DI JEFFREY ST CLAIRE
Counterpunch
Per avere i dettagli fondamentali sulla faccenda AIG, il Glass-Steagall Act eccetera, si consiglia di leggere prima l’articolo Il Grande Golpe di Matt Taibbi
Il primo indizio che ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato nel gigante assicurativo AIG avrebbe dovuto essere conclamato nel momento in cui il conglomerato iniziò l’offerta di prodotti – e per di più prodotti finanziari. Esattamente, cos’è che produce una compagnia assicuratrice? La risposta, secca e sgradevole, è che l’AIG si era messa a fabbricare proprio ciò da cui avrebbe dovuto fornire protezione. Cioè il rischio. Rischio estremo.
Tirate le somme, l’AIG si è sputtanata parecchie migliaia di miliardi di dollari in prodotti finanziari, tenuti insieme da aristocratici geniacci della matematica e campioni dell’arte arcana dell’arbitraggio [1]. Si tratta di sistemi per il consolidamento del debito [2] che nessun assicuratore sano di mente avrebbe coperto. Quando la compagnia, nello sconfortante autunno del 2008, crollò, si rivolse cogli occhi bassi all’assicuratore di ultima istanza: il governo degli Stati Uniti. Gli screditati dirigenti dell’AIG sostenevano che il marciume nella loro compagnia era in via di diffusione e sarebbe potuto diventare sistemico. “Troppo grande per fallire” divenne il mantra del salvataggio finanziario. L’AIG, con la dirigenza forse la più irresponsabile del pianeta, era così capillarmente intrecciata in quasi tutti i settori dell’economia americana – e globale – che lasciarla andare a fondo avrebbe implicato la rovina della nazione. O almeno così si diceva.
Sia l’amministrazione Bush sia quella di Obama – entrambe contagiate dalla filosofia AIG – accettarono in quattro e quattr’otto quell’estorsione finanziaria, erogando alla compagnia più di 182 miliardi di dollari dei contribuenti – una somma che ogni mese continua a lievitare con l’inesorabilità di un duomo di lava all’interno di un vulcano in attività. È quello che ha fatto l’amministrazione Obama in uno dei suoi primi atti ufficiali, in avallo alla logica sconsiderata di spegnere il rogo di dollari gettandoci sopra altri soldi [3].
Il Ministero del Tesoro e la dirigenza dell’AIG erano tanto in sintonia che Timothy Geithner [ministro del Tesoro] ha permesso ai manager di continuare a guidare la compagnia anche dopo il salvataggio. I pezzi grossi dell’AIG sono riusciti a far bere a Geithner (e alla sua eminenza grigia Larry Summers) l’inverosimile concetto che il collasso dell’AIG fosse dovuto a un gruppuscolo di operatori senza scrupoli che agivano in succursali remote come Londra o la suburbana Wilton, Connecticut.
In effetti Geithner e Summers si sono talmente commossi per le condizioni di questi titani aziendali da sottoscrivere più di 450 milioni di bonus per i manager dell’AIG, compresi quelli della sciagurata Financial Product Division.
Naturalmente l’AIG aveva assicurato, tra gli altri giganti di Wall Street, la Goldman Sachs, che aveva anch’essa fatto i suoi pazzeschi investimenti in mutui subprime nell’ordine delle decine di miliardi di dollari. E neanche per idea Geithner, Summers o Hank Paulson avrebbero permesso che la Goldman Sachs si sciroppasse quella carta straccia. E quel gioco di destrezza politico sembra aver dato buoni frutii per la Goldman Sachs, che ha registrato un profitio trimestrale di 700 milioni appena nove mesi dopo essere stata, all’apparenza, sull’orlo di un ignominioso collasso. In altre parole, i 54 miliardi che il governo federale ha regalato alla Goldman, alla Merrill-Lynch e alle altre compagnie di Wall Street, erano solo la glassa di una torta ben più succulenta.
In un certo senso, è assolutamente appropriato che il governo finisca per farsi garante delle folli stagioni di rapacità di Wall Street. Dopotutto, smantellando con premeditazione la rete di regolazioni (come il Glass-Steagal Act)che cercavano di tenere a freno gli istinti delittuosi connaturati ai soggetti di Wall Street, il governo ha recitato un ruolo decisivo nel promuovere la dilagante criminalità finanziaria e il pervasivo saccheggio che hanno raggiunto il loro apogeo nel 2008, devastando l’economia mondiale, prosciugando fondi pensionistici e conti dei pensionati, gettando milioni di persone in mezzo a una strada e condannando altri milioni alla disoccupazione a lungo termine. Tutto questo in un periodo di estrema austerità da parte del governo, caratterizzata da programmi sociali sovraccarichi di lavoro e sottofinanziati. Così come è successo con le defunte leggi che frenavano i crimini corporativi, così anche la rete economica di sicurezza sociale è stata lacerata – fatta a pezzi da Reagan, i Bush e Clinton – molto prima che l’economia implodesse [4]. E adesso non c’è nulla che possa attutire lo schianto che ci attende alla fine del precipizio.
Gli artefici di questa deregolamentazione economica hanno raggiunto una simmetria bi-partisan davvero spaventosa, che continua a tutt’oggi. Perfino adesso, tra le macerie del crollo di Wall Street, i neo-liberali e i neo-conservatori restano unanimi e uniti come gemelli siamesi nella loro devozione a un mercato sempre meno regolamentato. Qualsiasi accenno a un recupero di energici correttivi come una nuova e migliorata Steagall-Glass è stato brutalmente escluso da Obama, fiancheggiato da John McCain e Mitch McConnell. Se il crollo dell’AIG – il peggiore della storia – è stato, usando lo sclerotico linguaggio dei tempi, un “momento istruttivo”, resta evidente che molto si è azzardato e poco si è imparato [5].
Il problema è che il salvataggio governativo, che alcuni valutano adesso intorno ai 24 mila miliardi di dollari, è stato riversato nella direzione sbagliata. Invece di rimettere in sesto le esistenze delle vittime di Wall Street – i disoccupati, i non assicurati, gli indigenti e i senza casa – Bush e Obama hanno premiato gli autori del delitto. Gli hanno perfino dato i bonus.
* * *
Come spiega il giornalista finanziario Michael Lewis in un intrigante articolo su Vanity Fair riguardo la sezione Financial Products dell’AIG, i prodotti finanziari offerti dall’AIG erano poco più di una rielaborazione più complicata degli stravaganti strumenti finanziari concepiti negli anni 80 da Drexel, Burnham, Lambert [6] – la combriccola che ci ha elargito i titoli spazzatura e altri ordigni esplosivi [7] dell’alta finanza.
I giovani rivoluzionari della divisione Financial Products dell’AIG [AIG FP], comandati da Joseph Cassano, migliorarono il modello Drexel/Burnham – o quantomeno lo adattarono ai loro scopi. Il gioco consisteva nel prendere il rischio, nasconderlo, schermarlo e riassemblarlo come se fosse un prodotto finanziario e non un debito. In altre parole, qualcosa da scambiare, comprare, vendere e farci soldi. Molti, molti soldi.
E ha funzionato – per un po’. Ben presto la sezione di Cassano ammucchiava 300 milioni di profitti all’anno, arricchendo di molto la banda degli imbroglioni finanziari. Bonus da più di 25 milioni l’anno divennero la norma. I dirigenti facevano un botto di soldi saccheggiando i loro stessi fondi speculativi, scremando il 35% dei profitti, un’indennità auto-assegnata che avrebbe fatto arrossire il più avido degli avvocati insegui-ambulanze.
Per tutti gli sventati anni 90, l’attività di camuffa-rischi dell’AIG continuò a sfidare la legge di gravità, allocando profitti da brivido in confabulazioni finanziarie ancora più oscure.
A un certo punto, nel 2002, si sentì la prima zaffata di marciume. Informatori all’interno dell’AIG riferirono a Michael Lewis che alla Financial Products Division la decomposizione aveva cominciato a mordere di brutto nello stesso momento in cui Cassano aveva sostituito il suo mentore Tom Savage come direttore generale della sussidiaria. Retrospettivamente, è ovvio, questo era in larga misura quasi certamente motivato dal bisogno di coprirsi il culo dopo il disastro. Ma è indubbio che Cassano fosse un personaggio fastidioso, non il frutto di università prestigiose, col DNA plasmato da generazioni di antica ricchezza, come valeva per altri operatori del settore.
Come il precedente direttore generale dell’AIG, Hank Greenberg, che era stato estromesso dalla compagnia da Eliot Spitzer, Cassano era visto da rivali e subordinati come un bullo sconsiderato, che governava la compagnia umiliando chiunque incontrasse sulla sua strada, dalle segretarie ai quadri intermedi. Il padre di Cassano era un funzionario di polizia, e il figlio introdusse negli uffici di rappresentanza e nella sala delle contrattazioni la mentalità brutale e la paranoia strisciante del poliziotto di strada [8]. Dominava l’ufficio di Londra per mezzo della paura e non consentiva la minima opinione avversa, perfino quando gli strumenti finanziari sotto gli occhi degli assicuratori diventavano ancora più assurdi e i rischio economici ancora più estremi.
I confidenti che Lewis aveva all’interno dell’AIG danno la colpa della rovina della loro compagnia alla smisurata arroganza di Cassano e alla sua comprensione approssimativa degli stessi prodotti che la sua divisione stava escogitando.
In altre parole, Cassano non aveva proprio la testa per la complicata matematica in gioco con quel tipo di derivati. Non vedeva le insidie, i tranelli e l’inevitabile apocalisse alla fine della strada. E la sua squadra di geni matematici – molti dei quali forgiati dal MIT e da Harvard – si adattarono all’andazzo, abbozzando ai suoi continui insulti, sorvolando sull’aria fritta al cuore dei fondi speculativi. Perché? Perché naturalmente stavano facendo troppi soldi per fare obiezioni e Cassano, nonostante le sue tirate da dittatore, a Natale sfornava bonus a otto cifre. In effetti molti operatori di punta dell’AIG fecero di peggio che semplicemente tollerare le prepotenze di Cassano – sia dal punto di vista personale sia organizzativo. Vellicarono i suoi peggiori istinti finanziari e se lo arruffianarono. In altre parole, si diedero maledettamente da fare per tacitare la loro cattiva coscienza.
Nel periodo successivo alla catastrofe i supervisori di Cassano nel quartier generale dell’AIG hanno lavorato assiduamente per creare l’impressione di conoscere appena l’uomo che dirigeva la loro sezione più cruciale. Da Hank Greenberg a Edward Libby, i pezzi grossi hanno cercato di ritrarre Cassano e la sua squadra come un gruppo fuori controllo, che in qualche modo aveva rotto gli steccati.
Ma questo non attacca. Non per quelli che ne sanno qualcosa, comunque. L’uomo che dirigeva l’appendice più sinistra dell’AIG era stato messo al suo posto da Greenberg in persona, che aveva visto in Cassano un uomo che condivideva il suo stile dispotico di amministrare giocando d’azzardo coi soldi degli altri. Quando Eliot Spitzer [9] tagliò le gambe a Greenberg per la sua carnevalesca contabilità, qualcuno all’AIG pensò che Cassano avrebbe finito per prenderne il posto. Altri invece ritenevano che meritasse di finire in gattabuia. Quattro anni fa le opinioni su Casssano erano diversificate, ma ce n’era in abbondanza. Oggi Cassano è di colpo l’uomo di cui nessuno sa niente.
A sentire i suoi colleghi di Londra, Cassano era dedito fino all’ascetismo al suo lavoro per la compagnia che stava progressivamente distruggendo. Talmente dedito, difatti, che Cassano reinvestiva la maggior parte del suo salario di 38,5 milioni direttamente nell’AIG e i suoi titoli tossici. Il resto del suo tesoretto – stimato sui 238 milioni di dollari – lo aveva parcheggiato nel più prudente dei salvadanai, i buoni del Tesoro. Bisogna dirlo, Cassano non era un vanesio playboy finanziario. Vestiva casual, guidava un’auto modesta e viveva solo per il lavoro – e per terrorizzare i suoi sottoposti. “Al di là dell’AIG Financial Products non aveva nulla,” ha detto a Lewis uno degli operatori.
* * *
Con Greenberg e Savage al suo fianco, Joseph Cassano trasformò l’AIG FP in una specie di impianto di riciclaggio per i prodotti finanziari tossici in mano a corporation, società per azioni, banche e ibridi istituzionali, il genere di mostriciattoli generati dalla cancellazione del Glass-Steagall Act. Cassano aprì loro le porte dell’AIG, nessuno escluso, assorbendo in definitiva 450 miliardi di titoli derivati [Credit Default Swap] [10], e altri 75 miliardi nei letali mutui subprime. Divenne il monnezzaro di fiducia di Wall Street [11], assicurando e compattando passivi di tutti i colori, dalle carte di credito ai prestiti studenteschi, dalle acquisizioni [12] ai mutui commerciali, trasmutando questo ciarpame in pacchi nuovi fiammanti impiastrati di una glassa luccicante che celava la natura entropica dell’intero affare.
Dopo gli attacchi dell’11 settembre, e la conseguente picchiata dell’economia globale, l’attività dell’AIG cominciò a dare frutto, dato che dirigenti nei guai annaspavano alla ricerca di una discarica per i loro titoli a rischio. Cassano & C. erano lieti di fornire il terreno e le ruspe, in cambio di una congrua tariffa per l’interramento.
Ma piano piano, quasi impercettibilmente, il peso di quella massa di debiti cominciò a slittare, passando decisamente dal tradizionale investimento aziendale ai necrotici mutui subprime. Arrivati al 2005, il portafoglio di assicurazioni sul credito al consumo dell’AIG FP consisteva per il 95% di mutui subprime. I semi della distruzione erano stati piantati. Quando il mercato immobiliare cominciò il suo declino, la sorte dell’AIG fu segnata.
Ma davvero Cassano è il supercriminale di questo particolare capitolo del capitalismo americano, o non era, piuttosto, l’utile idiota di Wall Street?
Perché la nostra valutazione sia plausibile è fondamentale tenere a mente che l’AIG ingoiava quello che i grandi nomi di Wall Street le imboccavano. Spesso questi pacchetti erano sofisticati mischiumi di credito aziendale e al consumo. Tanto sofisticati, infatti, che il trust di cervelli dell’AIG non aveva ben chiaro cosa stesse mettendo insieme. I rischi erano frullati, sminuzzati e pressati in indecifrabili collage di debito, come fossero fondi di investimento marziani. Uno degli analisti di punta pensava che i pacchetti di derivati dell’AIG contenessero non più del 10% di mutui subprime. Un altro ipotizzava, al massimo, un 20%. Cassano, sembrerebbe, non aveva la minima idea di quali fossero le cifre reali, non che la cosa gli importasse. Nel suo pensiero, semplicemente non era possibile che il mercato immobiliare andasse a gambe all’aria, non tutto in una volta, comunque. E i suoi clienti di Wall Street alla Goldman Sachs e alla Merrill-Lynch assecondavano la sua illusione. Dopotutto, cosa avevano da perdere?
Nel 2007 Cassano è beatamente ignorante del pericolo che lo sovrasta, come Willy Coyote che cammina nel vuoto tre metri oltre l’orlo del burrone, ed è talmente preso a gloriarsi con il suo serraglio di investitori che gli riuscirebbe molto difficile perfino immaginare la possibilità di “poterci rimettere un solo dollaro in una sola di queste transazioni”.
Meno di sei mesi dopo era tutto finito. Cassano era stato sfrattato dall’AIG (sebbene continuassero a pagarlo un milione al mese come consulente senza portafoglio) e la Goldman Sachs bussava alla porta della compagnia, pretendendo che l’AIG compensasse la banca d’investimenti per il proprio terremoto creditizio. Naturalmente l’AIG non era in condizioni di pagare, ma l’uomo della Goldman Sachs al Ministero del Tesoro, il suo ex direttore generale Hank Paulson, provvide, dollaro sui dollaro.
Fatto trenta, facciamo trentuno [13].
Si è detto, da parte dei sicofanti di Wall Street, che il crollo dell’AIG è stata un’aberrazione, un unicum di avidità folle e fuori controllo. Nessuno avrebbe potuto prevedere il collasso, dicono. Gli analisti di Wall Street si sono fatti abbindolare da un vortice di prospetti e portfolio, riguardo le operazioni dell’AIG, che erano, a loro dire, impervi alla comprensione come i passaggi più arcani di Finnegans Wake. Identica cosa con la stampa economica, che a quanto sembra era talmente ipnotizzata da tali chimerici rapporti da lasciarsi sfuggire completamente il clima da Titanic che regnava all’AIG FP [14].
Gli addetti al controllo presso la SEC si sono uniti al coro, proclamando la loro ignoranza sulle vere condizioni dell’AIG e sulle sue mefitiche operazioni che la stavano portando verso l’abisso; erano stati ingannati, dissero, dal linguaggio truffaldino della compagnia. Dato che in qualche modo si erano fatti sfuggire i bollettini quotidiani di imminente catastrofe, i regolatori hanno cercato di scaricare su Cassano e la sua squadra la colpa di aver pervertito il sistema.
Sono fesserie. L’AIG operava nel cuore stesso del sistema, un sistema favorito dalla SEC e i suoi padroni politici. In realtà l’AIG serviva come rete di protezione del sistema, come interruttore di sicurezza. Che succede quando l’interruttore non funziona?
E adesso il conto di questa sceneggiata di gozzoviglia finanziaria è arrivato. Quest’esborso di 182 miliardi di dollari non è l’esito finale dell’asta, ma solo l’offerta di apertura. Decine di migliaia di miliardi possono ancora seguire.
No, l’AIG non ha pervertito il sistema. Era la creazione di un sistema perverso. Un sistema che che si sta letteralmente divorando dall’interno. Una grande distruzione si annuncia [15].
Jeffrey St. Clair è l’autore di Been Brown So Long It Looked Like Green to Me: the Politics of Nature e Grand Theft Pentagon. Il suo nuovo libro, Born Under a Bad Sky, è appena uscito per i tipi di AK Press / CounterPunch books. Lo si po’ raggiungere presso: [email protected].
Versione originale:
Jeffrey St. Clair
Fonte: www.counterpunch.org
Link http://www.counterpunch.org/stclair07232009.html:
23.07.2009
Versione italiana:
Fonte: http://doppiocieco.splinder.com
Link: http://doppiocieco.splinder.com/post/21112563#more-21112563
11.08.2009
Traduzione a cura di DOMENICO D’AMICO
note del traduttore:
[1] “Arbitrage” un sofisticato metodo di speculazione, che sfrutta le minuscole differenze che uno stesso prodotto può avere in diversi mercati, e che consiste nell’acquisto e nella vendita (praticamente simultanei) di quel prodotto, in modo da incassare la sottile differenza.
[2] “Operazione che consente di unificare tutti i prestiti in corso in un unico finanziamento, di durata maggiore e con un importo della rata mensile più basso. Il consolidamento del debito serve quando la somma delle rate dei singoli prestiti diventa alta da sostenere e si è in difficoltà a pagare tutte le rate.” [http://www.mistercredit.it/informati_credito_showglossario/F28FD295-786B-4C02-A2F8-8FBA9798E998/Consolidamento-debito.pst]
[3] Ho reso liberamente “throwing good billions after bad”, che parafrasa un modo di dire (throw good money after bad) che significa “continuare a spendere soldi in un’impresa che si è già rivelata fallimentare”.
[4] “Crater” in forma verbale è insolito. [http://en.wiktionary.org/wiki/crater]
[5] Nell’originale “much was ventured, nothing was learned”, che è una leggera parafrasi di “nothing ventured nothing gained”, cioè “chi non risica non rosica”
[6] .http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/28/Avvoltoi_chiromanti_ladroni_signori_Wall_co_0_0208285617.shtml
[7] Nell’originale “improvised explosive devices”, abbreviati usualmente in IED, che sono le bombe artigianali usate dalla resistenza irachena contro gli occupanti. All’orecchio di un cittadino statunitense, che identifica gli IED (di cui ha sentito parlare spessissimo in tv) col terrorismo, l’associazione prodotti finanziari-IED risulta particolarmente icastica. [http://it.wikipedia.org/wiki/Ordigno_esplosivo_improvvisato]
[8] Forse però per “brute” dovremmo intendere, più che “brutale”, “grezzo”, “sbrigativo”.
[9] Nella sua veste di Procuratore Generale della città di New York.
[10] http://it.wikipedia.org/wiki/Credit_default_swap
[11] “Wall Street’s one-stop waste manager”. Non ho resistito nel tradurre liberamente una frase che letteralmente evoca un centro commerciale (one-stop) dove si trova tutto ciò di cui si ha bisogno.
[12] “corporate buyout (CBO): sono riconducibili a questa tipologia casistica le ipotesi in cui l’acquirente è rappresentato da un’azienda desiderosa di crescere per vie esterne senza, tuttavia, inserire direttamente la società acquisita all’interno della propria compagine societaria. Generalmente, le società protagoniste appartengono allo stesso gruppo; depurata da ogni possibile profilo di conflitto, l’operazione risponde, per lo più, ad esigenze di riorganizzazione interna del gruppo medesimo”. [http://www.tesionline.it/consult/anteprima.jsp?idt=15689]
[13] “In for a dollar, in for a trillion”. È una variazione del detto “in for a dime, in for a dollar” [http://www.phrases.org.uk/bulletin_board/55/messages/542.html], che, grosso modo, significa che se ci si impegna in un’impresa bisogna farlo fino in fondo. Chiaramente il riferimento dell’autore è al bailout governativo, di certo non un’impresa valevole di sforzi.
[14] “the financial fun-and-games transpiring inside AIG FP” si riferisce a un modo di dire, “it’s all fun and games until the flying monkeys attack” (il richiamo è al Mago di Oz), letteralmente “ci si diverte [con un accento sul lato competitivo del concetto], ci si lascia andare, finché i fatti non ci richiamano alla dura realtà” [http://wiki.answers.com/Q/What_is_the_meaning_of_it%27s_all_fun_and_games_until_the_flying_monkeys_attack]
[15] “A mighty leveling looms”, dove “leveling” indica lo spianamento di macerie da parte di un bulldozer. Il tono vagamente profetico sembra richiamare Isaia 2, 11-17 (versione di Re Giacomo: “11The lofty looks of man shall be humbled, and the haughtiness of men shall be bowed down, and the LORD alone shall be exalted in that day.
12For the day of the LORD of hosts shall be upon every one that is proud and lofty, and upon every one that is lifted up; and he shall be brought low:
13And upon all the cedars of Lebanon, that are high and lifted up, and upon all the oaks of Bashan,
14And upon all the high mountains, and upon all the hills that are lifted up,
15And upon every high tower, and upon every fenced wall,
16And upon all the ships of Tarshish, and upon all pleasant pictures.
17And the loftiness of man shall be bowed down, and the haughtiness of men shall be made low: and the LORD alone shall be exalted in that day. ” ;
CEI: “11 Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato,
e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato;
il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno.
12 Infatti il SIGNORE degli eserciti ha un giorno
contro tutto ciò che è orgoglioso e altero,
e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo;
13 contro tutti i cedri del Libano, alti, elevati,
e contro tutte le querce di Basan;
14 contro tutti i monti alti,
e contro tutti i colli elevati;
15 contro ogni torre eccelsa,
e contro ogni muro fortificato;
16 contro tutte le navi di Tarsis,
e contro tutto ciò che piace allo sguardo.
17 L’alterigia dell’uomo sarà umiliata,”