LA VOCE QUERULA – CHI E’ IL NEMICO ?

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DI ANTONELLA RANDAZZO

Lamentarsi è l’impulso più immediato e meno “costoso” quando molte cose vanno male. Al bar, come dal fruttivendolo o dal fornaio si incontrano persone che si lamentano di molte cose che non vanno come dovrebbero. Per quanto queste persone possano suscitare simpatia e tenerezza, occorre considerare che lamentarsi può essere inutile o addirittura nocivo rispetto all’esigenza di risolvere i problemi in questione. Specialmente se serve a far sentire vittime o a credere che quello che accade all’esterno sia sempre responsabilità di altri.
I problemi che oggi attanagliano miliardi di persone sono dovuti all’attuale sistema finanziario-economico-politico, che è stato creato da un gruppo di persone, che si ostina a fare in modo che permanga immutato. Risolvere i problemi attuali equivale ad abbattere tale sistema e ad istituirne un altro che sia favorevole agli interessi dei popoli. Eppure la maggior parte degli abitanti di questo pianeta non pensa che la soluzione debba essere questa, poiché crede che quelle stesse persone che hanno creato i problemi debbano risolverli. In altre parole, esse non pianificano un vero cambiamento, preferendo in molti casi lamentarsi quando si accorgono che le promesse delle autorità non vengono mantenute. Perché avviene ciò?
Molti studiosi hanno avanzato l’ipotesi che l’attuale sistema non si basi sull’uso delle armi, e nemmeno sul controllo, come si potrebbe credere, esso si baserebbe sulla paura. La paura genera senso di impotenza e sottomissione, da cui possono derivare disperazione e compromesso morale. In altre parole, se c’è paura di cambiare, di assumersi responsabilità o di ribellarsi alle ingiustizie, c’è anche la tendenza ad accettare sistemi iniqui e persino criminali.

Infatti, se non si avesse paura non si accetterebbe di sottostare a personaggi che fanno tutt’altro che operare per il bene della collettività. Per non ammettere di non voler fronteggiare la propria paura e di preferire la sottomissione e tutto ciò che ne deriva, molti razionalizzano ciò che accade, vedendo autorità autorevoli dove non ci sono, e persino istituzioni favorevoli ai cittadini quando l’evidenza dice il contrario. Di conseguenza, il gruppo che è abituato a sottomettere e ad arrogarsi un potere ingiusto, usurpando ricchezze che apparterrebbero a tutti, si rafforza ancora di più. La paura sembra essere diventata l’energia principale che tiene in vita un sistema che conviene soltanto a pochissimi. Senza considerare la paura non si spiegherebbe come mai miliardi di persone, dotate di normale intelligenza, non sono in grado di capire le caratteristiche più elementari dell’attuale sistema, come l’usurpazione del potere finanziario e l’uso strumentale dei partiti politici.

Alcuni potrebbero obiettare dicendo che il coraggio è una virtù di pochi, dei vari Falcone, Borsellino e Impastato, eroi che non temevano nemmeno la morte. Ma dobbiamo anche constatare le numerose tecniche che l’attuale sistema mette in pratica al fine di accrescere la paura, sapendo che altrimenti il sistema sarebbe in pericolo. Ad esempio, nei telegiornali spesso si paventa il pericolo “terrorismo” o viene indicato un personaggio o un paese “nemico” da dover temere. Si tratta di creare una specie di “uomo nero” che deve far paura perché additato come fonte di possibili disastri e sofferenze. Chi crede a questa propaganda e non approfondisce, tutte le volte che sentirà notizie sull’argomento aumenterà la paura, anche se le probabilità che i “terroristi” possano danneggiarlo sono bassissime. Si fa un uso strumentale della paura, si incoraggiano alcune paure e se ne scoraggiano altre. Ad esempio, molti sanno che i cellulari possono danneggiare le cellule cerebrali, ma sembra che nessuno ne abbia paura dato che tutti hanno un cellulare. I supermercati sono pieni di cibi che contengono sostanze potenzialmente tossiche, che possono provocare malattie come il cancro, eppure moltissime persone li comprano. L’uso di sostanze stupefacenti è tristemente in aumento, anche se tutti sanno che non si tratta di acqua fresca, evidentemente non c’è abbastanza paura circa la loro portata distruttiva. In Italia muoiono più persone per incidenti stradali o sul posto di lavoro, che per mano criminale. Nonostante ciò i media ci incoraggiano ad avere paura del “terrorismo” o degli immigrati. Siamo condizionati a vivere nella paura, ma soltanto nel modo in cui conviene al gruppo dominante.

Lo straniero, specie se povero, nei mass media viene spesso mostrato come una fonte di terribili problemi, nonostante sia facile appurare che la disoccupazione, la crisi economica e la povertà non dipendono dagli stranieri poveri, che ne sono vittime.
Tutti possono capire che il sistema attuale fomenta paura in moltissimi modi. Viene creata paura attraverso allarmi ecologici o annunci di epidemie che in seguito si riveleranno fallaci. Attraverso la creazione di insicurezza economica o accrescendo il controllo ansioso sulla popolazione col pretesto della “sicurezza”.
Tutte queste risorse investite per creare paura dovrebbero essere come un campanello d’allarme e far capire la realtà. Nonostante ciò non molti comprendono che il nemico non è una persona in carne ed ossa, né un esercito, né un gruppo di persone, ma la paura stessa. Senza paura i popoli si ribellerebbero, non delegherebbero all’esterno, non accetterebbero molte cose ingiuste, non cercherebbero di razionalizzare le assurdità per nascondere il potere iniquo, non si metterebbero dalla parte del più forte, non escluderebbero personaggi scomodi al sistema, seguendo i condizionamenti mediatici, e non farebbero molte altre cose.
La paura è l’emozione dell’impotenza, essa può rendere schiavi poiché se si ha paura non si ha abbastanza energia per credere in se stessi, per lottare per ciò in cui si crede o per ribellarsi ad autorità ingiuste o criminali.

In una società in cui vige un assetto fondato sulla paura non si è cittadini ma sudditi. Si è sudditi quando si teme un potere iniquo, pur sapendolo tale. Ma si è sudditi anche quando ci si ostina a credersi liberi pur sapendo che i candidati politici vengono scelti dall’alto, e il potere economico-finanziario non è nelle mani del popolo.
Il suddito accetta in silenzio i crimini e le ingiustizie del potere perché ha paura. Non si rende conto che farlo rimanere nella paura è l’obiettivo che il sistema di potere si prefigge per continuare ad imperare.
Nei secoli XVI e XVII, l’assolutismo monarchico consisteva in un sistema politico in cui la persona al potere era al di sopra della legge, e i sudditi dovevano subire in silenzio per non perdere la vita. C’era la paura alla base del sistema, la differenza rispetto ad oggi era che le persone comuni erano coscienti di vivere in un regime in cui alcune persone avevano potere assoluto mentre il popolo non ne aveva affatto. Per questo motivo si verificavano di tanto in tanto (per la disperazione), da parte di alcuni gruppi, sollevazioni e ribellioni: le persone comuni sapevano bene chi aveva potere e chi godeva di ingiusti privilegi, sottraendo potere e risorse a tutti gli altri.
Oggi invece si è sudditi senza saperlo, e di coloro che hanno un potere assoluto, ergendosi al di sopra della legge, si sa ben poco. Molti ignorano persino la loro esistenza, o negano che esista un regime di sudditanza, illudendosi di essere in una democrazia.
La sudditanza consiste nel rotolarsi in un’esistenza non vera, manipolata, in cui la passività e gli aspetti più superficiali prevalgono. Ad esempio, oggi si può svolgere un lavoro frustrante, e alla sera si sta passivamente davanti alla Tv, trastullati da donne seminude, quiz demenziali o da serie televisive di scarsa qualità.
Il suddito non pensa, non reagisce al potere, anzi, razionalizza, dice: “purtroppo è così, non posso farci nulla”, oppure “meglio di questo non si può avere”. Egli depotenzia se stesso, si crede una nullità, abituato com’è a non avere un’alta autostima. Sin da piccolo è stato abituato ad abbracciare regole che provenivano dall’esterno, senza chiedersi se fossero giuste o sbagliate. Egli è dissuaso dall’utilizzare certe sue potenzialità, e col passar degli anni, il piccolo bambino vivace e creativo diventerà sempre più una persona adattata e attenta a ciò che gli altri pensano di lui.
Creare un popolo di sudditi esige il disabituare al libero pensiero e il cercare di reprimere ogni slancio creativo autentico, costruendo un sistema cupo, creativamente limitato, in cui nella maggior parte dei casi i posti di lavoro offerti richiedono attività non creative o in cui le potenzialità degli individui sono in gran parte compresse.
I sudditi accettano senza chiedersi chi crea il sistema e chi ha convenienza che esso abbia alcune caratteristiche piuttosto che altre.
I sudditi dell’età contemporanea non sanno di non essere liberi, dato che i media e le autorità hanno detto loro di esserlo. Non danno credito alle loro intuizioni, e persino quando la loro sudditanza è evidente si attaccano alle autorità in modo paternalistico per poterlo negare.
Sta di fatto che in tutte le epoche storiche il popolo che ha paura finirà nelle grinfie del gruppo peggiore della società: ovvero di coloro che approfitteranno della paura per imporre un sistema vantaggioso soltanto per loro stessi, sapendo che la paura impedirà di abbatterlo.
La società paurosa teme anche di assumersi le proprie responsabilità, e dunque è anche una società irresponsabile.
La società irresponsabile è quella che si basa sull’accettazione passiva e sull’obbedienza. Tale società è destinata ad essere soggiogata e dominata da alcuni esseri particolarmente malvagi.
L’umanità è costituita da persone che posseggono aspetti positivi e negativi, ma grazie a potenzialità come l’empatia, la solidarietà verso i più deboli, e altre naturali doti socialmente positive, la maggior parte degli esseri umani vive senza commettere gravi crimini contro i propri simili. Tuttavia, alcuni individui vengono classificati come “sociopatici”, ovvero come persone che non sono in grado di provare la necessaria empatia e solidarietà per evitare di commettere azioni disumane.
Secondo molti psicologi la sindrome chiamata “psicopatia”, è un disturbo emotivo che rende le persone capaci di comportamenti criminali o nocivi per la società. Secondo lo studioso Kevin Barrett molte persone affette da questa sindrome hanno avuto e hanno ruoli politici, economici o finanziari importantissimi:
“Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…] Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso”.(1)

I vantaggi dei soggetti affetti da psicopatia sono molteplici in un sistema basato sull’inganno: essi infatti sono capaci di mentire e di recitare ruoli anche opposti rispetto alla loro vera realtà. Le loro abilità nel dire la cosa giusta e nel far credere il contrario di ciò che è risultano eccellenti. Essi sanno manipolare le persone, in modo tale da indurle a fare ciò che vogliono. Il talento consiste nella furbizia e nel vuoto di coscienza, che permettono loro di commettere azioni truffaldine o criminali senza avere alcun rimorso. Queste persone sono fredde, calcolatrici, capaci di qualsiasi cosa per il potere, prive di autentiche emozioni e di valori morali.
Molti psicopatici sono dotati di grande carisma, a tal punto da fare proseliti e avere i propri estimatori.
Attraverso la paura, e l’inclinazione umana a delegare le responsabilità, alcuni di essi riescono a dominare nei settori chiave, facendo credere cose diverse rispetto alla realtà, in modo tale da non essere spodestati.
Lo psicologo Andrew M. Lobaczewski ha dedicato il libro “Political Ponerology” (Ponerologia politica) a questo argomento, in cui spiega il motivo per cui oggi personaggi affetti da psico-sociopatia si trovano ai vertici del potere in molti settori importanti. La sindrome sociopatica si riferisce ai casi di persone (presenti in minime percentuali in ogni società) che desiderano soddisfare ogni loro desiderio anche danneggiando gli altri, e non hanno alcuno scrupolo di coscienza. Lo psicopatico è un sociopatico con un Ego molto forte e un carattere disturbato, che lo porta a considerarsi superiore agli altri, e dunque in diritto di prevalere con qualsiasi mezzo. Queste persone sanno utilizzare i mezzi più ignominiosi, come il mentire, il vivere da parassiti sottraendo quello che appartiene agli altri, l’irresponsabilità o veri e propri comportamenti delinquenziali.
Non si tratta di persone “matte”, esse sanno riconoscere quello che è giusto e quello che non lo è e possono essere dotate di intelligenza anche elevata. Non sono psicotiche, poiché hanno una rappresentazione chiara della realtà. Il punto è che queste persone non posseggono un’emotività che possa consentire di agire in modo pro-sociale.
Le persone affette da socio-psicopatia possono raggiungere livelli di crudeltà e di cinismo così alti da apparire ontologicamente “diverse” dalle persone comuni. Tanto per fare qualche esempio, queste persone possono comandare agli eserciti l’uso di sostanze chimiche altamente nocive, pur sapendo che migliaia di persone innocenti moriranno. Oppure possono organizzare guerre o altre operazioni in cui si verificheranno distruzioni immani. Possiamo considerare ogni atto criminale di vasta portata un evento pianificato da personaggi affetti da socio-psicopatia, che hanno preso il potere grazie alla paura o alla credulità dei popoli.

Nessuna persona equilibrata potrebbe preparare con assoluto cinismo un massacro di civili inermi. La madre che piange il figlio morto in guerra non gioisce all’idea che anche una madre “nemica” sta piangendo il suo. La guerra è disumana, ed è voluta e propagandata da persone umane che non sono del tutto umane nei sentimenti.
Secondo diversi scienziati queste persone sarebbero diverse anche dal punto di vista biologico: avrebbero il Corpo Calloso (lembo di fibre nervose che connette i due emisferi cerebrali) più esteso, impedendo una comunicazione normale fra i due emisferi cerebrali. In questo contesto non è possibile approfondire questo aspetto, ma occorre dire che i contatti fra i due emisferi permettono l’equilibrio fra razionalità e sensibilità, fra emozioni e logica.
La parola “Ponerologia” deriva dalla parola greca “poneros”, che significa “male”. La Ponerologia politica è dunque il settore in cui si indaga sul male che un gruppo di persone disturbate commette a danno di tutta la società. Spiega Lobaczewski che alcune idee promosse da personaggi socio-psicopatici al potere sono: “Il nostro governo non ci farebbe mai del male; il nostro governo ha nel cuore i nostri migliori interessi; nessun presidente potrebbe sfuggire a questo; il principio della legge è ancora al lavoro in America; il fascismo non potrebbe attecchire qui; il governo degli Stati Uniti non può avere orchestrato gli attacchi dell’11/9; se l’11/9 fosse stato orchestrato dal governo degli Stati Uniti, troppa gente dovrebbe essere coinvolta per mantenere ciò segreto”.

Facendo credere che le istituzioni agiscano sempre per l’interesse di tutta la comunità si vuole attribuire un intento “protettivo” alle autorità, anche quando è evidente che così non è.
Le autorità socio-psicopatiche non desiderano soltanto il potere e la ricchezza, esse provano godimento nel togliere agli altri, nell’ingannare, nel danneggiare e nel manipolare. Con freddezza affettiva calcolano i vantaggi e gli svantaggi di un determinato comportamento, e scelgono di agire spesso nel disprezzo della vita e dei diritti umani, senza provare alcun rimorso. Un’altra caratteristica delle persone socio-psicopatiche è l’ossessione per il comportamento ritualistico, e per questo, come molti sanno, gli attuali personaggi al potere praticano culti di tipo massonico-satanico (a questo proposito vedi http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/09/autorita-criminali-e-culti-misterici_08.html).

La loro bravura nell’apparire l’opposto di quello che sono permette loro di usurpare la fiducia delle persone comuni, e di raccogliere ampi consensi nelle campagne elettorali o in altre occasioni.
In alcuni casi essi possono riuscire a condizionare uomini psicologicamente normali fino ad indurli a commettere crimini di varia entità. La differenza sta nel fatto che le persone comuni che diventano criminali sono controllate dalle autorità socio-psicopatiche, e non commetterebbero crimini se seguissero la loro natura. Questo ovviamente non significa che siano da considerare irresponsabili: un crimine rimane un crimine anche se si commette per “obbedienza”.

Un altro studioso che ha cercato di comprendere questo fenomeno già negli anni Cinquanta è Alex Comfort, che nel suo libro “Potere e delinquenza” sostiene che “La civiltà può essere difesa, o sviluppata, solo se esiste una capacità di resistenza individuale, solo se esistono individui che diventano responsabili attraverso la disobbedienza (al gruppo di socio-psicopatici)”.

Dunque, un gruppo di poche centinaia di persone affette da patologie psichiche può esercitare un potere globale perché i popoli sono presi dalla paura, sono disposti ad accettare un assetto ingiusto, o sono assai creduloni riguardo alla propaganda del gruppo egemone. In ogni caso, rimane il fatto che in ogni momento i popoli potrebbero rifiutare l’assetto e organizzarsi con libertà, responsabilità e coraggio.

Cosa si può fare per sottrarsi ai meccanismi di innesco della paura e per non cadere nelle trappole dei socio-psicopatici?

Occorre tener presente che anche le autorità socio-psicopatiche hanno alcune paure, che sono assai diverse rispetto alle persone comuni. La loro paura più grande è quella di essere scoperti e visti per quello che sono realmente.
Hanno una paura tremenda delle persone comuni, perché le percepiscono come superiori moralmente e civilmente a loro, e per questo si prodigano a manipolare la loro vita emotiva e le loro opinioni, in modo tale da renderli simili a loro stessi nel cinismo e nella superficialità, ma emotivamente sottomessi.
I loro punti deboli sono diversi: sono terribilmente ansiosi quando un essere umano acquisisce consapevolezza delle sue emozioni e di come il sistema vorrebbe manipolarlo. Quando le persone riescono a fare un lavoro su se stesse per diventare immuni al loro plagio, il loro sistema truffaldino non è più efficace, e questo li fa andare nel panico, li rende ossessionati dal bisogno di controllo. Se la maggior parte delle persone ricercasse la verità oltre le loro menzogne, se lavorasse sulle proprie emozioni per impedire l’accrescimento della paura e dell’insicurezza, e se molti comprendessero che le autorità attuali non sono persone equilibrate (anziché deridere chi lo dice), probabilmente le cose cambierebbero.
Non si potrà certo rimanere per sempre un gregge di pecore impaurite che continuano ad appoggiarsi ad autorità criminali, che promettono “nuove speranze” e “tempi migliori”, ma di fatto agiscono come sempre hanno fatto. Come osserva lo scrittore Clinton Callahan: “Se la gente si sedesse rifiutandosi di sollevare neanche una mano anche ad un unico ordine dello psicopatico del giorno, se la gente si rifiutasse di pagare le tasse, se i soldati si rifiutassero di combattere… l’intero sistema si frantumerebbe in una stridente battuta d’arresto. Il vero cambiamento avviene nel momento in cui una persona viene a conoscenza della psicopatia in tutti i suoi freddi dettagli. Da questa nuova consapevolezza, il mondo assumerà un aspetto diverso, e azioni integralmente nuove potranno essere intraprese. Il distinguere tra qualità umane e psicopatiche dà inizio al fondamento della responsabilità sulla quale abbiamo una reale possibilità di creare una cultura sostenibile”.(2)

Senza paura, e prendendosi le proprie responsabilità si può creare un mondo senza guerre, in cui assumeranno ruoli autorevoli soltanto persone equilibrate e sagge, in cui le risorse verranno equamente distribuite e in cui le truffe politiche e gli inganni mediatici saranno un triste ricordo del passato. Utopia? Certo, finché prevarrà la paura.

Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com
Link: http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/01/la-voce-querula-chi-il-nemico.html
23.01.2009

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NOTE

1) Articolo di Kevin Barrett, “ Twilight of the Psychopaths”, http://www.agoracosmopolitan.com/home/Frontpage/2008/01/02/02073.html
2) Clinton Callahan, Dissent Mag/Segni del Tempo, 12 maggio 2008.

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