniana”. ( Israel Deploys Three Nuclear Cruise Missile-Armed Subs Along Iranian Coastline).

Mentre gli spiegamenti navali israeliani erano in corso nel Golfo Persico, Israele era anche coinvolto in giochi di guerra nel Mediterraneo. Il gioco di guerra con nome in codice “MINOAS 2010” è stato condotto presso la base aerea greca di Souda Bay, sull’isola di Creta. In precedenza a febbraio, le forze aeree israeliane “hanno praticato degli attacchi simulati contro gli impianti nucleari iraniani usando lo spazio aereo di due stati arabi del Golfo Persico, che sono vicini territorialmente alla repubblica islamica e che cooperano con Israele su questa questione”. (Ria Novosti, War Games: Israel gets ready to Strike at Iran’s Nuclear Sites, 29 marzo 2010)

Inoltre, prima della risoluzione finale della Conferenza delle parti del Trattato di Non Proliferazione diretto contro il programma nucleare israeliano, la Casa Bianca ha riaffermato la sua approvazione per l’arsenale atomico di Israele. La dichiarazione di Washington, fatta un giorno prima dell’attacco alla flottiglia indica il sostegno incondizionato americano per “le capacità strategiche e di deterrenza di Israele”, che include anche il lancio di un attacco nucleare preventivo contro l’Iran:

“una fonte politica a Gerusalemme ha detto domenica scorsa che Israele ha ricevuto garanzie dal presidente americano Barack Obama che gli USA avrebbero mantenuto e migliorato le capacità strategiche e di deterrenza di Israele.
v

Secondo la fonte, “Obama ha dato [al primo ministro Netanyahu] garanzie inequivocabili che comprendono un sostanziale miglioramento delle relazioni tra Israele e gli Stati Uniti”.

Obama ha promesso che nessuna decisione presa durante la conferenza di 189 nazioni per rivedere e rafforzare il Trattato di non proliferazione di 40 anni fa “avrebbe danneggiato gli interessi vitali di Israele”, ha detto la fonte. Obama ha promesso di appoggiare le capacità strategiche di Israele, dicono i funzionari di Gerusalemme – Haaretz Daily Newspaper).

Robert Gates e il ministro della difesa israeliano Ehud Barak, conferenza stampa, 27 aprile 2010

La relazione Turchia-Israele in pericolo?

Le azioni di Israele contro la flottiglia Freedom hanno importanti ramificazioni. Le azioni criminali di Israele in acque internazionali hanno contribuito ad indebolire l’alleanza militare USA-NATO-Israele.

L’alleanza bilaterale Israele-Turchia di produzione militare, intelligence e produzione militare congiunta è potenzialmente a rischio. Ankara ha già annunciato che tre esercitazioni militari in programma con Israele dovranno essere cancellate. “Il governo ha annunciato che stava considerando di ridurre al minimo le sue relazioni con Israele”.

Si deve comprendere che Israele e la Turchia sono alleati, nonché maggiori attori negli attacchi aerei di USA-NATO programmati contro l’Iran, che sono previsti dalla metà del 2005. La rottura tra la Turchia ed Israele ha diretta attinenza con la NATO come alleanza militare. La Turchia è uno dei più potenti stati membri della NATO in quanto alle sue forze convenzionali. La rottura con Israele spezza il consenso all’interno dell’alleanza atlantica. Minaccia inoltre i programmi in corso di guerra preventiva US-NATO-Israele contro l’Iran, che fino a poco fa erano approvati dalle forze armate turche.

Fin dall’inizio nel 1992, l’alleanza militare tra Israele e la Turchia era diretta contro la Siria e contro l’Iran e l’Irak. (per i particolari vedere Michel Chossudovksy, “Triple Alliance”: The US, Turkey, Israel and the War on Lebanon, Global Research, 2006).

Durante l’amministrazione di Clinton, si era creata un’alleanza militare triangolare tra USA, Israele e Turchia. Questa “triplice alleanza”, che in pratica è dominata dagli stati maggiori riuniti degli USA, integra e coordina le decisioni di comando militare tra i tre stati attinenti al più ampio Medioriente. È basata sugli stretti legami militari rispettivamente di Israele e della Turchia con gli USA, associati ad una forte relazione militare bilaterale tra Tel Aviv ed Ankara.

Iniziando nel 2005, Israele è diventato un membro de facto della NATO. La triplice alleanza è stata associata ad un accordo di cooperazione militare NATO-Israele del 2005 che comprendeva “molte aree di interesse comune, come la lotta al terrorismo e le esercitazioni militari congiunte. Questi legami di cooperazione militare con la NATO sono visti dalle forze militari israeliane come un mezzo per “aumentare la capacità della deterrenza di Israele nei confronti di potenziali nemici che lo minacciano, principalmente l’Iran e la Siria”. (“Triple Alliance”: The US, Turkey, Israel and the War on Lebanon).

La questione delle acque territoriali

Il blocco di Gaza da parte di Israele è in gran parte motivato dalla questione più ampia del controllo delle acque territoriali di Gaza, che contengono considerevoli riserve di gas naturale. È in gioco la confisca delle riserve di gas palestinesi e la dichiarazione de facto della sovranità israeliana sulle aree marittime di Gaza. Se il blocco dovesse cessare, il controllo de facto di Israele sulle riserve di gas prossime alle coste di Gaza potrebbe essere messo a repentaglio. (vedere Michel Chossudovsky, La guerra al Libano e la battaglia per il petrolio, Michel Chossudovsky, Gaz a Gaza (riveduto e corretto) ).

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Michel Chossudovsky
Fonte: www.globalresearch.ca/
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=19573
6.06.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

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