L’ALLEATO USA. USA SPIARCI.

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DI ROBERTO PECCHIOLI

maurizioblondet.it

Benemerito Julian Assange , dopotutto. Lui, e le altre “gole profonde” stanno portando all’attenzione ciò che in privato molti dicevano, alcuni, i soliti complottisti, ritenevano certo: gli Stati Uniti sono una rete spionistica al servizio del mondialismo.

Anche il governo italiano, Berlusconi in persona oltre che i suoi collaboratori erano ascoltati dall’onnipotente NSA, la National Security Agency, la più grande centrale informativa del mondo.

Tutto questo, invero, esiste da che mondo è mondo . Le cosiddette potenze straniere hanno sempre organizzato sistemi di informazione, e le ambasciate sono sempre state frequentate da funzionari dalle incerte funzioni, in realtà, capi centro dello spionaggio, anzi del “controspionaggio”, giacché nessuno Stato ha mai ammesso di raccogliere notizie ed informazioni su vicini e lontani, ma solo di difendersi dalle trame altrui.

Adesso è diverso: prima la rete Echelon, poi le prove di un condominio spionistico con Israele ( una delle società che controllano Internet ha sede a Tel Aviv…) da alcuni anni , con Wikileaks ad altro, l’evidenza che la patria della libertà spia tutti, con ammirevole imparzialità.

Contemporaneamente alla pubblicazione, su Repubblica, organo ufficiale del progressismo borghese e neo moralista, fieramente amerikano, delle intercettazioni che riguardano il governo italiano, sappiamo che, da ottimi alleati e fedeli servitori, abbiamo messo a disposizione dei nostri amiconi a stelle e strisce la base di Sigonella , da dove partiranno – in realtà partono già da tempo, ma “discretamente”, come informa la stampa allineata- i droni americani telecomandati diretti in Libia ed altrove.

Bella invenzione , i droni: sono piccolissimi aerei senza pilota, non tanto più grandi dei modellini con cui giocavamo da ragazzi, a medio-lungo raggio, dotati di bombe, comandati anche da migliaia di chilometri di distanza, come in un gioco di guerra, con un joystick, da militari buontemponi che non distinguono più la finzione dalla realtà, e vedono apparire sui loro schermi il segnale di “colpito !” e gioiscono bevendo Coca Cola , mentre popolazioni lontane ed inermi vedono distrutte le proprie case e raccolgono i morti.

I droni partono da Sigonella, destinazione il carnaio libico, creato proprio da chi, americani, inglesi e quei simpaticoni di francesi inventori dei diritti del cittadino e della Total, la loro multinazionale in pericolo per le decisioni di Gheddafi, ammazzato senza troppi processi, peggio di Saddam e delle sue introvabili armi di distruzione di massa ( e di Carrara?).

Il nostro servizio è semplice: mettiamo a disposizione un pezzo di territorio nazionale, in realtà sottratto da decenni alla sovranità italiana, o di quel che ne resta. Tutt’al più, da consumati camerieri, forniamo il catering. Non è cambiato poi molto dai tempi dell’occupazione , pardon, della liberazione negli anni della guerra: Malaparte spiegò assai bene la realtà della Napoli dell’epoca, ne La Pelle, ed il cinema realista restituì , con l’arte e la poesia di Vittorio De Sica, la verità di Sciuscià ( shoeshave ) ,il lustrascarpe al servizio dei padroni dispensatori di caramelle, cioccolata e sigarette, ma ladri di dignità e di virtù di giovani d’ambo i sessi.

E, posto che in Italia la situazione è sempre grave, ma non seria, come sapeva già Ennio Flaiano, in Sicilia , nella zona di Niscemi, c’è il famigerato MUOS, , acronimo di Mobile User Objective System), il sistema di comunicazioni satellitari gestito dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti.

Il sistema MUOS integrerà e farà da contatto reticolare per forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo, e, tra le altre cose, è il dispositivo tecnologico essenziale decisivo anche per il lancio ed il raggiungimento degli obiettivi dei droni. Fortunatamente, l’opposizione popolare degli abitanti, ed una recentissima nuova sentenza del 13 febbraio, ne hanno ancora rinviato la piena operatività, per il principio di precauzione rispetto ai rischi per la salute pubblica. Non possiamo stupirci, dunque, se gli americani ci trattano da sguatteri, e da sconfitti, settant’anni dopo la gloriosa liberazione.

Qualcuno ricorderà l’episodio degli aerei da combattimento americani che hanno ucciso turisti e cittadini, tranciando i cavi della funivia del Cermis a Cavalese: i valorosi top gunnon sono mai stati giudicati, come i membri dello spionaggio che hanno rapito Abu Omar, un pessimo soggetto, che, però , si trovava nel nostro territorio. I rapitori per la patria (loro) sono stati prontamente graziati dal grigio Mattarella.

Cento e più basi militari, forse novanta bombe atomiche tra Ghedi ed Aviano, protocolli di pace ancora segreti: i nostri amici americani sono, semplicemente, i padroni di casa.

Già che ci sono, intercettano anche il capo del governo. Ben ci sta: Berlusconi ha sempre ostentato il ben noto e un po’ schifoso ossequio nei confronti del grande fratello transatlantico, sino a raccontare la lacrimevole storia di suo padre che, Silvio era ancora bimbo, gli raccomandava di essere riconoscente agli americani che ci stavano liberando e che lasciavano tante vite per la nostra libertà.

Naturalmente, le cose non sono così semplici: dopo la Merkel, un altro governo alleato scopre di essere costantemente ascoltato, monitorato, spiato. Nel caso specifico, dopo le prove, numerose, che l’attacco al pur pessimo governo Berlusconi fu ampiamente preparato ed organizzato in sede internazionale, con la complicità attiva dell’adesso presidente emerito Napolitano, il granitico patriota amato da Bergoglio, ora abbiamo quella che gli yankees chiamano “la pistola fumante”.

Ricordiamo agli immemori che Berlusconi fu fatto saltare, con il trucco dello spread ingigantito ad arte con la complicità di DeutscheBank, la più indebitata dell’Unione, per i suoi pochi meriti, non per le sue numerose colpe. Trattava infatti con Putin una condizione di indipendenza energetica per l’Italia, e con la Libia di Gheddafi aveva già raggiunto accordi importanti, anche in tema di contrasto all’immigrazione. Chi tocca certi fili muore. Era già capitato, alcuni anni prima, ed in senso fisico, a Joeg Haider, adesso potrebbe essere nel mirino Donald Trump, che ha commesso la grave imprudenza di promettere la verità sull’ 11 settembre 2001, Pentagono e Torri gemelle.

Del pur fedelissimo alleato italiota, comunque, lo Zio Sam non si fida del tutto. Ha torto, sono tutti dei loro, ma non c’è da stupirsi, la nostra storia è fatta di voltafaccia e tradimenti; ma proprio nei confronti degli americani, ma no, via, siamo cagnolini scodinzolanti e giulivi, il cinquantunesimo stato dell’Unione. E poi, da Washington fanno sapere, come se fosse un’esimente, che loro intercettano o spiano solo se hanno “validi motivi”. Chi decide la validità dei motivi ? Esistono motivi per violare la sovranità di un governo alleato ? L’Italia non ha la capacità di individuare chi ne spia i leader politici ? I servizi segreti, in fin dei conti, a chi rispondono, al big fellow di Langley, Maryland, quartier generale della CIA, o allo Stato di cui sono funzionari e da cui ricevono lo stipendio, certamente lauto ?

Insomma, anche se non c’è poi niente di nuovo sotto il sole, noi affermiamo che non vale la pena di essere alleati di una potenza che ha interessi esattamente opposti ai nostri, alla quale paghiamo le spese per l’uso del nostro territorio, per la quale siamo soltanto la portaerei naturale per mantenere saldi i loro tornaconti nel Mediterraneo orientale e meridionale e nel Vicino Oriente, e siamo dipendenti dal loro apparato industriale militare ( vedi il caso dell’acquisto degli aerei F35, scadenti e carissimi, e che potremmo produrre noi, insieme con altri paesi europei).

Non vale la pena, comunque, essere alleati di qualcuno che ci utilizza per ogni basso servizio – il bombardamento della Serbia, vecchia amica dell’Italia e che non ci aveva certo dichiarato guerra , o la partecipazione pagata cara dal contribuente italiano e carissima in termini di vite umane, all’occupazione dell’Afghanistan – e ci ripaga con microspie ed apparati di controllo elettronico.

Naturalmente, la nostra reazione sarà quella consueta: convocazione dell’ambasciatore, blanda indignazione di facciata, e, riservatamente, tante scuse se abbiamo finto di dubitare delle ottime intenzioni del grande amico americano, ampie manifestazioni di imperitura fedeltà alla linea, meglio di Togliatti al tempo del Comintern, conferma dell’uso di Sigonella. E come potremmo fare altrimenti, prigionieri come siamo di accordi di pace ancora segreti, firmati tra le macerie di una guerra terminata ben 71 anni fa.

Ben ci sta: servi sciocchi, amerikani come molti sono stati sovietici fino al 1989 o leccapiedi del Vaticano, siamo trattati come meritiamo. Non sarà la scoperta di questi giorni a far riflettere questo gregge decomposto che chiamiamo pomposamente popolo italiano: dopotutto, le prove di questi giorni riguardano spionaggio a carico del bieco Berlusconi.

Se lo meritava, Silvio, lo intercettassero pure ! Questa, da troppi secoli, è la storia patria: sempre al servizio di qualcun altro, sempre pronti a chiamare gli stranieri in aiuto contro i nemici interni .

Onore dunque alla gloriosa National Security Agency, che ci proteggeva dal tiranno Berlusconi, e che ci ha dato in cambio il buon tecnico Monti, poi il camerierino Letta, #enricostaisereno, e, finalmente , il grande Matteo Renzi , democratico come Obama e Kennedy, fiorentino come Dante.

In altri tempi, questa gente sarebbe stata giudicata per alto tradimento ed intelligenza con il nemico. Oggi comandano, con il beneplacito dei superiori, residenti a Washington, Bruxelles e Francoforte. Non devono neppure temere le intercettazioni, che indubbiamente continuano.

Che cosa potranno mai dire che dispiaccia agli americani, ai banchieri, agli oligarchi di due continenti, più quelli sionisti ? Comunque, grazie di cuore a Wikileaks ed Assange, che fanno scoprire qualche scampolo di verità, svelano gli arcana imperii, e, una volta di più, ci informano che il re è nudo.

Taci, l’amico ti ascolta . Ma interessa agli italiani ?

Roberto Pecchioli

Fonte: www.maurizioblondet.it

Link http://www.maurizioblondet.it/3569-2/

24.02.2016

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