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DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

“La politica è forse l’unica professione per la quale non si considera necessaria alcuna preparazione specifica.”
Robert Louis Stevenson – Familiar studies of Man and Book – 1882

A ben pensarci, non può essere che così: qualsiasi altra interpretazione del suffragio universale è fallace, menzognera, disutile. Abbiamo appena provato sulla nostra pelle i frutti di un governo di “sapienti”, di platonica memoria, ed abbiamo verificato quanto sia antidemocratica ed inutile una simile operazione, che rischia veramente di far precipitare il Paese in un incubo (quello c’è già) dal quale non si riesce più ad uscire poiché ipnotizzati dalla soggezione verso i “sapienti” i quali, come perfidi serpenti incantatori, continuano ad intessere le trame del loro maleficio.

E’ interessante ascoltare una breve intervista (1) pubblicata dal Fatto Quotidiano dove (senza saperlo) si confrontano da due diverse sponde Vendola e Cuperlo: non si tratta, qui, di dare giudizi sulla collocazione politica dei due o quant’altro, bensì d’analizzare attentamente il testo.

Mentre Vendola ammette la crisi iniziata nel 2008, ma assegna ai “rimedi” proposti in sede europea la vera causa del tracollo italiano, Cuperlo è ingabbiato nella rete europea fino al collo e balbetta soluzioni che – ben sa – essere impraticabili e di cortissimo respiro.
La politica è forse l’unica professione per la quale non si considera necessaria alcuna preparazione specifica.”

Osserviamo, brevemente, l’alfa e l’omega (per adesso) della vicenda:

Il piano di intervento (del Piano Paulson N. d. A.), che all’inizio prevedeva una soglia nominale massima non superiore ai 700 miliardi di dollari, complessivamente ammontò a 7.700 miliardi di dollari. Tale quantitativo di liquidità venne immesso sul mercato bancario a tassi vicino alla zero dalla Federal Reserve, a sostegno delle banche non solo americane, ma anche europee (come Royal Bank of Scotland e UBS) durante il biennio di crisi 2007-2009.” (2)

 

Salto numerose fasi della crisi, per giungere agli effetti finali:

 

Nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2012 il Consiglio Europeo nel tentativo di trovare un argine alla crescente esposizione dei paesi dell’Eurozona (in particolare alcuni paesi mediterranei tra cui Italia e Spagna che pongono in veto allo scopo di esercitare pressione sul Consiglio) alla crisi di fiducia degli investitori, deliberò di implementare l’utilizzo del MES come copertura dai rischi di rifinanziamento degli stati e di fare del MES, accanto al Fondo europeo di stabilità finanziaria, un meccanismo di preservazione dall’aumento incontrollato dei rendimenti dei titoli pubblici, attribuendo agli stessi la funzione di intervenire acquistando per conto della BCE titoli di debito pubblico sul mercato secondario, a condizione che il paese richiedente sottoscrivesse un documento di intesa e si impegnasse a rispettare severe condizioni. In più venne attribuita al fondo la capacità di ricapitalizzare le banche senza l’intermediazione dei governi nazionali.” (ibidem)

Ecco: “a condizione che il paese richiedente sottoscrivesse un documento di intesa e si impegnasse a rispettare severe condizioni.” Qui sta la radice delle nostre disavventure: un impegno preso da qualcuno che non era stato eletto a sottoscrivere qualsiasi impegno per mantenere quella “stabilità” e quei “rendimenti”.

Quell’uomo fu Mario Monti.

Insomma, dobbiamo pagare di tasca nostra per finanziare, e dunque capitalizzare, un fondo al quale potremmo accedere soltanto pagando un interesse (sui soldi nostri!) e accettare qualsiasi provvedimento di austerità. Fantastico: è come pagare l’assicurazione dell’auto e poi, quando hai un incidente, essi usano quei soldi per concederti un finanziamento, sempre che tu non superi mai più i 90 all’ora, altrimenti ti sequestrano l’auto e tutto il resto.

Oggi, gli effetti dei subprime americani – ai quali la burocrazia bancaria ed europea ha aggiunto una serie di “rimedi” che sono peggio della cura – mostra i suoi artigli.
Il governo Letta è una ciofeca: ingabbiato fra i veti incrociati, fra gli ex montiani che non contano nulla in Parlamento – ma dettano l’agenda grazie alle loro potenti amicizie in Europa, dal Bilderberg alla BCE – fino ai 101 traditori del PD, che affossarono la volontà popolare di gran parte del loro elettorato per sostenere l’agenda europea, galleggia, ogni tanto beve, ma non vede l’ora di tornare a riva. Nuotare nel mare della grande politica non è per loro, s’è capito.
Perché non stilano una nuova legge elettorale? Prima di tutto perché questa conviene a tutti gli inciuciatori di questo mondo, e poi perché aprirebbe la via a nuove elezioni, vade retro satana, sembra di sentirli minacciare.
Quindi, rimarranno lì fin quando “qualcosa” non li smuoverà: poco probabile un Berlusconi indebolito, meno ancora un Grillo che s’è incasinato da solo. Vivacchieranno, fra una batosta e l’altra (per noi): cos’avevate capito?
Nel frattempo, s’affidano all’alleato di sempre: gli USA. Tutti se ne vanno dall’Afghanistan – ci pensano persino gli americani! – ma noi restiamo. Ogni tanto riportiamo a casa un cadavere, ma quando c’è il morto “fresco” non se ne deve parlare per rispetto, quando il morto è “muffito” passa in cavalleria.
Oh, scorrendo la lista dei militari italiani morti all’estero (3) c’è da rabbrividire: morti per fuoco amico, per suicidio, una miriade per incidente stradale, un’altra bella quota per aeromobili che cascano (oh, ma ‘sti elicotteri italiani non sarebbe meglio mandarli ad una revisione?), chi è annegato, chi è saltato su una mina, chi si è sparato da solo per un “incidente”…va beh, lasciamo perdere.
I morti, finora, sono 54: sui feriti non ho trovato dati, ma in una guerra sono almeno cinque volte i morti. Insomma, le perdite di una battaglia.
Qui, sarebbe già un bel risparmio andarsene perché le cifre ufficiali sono fasulle: parlano di 1 miliardo l’anno, ma nelle “pieghe” dei bilanci militari si nasconde altro e si pensa che siano almeno due. Per una guerra che non si può vincere, ossia una guerra persa: ma questi “volontari” che vanno a morire per niente, ci pensano?
L’altro bel capitolo riguarda gli F-35 i quali – fra nazioni che si ritirano dal programma e dubbi sul velivolo che giungono dall’amministrazione USA stessa – stanno diventando lo zimbello del terzo millennio. Col russo T-50, in arrivo intorno al 2015, al costo di un quarto di un F-35 e, sembra, più affidabile.
Ma l’italia ha bisogno di questi aerei?
Passino i 30 (versione B) per le due portaerei – ma gli americani pensano di cancellare proprio la Versione B ad atterraggio verticale – che sarebbero necessari per giustificare la costruzione delle stesse: insomma, passi la vecchia Garibaldi, ma la nuova Cavour non si capisce proprio cosa l’abbiano costruita a fare.
In ogni modo, se la versione B non sarà costruita, le due portaerei rimarranno “a secco” di aerei: fantastico per una portaerei! Faranno le navi trasporto truppe per gli americani: garantito.
Gli altri F-35 “normali” – quelli per l’AMI – non servono ad una mazza: sono ancora in consegna gli Eurofighter! E poi: una nazione che non riesce più a garantire reddito e sicurezza sociale, perché va ad impelagarsi in queste faccende?
Questo, tanto per mettere in chiaro alcuni consistenti risparmi che si potrebbero ottenere dal settore militare: una forza di “difesa” che è in grado di “recapitare” senza problemi una bomba ad Herat, ma che non riesce a difendere Taranto o La Spezia da un’incursione di cacciabombardieri nemici. Ci torneremo – con argomenti convincenti – in un prossimo articolo.
Il piatto forte, però, è un altro: inutile girarci attorno, perché stiamo sempre valutando all’interno dell’esistente, in altre parole non c’allontaniamo dalla tana.
Proprio in questi giorni, Silvio Berlusconi fa la voce grossa perché Letta non batte i pugni a Bruxelles: non ha mica torto, però si dimentica quando fu lui a belare come un agnellino a Bruxelles. Ricorda? (4)
Il dibattito, allora, verte su “cosa” dire a Bruxelles, “come” rispondere a Francoforte, “quali” sono le strategie e le tattiche più incisive.
I lettori, forse, non meditano abbastanza sugli effetti della crisi greca: io non ci sto più a sentirmi cittadino italiano ed europeo, mi fa moralmente schifo che qualcuno – magari a Timbuctu – mi identifichi come appartenente ad una simile genia.
La distruzione della Grecia è stata un’operazione pianificata: il debito greco è risibile, perché allora scatenare una vera e propria guerra contro Atene, per nulla dissimile dalle sanguinarie occupazioni che Berlino portò avanti in Europa dal 1939 al 1945?
Una vicenda neocoloniale tutta interna all’Europa: ecco cos’è la crisi greca, manca solo un Gauleiter ad Atene e l’occupazione sarebbe perfetta. Ecco un breve, agghiacciante, brano:
Le limitazioni iniziali sono scomparse quando è stata inghiottita la Germania dell’Est nel 1990. L’allora Cancelliere Helmut Kohl stabilì la linea: “La Germania ha chiuso con il passato; in futuro potrà apertamente dichiarare il suo ruolo di potenza mondiale, un ruolo che ora è necessario ampliare.” Il ministro degli esteri Kinkel fu ancora più chiaro: “Occorre padroneggiare due compiti paralleli: all’interno del paese dobbiamo tornare a essere un unico popolo, all’esterno è ora di arrivare a ottenere qualcosa che abbiamo mancato due volte di realizzare. In accordo con i nostri vicini dobbiamo trovare la nostra strada verso un ruolo che corrisponda ai nostri desideri e al nostro potenziale.” Il suo riferimento al doppio fallimento della Germania, che ora deve trovare coronamento, fu davvero allarmante. Un deputato del partito della Merkel lo ha recentemente aggiornato: “E’ ora che in Europa si parli tedesco!” (5) Per approfondire (6)
Gli interessi ci sono, e sono poco visibili.
I tedeschi iniziarono con l’avventura balcanica subito dopo l’unificazione (non persero tempo! Giusto un paio d’anni) ed oggi hanno quasi completato la nuova autostrada Fiume-Dubrovnik, che traversa tutta la ex-Jugoslavia da Nord a Sud. Grazie al “compiacente” risultato del referendum montenegrino (55,1%, ci voleva il 55%) ottenuto chiudendo improvvisamente le frontiere con la Serbia la mattina del referendum (molti montenegrini contrari alla separazione stavano per affluire) ed organizzando, parimenti, viaggi aerei gratuiti dalla Germania per i montenegrini favorevoli, oggi sanno che quell’autostrada potrà giungere ai confini con l’Albania.
Quella è soltanto un nuovo protettorato italiano: non ci vorrà molto a traversarla (come si ripete, per versi differenti, la Storia, eh?). Dopodichè, ecco la Grecia: vi chiederete il perché. Diamine! Perché la Grecia possiede un porto (Il Pireo) piazzato proprio nel centro del Mediterraneo, che accorcia la via per Amburgo d’almeno duemila miglia!
Anche i greci lo sanno, e provarono ad intessere trattative con i cinesi ma la Germania aumentò la pressione del tacco sulla loro testa e furono costretti a desistere, nonostante il COSCO Group ed il suo manager, Wei Jiafu, affermassero, all’inizio del 2012:
Sono venuto qui per riportare il porto del Pireo al posto che gli spetta. Ci auspichiamo che entro un anno divenga il principale scalo commerciale del Mediterraneo. In Cina abbiamo un proverbio: ‘Costruisci il nido e l’aquila arriverà. Abbiamo costruito un nido nel vostro paese per attirare l’aquila cinese. Questo è il contributo che vi stiamo offrendo”. (7)

Infine, c’è un precedente culturale che spaventa. Emir Kusturica, nel film Underground, presenta un’immaginaria rete stradale sotterranea (che non si deve vedere, occultata, proprio perché esistente ma d’altra natura, politica) dove transita un po’ di tutto: mezzi militari, camion civili, profughi. In alto, campeggiano due cartelli stradali: a sinistra Berlino, a destra Atene.

Che fare, dunque, di questa Europa oramai egemonizzata dalla Germania, nella quale aspettiamo, oramai, soltanto di finire paese-satellite, sempre che ci vada bene? Partiamo dall’euro.
Le posizioni, rispetto all’euro, sono perlomeno 4:
1) Dall’euro non si può uscire e va bene così;
2) Bisogna uscire assolutamente dall’euro;
3) Bisogna cacciare dall’euro le nazioni più ricche;
4) Bisogna pretendere da posizioni di forza una revisione dei trattati.
La prima soluzione è quella sostenuta da gran parte dell’establishment: va bene così? Trovate voi le soluzioni, senza subissarci di tasse né continuare a toglierci diritti. Nemmeno il caso di parlarne.
La seconda soluzione ha una pecca: la metà degli italiani crede nell’euro più che nel Padre Nostro. Chi li convince della trappola? Un referendum? E quando mai la Corte Costituzionale lo farà passare!
E’ pur vero che, oggi, c’è più materiale a disposizione, più siti che ne parlano, ma in Tv quando si parla di uscire dall’euro si viene presentati come dei nichilisti, gente che vuole soltanto sfasciare tutto. E quel 50%, (molto variabile secondo i sondaggi, questo è quello più favorevole) prima che cali, passeranno molti anni, se non decenni.
La terza soluzione – proposta (8) dal premio Nobel Stiglitz e sposata, in Italia, da Alberto Bagnai – sembra più avvincente. Bagnai dà per scontato che alla Germania “l’affare” convenga giacché – tanto per semplificare – ha già succhiato i Paesi mediterranei fino all’osso e dunque potrebbe abbandonarli al loro destino.

 
Attualmente, però, non sembra questa la politica tedesca: vanno sempre giù più pesante nelle richieste d’austerità e di rigore di bilancio, ma non sembrano voler mollare la presa. La Germania ha anche altri mercati oltre all’Europa del Sud: l’euro le va bene come moneta forte per pagare meno le materie prime, per poi esportare prodotti tecnologici in altre aree. L’Est, ad esempio, la Russia, la Cina, ecc.
Premetto di non essere un economista e, perciò, la soluzione di Bagnai deve essere più articolata: siamo certi che la Germania “molli l’osso”? E se l’area industriale del Nord Italia (seconda in Europa per mole) facesse gola al punto da non battere ciglio fino al disastro totale italiano, per poi acquistare per due soldi? Non dimentichiamo che, sotto sotto, questo era l’obiettivo di Miglio e della prima Lega Nord, che lo sapessero o no quelli che vanno ai raduni “cornuti”: per questo, oggi, la Lega non serve più a nessuno.

 
L’ultima soluzione sembra la più avvincente, ma ci vuole una forza politica che sappia quel che fa, la proponga e la porti avanti. Cosa?
Ci sono alcune cosette che si possono fare prima d’uscire dall’euro: quali?
Anzitutto, sospendere unilateralmente il trattato di Shengen: si può fare dalla sera alla mattina.

L’Austria – come forse saprete – non permette il transito dei TIR stranieri sul suo territorio: vuoi passare l’Austria? Mettilo sul treno (delle ferrovie austriache) e paga. Anche la Svizzera opera in questo modo.

Siamo il Paese che detiene il maggior patrimonio culturale del mondo! E’ patrimonio dell’umanità! Vogliamo mostrare un paesaggio colmo di TIR in colonna? Giammai.
Basta una semplice legge:

I trasporti autostradali, che non abbiano partenza od arrivo in Italia, non possono attraversarla, bensì salire sugli appositi treni”. Punto.

Vi rendete conto di cosa significa?
Gran parte dell’industria spagnola è in mani tedesche, più l’esportazione spagnola di frutta e verdura nel centro-Europa: c’è un volume di traffico – da e per la Germania – spaventoso, di tedeschi e spagnoli. Volete passare? Sul treno, e pagare. Altrimenti, fatti tutta la Francia per andare a Monaco di Baviera.
Vuoi entrare in Italia a Trieste per andare in Germania? Stessa musica, altrimenti passa dall’Ungheria per andare a Monaco.
Siamo convinti che una “cosuccia” del genere renderebbe più malleabili i tedeschi nel loro procedere “über alles” per l’Europa. Moooolto più malleabili: se lo fanno Austria e Svizzera…
In alternativa, potrete sempre sbarcare le merci nei porti italiani: la legge non si applica se la merce è in partenza dal territorio italiano.
Insomma, siamo stufi di questi TIR con targhe di mezzo mondo che intasano soltanto le nostre strade!
Poi c’è la questione del patrimonio artistico: è meraviglioso, unico, stupendo…grazie, già lo sappiamo…
Però bisogna mantenerlo.
Per caso – cari europei del Nord – avete mai dato uno sguardo ad una carta sismologica dell’Europa? (9)
Ma guarda te…sempre i soliti sfigati…Italia, Balcani e poco altro. Il resto dell’Europa? Un bel verde rassicurante, mai visto un terremoto.
Capirete bene che non potete lasciarci “sul gobbo” la responsabilità di mantenere in piedi tutto questo po’ po’ di “patrimonio culturale dell’umanità”, vero? Sono certo che ne converrete.
Perciò, basta una leggina:
Per ogni monumento o pregevolezza artistica sul territorio italiano è prevista un’apposita tassa di salvaguardia per tale patrimonio, da stabilirsi nella quota del 20% sul biglietto d’ingresso, che sarà immessa in un apposito fondo – senza possibilità di storno – per il mantenimento del patrimonio artistico. Gli italiani, o i cittadini che vivono in Italia, ne sono esentati alla presentazione della carta d’identità o del permesso di soggiorno. In alternativa,i turisti potranno richiedere l’apposita “antiquities card” alla frontiera, al prezzo complessivo di 100 euro. ”
E diamo lavoro a qualche architetto ed operatori di restauro, così il PIL cresce! Non verrete più perché costa troppo? Siete proprio degli avaracci con una mentalità anti-europea: ci dispiace, niente Colosseo, Fori Imperiali, Piazza S. Marco, Piazza dei Miracoli…più qualche decina di migliaia di castelli e palazzi nobiliari. Bye bye.
Allo stesso modo – siccome c’è un ampio patrimonio storico subacqueo – è necessario avere fondi per riportarlo alla luce, mica lasciarlo in mano ai contrabbandieri d’antichità. Convenite, no?
Ogni imbarcazione da turismo straniera che transiti nelle acque territoriali italiane, e nella zone d’interesse economico esclusivo (24 miglia) è soggetta ad una tassa di 100 euro.”
Non sarete mica così meschini da non voler proprio recuperare la nave oneraria romana sulla quale avete gettato l’ancora del vostro yacht da 30 metri e 10 milioni di euro, no?

Bene, per ora non c’è altro, ma molto può essere fatto: nell’attesa che gli economisti trovino il modo di uscire dalla trappola dell’euro, queste cose possono essere fatte. Qualche legge, forse, ve l’approveranno pure, più difficile per Shengen e per i TIR. Ma che una simile proposta sia stata bocciata, seppur a maggioranza, dal Parlamento italiano farebbe già rizzare le orecchie ai burocrati del Santo Euro.

Forza, invece di stare lì a trastullarvi con gli scontrini o sulle espulsioni di questo o quell’altro: siete o non siete “cittadini” inviati dal popolo?

Carlo Bertani
Fonte:
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/06/la-via-di-mezzo.html
18.06.2013

NOTE

1) Fonte: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/06/14/iva-e-imu-vendola-dal-governo-poche-idee-ma-confuse-che-film-penoso/236613/

(2) Fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_del_2008-2013

(3) Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Militari_italiani_caduti_in_missioni_all’estero

(4) Vedi: http://www.polisblog.it/post/12115/ore-12-berlusconi-a-bruxelles-con-le-orecchie-basse-napolitano-pronto-a-una-soluzione-demergenza  

(5) Fonte: http://znetitaly.altervista.org/art/2716 

(6) Vedi: http://www.bulgaria-italia.com/notizie-est/article82a6.asp

(7) Vedi: http://www.lolandesevolante.net/blog/2012/02/cina-operazione-sirtaki-1/

(8) Vedi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/17/ue-salva-solo-se-berlino-lascia-leuro-lidea-del-nobel-stiglitz/624169/

9) Vedi: http://www.tarocchionline.net/reserved/sismic_europe.jpg

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