L’AMERICA NON E’ PIU’ LA “NAZIONE INDISPENSABILE”

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DI MICHAEL LIND

Durante il suo secondo discorso inaugurale, intriso di zelo evangelico, G.W. Bush ha dichiarato: “Oggi l’America parla nuovamente ai popoli del mondo..”

Però i popoli del mondo, a quanto pare, non la stanno a sentire. Sta infatti emergendo un mondo nuovo, la cui struttura viene ideata in Asia e in Europa, con incontri a cui gli americani non sono stati invitati.
Prendiamo per esempio l’Asean Plus Three (APT) che unisce i paesi membri della Association of Southeast Asia Nations, con Cina, Giappone e Corea del Sud. Questo gruppo è potenzialmente il più grande mercato mondiale, un gigante rispetto alla Unione Europea e alla Associazione del libero commercio del Nord America. Il rinsaldarsi dei legami fra i componenti dell’ATP rappresenta una delle maggiori disfatte diplomatiche degli USA, i quali speravano di utilizzare il forum di Cooperazione economica dell’Asia-Pacifico per limitare la crescita del regionalismo economico asiatico, cresciuto a spese dell’America. Allo stesso modo, le recenti iniziative dei paesi sud americani di costruire una comunità economica, rappresentano un chiaro rifiuto delle mire USA di dominare una zona di libero commercio nell’emisfero occidentale.Consideriamo, inoltre, il rapido progresso ottenuto dalla Comunità Europea verso l’indipendenza militare. Le proteste americane non sono riuscite a impedire che la UE costituisse la propria agenzia di programmazione militare, indipendente dalla NATO (e da Washington). L’Europa sta costruendo la sua propria forza di reazione rapida. Malgrado le resistenze USA la UE sta sviluppando il progetto Galileo, e cioè una propria rete satellitare, che porrà fine al monopolio USA nel campo satellitare.

La partecipazione della Cina al progetto Galileo ha inoltre allarmato il Pentagono. Ma la Cina, per impedire il controllo americano dello spazio a fini militari e commerciale, si è rivolta anche verso altri paesi che aspirano a diventare potenze spaziali. Pur collaborando con l’Europa col progetto Galileo, la Cina partecipa anche con il Brasile nel lancio di satelliti. E, con una mossa senza precedenti, ha recentemente acconsentito che le forze militari russe e cinesi partecipino a esercitazioni militari congiunte.

Gli USA non sono soli neanche nel campo che il presidente Bush ha identificato la settimana scorsa come la missione dell’America: promuovere i diritti umani e la democrazia nel mondo. L’UE ha dedicato molte più risorse degli USA allo scopo di consolidare la democrazia negli ex paesi comunisti dell’Est. Invece, con Bush, la convinzione è che gli USA, ipocritamente, stiano utilizzando la diffusione della democrazia come scusa per attaccare paesi avversari dal punto di vista strategico. Ad esempio, Washington denuncia il regime tirannico dell’Iran ma tollera quello del Pakistan. In Irak si è parlato di democrazia solo dopo che non si sono trovate le armi di distruzione di massa o non si sono provati i legami con al-Qaeda, che erano i motivi addotti per invadere il paese.

Inoltre l’America non è un esempio brillante di democrazia. L’attuale sistema a partito unico negli USA è il prodotto, in parte, della redistribuzione artificiale dei distretti attuata per favorire i repubblicani, con conseguente rafforzamento del dominio del denaro sulla politica USA. I giudici americani, di cui molti verranno nominati da Bush, si comportano sempre più come attivisti partigiani vestiti di nero. Il vecchio sistema elettorale americano, dove chi vince prende tutto, è stato abbandonato da quasi tutti i paesi democratici, i quali si sono rivolti verso un sistema maggiormente rappresentativo di tipo proporzionale.

In altri campi di moralità globale e di riforme istituzionali gli USA sono ormai ridotti al ruolo di gregari e non di guida. I diritti umani? L’Europa ha messo al bando la pena di morte e la tortura, mentre gli USA sono il capofila della loro pratica. Sotto Bush, gli USA hanno costruito un gulag internazionale immenso dove viene spesso praticata la tortura delle persone sospette. La legge internazionale? La sua costruzione, con l’aiuto degli altri paesi, è stata per molte generazioni lo scopo della politica USA. Ma oggi i neo-con che comandano a Washington si fanno beffe dell’idea stessa di legge internazionale. Il prossimo procuratore generale degli USA sarà proprio il consigliere che ha considerato la Convenzione di Ginevra obsoleta.

Una decina di anni fa il trionfalismo americano rideva di coloro che credevano che il mondo fosse multipolare anziché unipolare. Chiedevano che fosse mostrata loro la prova del contrappeso agli USA. Oggi la prova della cooperazione internazionale, tesa a ridurre il primato americano, si trova dappertutto, dalla crescente importanza dei blocchi regionali di libero commercio, con gli USA esclusi, ai progetti internazionali spaziali, alle esercitazioni militari congiunte, dove gli USA brillano per la loro assenza.

E’ vero che gli USA rimangono l’unico paese capace di intervenire militarmente in tutto il mondo. Ma la unipolarità della sfera militare, strettamente parlando, non è capace di impedire la multipolarità nei settori geopolitici e economici, ben al contrario. E le altre potenze sono ben felici di lasciare che gli USA si dissanguino e si impoveriscano nel loro inutile tentativo di ricreare l’impero inglese nel Medio Oriente dopo la Prima Guerra Mondiale.

Che il mondo sia intento a costruire istituzioni e alleanze, ad eccezione degli USA, non può sorprendere. L’opinione secondo la quale i dirigenti americani meritano la fiducia del mondo perché la loro potenza militare e economica è utilizzata nell’interesse dell’umanità, non è mai stata molto condivisa al di fuori degli USA. L’accelerazione verso la multipolarità è avvenuta anche a causa dell’unilateralismo truculento di Bush, il cui motto sembra essere quello dei capi di Hollywood “A me escludetemi!”.

In tempi recenti non si poteva fare niente senza la partecipazione degli USA. Oggi, invece, praticamente tutte le nuove istituzioni internazionali di qualche importanza a lungo termine, sia di carattere diplomatico, sia di carattere commerciale, avvengono senza la partecipazione americana.

Nel 1998 Madeleine Albright, allora segretario di stato, aveva detto a proposito degli USA “Noi siamo la nazione indispensabile”. Con effetto opposto, l’unilateralismo di Bush ha dimostrato che aveva torto. Gli USA, oggi, sono una nazione NON-indispensabile.

L’Europa, la Cina, la Russia, l’America Latina e altre regioni e nazioni stanno silenziosamente prendendo delle misure il cui effetto, se non proprio l’unico scopo, è proprio quello di ridimensionare l’America.

Ironicamente, l’America, dopo aver vinto la guerra fredda, ha adottato la strategia che ha fatto perdere l’Unione Sovietica: la speranza di intimidire le altre potenze con la sola forza militare, quando esse si sono allontanate proprio per la sua bellicolosità. Per colmo di ironia queste potenze stanno gettando le basi di nuove alleanze e istituzioni internazionali. Proprio come facevano gli USA durante e dopo la seconda guerra mondiale.

Ma quella America era diversa, era guidata da statisti saggi e costruttivi, come Dean Acheson, il segretario di stato che ha lasciato scritto di voler “essere presente alla creazione”. Il piglio teppistico dell’amministrazione Bush ha guadagnato agli USA il privilegio di non essere invitato alla stesura della nuova architettura europea o asiatica del 21° secolo. Questa volta gli USA non erano presenti alla creazione.

*Michael Lind
Fonte: http://www.ft.com/
26.01.05

*L’autore è socio anziano della New America Foundation a Washington, D.C.

Traduzione per Comedonchisciotte.net a cura di Vichi

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