DI LESTER BROWN
The Observer
Con l’aumento della popolazione, l’eccessivo pompaggio ha portato alcune nazioni a raggiungere il picco dell’acqua, minacciando così l’approvvigionamento alimentare, dice Lester Brown.
Il picco del petrolio ha generato, negli ultimi anni, molti titoli di giornale, ma la vera minaccia per il nostro futuro è il picco dell’acqua. Esistono sostituti per il petrolio, ma non per l’acqua. Siamo in grado di produrre cibo senza petrolio, ma non senza acqua.
Beviamo in media, in una forma o nell’altra, quattro litri e mezzo d’acqua al giorno, ma il cibo che mangiamo ogni giorno richiede 2.250 litri d’acqua per essere prodotto, quindi 500 volte tanto. Ottenere abbastanza acqua da bere è relativamente facile, ma trovarne a sufficienza per produrre le quantità sempre crescenti di grano che il mondo consuma, è un altro discorso.Il grano, consumato direttamente, fornisce quasi la metà delle nostre calorie. Quello consumato indirettamente, sotto forma di carne, latte, uova, fornisce gran parte del resto. Oggi circa il 40% del raccolto mondiale di grano proviene da terreni irrigati. Non sorprende quindi che l’espansione dell’irrigazione, nel corso degli ultimi sei decenni, abbia svolto un ruolo centrale nel triplicare il raccolto mondiale di grano.
Durante la seconda metà del ventesimo secolo, la superficie irrigata del mondo è cresciuta dai 100 milioni di ettari del 1950, a quasi 300 milioni di ettari del 2000. Questa triplicazione dell’irrigazione mondiale nell’arco di 50 anni è stato un fenomeno storicamente unico. Ma da allora, la crescita dell’irrigazione è arrivata a un punto quasi morto, crescendo solo del 10% tra il 2000 e il 2010.
Parlando di acqua e del nostro futuro, ci troviamo di fronte a molte domande e poche risposte. Può il mondo essere sul punto di affrontare il picco dell’acqua? O l’ha già raggiunto?
Gli agricoltori prelevano l’acqua per irrigare o dai fiumi o dalle falde acquifere sotterranee. Storicamente, a cominciare dai Sumeri circa 6.000 anni fa, l’acqua d’irrigazione è sempre stata ottenuta grazie alla costruzione di dighe sui fiumi. La creazione di bacini permette di deviare l’acqua verso le coltivazioni, attraverso una rete di canali che sfruttano la forza di gravità.
Questo metodo di irrigazione ha prevalso fino alla metà del ventesimo secolo, ma con pochi siti rimanenti per costruire dighe, le prospettive d’espansione dell’irrigazione di superficie sfumavano. Gli agricoltori, quindi, hanno iniziato a perforare pozzi per sfruttare le risorse idriche sotterranee.
Così facendo, hanno imparato che ci sono due tipi di falde acquifere: quelle che sono reintegrabili attraverso le precipitazioni, che sono la maggioranza, e quelle che sono costituite d’acqua caduta un’eternità fa, e quindi non si ricaricano. Quest’ultime, note come falde acquifere fossili, comprendono due falde strategicamente importanti, la falda profonda sotto la pianura della Cina settentrionale e la falda acquifera Ogallala sotto le Great Plains [grandi pianure] degli Stati Uniti occidentali.
Attingere alle risorse idriche sotterranee ha contribuito ad espandere la produzione alimentare mondiale, ma la domanda di grano ha continuato a salire e la quantità di acqua pompata ha continuato a crescere. Alla fine l’estrazione di acqua ha cominciato a superare la velocità di ricarica delle falde acquifere, attraverso le precipitazioni, e il livello dell’acqua freatica ha cominciato a scendere. Di fatto, l’eccessivo pompaggio ha creato una bolla alimentare basata sulla quantità d’acqua utilizzata, una bolla che scoppierà quando le falde acquifere saranno esaurite e la velocità di pompaggio sarà necessariamente limitata alla capacità di ricarica delle precipitazioni.
Oggi circa 18 paesi, ospitanti la metà della popolazione mondiale, pompano una quantità eccessiva d’acqua dalle proprie falde acquifere. Tra questi ci sono i tre grandi produttori di cereali – Cina, India e Stati Uniti – e diversi altri paesi popolosi, compreso l’Iran, il Pakistan e Messico.
Nel corso degli ultimi due decenni, molti di questi paesi hanno sovra-pompato, al punto che le loro falde acquifere si stanno esaurendo e i loro pozzi si stanno prosciugando. Hanno superato non solo il picco d’acqua, ma anche il picco della produzione di grano. Le loro falde acquifere si stanno esaurendo, i loro pozzi si prosciugano, e i loro raccolti di grano si stanno riducendo. Tra i paesi in cui l’uso dell’acqua ha raggiunto il picco ed ha iniziato a diminuire, ci sono: l’Arabia Saudita, la Siria, l’Iraq e lo Yemen. In questi stati il picco del grano ha seguito quello dell’acqua.
Da nessuna altra parte, le falde acquifere sono in calo e l’irrigazione agricola è diminuita in modo più drammatico che in Arabia Saudita, un paese povero d’acqua quanto ricco di petrolio. Dopo l’embargo sull’esportazione del petrolio arabo del 1975, i sauditi hanno capito di essere vulnerabili ad un contro-embargo sul grano. Per diventare autosufficienti nella produzione di grano, hanno sviluppato un’agricoltura irrigua fortemente sussidiata, basata in gran parte sul pompaggio di acqua dalle falde acquifere fossili.
Dopo essere stati autosufficienti nella produzione di grano per oltre 20 anni, i sauditi hanno annunciato, all’inizio del 2008, che, con le loro falde acquifere in gran parte esaurite, avrebbero ridotto la semina di grano di un ottavo, ogni anno fino al 2016, quando la produzione verrà cessata. A quel punto, secondo le previsioni, l’Arabia Saudita importerà circa 15mila tonnellate di grano, riso, mais e orzo per sfamare la sua popolazione, che equivale a quella del Canada e conta 30 milioni di persone. E’ il primo paese a fare una proiezione, in maniera pubblica, di quanto verrà ridotto il raccolto del grano a causa dell’esaurimento delle falde acquifere.
Anche la Siria, paese di 22 milioni di persone fatto a pezzi dalla guerra civile, sta sovra-pompando la sua acqua sotterranea. La produzione di grano ha raggiunto il picco nel 2002 e da quel momento, per tutto il decennio seguente, è diminuita del 30%. Anche la Siria sta diventando fortemente dipendente dall’importazione del grano.
La produzione di grano nel vicino Iraq ha raggiunto il picco nel 2004. Nel 2012 era diminuita del 33%, costringendo il governo a rivolgersi al mercato mondiale per sfamare la sua gente. Oltre alla diminuzione delle falde acquifere, sia la Siria che l’Iraq, stanno soffrendo, in misura minore, della riduzione della portata dei fiumi Tigri ed Eufrate, perché, a monte la Turchia trattiene una maggiore quantità d’acqua per il suo fabbisogno.
Nello Yemen, una nazione di 24 milioni di persone che condivide un lungo confine con l’Arabia Saudita, le falde si abbassano di circa 1.80 metri all’anno, perché l’utilizzo d’acqua supera la loro capacità di ricarica. Con una delle popolazioni in più rapida crescita del mondo e con i livelli delle falde acquifere in diminuzione dappertutto, lo Yemen sta rapidamente diventando un manicomio idrologico. La produzione di grano si è dimezzato negli ultimi 40 anni. Nel 2015 i campi irrigati saranno una rarità e il paese, praticamente, importerà tutto il grano. Vivendo con acqua e tempo a breve termine di scadenza, lo Yemen potrebbe disintegrarsi, trasformandosi in una zona di tribù in guerra per l’acqua.
Così, nel Medio Oriente arabo, il mondo sta assistendo alla collisione tra la crescita della popolazione e la fornitura d’acqua a livello regionale. Per la prima volta nella storia, la produzione di grano sta precipitando in una regione geografica, e non c’è nessuna possibilità d’arrestare il declino. A causa del fallimento da parte dei governi della regione, nell’avviare politiche demografiche e di gestione dell’acqua, ora ogni giorno ci sono 9.000 persone in più da sfamare e meno acqua d’irrigazione con cui dar loro da mangiare.
Anche altri paesi con popolazioni molto più grandi, come l’Iran, il Pakistan e il Messico, sono vicino, o al di là, del picco dell’acqua. In Iran, un paese con 77 milioni di persone, la produzione di grano è scesa del 10% tra il 2007 e il 2012, perché i suoi pozzi d‘irrigazione hanno iniziato a prosciugarsi. Un quarto del suo raccolto di grano attuale è ottenuto grazie al sovra-pompaggio. Con la sua popolazione in crescita di oltre un milione di persone all’anno, anche l’Iran è prossimo ad una resa dei conti.
Il Pakistan, con una popolazione di 182 milioni che cresce di 3 milioni di persone all’anno, sta anch’esso minando la sua riserva d’acqua sotterranea. La maggior parte della sua acqua d’irrigazione viene dalla rete del fiume Indo, ma nella parte pakistana della pianura fertile di Punjab, il calo delle falde idriche sembra essere simile alla ben nota diminuzione che si sta verificando in India.
L’osservazione dei pozzi, vicino alle città gemelle di Islamabad e Rawalpindi, ha mostrato un calo della falda tra il 1982 e il 2000, che variava da 90 a 180 cm in un anno. Nella provincia pakistana del Belucistan, che confina con l’Afghanistan, le falde acquifere intorno alla capitale, Quetta, sono in calo di 3,5 metri all’anno, dimostrando chiaramente che un giorno la città rimarrà a corto d’acqua. Sardar Riaz A. Khan, ex direttore del’Arid Zone Research Institute del Pakistan [istituto per la studio delle zone aride del Pakistan] a Quetta, riferisce che sei dei sette bacini del Belucistan hanno esaurito le loro riserve d’acqua sotterranee, lasciando le loro terre irrigate, sterili.
In uno studio della Banca mondiale, l’esperto d’acqua John Briscoe, dice: “Il Pakistan è già uno dei paesi con lo stress idrico più alto al mondo, una situazione che degenererà definitivamente nella penuria d’acqua, causata dalla crescita della popolazione.” Poi osserva che “la sopravvivenza di un moderno e crescente Pakistan, è minacciata dalla questione dell’acqua”.
In Messico, patria di una popolazione di 122 milioni di euro, che dovrebbe raggiungere 156milioni entro il 2050, la domanda d’acqua ha superando la disponibilità. I problemi idrici di Città del Messico sono ben noti, ma anche le zone rurali ne sono affette. Nello stato agricolo di Guanajuato, la falda si abbassa di 2metri o più, in un anno. A nord-ovest, nello stato di Sonora, gli agricoltori, una volta, pompavano l’acqua dalla falda di Hermosillo, ad una profondità di 10 metri. Oggi la pompano a 122 metri. L’approvvigionamento idrico del Messico sembra aver raggiunto il picco. Quello della produzione di grano potrebbe essere imminente.
Finora solo i paesi più piccoli hanno subìto un calo dei raccolti di grano, a causa della questione dell’acqua. Alcuni paesi di medie dimensioni, come l’Iran, il Pakistan e Messico, sembrano essere sul punto di farlo. Ma ora l’impoverimento delle falde acquifere minaccia anche i raccolti dei tre grandi produttori di cereali: Cina, India e Stati Uniti, che insieme producono la metà del grano del mondo. La questione non è se la carenza d’acqua influirà sui futuri raccolti in questi paesi, ma piuttosto quando succederà.
Tra i tre grandi, la dipendenza dall’irrigazione varia ampiamente. Circa i quattro quinti del raccolto di grano cinese proviene da terreni irrigati, la cui maggior parte attinge da acque di superficie. Per quanto riguarda l’India, tre quinti della terra coltivata a grano è irrigata, per lo più, con acque sotterranee. Negli Stati Uniti, solo un quinto del raccolto proviene da terreni irrigati. La maggior parte delle coltivazioni di grano sono irrigate con acqua pluviale, vengono, infatti, prodotte nell’altamente fertile Midwest Corn Belt [cintura di grano del centro ovest], dove c’è poca o nessuna irrigazione.
L’abbassamento delle falde acquifere sta già avendo effetti negativi sulle aspettative di raccolto in Cina, che concorre con gli Stati Uniti a diventare il più grande produttore di grano del mondo. Un sondaggio dell’acqua sotterranea, realizzato a Pechino nel 2001, ha indicato che il livello della falda sotto la pianura della Cina settentrionale, zona che produce oltre la metà del grano del paese e un terzo del mais, stava calando velocemente. L’eccessivo pompaggio ha in gran parte impoverito la falda acquifera superficiale, costringendo gli escavatori di pozzi a puntare una falda acquifera profonda della regione, che non è reintegrabile.
L’indagine ha riferito che in provincia di Hebei, nel cuore della pianura della Cina settentrionale, il livello medio della falda profonda stava scendendo quasi di 3 metri l’anno. Intorno ad alcune città della provincia, stava calando due volte più velocemente. He Qingcheng, capo del team di monitoraggio delle acque sotterranee, osserva che con l’esaurimento della falda profonda, la regione sta perdendo la sua ultima riserva idrica, il suo unico margine di sicurezza.
Nel 2010, He Qingcheng disse che Pechino stava trivellando fino a 300 metri, allo scopo di raggiungere una falda acquifera, che era cinque volte più in profondità rispetto a 20 anni prima. Le sue preoccupazioni si riflettono nel linguaggio insolitamente forte, di un rapporto della Banca Mondiale sulla situazione idrica della Cina, che prevede “conseguenze catastrofiche per le generazioni future”, a meno che l’uso dell’acqua ed il suo approvvigionamento non possano essere riportati rapidamente in equilibrio.
Per quanto in Cina la carenza d’acqua sia grave, quella in India è ancor più allarmante, poiché lì, il confine tra consumo alimentare e sopravvivenza è davvero precario. In India, la cui popolazione è in crescita di 15 milioni di persone all’anno, l’irrigazione dipende quasi interamente dall’acqua sotterranea. E giacché non vi sono restrizioni sulla perforazione di pozzi, gli agricoltori ne hanno realizzato più di 21 milioni e stanno pompando grandi quantità di acqua sotterranea.
Al centro di questa tendenza globale alla perforazione di pozzi, ci sono le pompe elettriche, la cui energia è sovvenzionata in maniera sostanziale, e il cui utilizzo sta facendo calare le falde acquifere ad un ritmo crescente. Tra gli stati più colpiti ci sono il Punjab, l’Haryana, il Rajasthan e il Gujarat a nord e il Tamil Nadu nel sud. Nel nord del Gujarat, le falde acquifere stanno calando di 6 metri per anno. Nel Tamil Nadu, uno stato di 72 milioni di persone, il calo del livello delle falde freatiche sta prosciugando i pozzi ovunque. Kuponlari Palanisamy della Tamil Nadu Agricultural University, nel 2004, ha fatto notare che il 95% dei pozzi di proprietà di piccoli agricoltori si è prosciugato, dimezzandola superficie irrigata del paese, rispetto al decennio precedente.
Il raccolto di grano in India è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, ma in parte è stato grazie ad un fattore sbagliato, cioè al massiccio sovra-pompaggio. Uno studio della Banca Mondiale del 2005 riporta che il 15% della produzione alimentare in India è realizzato grazie all’estrazione di acque sotterranee. Detto in altre parole, 175 milioni di indiani sono oggi alimentati con cereali prodotti attraverso un uso non sostenibile delle acque. Già nel 2004, Fred Pearce riferì a New Scientist che
“la metà dei pozzi tradizionali scavati a mano dell’India e milioni di pozzi tubolari poco profondi si sono già prosciugati, portando un’ondata di suicidi tra coloro che facevano affidamento su di essi. I black-out di energia elettrica stanno raggiungendo proporzioni epidemiche, in stati dove la metà dell’energia elettrica è utilizzata per pompare l’acqua fino a un chilometro di profondità”.
A causa del calo del livello della falda dell’India, i perforatori di pozzi stanno utilizzando della tecnologia realizzata per l’estrazione del petrolio e modificata al fine di raggiungere l’acqua, scendendo, in alcune località, a 800 o più metri di profondità. Nelle comunità in cui le fonti d’acqua sotterranee sono state del tutto prosciugate, tutta l’agricoltura è ormai pluviale e l’acqua potabile deve essere fornita con autocisterne. Tushaar Shah, che dirige la stazione delle acque sotterranee dell’International Water Management Institute in Gujarat, parla della situazione idrica in India: “Quando la bolla scoppierà, ci sarà un’ indescrivibile anarchia in tutta l’India rurale .”.
Negli Stati Uniti, gli agricoltori stanno sovra-pompando nelle Great Plains occidentali, ma anche in alcuni importanti stati produttori di grano come il Texas, l’Oklahoma, il Kansas ed il Nebraska. In questi stati, l’irrigazione, non solo ha aumentato la resa del grano, ma ha anche permesso il passaggio dal grano al mais, che è una coltura con un rendimento molto più alto. Il Kansas, per esempio, a lungo conosciuto come lo stato leader nella coltivazione del grano, ora produce più mais che grano.
L’agricoltura irrigua ha prosperato in questi stati, ma l’acqua viene prelevata dalla falda acquifera Ogallala, un enorme corpo idrico sotterraneo che si estende dal sud del Nebraska al Texas Panhandle. Purtroppo, è una falda fossile, una di quelle che non si ricarica. Una volta che si sarà esaurita, i pozzi si prosciugheranno e gli agricoltori torneranno a coltivare con l’irrigazione pluviale oppure abbandoneranno del tutto l’attività agricola, a seconda delle condizioni locali.
In Texas, un grande stato basato sul grano e sul bestiame, che si trova nella parte bassa della falda, la superficie irrigata ha raggiunto un picco nel 1975. Da allora è diminuita di due terzi, con il calo più precipitoso degli ultimi anni. In Kansas la superficie irrigata ha raggiunto un picco nel 1982, da quel momento è diminuita del 41%. Il Nebraska, che oggi è anche un importante stato produttore di mais, ha visto la sua superficie irrigata raggiungere il picco nel 2007. Anche se la riduzione delle falde acquifere sta facendo calare la produzione di grano in alcuni stati chiave, questo non è ancora sufficiente a ridurre la produzione complessiva di grano degli Stati Uniti, la maggior parte della quale viene coltivata nel Midwest Corn Belt, una area irrigata con acqua pluviale.
A livello internazionale, sono i conflitti legati all’acqua, come ad esempio quello del bacino del fiume Nilo tra Egitto ed i paesi a monte, a dominare i titoli dei giornali. Ma all’interno dei paesi è la competizione per l’acqua, tra le città e le fattorie che preoccupa i leader politici. Infatti, in molti paesi gli agricoltori ora, non solo si trovano ad affrontare una riduzione dell’approvvigionamento di acqua, poiché le falde acquifere vengono svuotate fino ad essere prosciugate, ma devono anche fronteggiare una contrazione della condivisione delle riserve in calo.
In vaste aree degli Stati Uniti, come ad esempio le grandi pianure del sud e del sud-ovest, praticamente tutta l’acqua oggi è già stata destinata. Le crescenti esigenze idriche delle principali città e migliaia di piccoli centri spesso possono essere soddisfatte solo prendendo l’acqua dall’agricoltura. Poiché il valore dell’acqua sale, sempre più agricoltori vendono i loro diritti di irrigazione alle città, lasciando prosciugare la loro terra. Nella zona occidentale degli Stati Uniti, non passa giorno senza l’annuncio di una nuova vendita. La metà o più di tutte le vendite sono effettuate da singoli agricoltori o dai loro distretti d’irrigazione nei confronti di città e comuni.
Durante il più grande trasferimento d’acqua fattoria-città nella storia degli Stati Uniti, gli agricoltori di Imperial Valley, zona altamente produttiva della California, hanno accettato, nel 2003, di dare alla contea di San Diego una quantità d’acqua sufficiente a soddisfare il fabbisogno famigliare di quasi un milione di persone. L’accordo durerà 45 anni. Questo potrebbe ridurre la produzione alimentare dell’Imperial Valley, un immenso orto, non solo per la California, ma per innumerevoli altri mercati. Felicity Barringer, scrivendo sul New York Times da Imperial Valley della California, osserva che molti temono che “un secolo dopo che il fiume Colorado ha permesso a questo paese di essere una Cornucopia, i trasferimenti idrici senza restrizioni, compiuti dai centri urbani, potrebbero trasformarlo di nuovo in un deserto”.
Il Colorado, con una popolazione in rapida crescita, ha uno dei mercati dell’acqua più attivi al mondo. Città e cittadine di tutte le dimensioni stanno comprando i diritti d’acqua d’irrigazione da agricoltori e allevatori. Nel bacino del fiume Arkansas, che occupa la parte sud-orientale dello stato, Colorado Springs e Aurora (un sobborgo di Denver) hanno già acquistato i diritti sull’acqua di un terzo dei terreni agricoli del bacino. Aurora ha acquistato i diritti sull’acqua che una volta era utilizzata per irrigare 76.893 metri quadri di terreni coltivati nella valle dell’Arkansas. US Geological Survey stima che 1.618.800 metri quadri di terreni agricoli siano stati prosciugati in tutto lo stato tra il 2000 e il 2005.
Il Colorado non è il solo a perdere l’acqua d’irrigazione. Anche gli agricoltori in India stanno perdendo la loro acqua d’irrigazione in favore delle città. E’ evidente, in maniera sorprendente, a Chennai [ex Madras], una città di 9 milioni, sulla costa orientale. A causa dell’incapacità del governo della città di fornire acqua a molti dei suoi abitanti, è nata una fiorente industria di auto-cisterne, che compra l’acqua dai vicini contadini e la porta agli assetati residenti della città.
Per gli agricoltori vicino alla città, il prezzo di mercato dell’acqua, in genere, supera di gran lunga il valore che potrebbero produrre le colture impiegando lo stesso quantitativo d’acqua. Purtroppo le 13.000 autobotti di proprietà privata che trasportano l’acqua a Chennai stanno estraendo le risorse idriche sotterranee della regione. I livelli delle falde stanno calando, alla fine anche i pozzi più profondi saranno prosciugati, privando le comunità rurali sia del loro approvvigionamento di cibo e che del loro sostentamento.
Nella competizione per l’acqua, tra gli agricoltori da un lato, e le città e le industrie dall’altro, gli agricoltori perdono sempre. Le economie non favoriscono l’agricoltura. In paesi come la Cina, dove lo sviluppo industriale e i posti di lavoro ad esso associati sono un obiettivo economico nazionale primario, l’agricoltura sta diventando un residual claimant [colui che ha accesso solo a parte dei disavanzi], nella distribuzione dell’acqua.
Nei paesi in cui quasi tutta l’acqua è stata rivendicata, in genere, le città possono ottenere più acqua solamente sottraendola all’irrigazione. Poi gli stati importano cereali per compensare la perdita di produzione irrigata di grano. Dal momento che ci vogliono 1.000 tonnellate d’acqua per produrre 1 tonnellata di grano, l’importazione di grano è il modo più efficiente d’importare acqua. Così commerciare nei contratti futures del grano è, in un certo senso, come commerciare nei futures dell’acqua. Fino al punto che vi è un mercato mondiale dell’acqua che s’incarna nel mercato mondiale dei cereali.
Ora possiamo vedere come il sovra-pompaggio, sia nel Medio Oriente arabo che nelle grandi pianure degli Stati Uniti, può portare al calo del livello delle falde acquifere ed alla riduzione dei raccolti di grano. In breve, il picco dell’acqua può portare al picco del grano. Per alcuni paesi questo non è più solo una possibilità teorica. E’ una realtà.
Finora, il calo delle falde acquifere si è trasformato nella contrazione dei raccolti solo nei piccoli paesi del Medio Oriente. Ma quando guardiamo i paesi di medie dimensioni come l’Iran, il Messico ed il Pakistan, con stringenti riserve d’acqua, vediamo che l’Iran è già nei guai. Sta sentendo gli effetti della diminuzione delle scorte d’acqua causate dal sovra-pompaggio. Anche il Pakistan potrebbe aver raggiunto il picco dell’acqua. Se così è, il picco grano potrebbe non essere lontano. In Messico l’approvvigionamento di acqua potrebbe aver già raggiunto il picco. Con meno acqua per l’irrigazione, il Messico potrebbe essere sull’orlo di una crisi della sua produzione di grano.
Riassumendo le prospettive dei tre grandi produttori di grano, gli USA, la Cina e l’India, troviamo forti contrasti. Negli USA la superficie irrigata sta cominciando a ridursi in gran parte a causa del depauperamento della falda acquifera Ogallala, rendendo più difficile continuare ad aumentare la produzione di grano.
La Cina, con i quattro quinti del suo raccolto di grano provenienti da terreni irrigati, si basa fortemente sull’irrigazione, ma si tratta in gran parte di acqua di fiume. Una notevole eccezione è l’importante pianura della Cina del Nord, che invece si avvale molto delle acque sotterranee. Con le riserve d’acqua al limite nel nord della Cina e con le città che rivendicano una maggiore quantità d’acqua d‘irrigazione, probabilmente la riduzione delle scorte dell’acqua diminuirà il raccolto localmente. E in poco tempo potrebbe più che annullare i guadagni della produzione, portando a un calo assoluto del raccolto di grano della Cina.
Dei tre grandi paesi, il più vulnerabile al sovra-pompaggio è l’India. Tre quinti del suo raccolto di grano proviene da terreni irrigati. E dal momento che solo una piccola parte della sua acqua d’irrigazione proviene dai fiumi, l’India è estremamente dipendente dall’acqua sotterranea. Milioni di pozzi, ciascuno alimentato con un motore diesel o un motore elettrico, fanno calare il livello della falda ad un ritmo allarmante. E’ difficile avere dati precisi, ma l’India potrebbe aver già superato il picco dell’acqua. La domanda è: il picco dell’acqua sarà seguito da quello del grano o è rimasto un potenziale tecnologico non ancora sfruttato, che sia sufficiente ad aumentare abbastanza la resa, tanto da compensare le eventuali perdite imminenti dovute ai pozzi che si prosciugheranno?
Il mondo è silenziosamente entrato in una situazione in cui l’acqua, e non la terra, è diventata il vincolo principale sulla crescita delle forniture alimentari. Vi è una vasta area di terreni che potrebbero produrre cibo se l’acqua fosse disponibile.
La carenza d’acqua non è la nostra unica sfida. Proprio come i raccolti sono in calo in alcuni paesi a causa dell’esaurimento delle falde acquifere, così, in altri paesi, si stanno riducendo a causa dell’erosione del suolo. Tra gli esempi più drammatici ci sono la Mongolia e il Lesotho, entrambi i paesi hanno visto le aree coltivate a grano ridursi a causa dell’erosione del suolo. E come risultato della sovra-lavorazione del terreno e dell’eccessivo sfruttamento dei pascoli, oggi, due nuove enormi dustbowls [conche di polvere] si stanno formando nel mondo, una nella Cina nord-occidentale e l’altra nella regione Saheliana dell’Africa. Queste gigantesche dustbowls superano quella degli USA, del 1930.
In conclusione possiamo dire che la carenza d’acqua, aumentata dall’erosione del suolo, la perdita dei terreni coltivabili a favore di usi non agricoli , la stabilizzazione dei rendimenti nelle principali aree di produzione e il cambiamento climatico stanno rendendo più difficoltoso l’aumento della produzione alimentare mondiale. Sorge una domanda: è concepibile che le influenze negative sulla futura produzione alimentare, possano un giorno bilanciare quelle positive, portando a una cessazione della produzione del grano?
Lester Brown è presidente dell’Earth Policy Institute e autore di Full Planet, Empty Plates: The New Geopolitics of Food Scarcity (WW Norton 2012).
Fonte: www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/global-development/2013/jul/06/water-supplies-shrinking-threat-to-food
6.07.2013 (revisionato il 10.07.2013)
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDROMEDA NURELF