DI PAOLO BARNARD
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Stavo ascoltando l’intervista che il dott. Mads Gilbert aveva concesso all’emittente americana CBS in gennaio. Gilbert era un chirurgo norvegese volontario a Gaza, sotto le bombe israeliane in quei giorni. Sono arrivato a queste sue parole: “Ho visto solo un ferito di Hamas fra le decine, centinaia di feriti e morti che abbiamo ricevuto. Chiunque tenti di dire che questa è una guerra contro un gruppo armato (Hamas, nda), sta mentendo, e lo posso dimostrare coi numeri. Questa è una guerra totale contro i civili a Gaza… che non possono sfollare e fuggire come altri popoli colpiti da guerre, perché sono chiusi qui in gabbia… Gli israeliani stanno bombardando gente ridotta alla fame rinchiusa in una gabbia”.
Ho cliccato su stop, dentro di me il pensiero sconsolato ma anche buio del ‘ma come si fa ancora a tollerare questo orrore?’, tenuto però a bada dalla consapevolezza dei tempi storici del cambiamento, che impongono all’umanità di testimoniare orrori infiniti prima di raggiungere la civiltà della ragione.
Ho cliccato su Znet, e lì fra i tanti articoli ho scelto Gideon Levy, e ciò che ha scritto sul noto film Walzer con Bashir. Levy è uno dei più straordinari dissidenti israeliani, e si legge sempre con interesse. Sono arrivato a queste sue parole: “… the soldiers of the world’s most ‘moral’ army”, i soldati dell’esercito più ‘morale’ del mondo, gli israeliani. Di seguito la verità di Levy su quei combattenti cosiddetti ‘morali’, e cioè il livello di abiezione della coscienza, di autoinganno, di razzismo sanguinario, descritti con uno slancio eroico per chi da ebreo e israeliano residente a Tel Aviv mette nero su bianco un simile J’accuse. Ho cliccato e ho chiuso la pagina. Sono rimasto fermo davanti al pc per qualche minuto, e ho ripensato al Tradimento degli Intellettuali.
Ho ripensato a “… Furio Colombo, Marco Travaglio, Gad Lerner, Umberto Eco, Adriano Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Walter Veltroni, Davide Bidussa, Piero Ostellino…”. E mi sono detto: “Ma cosa fai Paolo? Cosa aspetti? Non ti è chiaro? Questi personaggi stanno negando sessant’anni di neonazismo in Palestina. Non v’è differenza con chi nega l’Apartheid, Srebrenica, Marzabotto e le Ardeatine, Auschwitz. Perché il negazionismo di fronte alla realtà innegabile dell’orrore inflitto agli innocenti, di fronte alle immagini di Gaza, di Soweto, di Monte Sole o di fronte ad Arbeit Macht Frei, non perde d’infamia se i morti sono 300, 20.000, invece di sei milioni; se i mezzi sono le mitragliatrici e le bombe al fosforo, invece che i forni crematori. E’ negazionismo, è rivoltante sempre. Sempre. Il giudizio morale su di esso non va a peso, non può andare a peso di cadaveri. E allora perché io devo provare una nausea rabbiosa verso le smorfie di Priebke teletrasmesse ancora oggi, ma tranquilla attenzione al cospetto del volto di Lerner, Colombo, Sofri, Travaglio sullo schermo? Al cospetto cioè di questi negazionisti ‘accettabili’?”. Questo mi sono detto. Ed è sacrosanto. Sono negazionisti, e vanno sepolti nella vergogna come Herbert Kappler, come David Irving, come Cecil Rhodes. Essi in parte tentano affannosamente di ridimensionare i crimini di Israele – come i revisionisti della Storia nazista fanno con l’Olocausto – in parte li negano del tutto. Ma sono ‘accettabili’. E questo è inaccettabile.
Mi è chiaro. Vi è chiaro? Questi apologisti del neonazismo in Palestina vanno boicottati, inseguiti dallo sdegno per mail, per lettera, a voce. Va cambiato canale quando appaiono in Tv, bisogna chiedere a coloro che li pubblicano e che li ospitano di desistere, perché sono un’offesa alla dignità della coscienza, al mondo civile. Fatelo.
Lo ripeto: sono un insulto all’umanità. E se non ce ne rendiamo più conto, siamo i loro mesti inconsapevoli complici. Vi è chiaro?
Paolo Barnard
23.07.2014