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La Redazione

 

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L'ACQUA NEL MONDO ARABO

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A cura di Davide
Il 16 Luglio 2011
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DI MAHAMED HAFEZ
weekly.ahram.org.eg

Secondo Mohamed Hafez, nei prossimi anni l’acqua soppianterà il petrolio come principale problema strategico della regione

A partire dal 1960 si è rotto l’equilibrio tra la distribuzione della popolazione e le risorse idriche e questo ha dato origine a varie situazioni conflittuali in Africa, Asia ed Europa per il controllo della distribuzione dell’acqua. Il crescente squilibrio deriva in gran parte dai vari cambiamenti politici, economici e sociali del mondo moderno, combinati con gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli effetti dei moderni confini politici, che impediscono il libero movimento delle popolazioni, rendono difficili le migrazioni causate dalla siccità e dalla carestia.
La scarsità di acqua può creare una notevole pressione all’interno dei Paesi meno dotati di tale risorsa.
In molte parti del mondo, ma specialmente nei Paesi in via di sviluppo, la crescita della popolazione può creare o può peggiorare una crisi nella distribuzione dell’acqua. Si valuta che nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di persone, riducendo la razione d’acqua procapite disponibile.
L’offerta di acqua è a sua volta dipendente dalla relazione tra fattori demografici ed economici.

A causa di tutte queste pressioni e di richieste per l’acqua, essa non è più la risorsa gratuita o a basso costo di una volta. È diventata una sostanza che deve essere usata con saggezza e sobrietà.
L’acqua è una risorsa che comincia a competere con il petrolio per importanza economica.
Israele, ad esempio, sta comprando acqua dalla Turchia.
L’importanza economica dell’acqua diventerà certamente un fattore importante nell’insorgere di crisi nelle aree dove tale risorsa è molto scarsa.
Nel XXI secolo i punti caldi per quanto riguarda l’acqua saranno in quelle zone dove i paesi hanno già sfruttato o hanno già utilizzato tutte o quasi tutte le risorse disponibili e hanno iniziato a rifornirsi da fiumi internazionali che condividono con altri Stati. Nelle regioni costeggiate dai fiumi, che hanno un’ urgente necessità di sviluppo economico e dove è presente un aumento costante della richiesta dell’acqua che proviene dai corsi d’acqua internazionali, le discussioni a proposito delle quote d’acqua potrebbero diventare guerre.
In effetti alcuni esperti di scienze politiche, studiosi e politici hanno già detto che le guerre del XXI secolo saranno causati dall’acqua.
I Paesi arabi minacciati dalla sua scarsità, o che la importano da altre nazioni, dovrebbero prestare molta più attenzione al problema di avere fonti di approvvigionamento d’acqua sicure.

L’acqua nel mondo

Circa il 97% dell’acqua proviene dal mare e dagli oceani. Sembra strano, ma l’acqua salata è la fonte principale di acqua dolce.
L’acqua dolce è il prodotto di un ciclo idrologico che inizia con l’evaporazione dell’acqua dalla superficie dell’oceano. Il vapore salendo si raffredda e si condensa, trasformandosi in pioggia e neve che ricostituisce le scorte di acqua dolce utilizzate dagli esseri umani.
L’acqua dolce è di importanza vitale per la crescita economica e sarà il centro dei conflitti del XXI secolo, specialmente nelle zone del mondo più fragili, dove gran parte delle nazioni hanno grandi aspirazioni e piani di sviluppo ambiziosi.

A partire dalla metà degli anni ’70 le agenzie internazionali, gli istituti ed i centri di ricerca hanno iniziato a pianificare il XXI secolo e iniziato a raccogliere e analizzare montagne di dati e a organizzare centinaia di seminari e conferenze.
In una relazione sulla disponibilità di acqua dolce nel mondo, la Sezione Acqua dolce del Programma sull’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP – UN Environment Program Freshwater Unit) si fa notare che a livello mondiale la razione pro capite d’acqua è passata da 12.900 metri cubi nella metà degli anni 70 a 1200 metri cubi nella metà degli anni 90, in altre parole la razione d’acqua è diminuita del 40% in meno di 20 anni.
Nello stesso periodo, nei Paesi Arabi la razione procapite è passata da 2400 a 1200 metri cubi all’anno.
Nel Settembre 1995 la Banca Mondiale ha dichiarato che più di 80 Paesi erano minacciati da scarsità d’acqua e che il 40% della popolazione mondiale viveva senza aver la possibilità di accedere ad un sistema sanitario pubblico. Le zone dichiarate a rischio erano il Medio Oriente e il Nord Africa.

L’acqua nei paesi arabi

Lo sviluppo delle risorse idriche è una delle sfide che i paesi arabi dovranno affrontare in questo secolo, specialmente a causa del fatto che le nostre risorse di acqua dolce stanno diminuendo. Questa rappresenta solo il 3% delle risorse idriche del nostro pianeta. Circa il 77,6 % dell’acqua dolce si trova sotto forma di cappe ghiacciate polari o montuose, mentre il 21,8 % è acqua sotterranea. Quello che rimane, lo 0,.6 %, è quello che 6 miliardi di persone, la popolazione del pianeta, ha a disposizione per il consumo quotidiano e per le necessità agro industriali.

La zona araba, un decimo della quale è deserto, è considerata una delle zone più povere di risorse di acqua dolce. Contiene meno dell’1% dell’acqua dolce superficiale del pianeta e riceve solo il due per cento della pioggia.
Questa relativa scarsità rende difficile l’accesso all’acqua alla popolazione araba. In base ai calcoli delle agenzie internazionali la quota d’acqua pro capite a livello mondiale dovrebbe essere non meno di 1.000 metri cubi/anno.
Nella maggior parte dei paesi arabi la quota d’acqua pro capite è notevolmente inferiore e si crede che nel 2025 sarà solamente di circa 500 metri cubi. Ci sono 19 paesi arabi che sono sotto il livello minimo di povertà d’acqua e 14 Paesi non hanno acqua a sufficienza per i bisogni basilari dei loro cittadini.
Inoltre, a causa del fatto che una gran parte della superficie è arida o semi-arida, il 30% del suolo coltivato è soggetto a desertificazione a causa della insufficienza d’acqua, mentre il mondo arabo utilizza solo il 50% dei 340 miliardi di metri cubi disponibili e l’acqua restante è sprecata o persa.

Ma il problema dell’acqua nella zona Araba non è solo il problema di scarsità: è anche un problema di qualità.
Per vari motivi la qualità dell’acqua si sta deteriorando e grandi quantità d’acqua stanno diventando inutilizzabili.
Il problema della scarsità si estende a tutte le fonti di acqua nel mondo arabo.
I maggiori fiumi della regione, come il Nilo e l’Eufrate, hanno le loro sorgenti in paesi non-arabi che, di conseguenza, hanno un gran vantaggio strategico sui loro vicini a valle. Tale svantaggio potrebbe essere superato da un miglior uso delle acque sotterranee e delle piogge, anche se questo richiederebbe grandi investimenti per i progetti e per le attrezzature.
L’alternativa, ossia investire in progetti di desalinizzazione, non solo richiede grandi investimenti ma richiede anche tecnologie sofisticate.
È chiaro quindi che il problema dell’acqua è molto complesso. La situazione ha bisogno di una risposta razionale ed innovativa, che richiede a sua volta che i meccanismi istituzionali siano dinamici, cosa che al momento non sono.

Le risorse arabe disponibili

Il mondo arabo ha tre risorse idriche di base: acque superficiali rinnovabili, acque sotterranee parzialmente rinnovabili e limitate quantità di acqua ricavata artificialmente, come quella dagli impianti di desalinizzazione e purificazione.

La pioggia è il modo più importante per rinnovare le acque superficiali rinnovabili.
La regione araba riceve mediamente 2.282 miliardi di metri cubi di pioggia ogni anno.
Ma la pioggia varia sia nel corso dell’anno che da un anno a un altro, il che può influire sulla produttività dell’agricoltura irrigua. Inoltre, in alcune parti, l’85 per cento della pioggia si perde per evaporazione, per cui si utilizza solo il 15 per cento delle precipitazioni cadute in un anno.
Questa situazione ha un impatto sia sull’uso del territorio agricolo sia sulle acque superficiali e sotterranee.
Il livello di pioggia varia dai 1500 millilitri annui nelle montagne dello Yemen del nord, in Libano, in Marocco, in Algeria, in Tunisia e Sudan ai 5 millilitri l’anno nel nord del Sudan e in Libia. Detto in altre parole: ci sono notevoli variazioni, sia positive che negative, dalla media regionale di 300 millilitri /anno.

I fiumi costituiscono un’altra fonte rinnovabile di acqua, rifornendo la zona araba di 350 miliardi di metri cubi, di cui 125 miliardi – cioè il 35% – provenienti da fiumi con sorgenti fuori dalla zona araba: il Nilo con 56 miliardi di metri cubi di portata, l’Eufrate con una portata di 28 miliardi di metri cubi e il Tigri ed i suoi affluenti con una portata di 38 miliardi di metri cubi.
Il Nilo con i suoi km. 6.695 di lunghezza è il fiume più lungo del mondo. Nascendo dal Lago Vittoria e dagli altopiani Etiopi, attraversa dieci nazioni: Etiopia, Congo (ex Zaire), Kenia, Eritrea, Tanzania, Ruanda, Burundi, Uganda, Sudan ed Egitto. La maggior parte dei Paesi sono attraversati dal Nilo e dai suoi tributari, ma solo Sudan ed Egitto ospitano il corso principale del fiume, che sbocca nel delta egiziano.
Tra tutti l’Egitto è il paese più dipendente dal Nilo, a causa della sua geografia a predominanza desertica e la bassa quantità di pioggia.

Il sistema idrico formato dai fiumi Tigri ed Eufrate ha origine nell’altopiano anatolico e passa attraverso Turchia, Siria e Iraq.
Il Tigri e l’Eufrate si congiungono a Al-Qurnah, al nord di Bassora, dove formano lo Shatt Al-Arab.
Dalla sorgente, nelle montagne dell’Armenia, fino al suo congiungimento con il Tigri, il fiume Eufrate, lungo 2780 km, percorre 761 km in Turchia, 650 km in Siria e 1200 km in Iraq.
La Siria dipende dall’Eufrate per il 90% dei suoi fabbisogni idrici.
L’Iraq è quasi totalmente dipendente dalle acque dell’Eufrate.
Sono state costruite numerose dighe lungo il corso dell’Eufrate. Le maggiori sono la diga Tabaqa in Siria e le dighe Al-Ramadi, Al-Habaniya e Al-Hindiya in Iraq.
Il fiume Tigri è lungo 1950 km di cui 342 in Turchia, 37 formano la frontiera turco-siriana, 13 km quella tra Siria e Turchia e 1408 km nel territorio iracheno.
Il fiume nasce nel Tauro Armeno in Turchia e vi sono dighe o sbarramenti a Mosul, Samara (Tharthar), a Kut ed a Amara.

Il Giordano, un fiume relativamente minore con un corso di 360 km, forma la frontiera tra Palestina e Giordania.
Si forma dal fiume Al-Hasbani in Libano e dai fiumi Al-Laddan e Banias in Siria, passa attraverso la Valle Hula, dopo di che sfocia nel Mar di Tabariya (Lago di Tiberiade). Da lì prosegue verso sud, passando da Al-Ghur, viene poi raggiunto dai fiumi Yarmuk, Zarqa e e Jalloud, per poi terminare nel Mar Morto. Giordania, Siria, Palestina, Libano ed Israele sono tutti dipendenti dal Giordano e dalle sue acque.

Oltre a questi fiumi esiste una vasta rete di centinaia di migliaia di fiumi stagionali (uadi), che hanno diverse caratteristiche idrogeologiche che dipendendo dalle caratteristiche topologiche e dal livello delle precipitazioni annuali.
Questi uadi esistono solo durante periodi specifici dell’anno e a volte solamente per alcuni giorni, se non addirittura poche ore. Non vi sono studi precisi sulla portata di questo corsi d’acqua durante il periodo delle alluvioni ma sicuramente si tratta di vari miliardi di metri cubi che forse potrebbero venire utilizzati.

Per quanto riguarda le acque sotterranee la zona araba ne possiede circa 7.734 miliardi di metri cubi, di cui solo 35 miliardi disponibili. Questa riserva di acqua si rinnova al ritmo di soli 42 miliardi di metri cubi all’anno e una gran parte delle acque sotterranee disponibili non sono rinnovabili.
Le acque sotterranee sono rinnovate principalmente dalla pioggia che filtra nel terreno fino alle falde acquifere e secondariamente dal vapore che filtra verso l’alto proveniente da processi geotermici o sedimentari in profondità e che poi viene catturata in pozze sotterranee o strati rocciosi.
Nella zona Araba ci sono tre falde acquifere principali:
– la Falda Aquifera Arenaria Nubica (Nubian Sandstone Aquifer System) che copre il nordovest del Sudan, il nord-est del Ciad, il sud-est della Libia e la maggior parte dell’Egitto. Per 150 mila km quadrati la falda si presenta sotto forma di pozzi artesiani. Quest’enorme riserva corrisponde a circa 20 volte il totale delle acque rinnovabili disponibili nella zona araba. La falda freatica SNAS si innalza formando le oasi di Dakhla, Kharga e Fárfara nel deserto orientale dell’Egitto. Il progetto libico Great Manmade River trasporterà 2 milioni di metri cubi di acqua al giorno proveniente da questa falda verso le coste Libiche dove i progettisti ritengono che sia in grado di irrigare 180 mila ettari di terreno agricolo.
– il Bacino Basso Sahariano (Bas Saharan Basin) è un’acquifera che si estende per 140 mila km quadri dalla catena montagnosa dell’Atlante alla Tunisia, includendo il Grande Erg Orientale. Si ritiene che contenga una riserva di acqua rinnovabile pari a circa 4 volte il totale delle acque disponibili nella zona araba.
– il Bacino Acquifero del Disi (Disi Aquifer Basin) si estende per 106 mila km dal sud della Giordania al nord dell’Arabia Saudita che ne è la principale beneficiaria.

Per quanto riguarda le risorse non convenzionali, la desalinizzazione, un sistema che viene utilizzato principalmente dalla Libia e dai Paesi del Golfo, rappresenta il 75% dell’acqua consumata nei Paesi del Golfo.
La zona dei Paesi del Golfo produce 1,85 miliardi di metri cubi di acqua desalinizzata all’anno, cioè l’equivalente di circa il 90% dell’acqua desalinizzata prodotta nella zona araba.
Alcune fonti USA indicano che nella zona araba, e in special modo nella penisola arabica, si trova il 35% degli impianti di desalinizzazione del mondo e si consuma il 65% dell’energia utilizzata a tale scopo.
Nel frattempo il trattamento delle acque reflue di provenienza agricola domestica e industriale permette il loro riutilizzo e risparmia tra 6,5 e 7,6 miliardi di metri cubi di acqua all’anno.
Nella zona araba il consumo di acqua per uso agricolo, industriale e domestico è aumentato di cinque volte negli ultimi 50 anni.
Si valuta che in un anno si consumino 230 miliardi di metri cubi di acqua. Di questi 43 miliardi sono utilizzati per uso domestico ed industriale mentre 187 sono utilizzati per l’agricoltura.

I nuovi conflitti per l’acqua

L’acqua ha un’importanza critica per il Medio Oriente con le sue estensioni di terre aride, gli ambiziosi progetti di sviluppo economico e una crescita demografica superiore alla media. Una relazione del Centro di Studi Strategici Internazionali (Centre for International and Strategic Studies) con sede a Washington, che è stata trasmessa in una conferenza organizzata nel 1987 a proposito della politica statunitense nel Medio Oriente, ha indicato che l’acqua costituirà il problema più importante della regione, soppiantando il petrolio.
Ma questa non è l’unica regione dove l’acqua è motivo di tensione.
Le Nazioni Unite e le sue agenzie sono state obbligate ad interporsi nel conflitto scatenato dai diritti d’uso dell’acqua tra India e Pakistan degli anni ’50.

Naturalmente alcune dispute sui diritti d’uso dell’acqua sono stati risolti pacificamente e, in alcuni casi, l’acqua ha evitato conflitti, portando ad una collaborazione tra Paesi diversi. Un esempio sono i trattati stipulati tra Paesi che hanno un fiume in comune. Vi sono 215 casi in cui un unico fiume rappresenta la frontiera tra due Paesi e per molti di questi non esiste un trattato che regoli i vari aspetti del loro uso.
Anche se esistono una serie di principi internazionali e casi giudiziari che possono essere usati come precedenti per proteggere diritti acquisiti e la libertà di navigazione su quelli che sono definiti fiumi internazionali, tale regolamentazione non potrà evitare conflitti quando il problema acqua si farà più serio.

Nella zona araba l’acqua diventerà uno dei principali, se non il principale, motivo di scontro quando la tensione per la mancanza di acqua aumenterà sotto l’impatto della pressione demografica e le richieste per lo sviluppo economico.
Il problema acqua si trasformerà in un problema politico, dove le risorse di acqua dolce arabe sono rubate o usate illegalmente e dove esiste un abuso costante o un attrito dei diritti arabi sull’uso dell’acqua.

Progetti idrici di Paesi alla fonte o lungo gli affluenti dei fiumi maggiori che forniscono l’85% dell’acqua dolce disponibile potrebbero essere considerati una minaccia. Tale minaccia e lo spettro della guerra sarebbe maggiore nel caso non esistessero trattati internazionali riguardanti i diritti d’uso dell’acqua dei fiumi internazionali o se tali trattati fossero superati dalle circostanze, richiedendo perciò una loro revisione o dove non fossero presenti meccanismi internazionali con il potere di obbligare le consuetudini o gli accordi forali sui diritti d’uso dell’acqua.

Il bacino del fiume Giordano, il sistema fluviale composto dal Tigri ed Eufrate, il bacino del Nilo sono tutti posti dove potrebbero sorgere conflitti.
Forse la minaccia più seria viene dal furto Israeliano delle risorse d’acqua Arabe nella West Bank ed a Gaza, Giordania, alture del Golan e nel sud del Libano. Israele riceve il 60% dell’acqua che usa dai territori Arabi occupati.
Si è discusso del fatto che una delle ragioni per cui Israele ha occupato tali terre nel 1967 ed ha tentato di occupare il Libano fino al fiume Litani nell’ 80 sia stato di assicurarsi la propria acqua.
Nel frattempo progetti Turchi come la diga Ataturk ed il Southeast Anatolia Project hanno già scatenato grandi tensioni con Siria ed Iraq, mentre al sud il bacino Tigri-Eufrate, lo Shatt Al-Arab, è già stato zona di guerra e tensione tra Iraq ed Iran.

Anche il bacino del Nilo è una regione sensibile, dato che il fiume è arteria vitale sia per l’Egitto che per il Sudan.
Recentemente il sistema di quote acqua è stato messo in discussione con Egitto e Sudan da una parte del tavolo delle trattative come ‘Paesi a valle’ e dall’altra parte del tavolo delle trattative altri 8 ‘Paesi a monte’.
Le trattative si sono svolte a causa del tentativo di Israele di aiutare l’Etiopia a costruire una serie di dighe lungo il Nilo Azzurro, cosa che ridurrebbe il quantitativo di acqua che riceverebbero Sudan ed Egitto.
La mano Israeliana si nota ogni giorno nel Sudan meridionale, dove Israele sta appoggiando i ribelli che impediscono la costruzione del canale Gongoli, un progetto Egiziano Sudanese per prevenire la perdita e lo spreco delle acque del Nilo.

Le sfide da affrontare

I paesi arabi devono coordinare i propri sforzi tra le nazioni a valle dei fiumi al fine di prevenire o annullare l’impatto potenzialmente dannoso dei progetti idraulici che ci sono a monte. Sia che l’impatto di tali progetti derivi da effetti a lungo termine sia che l’impatto abbia conseguenza dirette l’impatto avrà ripercussioni a livello socio economico, politico e tecnico.
In altre parole, il problema dell’acqua in Medio Oriente è un problema riguardante la sicurezza nazionale.
Una riduzione della disponibilità d’acqua dei paesi arabi che è dovuta alle opere idrauliche degli stati a monte è una minaccia alla sicurezza di approvvigionamento idrico.
La scarsità d’acqua non solo ostacola la possibilità di soddisfare i bisogni immediati della popolazione, ma interrompe lo sviluppo e la produzione agricola, mettendo a rischio la sicurezza alimentare.
Senza questa sicurezza i paesi arabi non potranno raggiungere la autosufficienza economica e, di conseguenza, una vera autonomia.

I progetti idraulici a monte possono anche impedire i progetti idrici a valle, specialmente i progetti di tipo idroelettrico. La riduzione di efficienza dei progetti idroelettrici sarebbe dannosa allo sviluppo industriale ed economico in generale.
Esiste anche il fantasma dell’inquinamento dell’acqua dovuto al cattivo uso o all’abuso dell’acqua da parte delle nazioni a monte. In altre parti della zona araba il furto o l’abuso delle risorse sotterranee da parte di gruppi non-arabi rappresenta una minaccia di salinizzazione dei pozzi artesiani e ciò renderebbe queste acque inadatte sia al consumo sia che per l’agricoltura.

Le ripercussioni relative alla crisi dell’acqua sono ovvie. Le nazioni che che possono controllare le fonti dell’acqua, come nel caso di quelle a monte, possono avere un gran potere di influenza politica sugli altri Stati.
Ironicamente, nel momento in cui gli arabi stanno iniziando a pensare all’importanza dell’acqua, incominciano ad emergere le crisi: la decisione turca di completare l’enorme Southeast Anatolia Project che prevede di bloccare il flusso delle acque dell’Eufrate verso l’Iraq e la Siria per varie settimane e che quasi fa scoppiare una guerra tra questi Paesi e la Turchia.
Nella conferenza di pace per il Medio Oriente di Madrid del 1991 si è parlato di creare un clima favorevole ad un maggior sviluppo nel mondo.

A partire dalla seconda metà del XX secolo la regione araba ha dovuto massimizzare l’uso dell’acqua e ha dovuto competere per ulteriori riserve d’acqua per poter affrontare tre sfide principali:

– un rapido aumento demografico;
– l’espansione agricola e sviluppo industriale per poter alimentare la popolazione in crescita;
– la gestione delle risorse idriche.

Queste sfide sono state complicate dal fatto che la maggioranza della popolazione araba dipende da sistemi fluviali condivisi con paesi non-arabi.
Attualmente possiamo constatare che il problema creato da fiumi condivisi internazionalmente ha complicato le relazioni internazionali tra le nazioni della regione.
La sfida strategica è scoprire come questi paesi possano garantire i propri diritti d’uso dell’acqua e mantenere relazioni pacifiche e di cooperazione.
Il compito non è così facile come potrebbe sembrare, perché l’acqua non è il solo punto di discordia; le relazioni sono spesso tese e ci sono altri problemi politici e socioeconomici di lunga data.

Occorre anche considerare che le sfide da affrontare si complicano sommandosi. Un aumento demografico significa che la popolazione raddoppia in tempi brevi e sempre più velocemente, il che significa che la produzione agricola deve raddoppiare in tempi brevi e sempre più velocemente e, di conseguenza, anche l’acqua che viene consumata deve aumentare nello stesso modo.
Non c’è quindi da meravigliarsi che, in una zona con risorse idriche limitate, alcuni Paesi con il potere e la possibilità di dominare le risorse idriche cerchino di controllare prima i propri bisogni presenti e futuri e poi cerchino di utilizzare l’acqua come un’arma per piegare le altre nazioni alla propria volontà.
Mentre la sicurezza dell’approvvigionamento idrico è sempre più minacciata e sta per diventare una risorsa di importanza strategica, si può immaginare facilmente che l’acqua diventerà non solo una risorsa chiave per l’ agricoltura e lo sviluppo industriale, ma anche la chiave per decidere tra la vita e la morte.

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Mohamed Hafez, ricercatore presso il Centro Al-Ahram di Studi Strategici e Politici

Fonte: weekly.ahram.org.eg

Link: http://weekly.ahram.org.eg/2010/1007/focus.htm

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO CRESPI

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